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Autore: missjendy99    07/05/2017    0 recensioni
Ecco la storia di due ragazzi con un passato difficile da dimenticare e un presente impossibile da affrontare.
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Lei, ragazza dal passato pieno di lividi e sangue.
Lui, ragazzo con cui deve vivere.
Lei, zero voglia di vivere
Lui, impassibile a ogni cosa o forse no.
Lei, la vittima.
Lui, il suo carnefice.
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Rosy. Il suo nome.
L'ho odiata dal primo momento in cui l'ho vista. Arrogante e sprezzante di tutto ciò che la circonda.
Niente la tocca, niente distrugge il suo equilibrio perfetto.
Genere: Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest, Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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La mattina mi svegliai grazie ad un'infermiera che mi scuoteva dicendomi che dovevo recarmi nella stanza del mio bambino.

Mi alzai velocemente dal lettino e mi recai in reparto.

Giunta davanti alla stanza dell'incubatrice vidi una coppia che si teneva per mano e che attendeva senza entrare, complice l'infermiera che conobbi il giorno prima che faceva da barriera.

"Eccola" disse lei guardandomi.


La coppia si voltò verso di me, la speranza negli occhi.

Mi avvicinai con cautela e mi posizionai davanti a loro.

"Salve, io sono Rosy"

"Ciao, noi siamo i signori O'Connel siamo qui per Luke, tua madre ci ha parlato molto di te" mi sorrisero.

"Mi dispiace informarvi che mia madre vi ha parlato di Luke senza il mio permesso. Mio figlio non verrà dato in adozione" dissi decisa.

Loro mi guardarono spaesati "noi pensavamo che.. " iniziò la signora.

"Mi dispiace darvi questo dispiacere. Da quanto siete in contatto con mia madre?" volli capire fino a dove si potesse spingere mia madre.

"Dal quinto mese. Abbiamo anche già fatto la cameretta" rimasi scioccata. Come aveva potuto...

"Mi dispiace davvero tanto. Ma non posso darvi mio figlio" li guardai mortificata. Mi sembrarono molto tristi e infelici.

"Conosco una ragazza più giovane di me che vorrebbe dare in adozione sua figlia. Se volete posso mettervi in contatto con lei".

"Non so se sia il caso" disse il signor O'Connel.

"Sarah, questa ragazza, non ha trovato nessuna coppia che le andasse a genio. Ma voi sembrate persone per bene, potreste piacerle. Tra l'altro oggi è in ospedale per dei controlli".

Si guardarono per qualche secondo poi annuirono.


Mandai un messaggio veloce a Sarah, una ragazza che conobbi ad un corso preparto che avevo frequentato, dicendole che avevo trovato una coppia che forse le sarebbe piaciuta e che eravamo in ospedale.

Mi rispose subito e mi disse in che stanza fosse e di raggiungerla lì.

"Ha detto che vuole incontrarvi" annuirono, un sorriso mesto dipingeva le loro labbra.

"Un secondo" dissi. Entrai nella stanza di Luke e gli toccai un piedino. Avrei voluto prenderlo in braccio ma non potevo, era ancora debole e io non abbastanza pronta.


Uscì dalla stanza e accompagnai i due dalla mia amica.

Sarah, alla loro vista, si mostrò subito entusiasta e li salutò calorosamente.

"Questi sono i signori O'Connel" glieli presentai.

Discussero per qualche minuto e più il tempo passava più la vedevo entusiasta.

Così decisi di lasciarli da soli a discutere.


Ritornai dal mio bambino e lì vi trovai mia madre che lo osservava a distanza.

"Delusa?" le chiesi facendola girare verso di me.

"Di cosa tesoro?" chiese, un sorriso tirato.

"Che Luke sia ancora qui" le dissi acida "So cosa hai fatto mamma, ho incontrato la coppia".

Sbiancò, pensava di farmela sotto al naso per caso? Non le avevo nemmeno dato il permesso di parlare di mio figlio nei termini di adozione.

Eppure dovrebbe capirmi. Non ci siamo viste per anni.


"Ti posso spiegare io.."

