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Autore: Kicca    06/05/2017    0 recensioni
Un Orchetto rovinò a terra ai piedi di Monica che osservò disgustata il ventre lacerato. Alzò lo sguardo e quello che vide la pietrificò. Il cuore iniziò a batterle ancora più velocemente. Non riusciva a credere ai suoi occhi. “Sto sognando! E’ l’unica spiegazione plausibile!” pensò non staccando gli occhi di dosso all’individuo davanti a lei. Nonostante l’oscurità riusciva benissimo a vedere due orecchie a punta che spuntavano tra la lunga e folta chioma nera.
Spero che la storia vi piaccia! Mi raccomando recensite! :D
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di J. R. R. Tolkien, mentre i nuovi personaggi e luoghi sono di mia proprietà, quindi se li volete usare o prendere come spunto, prima siete pregati di chiedermelo. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

ERINTI


CAPITOLO 23: SCONFITTA.

Morwen si avvicinò alla ragazza esanime a terra, si chinò su di lei, l'afferrò con una mano e la sollevò.
- Lasciala andare! - urlò Glorfindel furente. Era inutile, stava cercando in tutti i modi di muoversi, ma non riusciva a spostare nemmeno un centimetro del suo corpo.
- Tranquillo… non la ucciderò subito… - cominciò quella – voglio che veda con i suoi occhi la vostra fine. - rivelò ridendo malefica. Quindi le diede un colpo sul viso. Un rivolo di sangue le uscì dalla guancia arrossata. Monica dischiuse gli occhi riprendendo conoscenza. Le faceva un male cane ovunque. Le ci vollero alcuni istanti per mettere a fuoco. Si ritrovò a penzoloni a diversi metri d'altezza e una volta sollevato lo sguardo iniziò a dimenarsi. La situazione non era delle migliori.
- É tutto inutile. - sibilò quella soddisfatta – Sei venuta fin qui inutilmente. Speravi di poterli salvare? - scoppiò a ridere – Sciocca. Non puoi. Sei solo una nullità. Non so perché i miei poteri non funzionino su di te… forse perché vieni da un altro Mondo… ma ormai non è più un problema perché sei mia e tra poco morirai. - riferì a pochi centimetri dal suo viso. L'altra le si era aggrappata alla mano che la sorreggeva, cercando di contrastarne la forza, inutilmente. - Ma prima di ucciderti, ti renderò spettatrice della disfatta di tutti coloro che hai tentato di salvare. Voglio vedere la tua faccia mentre ti disperi vedendoli morire uno ad uno. - dichiarò compiaciuta. Monica sgranò gli occhi nocciola preoccupata. - Vediamo… da chi inizio? - si chiese osservando i presenti leccandosi le labbra. Posò gli occhi su qualcuno e ghignò. Si percepiva benissimo la sua felicità. - Oh, sì… comincerò da te, mio caro Elladan. - annunciò avvicinandosi a lui. - Ma non avverrà per mano mia. - si voltò verso il Palazzo di Meduseld - Sarà stupendo vederti morire per mano di tuo fratello, non credi? -
- No. - sussurrò Monica. Si sentirono delle urla provenire dall'interno del Palazzo e poco dopo una figura si stagliò sul pianerottolo. Morwen si cimentò in una risata isterica e malsana, già pregustandosi la scena, ed Elrohir iniziò a scendere lentamente le scale.
- Non lo farebbe mai! - urlò Elladan, ma aveva un'espressione preoccupata sul volto.
- Oh sì, invece, perché sono io ad ordinarglielo. - riferì la creatura – É completamente sotto il mio controllo. -
Elladan osservava suo fratello avvicinarsi. Sembrava privo di qualsiasi sentimento, come fosse un burattino vuoto. Il viso era inespressivo, gli occhi grigi spenti. Iniziò a chiamarlo e ad incitarlo a riprendersi, ma invano. Ormai era a pochi metri da lui. Monica osservava la scena impotente e disperata. Continuava a spostare lo sguardo da Elrohir ad Elladan che dall’espressione facciale si capiva che stava cercando di dimenarsi: gli si erano gonfiate le vene del collo e della fronte e il colore del viso era rosso. Tutti gli altri avevano iniziato a chiamare il gemello, sperando di farlo ritornare in sé. Anche Gandalf stava cercando una soluzione, veramente preoccupato. Monica iniziò a dimenarsi di nuovo, mentre l'altra rideva compiaciuta. Poi si bloccò un momento spalancando gli occhi nocciola, dopodiché si voltò a guardare la creatura – Ti prego, smettila. - supplicò con la voce rotta dal pianto.