"Tu cosa? Vuoi dirmi che dovevi farlo? Che sono troppo piccola? Che non capisco? Spiegamelo perché davvero non ti capisco... Perché l'hai fatto? Tu per prima dovresti capire perché non voglio dare via Luke" dissi.

"Hai ragione, dovrei capirti. Ma non ci riesco, io ti volevo tu invece non volevi un figlio".

La interruppi subito "è vero non lo volevo all'inizio ma ora lo amo questo bambino. È stata una parte di me per nove mesi e ora è qui"

"Ma sei ancora troppo giovane.. come farai con la scuola? Ti troverai un lavoro per mantenere questo figlio?" volle apparire ragionevole ma non lo fu per nulla.


"Smettila mamma, se solo tu fossi stata più attenta... lascia stare" era inutile discutere con lei. Vivevamo insieme ma non mi conosceva per niente.

Faceva finta di nulla quando vedeva qualche livido e non parlavamo praticamente più; era sempre occupata con il lavoro.

Non poteva sapere che Eliah mi picchiava o che avevo un lavoro.

Avevo messo dei soldi da parte. E avevo ancora quelli che volevo usare per andare via quel giorno. Mi sarebbero bastati per un paio di mesi o giù di lì.


Mi allontanai da lei quel giorno. Andai a parlare con l'infermiera e le dissi di non far vedere a mia madre il bimbo, non ne aveva il diritto.

Poi incontrai John che mi disse che sapeva che avevo litigato con mia madre e che potevo stare nell'appartamento in cui viveva lui prima e che ora era diventato una specie di magazzino in cui teneva delle sculture e dei dipinti.


Così mi trasferì lì. All'improvviso mi ero ritrovata a vivere da sola e con un bimbo "in arrivo".

Non avevo le preoccupazioni per l'affitto ma dovevo preoccuparmi comunque per le spese del bambino.

Le cose per lui non sarebbero state mai abbastanza.

Iniziai a lavorare part-time come cameriera di giorno e come barista di notte in un locale vicino a casa. Questo almeno fino a quando fui sola.


All'arrivo di Lukas a casa era tutto pronto, avevo sistemato i dipinti e le sculture di John in una delle stanze e l'avevo chiusa a chiave. Erano belli ma ingombranti.

Poi avevo dato una sistemata al salotto rendendolo a prova di bambino, avevo sistemato la culla nella stanza padronale dove dormivo e poi avevo iniziato a dipingere le pareti della nuova stanzetta di Luke, stanza in cui avrebbe dormito quando sarebbe stato più grande.


Per i primi tempi fu difficile tenere il ritmo, gestire un bimbo con l'asma e le coliche non era semplice e nemmeno mantenere entrambi i lavori lo fu.

Dopo qualche settimana fui costretta a chiamare un'infermiera che potesse stare con il piccolo mentre ero fuori la sera. Era ancora troppo piccolo per una baby sitter e poi aveva attacchi d'asma frequenti, avevo bisogno di qualcuno di qualificato e il più possibile affidabile.Per il resto la mattina me lo portavo al lavoro.

In quei momenti era tranquillo ma la sera impazziva letteralmente, iniziava a piangere per le coliche e voleva sempre stare in braccio a me,perciò dopo poco tempo l'infermiera non potette più occuparsene e io fui costretta a mollare il lavoro da barista.


In quel periodo conclusi gli studi online, stavo finendo il college quando tornò a casa.

E non la nostra vecchia casa ma bensì la mia e quella di Luke.


Non mi sarei mai aspettata di vederlo a casa mia e nemmeno che Luke avrebbe incontrato suo padre.

Entrò in casa senza che me ne accorgessi, di notte.

Io e il bimbo stavamo dormendo nel lettone. All'epoca Luke doveva compiere cinque anni.

Era intelligente il mio bimbo, aveva iniziato a camminare prestissimo mentre aveva iniziato a parlare un po' più tardi, cosa che all'epoca mi fece preoccupare.


Entrò in stanza e accese la luce, cosa che mi fece svegliare.

Si fermò sull'uscio e ci squadrammo per qualche secondo.

Poi vide Lukas e rimase impassibile.

Mi infilai una vestaglia e uscì dalla stanza inseguendolo.

"Cosa ci fai qui?" mi chiese una volta giunta in salotto, le braccia incrociate e un cipiglio in volto.

"Questa è casa mia. Cosa ci fai tu piuttosto?" gli chiesi stanca strofinandomi il viso.

"No, questa è la casa di mio padre, e da oggi mia" disse sciogliendo le braccia "l'ho rilevata ieri pomeriggio".

Lo guardai allibita.

"John lo sa?" chiesi dubbiosa.

"Si" disse strofinandosi anche lui il viso stanco "possiamo parlarne domani? Sono stanco e vorrei dormire almeno qualche ora"

"Mamma?" mi sentì chiamare. Lo guardai per qualche secondo poi mi recai da mio figlio.


"Luke tesoro, cosa c'è?" chiesi. Ero una mamma apprensiva, soprattutto perché aveva l'asma e la notte faceva fatica a respirare.

"Male" disse toccandosi il petto. Poco dopo iniziò a respirare in modo affannato così gli diedi l'inalatore e lo aiutai a sedersi in modo tale che stesse meglio più in fretta.

"È tutto ok, la mamma è qui" gli dissi cullandolo dopo aver visto uscire dai suoi occhietti qualche lacrima.

Si spaventava sempre dopo questi dolori.


Lo cullai fino a quando non si riaddormentò. Mi dimenticai di Eliah fino a quando non lo vidi sull'uscio.

"Dove dormo?" sussurrò.

"Divano" mimai con le labbra.

Annuì e dopo qualche secondo passato a fissare Luke se ne andò in salotto.


La mattina dopo era il mio giorno libero perciò mi svegliai verso le 9 e sgattaiolai in cucina per preparare al mio ometto la colazione: pancake e succo di frutta.

"Buongiorno" mi salutò Eliah. Era già vestito, l'accenno di barba che avevo intravisto la notte precedente svanito e aveva messo un po' di colonia.

"Buongiorno" replicai "fatto colazione?" chiesi.

"No, quelli sono per me?" chiese, un sorriso tirato.

"No, questi sono per Luke che dovrebbe.." iniziai ma fui interrotta dalla voce di mio figlio " mammmmaaa". Un terremoto si stava avvicinando.

"Appunto" dissi sorridendo. Misi il piatto a tavola e il succo in un bicchiere.

Luke mi corse in braccio e io me lo sbaciucchiai per qualche minuto.

"La mamma ti ha fatto i pancake e il succo che ti piace tanto" gli dissi

"Siiii" disse avvolgendomi le braccine al collo e abbracciandomi.

Poi scese giù e si fermò vedendo Eliah.

"Chi sei?" gli chiese.

"Lui è lo zio Eliah. È tornato ieri sera da un viaggio, saluta." risposi io.


"Ciao" disse Eliah.

"Ciao" disse Luke avvicinandosi e stringendogli la mano. Lo aveva imparato da John che veniva spesso a farci visita.

Poi mio figlio si sedette a tavola e iniziò a mangiare.

"Buoni?" gli chiesi.

Luke annuì e sorrise mostrando il vuoto lasciato da un dente caduto qualche giorno prima e da cui si vedevano i pancake che stava mangiando. Io scoppiai a ridere " chiudi la bocca" dissi e gli scompigliai i capelli.


Eliah ci guardava in silenzio. Gli diedi anche i suoi pancake e per me presi del latte e un frutto.

Finita la colazione Luke corse in bagno a lavarsi i denti, quel giorno doveva andare dal nonno in ufficio e io lo dovevo accompagnare.

Io invece feci per andare in camera a vestirmi ma lui mi prese per un polso."Dove vai?" mi chiese.

Io mi ritrassi immediatamente, memore ancora di quello che mi aveva fatto. Erano passati anni ma mi faceva ancora ribrezzo.

"Dobbiamo parlare" continuò quasi ferito dalla mia reazione.

"Vado a cambiarmi, devo portare Luke da John poi possiamo parlare" gli dissi.

"Vengo con te" disse.

Io lo guardai dubbiosa ma poi annuì.

Mi recai in camera e mi vestì in maniera semplice; un paio di jeans e un maglioncino. Faceva abbastanza freddo per essere a Settembre.


Poi vestì mio figlio e uscimmo tutti di casa.