- Oh, adesso mi supplichi? - Morwen lo trovò decisamente divertente – Sì, piangi, è proprio quella l'espressione che voglio vedere sul tuo volto… disperazione, panico, paura, sconforto… -
Elrohir era a pochi passi da Elladan. Sollevò il braccio, spada alla mano. Si fermò a guardarlo negli occhi. Poi un ruggito squarciò l'aria mentre abbassava il braccio. Elladan percepì di essere tornato in possesso della facoltà di muoversi e si scansò. La spada gli colpì il braccio che iniziò a sanguinare. Il fratello tornò alla carica, ma questa volta qualcuno gli si parò davanti. Due occhi grigio-celesti lo fissarono furenti per alcuni secondi, poi la figura lo contrastò con la sua spada.

Monica intanto era riuscita a liberarsi dalla presa di Morwen, che era stata ferita alla zampa dalla nuova arrivata ed ora si dimenava per il dolore, ma si trovava a penzoloni attaccata al suo braccio a circa cinque metri d'altezza. Stava cercando un modo per scendere da lì, prima che la creatura si riprendesse: non la ispirava molto il dover saltare. Aveva intravisto l'altra che si stava avvicinando a loro di soppiatto, poco prima. Avendo capito le sue intenzioni, aveva cercato di distrarre Morwen e le si era aggrappata saldamente all'arto, così, quando quella aveva lasciato la presa, ne aveva approfittato per spostarsi di lato, risalendo il braccio verso il gomito.
- Lastie! Dannata! - urlò la creatura che ansimante ora la fissava furente, gli occhi blu gelidi iniettati di sangue – Te la farò pagare! - tese le mani e fece per lanciare un suo incantesimo, ma Monica, raggiunta la spalla, era prontamente saltata in avanti e le si era aggrappata ai lunghi capelli neri, sbilanciandola e facendole sollevare la testa. Quella gridò di nuovo. Glorfindel ne approfittò per scagliarle una freccia mirando al collo, ma le colpì la spalla a causa di un suo brusco movimento. Fece una smorfia, stizzito. Stava per scoccarne un'altra, ma con la coda dell'occhio vide qualcosa andare verso di lui. Schivò appena in tempo l'enorme coda, imitato dagli altri. Era talmente pesante e tozza che lasciava un solco di mezzo metro a terra.
Intanto Elrohir stava affrontando la giovane Donna, spada contro spada.
- Lastie, lo lascio a te! - gridò Elladan che osservò la creatura che si contorceva, cercando di togliersi Monica ancora aggrappata alle ciocche dei suoi capelli. Approfittò del momento in cui la coda sbatté di nuovo a terra e vi montò sopra iniziando a percorrerla velocemente, ma a metà Morwen si voltò verso di lui e provò a prenderlo con la mano sinistra, ma Monica era saltata un po' più in basso aggrappandosi ad un'altra ciocca, riprovocandole un forte dolore e impedendole così di afferrarlo. Elladan arrivò alla giuntura della coda, sollevò il capo verso la ragazza e le fece cenno di buttarsi. Lei non se lo fece ripetere due volte e si lasciò andare. La afferrò al volo e pochi secondi dopo erano di nuovo a terra, appena in tempo per evitare la scarica di frecce che partirono dai Rohirrim.
Monica ringraziò l'Elfo – Giusto in tempo, stavo per mollare la presa. - rivelò.
- Così siamo pari. - esclamò lui facendole l'occhiolino. Lei sorrise e si guardò intorno alla ricerca della sua spada. La vide più indietro e fece per andare a recuperarla. Ma la coda crollò proprio davanti a lei, sbarrandole la strada. Si voltò a guardare Morwen, era leggermente girata verso di lei, una miriade di frecce infilzate addosso. Era abbastanza ridicola come scena ed anche un po' raccapricciante. Dava la sensazione di qualcuno sottoposto ad agopuntura.
- Non ho finito con te! - sibilò facendo saettare la coda. Elladan la aiutò a schivarla in tempo. Stava per tornare all'attacco quando una voce possente riecheggiò tutt'intorno. Gandalf era ritto di fianco alla creatura, puntandole contro il bastone bianco mentre pronunciava parole in elfico antico. Sembrava maestoso in quel momento. Quella rimase immobile con la coda a mezz'aria e china su Elladan e Monica che stava attaccando. Le uscì un grugnito dalla bocca e maledisse lo Stregone.
- Ora! Non riuscirò a resistere per molto! - gridò l'Istaro stringendo i denti. Stava facendo uno sforzo enorme: aveva approfittato di quel lungo momento di distrazione di Morwen per lanciare un incantesimo potentissimo.
Tutti i presenti si lanciarono all'attacco contro di lei. I Rohirrim si concentrarono sulle zampe che iniziarono a ferire con le spade. La creatura finì in ginocchio lanciando urla di dolore terrificanti tra un'imprecazione e una maledizione.
Glorfindel si lanciò in corsa contro di lei, le salì sulla gamba, poi le saltò sul braccio sinistro allungato in avanti, risalì fino alla spalla, si diede una spinta e con la lama stretta nella mano, puntò al collo. Poi tutto accadde in alcuni secondi. Lastie cadde con un lamento riversa a terra, mentre Elladan gridava il suo nome sconvolto ed Elrohir la guardava compiaciuto, poi estrasse un pugnale e lo lanciò verso Gandalf che per difendersi dovette interrompere l'incantesimo. Morwen, di nuovo libera, diede una manata a Glorfindel che venne scaraventato a terra nella neve. Una risata malefica si levò nell'aria - Stolti! -
- Lastie! - la chiamò Gandalf correndo in suo aiuto imitato da Elladan, ma una folata d'aria fortissima si levò dalla creatura spazzandoli via tutti per metri.
- Cosa si prova ad essere uccisi da un proprio compagno, Donna? - chiese Morwen divertita. Ma subito le si formò sul volto una smorfia di disappunto quando vide la giovane muoversi e poi fare leva sulle braccia per alzarsi, la neve sotto di lei color del sangue – Finiscila mio caro. Non vorrai lasciare il lavoro a metà. - ordinò.
- Io non mi arrendo. - sussurrò lei. Elrohir la sovrastò impassibile. La guardò per alcuni secondi cercare di alzarsi, poi le sferrò un calcio mandandola supina. Lastie emise un lamento. Ansimava, aveva una lacerazione dalla spalla al ventre, i denti stretti per il dolore. Ma vi era ancora determinazione nel suo sguardo. - Non ti lascerò vincere, Morwen, fosse l'ultima cosa che farò in vita mia! - esclamò. Si allungò per raggiungere la spada, ma l'altro gliela scansò con un calcio. Lei gli lanciò un'occhiataccia. Poi lui sferrò un colpo, lei lo evitò e con slancio si rialzò e gli mollò un pugno in pieno volto, atterrandolo.
Tutti la guardarono allibiti mentre ansimante continuava a fissare Elrohir infuriata. Quello scosse il capo rintontito – Avanti, rialzati! Sono pronta a prenderti a pugni in faccia fino a che non ti faccio tornare in te, dovessi rovinarti quel tuo bel visino! - gridò con le lacrime agli occhi.
- Sei patetica! - gridò Morwen – Non otterrai niente facendo così. Lui è mio! - scandì le ultime parole.
- Lui non è tuo! - le gridò l'altra di rimando – Non lo è mai stato e non lo sarà mai! - dichiarò con tono perentorio – Elrohir non è il mostro in cui lo hai trasformato! Avrà anche un brutto carattere, ma è gentile e leale. É un bravissimo guerriero… ed è la persona che stimo di più a questo mondo. - dichiarò con voce rotta.
– Uccidila! - ringhiò Morwen.

Monica era rimasta a fissare Lastie sconvolta. Quando vide la Dunedain a terra le si era mozzato il fiato in gola. Tutto aveva iniziato ad andare al rallentatore. Poi nella mente le erano comparse scene di loro due insieme. O meglio lei era nel corpo di qualcuno, come nei sogni che faceva, perché quelle cose che vedeva non erano mai accadute in quel periodo che avevano passato insieme ad Imladris. Le era successo la stessa cosa quando prima si era ritrovata di fronte il Troll-Talpa. Non si era bloccata per la paura come avevano immaginato tutti, ma aveva rivissuto delle scene nella sua mente. Più precisamente quando Erdie era morta difendendo gli altri da una di quelle creature. Era come se la sua mente avesse reagito a quella visione, come appena accaduto con Lastie. Ripresasi, le rimbombarono le parole che si era detta con Alyon “Promettetemi che ce la farete. La vita della gente a cui tenete è in pericolo.”, “Vi prometto che farò il possibile per salvarli!”. Chiuse gli occhi e trasse un profondo respiro mentre iniziava ad invaderla la rabbia. Quando riaprì gli occhi il suo sguardo si era fatto determinato e sicuro. Fece vagare gli occhi intorno a lei e si soffermò su delle rovine di una casa vicino a Morwen. Le balenò in mente un'idea e si precipitò verso di quelle, silenziosamente dopo aver recuperato la sua spada. Non fece il minimo rumore. Si arrampicò agilmente fino alla cima che arrivava all'altezza del gomito della creatura che ancora giaceva a terra a carponi. Prese la rincorsa e si lanciò verso l'arto. Si aggrappò ad una freccia conficcata nella pelle squamosa e iniziò a salire fino alla spalla. Morwen si voltò verso di lei infastidita – Ancora tu? Sei seccante! - esclamò andando a scacciarla via con la mano destra.