Prendemmo la mia macchina che aveva il seggiolino e in dieci minuti giungemmo in ufficio da John.


"Ciao campione" disse il custode del palazzo appena vide Luke. Quest ultimo corse verso il custode e gli abbracciò le gambe "Ciao Sam" strillò il piccolo.

"Giochi con me più tardi?" chiese Luke.

"Certo" gli sorrise Sam "se la mamma è d'accordo possiamo andare al parco con il nonno. Che dici mamma?" mi chiese.

Guardai mio figlio che aveva messo su una faccia adorabile, stava facendo gli occhioni e faceva sporgere il labbro inferiore. Così ridacchiando un po' restia gli dissi di si.

"Ora andiamo su dal nonno" lo presi per mano e salimmo al quarto piano.

Lì ci accolse la segretaria che avvisò papà che eravamo lì.

Subito dopo si aprì la porta e Luke corse ad abbracciare il nonno.

Forse dovrei dargli meno zucchero la mattina, è fin troppo agitato. Rischia di farsi venire un attacco d'asma.

"Ciao papà" dissi in contemporanea a Eliah che mi guardò stranito.


Salutai John con due baci sulle guance e poi gli spiegai brevemente il programma di oggi.

"Luke perchè non vai giù ad aspettarmi? " disse papà. Luke mi guardò e gli feci cenno di si.

Mio figlio si fece accompagnare dalla segretaria giù da Sam.


"Perchè non me l'hai detto? E soprattutto lui lo sa?" chiesi a John indicando con un cenno del capo Eliah.

"Era ora che Luke lo incontrasse non pensi?" chiese.

"Sai cos'è successo e perché non volevo succedesse!" gli dissi dura.

"Io sono qui" disse Eliah ironico.

"Lo vedo" dissi accusandolo con lo sguardo "e sai cosa ti avevo detto al riguardo".


"Sono cambiato" disse "e poi cos'è che dovrei sapere?" chiede confuso.

"Nulla" dissi intimando a John di stare zitto.

"Ok" disse John ponendo le mani in segno di resa "Dovrebbe saperlo però" disse poi guardandomi.

"Ma si può sapere di cosa state parlando? Cosa centro io?" chiese spostando lo sguardo da me a John.

"È una faccenda privata" dissi a Eliah, lo sguardo duro. Non sopportavo l'idea che fosse tornato. E poi per cosa? Per stravolgermi di nuovo la vita?

"No" iniziò John "non lo è. Da oggi vivrete insieme" concluse lapidario.

"Perfetto, perfetto davvero John" ce l'avevo a morte con lui. In certi momenti capivo anche perché Eliah avesse certi comportamenti prepotenti.

"E non potevi chiedermelo magari? Tenendo conto che mio figlio abita in quella casa?" chiesi sottolineando che Luke fosse mio figlio e basta. Non di Eliah, solo mio. Lui non lo merita un figlio.


"È proprio perché Luke abita in quella casa solo con te che lo faccio. Ha bisogno di una figura maschile più presente di me" disse addolcendo lo sguardo.

Da quando avevo avuto Luke non avevo avuto tempo per trovarmi un uomo.

"Cos'è un crimine non volere un uomo nella mia vita?" dissi amara. Me n'è bastato uno per una vita intera "E poi pensi davvero che lui sia adatto? Come faccio a sapere che non gli farà del male?" come ne ha fatto a me, aggiunsi mentalmente.

"Sono cambiato Rosy" disse il diretto interessato.

"Ah si? Adesso non fumi canne ma sai passato a qualcosa di più forte? Magari l'eroina o la cocaina?" chiesi ironica.

"Sono davvero cambiato. Rose l'ho fatto dopo quella notte" disse mortificato.

"Lo sa" gli dissi facendo accenno a John "è l'unico che sa tutta la storia" dissi.

Eliah sbiancò "l-lo sai?" chiese balbettando.

"Si, so tutto. E non sto qui a dirti che il tuo comportamento è stato deplorevole perché lo sai già" disse la delusione negli occhi.

Una volta me lo aveva raccontato. Era deluso da Eliah, ma più di tutto era deluso da se stesso; non c'era stato e suo figlio si era trasformato in uno stupratore.