Tutti seguirono l'azione spiazzati e sorpresi nel vedere cosa stesse facendo - Sei impazzita, Silwen?! - gridò Elladan sconvolto.
– Ti ho detto che non puoi nul… - ma si bloccò all'improvviso. La ragazza aveva evitato agilmente la sua mano salendoci sopra ed ora si era portata di corsa fino all'avambraccio. Morwen usò l'altra mano che la colpì di striscio, sbilanciandola e facendola cadere. - Silwen! - gridò preoccupato Glorfindel che si era da poco ripreso. Ma la ragazza si era aggrappata ad una freccia dell'avambraccio evitando di sfracellarsi al suolo. Erano comunque circa tre metri d'altezza. Morwen iniziò a scrollarlo per farla cadere, ma lei approfittò della spinta per ritornarci in piedi e una volta all'altezza del viso dell'altra, si diede una forte spinta e si lanciò nel vuoto, il braccio destro teso davanti a sé, lama stretta in mano. Ed affondò. Vide il viso della creatura deformarsi per lo stupore, poi un urlo si levò in aria più forte di tutti i precedenti. Il sangue cominciò a sgorgare e ad imbrattare il terreno bianco. Monica, che ora ne era ricoperta, era aggrappata con tutte le sue forze ad una freccia sulla guancia della creatura che si dimenava per il dolore – Maledetta! - strillò cercando di togliere la spada conficcata nell'occhio e di scrollarsi lei di dosso. Questa volta però Monica non riuscì ad evitare il colpo e precipitò sul tetto di una casa lì sotto. La paglia non resse il suo peso e sprofondò all'interno.
- No, Silwen! - urlò Lastie sconvolta. Gli altri non riuscirono ad aprir bocca troppo scioccati da quello che era appena successo. Glorfindel si rimise con fatica in piedi e si precipitò verso la casa. Elladan e Gandalf lo imitarono.
Morwen rise felice – Volevo mostrarle la vostra fine, ma a quanto pare è stata lei la prima a morire. Che peccato. - disse ironica – Ora tocca a voi. - riferì con un barlume omicida nell'occhio sano – Elrohir, finisci quello che hai iniziato. -
- Non ti basta questo? - gridò Lastie piangendo rivolta all'Elfo che era girato ad osservare la casa in cui l'altra era caduta – Silwen era tornata qui per salvarci! Quanti altri di noi devono morire prima che ritorni in te? - era disperata – Tu sei forte Elrohir, puoi contrastarla! Ti prego, torna da me! - singhiozzò guardandolo con gli occhi grigio-celesti imploranti – Stupido! -
- Finiscila! - ringhiò Morwen rivolta all'Elfo. Questo si girò, fissò Lastie alcuni secondi, un ghigno freddo gli si formò sul bel viso e le fu addosso. Elladan, che si era fermato ad ascoltare l'amica, fece per andare a fermarlo, ma venne colpito dalla coda ed atterrato. Lastie provò a contrastarlo, ma non aveva più molta forza e in pochi attimi venne disarmata. Elrohir rise ed affondò la spada. Lei sgranò gli occhi e cadde in avanti, con la testa sulla sua spalla. Rimase così per alcuni secondi, poi quello la scansò e il corpo cadde a terra.
- Elrohiiiiiiir! - urlò il fratello disperato.

Eomer correva tra i vicoli di Edoras seguito a ruota da Faramir. Erano riusciti a sistemare tutti i Troll-Talpa in giro per la città ed ora stava andando a dare una mano agli altri. Sentiva ancora il clangore della battaglia provenire dalla direzione del Palazzo d'Oro: lo scontro con quell'Elfa non era finito. Aveva mandato alcuni dei suoi uomini ad aiutarli, ma a quanto pareva non erano serviti a molto. Invece, in aiuto suo e di Faramir, era giunta una squadra di Raminghi. Aveva intuito che Lastie doveva essere arrivata in città. Il suo tempismo era perfetto. Svoltò l'angolo e si ritrovò davanti Elrond e Sire Thranduil. Per un attimo non aveva riconosciuto il primo. Spada alla mano, sembrava aver riacquistato più vigore in quell'ultima ora.
- Com'è la situazione a sud e ad est? - chiese seguendoli.
- Tutto sotto controllo. La mia gente si è sbarazzata di tutte le creature. - rispose quello – Una piccola vendetta per quello che ci hanno fatto. I Nani si sono occupati della zona ad ovest. -
L'altro Elfo rimase in silenzio. Teneva lo sguardo fisso davanti a lui, immerso nei suoi pensieri.
Svoltarono di nuovo e videro lo slargo in fondo alla via. Erano arrivati. Uscirono allo scoperto, percorsero alcuni passi, ma poi si fermarono di botto, ammutoliti. Videro quell’enorme creatura e ci misero un po’ a riconoscerla. Poi spostarono lo sguardo e notarono Lastie crollare a terra ed Elladan urlare il nome del fratello. Morwen se la rideva di gusto assaporando quella vittoria. Finalmente si era sbarazzata delle due persone che odiava di più – Bene mio caro… ora occupati di tuo fratello. - ordinò compiaciuta – E poi non dimentichiamoci del tuo caro padre… - continuò voltando il viso verso i nuovi arrivati, un ghigno perverso a deformarle il viso.
Elrohir restò a fissare alcuni secondi il corpo della Dunedain ai suoi piedi. Strinse le dita attorno all'elsa della sua spada sporca di sangue – No! - proferì con voce alta.
La creatura si voltò a guardarlo incredula, credendo di non aver capito bene – Come scusa? - chiese interdetta.
Lui rise, si voltò a guardarla, gli occhi grigi di nuovo luminosi e pieni di vita erano determinati – Ho detto no. - ripeté calmo. Quella restò a fissarlo spiazzata alcuni istanti. Il suo incantesimo su di lui si era spezzato. Ringhiò e fece per avventarglisi addosso, ma si bloccò un istante dopo, l'occhio blu sgranato. Rantolò, annaspò, il fiato mozzato. Elrohir aveva lanciato la spada che le si era conficcata nel collo. Era stato fulmineo. Non si sarebbe mai aspettata una fine simile. Veramente non avrebbe mai immaginato di fallire. Lei era forte, lei era potente, nessuno la poteva eguagliare. Era stata creata in modo perfetto. Ma quella mocciosa di una ragazzina si era dovuta intromettere nei suoi piani e aveva mandato tutto all'aria. E quel rifiuto di una Dunedain era riuscita ad aiutarla. Proprio colei che odiava sopra ogni cosa. Colei che l'aveva sempre spuntata, riuscendo anche a far rinsavire Elrohir; il suo amato Elrohir. Ma almeno ora giaceva morta ai suoi piedi, per mano proprio dell'Elfo. E quella sciocca ragazzina le aveva fatto compagnia. L'unica magra consolazione che aveva.
Ma proprio mentre la vista le si stava oscurando, vide Lastie alzarsi in piedi con le proprie forze, che la osservava con quello sguardo che aveva sempre odiato. Racimolò le ultime briciole di potere e forza che le rimanevano e formulò nella mente delle parole. Poi il buio.
I presenti restarono a fissare ammutoliti la creatura vacillare, poi la videro crollare. Ma un'espressione terrorizzata si dipinse sui loro volti. Molti gridarono. Il corpo maestoso andò a finire contro delle case lì sotto, in una di quelle vi era precipitata Monica. Glorfindel, che l'aveva raggiunta, si scansò appena in tempo. Si sollevò un polverone mentre le pietre schizzavano ovunque con un fracasso immenso.
- No! Silwen! - gridò Elrohir scattando in avanti.
Glorfindel iniziò a tossire, investito in pieno dalla polvere – Maledizione! - urlò frustrato.
La nuvola di detriti si diradò poco a poco. Il corpo della creatura non c'era più. Sembrava si fosse volatilizzato. Delle abitazioni non era rimasto intatto niente.
- Dov'è finita la creatura? - domandò qualcuno.
- Non pensate alla creatura. Cercate la ragazza! - ordinò Gandalf che accorreva preoccupato – Fate presto! -
- É inutile, sarà sicuramente morta. - mormorò uno dei Rohirrim che si avvicinava.
- Non lasceremo comunque il corpo lì sotto. - disse stizzito lo Stregone – Qualcuno vada a chiamare i soccorritori, ne abbiamo bisogno. - proferì guardandosi intorno. Alcuni feriti giacevano a terra, ma la battaglia era finita piuttosto bene, senza considerare la perdita della ragazza.