"So che sei cambiato Eliah. Ho visto i tuoi progressi. Sono stato lì con te ogni istante della terapia. Ti ho sostenuto e ho visto i miglioramenti" disse rivolto al figlio "li ho visti davvero Rosy" disse guardandomi intensamente. Voleva convincermi.

"Sono pulito da quattro anni Rose, niente droga e niente alcol. Amicizie migliori e un ottimo lavoro. Non voglio che tu e..e Luke abbiate paura di me" disse esitante "non gli farò del male. Non vi farò del male".

"Per ora dovrete comunque vivere insieme" disse John.

Lo guardai allibita "NO!" dissi categorica.

"Non puoi scegliere" disse papà "non ti puoi permettere un'altra casa e lui ha appena rilevato l'appartamento".

"Avevate già programmato tutto, non è vero?" dissi spostando il mio sguardo tra l'uno e l'altro ormai rassegnata.


"Tesoro voglio solo che Luke abbia una famiglia" disse John una volta che Eliah era uscito un attimo.

Lo fissai e mi costrinsi ad annuire "vivremo insieme. Ma se succede qualcosa a Luke ti riterrò direttamente responsabile".

Discutemmo ancora per qualche istante e una volta tornato Eliah ce ne andammo.

Tornammo a casa, e stabilimmo che lui avrebbe dormito nella stanza dei quadri.

Quel giorno lo aiutai a sgomberare la stanza.

Dopo un paio d'ore avevamo finito di sgomberare tutta la stanza. Mi recai così in cucina per prendere una bottiglia di vino e preparare il pranzo. Luke sarebbe tornato verso le quattro.

Mi versai un bicchiere di vino.

Iniziai a tagliare le verdure, ero immersa nei miei pensieri.

Forse la presenza di Eliah nella vita di Luke avrebbe fatto bene al bambino. Forse..o forse no. Solo il tempo me lo avrebbe detto.

"Sei sempre stata brava a cucinare" disse ad un certo punto Eliah spaventandomi.

"Cavoli" mi tagliai con il coltello a causa dello spavento "mi hai spaventata" dissi mettendo il dito in bocca e girandomi verso di lui.

"Cerca di non apparirmi più così alle spalle. Non sono abituata ad avere un uomo per casa" dissi.

Dopo qualche secondo il dito smise di sanguinare e io continuai a cucinare.


"Mi sei mancata" disse. Era più vicino di prima.

"Non ti avvicinare più di così. Non sopporto averti così vicino" dissi fredda.

Si allontanò sospirando e si sedette al tavolo. Rimase in silenzio per qualche minuto e poi ricominciò a parlare "quanti anni ha Luke?"

Fermai il mio lavoro per qualche secondo meditando se dirgli la verità o mentergli. Poteva capire che Luke fosse suo figlio? " deve farne cinque fra qualche settimana" dissi aprendo il frigo e prendendo della carne.

"Capisco" disse. Stava facendo sicuramente dei calcoli.

"E il padre dov'è?" chiese ad un certo punto quando mi voltai verso di lui per apparecchiare.

"Non voglio parlare di questo argomento con te" dissi fredda. Amavo il mio bambino ma il come l'avevo ottenuto non mi era piaciuto per niente.

"Ok" disse.


Mangiammo in completo silenzio e poi disse " quando ritornerà a casa?".

Guardai l'orologio "fra qualche minuto" dissi.

Ero stanca e domani sarei dovuta andare a lavorare.

Mi andai a sdraiare sul divano e accesi la tv in cerca dei cartoni; di solito Luke e John, dopo una giornata all'insegna del gioco amavano mettersi sul divano a vedere i cartoni. Qualche volta si addormentavano lì e a me non restava altro che coprirli, spegnere la tv e andare a dormire.

Erano davvero teneri insieme.

Appena chiusi gli occhi sentì il campanello suonare.

Eccoli. Andai ad aprire e me li ritrovai tutti e due sporchi di terra, "ma cosa avete fatto?" chiesi ridendo.


"Siamo andati al parchetto dove non c'è tanta erba e tuo figlio appena ha visto il fango ci si voleva buttare a capofitto. Ma poi l'ho fatto ragionare e ci siamo seduti sull'erba. Poi ci siamo messi a giocare a nascondino e questo è il risultato" disse ridendo.