Glorfindel ed Elrohir avevano già iniziato a spostare le pietre quando si unirono a loro anche diversi cavalieri del Mark, seguiti a ruota da Elladan, Eomer e Faramir.
Lastie fece per aggregarsi, ma Gandalf la trattenne per un braccio – Cosa pensi di fare? - l'ammonì.
- Ma… - provò a replicare lei.
- Ridotta in quello stato faresti più male a te stessa che altro. - la fece ragionare lui – Siediti e riposa fino a che non arriverà la squadra di guarigione. La ferita non è profonda, ma se non stai attenta potresti peggiorare. -
Lastie fece come dettole, poi scoppiò a piangere, il capo chino in avanti – Non doveva finire così! - singhiozzò disperata. L'Istaro sospirò greve, il cuore stretto in una morsa di tristezza.
- Era l'unica che ci aveva ridato un po' di coraggio… - mormorò Elrond di fianco a Gandalf. Questo lo guardò stupito per alcuni secondi a causa del cambiamento che vedeva essere avvenuto nell'amico, ma non disse niente. Lo seguì con lo sguardo andare verso Lastie, chinarsi su di lei e posarle una mano sul capo. Re Thranduil invece rinfoderò la spada ed andò anche lui a dare una mano, sorprendendo tutti.
In quel momento arrivarono Merry e Pipino. Avevano tutti e due delle ferite sul corpo, ma non erano gravi, per lo più escoriazioni. Avevano combattuto al fianco di Eomer e Faramir, ma gli era stato ordinato di non andare con loro, una volta che si erano finalmente sbarazzati dei Troll-Talpa nella loro zona. Ora, avendo sentito che il rumore della battaglia era terminato, avevano deciso di andare a controllare. Intuirono subito che c'era qualcosa che non andava e non appena Gandalf aveva spiegato loro la situazione, si erano precipitati ad aiutare.

Re Aragorn era riuscito a preparare tutto l'occorrente che gli serviva per curare i feriti che ci sarebbero stati, aiutato da Frodo e Sam. Non dovette aspettare molto dall'inizio delle battaglie che gli arrivarono i primi. Sapeva che erano spuntati numerosissimi Troll-Talpa in tutta la città. Conosceva le ferite che provocavano quelle creature, in quei pochi che erano fino ad allora riusciti a salvarsi. Arwen ed alcuni Elfi di Imladris erano lì a dargli una mano e dopo un po' si erano aggregate anche Eowyn e Lothiriel, la moglie di Eomer.
Eowyn aveva detto che non riusciva a starsene con le mani in mano: se non poteva andare a combattere, allora avrebbe almeno aiutato lì.
Fu quando Aragorn vide arrivare suo figlio con una ferita alla testa e alla gamba che capì che la situazione non era delle migliori. Elfwine gli raccontò che Elrohir era riuscito a liberarsi ed aveva ferito Eldarion che lo stava trattenendo. Aveva allora deciso di andare a combattere anche lui con i suoi compagni, ma Arwen era riuscita a farlo desistere.
Poi, poco a poco le battaglie terminarono una dopo l'altra. L'unica che era rimasta era quella contro Morwen ed avevano capito che era la più violenta. I rumori giungevano fino a là, all'accampamento degli Elfi. Aragorn aveva scelto quella zona perché era fuori città ed era difficile che sarebbe stata colpita.
Quando ad un tratto tutto tacque, calò su tutti un velo d'inquietudine. Per un lungo periodo stettero tutti con il cuore stretto nella paura che la battaglia fosse finita male. Ma poi giunsero i primi superstiti a fare rapporto. Tirarono tutti un respiro di sollievo ed acclamazioni di gioia si levarono nell'accampamento. Se l'erano cavata egregiamente con solo alcuni feriti gravi, ma niente di preoccupante.
L'entusiasmo però durò pochi istanti: i superstiti riferirono loro che la ragazza sconosciuta era perita. Calò un silenzio grave e pesante.

Ai piedi del Palazzo d'Oro si continuava a cercare ininterrottamente tra le macerie il corpo di Monica, ma sembrava che la casa se lo fosse divorato.
Ad un tratto si levò un grido – Credo di averla trovata! - fece Pipino che venne raggiunto subito da Glorfindel, a pochi passi da lui. Gli venne indicato un pezzo di stoffa del mantello che fuoriusciva tra le pietre. L'Elfo biondo iniziò a scansarle freneticamente, aiutato da tutti gli altri. Poi, ad un tratto, si ritrovarono davanti una lunga trave di legno. Ci volle l'aiuto di tutti per spostarla e finalmente, da sotto, emerse il corpo della ragazza. Gli occhi dei suoi amici si riempirono di lacrime. Giaceva lì inerme, il corpo rannicchiato. Sembrava quasi che dormisse. Elrohir diede un calcio ad un sasso ed urlò dalla rabbia. Era di nuovo colpa sua. Anche questa volta era la causa della morte di qualcuno a cui teneva.
Intanto Glorfindel era sceso nella buca a recuperare il corpo. Si chinò su di lei e le carezzò la guancia mentre le lacrime gli rigavano il volto. Il fiato gli si mozzò in gola e sgranò gli occhi grigio-verdi incredulo. Gli scappò una risata – Respira ancora. - rivelò girandosi verso tutti felice.

Quando Glorfindel entrò nella tenda in cui si trovava Aragorn con la ragazza tra le braccia, vi era un silenzio pesante. Ma quando Merry, spuntò da dietro a lui annunciando che era ancora viva, trassero tutti un sospiro di sollievo. Aragorn fu subito da lei e, una volta adagiata sul letto, iniziò a controllarla.
Elladan, invece, si dedicò a Lastie dopo aver salutato Melime che era arrivata alla tenda non appena aveva saputo di Monica. Scoppiò in lacrime quando lo abbracciò, felice di vederlo sano e salvo e che l'amica fosse ancora viva. Si preoccupò per Lastie, ma lei la rassicurò con un sorriso riferendo che il suo era solo un graffio. Non aggiunse altro, ma si voltò ad osservare Elrohir, poco più in là, ritornando a quanto successo prima, quando lui aveva fatto finta di affondare la spada nel suo ventre. Le aveva sussurrato un grazie e le aveva detto di stare al gioco. Così aveva recitato quella piccola scenetta per ingannare Morwen e farla credere che lui l'avesse uccisa. Non avrebbe mai immaginato che quella ci sarebbe caduta. Sorrise divertita.
- Che c'è? - le domandò Elladan incuriosito.
Lei scosse la testa – Solo che tuo fratello ha avuto davvero un'idea brillante. - spiegò.
- Credo si senta in colpa. - rivelò quello lanciandole uno sguardo serio mentre le controllava la ferita – Sia per te che per Silwen. -
Lastie sospirò – Come al solito si addossa sempre tutta la colpa. - commentò contrariata.
- Beh… considerati fortunata che ti abbia solo sfiorata e non ti abbia tagliata in due. Lo avrebbe fatto sul serio. - dichiarò con tono duro.
- Lo so. - un brivido le percorse la schiena nel ricordare lo sguardo vuoto che aveva Elrohir.
- Comunque… è solo un graffio, guarirà presto. - dichiarò quello facendole un sorriso. Le fasciò bene la ferita e poi le diede una pacca sulla spalla.

La sera era calata su Rohan. Il tempo era sempre pessimo, nonostante dal primo pomeriggio non avesse più nevicato. Tutti i feriti erano stati curati e si erano tirate le somme di quella battaglia: erano state distrutte molte abitazioni e ci sarebbe stato molto da ricostruire, ma Re Eomer si poteva ritenere soddisfatto che non ci fossero state perdite. Si era assicurato che tutti avessero un pasto e aveva allestito delle tavolate lì nel salone del Palazzo d'Oro per i suoi ospiti più importanti.
Durante la cena, ovviamente, era venuto fuori come argomento la scomparsa di Morwen. Avevano continuato a cercare sotto le macerie, ma non avevano ritrovato nessun cadavere. Nessuno era però riuscito a dare una spiegazione alla cosa, nemmeno Gandalf, e la questione lo turbava non poco. Si era fatto comunque una sua idea, che riteneva poco probabile, anzi, sperava si sbagliasse definitivamente: che Morwen non fosse reale, ma la creazione di qualcuno più potente. Ne aveva parlato con Galadriel ed Elrond, anche loro dovettero ammettere che poteva essere una cosa possibile, ma vollero scartare quell'opzione. Gli dissero comunque di non farne parola con nessuno.
In molti vollero poi sapere chi fosse Silwen. Aragorn aveva informato tutti delle sue condizioni: non erano gravi, probabilmente si sarebbe ripresa presto. Elrond allora si decise a spiegare ogni cosa. L'unica che era a conoscenza dei fatti era dama Galadriel. Convennero tutti che somigliasse in un modo impressionante ad Erdie. Glorfindel si dilettò a raccontare gli allenamenti con lei e di quanto le fosse simile anche nel modo di comportarsi. Gandalf invece riferì quello che gli era stato raccontato quel pomeriggio, quando l'aveva incontrata per la prima volta, del fatto che era arrivata lì tutta sola. Le erano tutti riconoscenti: se non fosse stato per lei, ora probabilmente sarebbero tutti morti.