Scoppiai a ridere "fila a lavarti ometto" dissi abbracciandolo e sporcandomi anche io. Ma chi se ne importa che si sia sporcato, basta che sia felice. I vestiti si lavano i sentimenti negativi sono più difficili da mandar via.

Lui corse via e lo sentì ridacchiare. Prima di sedermi gli avevo preparato la vasca con il mio bagnoschiuma al cocco e ci avevo infilato i giochi da bagno. Lo avrei lasciato giocare per un poco ancora e poi lo avrei dovuto tirare fuori a forza. Amava fare il bagno, o almeno amava l'acqua. Un po' meno la parte del lavaggio.


"Eliah da a John un cambio" dissi entrando in cucina dove lui stava lavando i piatti.

"Perchè?" chiese.

Ridacchiai "va a vedere tu stesso".

Lui perplesso andò in salotto dove papà era rimasto in piedi, in difficoltà. Anche lui sembrava stanco ma non voleva sporcare il divano e quindi sembrava indeciso tra il sedersi per terra o chiedere aiuto.

Eliah scoppiò a ridere "ma cos'hai fatto?" gli chiese.

"Lunga storia" disse imbarazzato al figlio. Quest ultimo si recò in camera sua e prese un cambio per John che lo ringraziò e andò a cambiarsi in camera mia.


Passati venti minuti andai a recuperare mio figlio che, stranamente non fece capricci quando iniziai a lavarlo per bene dallo sporco. Quando gli dissi che doveva uscire annuì accondiscendente.

"Quando se ne va lo zio?" chiese Luke.

"Amore lo zio vivrà con noi. Non ti sta simpatico?" chiesi a lui sorridendogli.

Fece no con la testa. Io risi "oh tesoro, vedrai che quando inizierai a giocare con lui ti starà più simpatico" cercai di convincerlo. Almeno mio figlio era dalla mia parte.

Lo asciugai per benino e poi lo mandai a vestirsi.

Feci una doccia veloce e poi andai anche io a cambiarmi.


Lungo il corridoio incontrai Eliah ma non lo degnai di uno sguardo e filai in camera "il bagno è libero se vuoi" dissi prima di chiudere la porta.


Quella sera papà se ne andò a casa perché Luke si addormentò subito dopo aver cenato mentre io rimasi sul divano a bere un bicchiere di vino.

Ero stressata dalla nuova presenza in casa, un bicchiere era d'obbligo.

Lui si sedette vicino a me, in mano una bottiglietta d'acqua.

"Allora è vero che non bevi più..." dissi fissandolo.

"Già" disse lui girandosi verso di me.


"Com'è stata la gravidanza?" se ne uscì all'improvviso facendomi quasi strozzare con il vino. Forse avremmo dovuto stabilire delle regole.

Sorrisi al ricordo "difficile, ho avuto alcune complicanze e Luke è nato prematuro. Per questo ha l'asma" dissi facendo riferimento all'episodio del giorno prima.

Rimasimo in silenzio per alcuni secondi.

"Dobbiamo stabilire delle regole" iniziai "così da poter vivere in modo civile senza darci fastidio più di tanto".

"Ok" disse.

"Ok, allora:

  1. niente donne o uomini per casa. Se vuoi farti qualcuna o la fidanzata non puoi farlo quì perchè c'è Luke;

  2. Luke ed io abbiamo degli orari prestabiliti quindi, se mi dici approssimativamente i tuoi vedremo di farli combaciare in qualche modo;

  3. Luke va alla scuola materna, quindi se chiamano a casa da lì ti pregherei di avvisarmi per telefono. Poi ti darò il mio numero.

  4. Visto che ora siamo in due qui dovremo dividerci le faccende di casa; poi ci metteremo d'accordo."

"Va bene" disse semplicemente.

"Io vado a dormire. Domani la sveglia è alle 8. Cercheremo di non fare troppo casino"

"Non importa, anche io mi sveglierò a quell'ora. Buonanotte"

"Buonanotte"

Una volta infilatami a letto, Luke si mosse e mi abbracciò. Io lo strinsi a me e ci addormentammo così.

  
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