La cena proseguì in un clima allegro. Elrohir si era scusato con tutti per il suo comportamento, ma gli avevano tutti detto di non preoccuparsi perché sapevano fosse sotto incantesimo di Morwen. Nonostante ciò, il fratello notò che era davvero giù di morale.

Fuori si gelava. Quella notte il turno ai cancelli nord toccava a Leonard ed a Wynfred. Avevano acceso un focolare lì accanto e stavano chiacchierando di quella giornata. I due erano stati impegnati poco più sopra contro i Troll-Talpa. Se l'erano vista brutta, ma ne erano usciti illesi. Per fortuna si erano ritrovati con Eomer e Faramir e in loro aiuto erano arrivati anche i Raminghi.
Wynfred era accanto al focolare, i guanti in pelle alle mani lasciavano scoperte le dita, quindi teneva le braccia tese verso le fiamme per scaldarsi – Posso confessarti che odio fare il turno di notte in inverno? - proruppe sfregando le mani, lo sguardo sulla fiamma – Odio stare fuori con questo freddo. -
- Tanto prima o poi capita a tutti, una volta ogni tanto. Ringrazia che non dobbiamo farlo tutti i santi giorni. - replicò l'altro mentre fumava la pipa.
L'amico mugugnò – Come sta Helena? - chiese poi.
- Veramente quello non è il suo vero nome. - rivelò l'altro mentre sorrideva divertito. C'era rimasto di sasso quando gli avevano raccontato la verità sulla ragazza. - Si chiama Monica, ma tutti la chiamano Silwen. - dato lo sguardo confuso dell'amico, si affrettò a spiegare a grandi linee chi fosse. - Comunque dicono che si riprenderà. Per fortuna l'ho fatta entrare in città! Non oso immaginare cosa sarebbe potuto succedere se l'avessi cacciata. - spostò lo sguardo verso la vasta e innevata pianura davanti a loro tagliata in un punto da una riga scura. Era l'Entalluvio che scorreva silenzioso. Al di là vi era l'Estemnet: ancora pianura che si estendeva per chilometri, desolata. Ma non quella sera. Leonard corrugò la fronte ed aguzzò lo sguardo. C'era qualcosa al di là del fiume: una larga macchia nera. Rimase ad osservarla immobile per diverso tempo, finché non realizzò una cosa: la macchia si muoveva – Wynfred… - sussurrò con i battiti del cuore che iniziavano ad accelerargli.
Quello sollevò il capo nella sua direzione. Se ne stava lì davanti a lui immobile ad osservare il vuoto – Mh? - fece non badandogli.
- Vieni qui… - mormorò, il respiro affannato.
Il compagno si portò al suo fianco e lo osservò: si stava comportando in modo strano – Che c'è? Sembra che tu abbia visto uno spettro. - gli fece notare divertito.
Leonard sollevò il braccio e puntò il dito davanti a lui, indicando la pianura – Al di là dell'Entalluvio… - riferì.
Wynfred seguì il dito e si mise ad osservare bene il punto. All'inizio non vide niente. Gli ci vollero alcuni secondi anche a lui per notare quello che aveva adocchiato l'altro. Sbiancò, realizzando cosa fosse la massa nera che si muoveva in quella direzione – Per tutti i Valar! - esclamò con voce rotta.
Leopold fece un passo indietro e scattò verso l'ingresso alla città – Vado io! - urlò già al di là della porta. Iniziò a risalire il sentiero con il cuore che gli martellava nel petto. Scivolò svariate volte a causa del ghiaccio tra le vie deserte di Edoras, prima di raggiungere la gradinata che portava al Palazzo di Meduseld. Salì gli scalini quasi senza più fiato. I colleghi che erano sulla porta gli chiesero se andasse tutto bene vedendo la sua aria sconvolta, ma lui non gli badò e si catapultò all'interno della sala.
Tutti i presenti si voltarono a guardarlo inizialmente incuriositi: era quasi piegato in due per la folle corsa, il rosso delle guance per il freddo e la fatica contrastava con il pallore del viso. Poi videro la sua espressione terrorizzata e capirono che qualcosa non andava.
- Leopold, cosa succede? - chiese Eomer andandogli incontro preoccupato.
- Sono qui… moriremo tutti. - riuscì a dire tra un respiro affannato e l'altro.
   
 
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