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Autore: ryuji01    08/05/2017    0 recensioni
Tutti sanno dell'avventura fantastica dell'eroe di SAO, Kirito, e della sua donzella, Asuna. Però nessuno è a conoscenza che il più rovinoso videogioco della storia dell'umanità ha avuto un bug.
Un bug di gioco come tanti altri, ma in quel caso una così grande luce di speranza. E così forse qualcuno saprà anche dei 5 amici che hanno lottato per questa causa, ed il perché di quello che è succcesso.
Genere: Avventura, Commedia, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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LACRIME CRISTALLINE: SCELTA TRA QUATTRO

– Come va, Anvir? –

Erano le due del pomeriggio del 7 settembre ed avevamo appena mangiato; era tutto il giorno che restavamo in quella città al ventottesimo piano, ed adesso stavamo seduti comodi sul freddo bordo di una di quelle enormi fontane che spesso ornavano il centro della piazze principali delle grandi città di SAO.
Eravamo tristi, ma qualcosa, qualcosa di maledettamente dolce, come zucchero che una volta spansosi in bocca si irradia in tutte le vene, bruciandole, ci rendeva calmi, sereni, quasi… felici.
Chissà perché?
Forse che ci eravamo abituati troppo a quel mondo ed avevamo paura di andarcene adesso, tuttavia sapendo che nel mentre i nostri corpi marcivano all’esterno?
Quell’improvvisa calma abissale non era poi così cattiva, ci aveva portato pure buone idee: una cosa ancora più odiosa della sua sola esistenza. C’era venuto in mente, infatti, che giacché adesso quello schermo era sempre là, levitante nella grotta, potevamo usarlo per fare qualcosa così che anche noi ci potessimo sentire meno inutili di quanto non ci potessimo sentire già; così Ryu è saltato fuori con un’idea carina…
– Al primo piano c’è un asilo, o mi sbaglio? –
– Aveva detto il giorno dopo della disgrazia –
– Sì, una specie, ne ho sentito parlare –
– Forse… potremmo cercare le famiglie dei bambini che ci sono ospitati e… non so… farli incontrare. Come in una videochiamata? –
– Non sarebbe difficile da sopportare, per entrambe le parti? –
– Beh, considerando che c’è anche la possibilità di rimanere qua dentro per tutta la vita, non penso possa essere così crudele –
– In effetti… –
Dai, proviamoci, tanto non sappiamo nemmeno se l’asilo accetterà…

– Sto bene, perché? –
– No, è che… lo so che forse è un po’ stupido, ma volevo chiederti dove abiti: nel mondo reale, intendo –
Sotto ad un cielo di mezzogiorno oscurato da grigie nuvole, una luce quasi artificiale persisteva ad illuminare il mondo ed Anvir intanto mi guardava, la testa inclinata, la fronte corrugata, lo sguardo confuso ed un’altra volta, allora, notai i suoi occhi colmarsi di quelle strane emozioni fuori posto: paura, dolore, confusione.
Di nuovo quegli occhi. Ma che diamine… ?!

– Io… – Iniziò il bambinetto – Io nel mondo reale vivo… – Sembrava come se dovesse fare uno sforzo immane per ricordarselo.
– Scusami – Lo cinsi con un braccio; forse era meglio smettere – Se non vuoi parlarmene perché ti fa male ricordare non devi –
– No, non è per quello… probabilmente è proprio per l’opposto, in un certo senso –
– Cioè ? – Chiesi abbastanza rintontito dall'affermazione.
– Nel senso che io… – Tutto d’un tratto lacrime sottili gli iniziarono a solcare le guance, tanto cristalline che se non fosse stato per quell’artificiosa luce come sospesa nell’aria non si sarebbero viste – Nel senso, forse, che una casa la desidererei anch’io, nell’altro mondo –
– Vuol dire che sei orfano? – Strinsi il mio braccio intorno al suo busto, per consolarlo, per consolarmi, però ero curioso; forse che quella felicità era spossante, ed io provavo, a modo mio, a svincolarmi dalla sua di presa? Non capivo più nulla, non cercavo di capire più nulla, non volevo più capire nulla.
– No, no, hai frainteso, non ho problemi di quel genere io… – Lo guardavo; il suo modo di dirlo era troppo pacato, troppo composto – Piuttosto, posso farti una domanda io? –
– Spara pure –

– Tu pensi sia normale, alle volte sentirsi sbagliati? Come se si fosse un programma bacato, che non funziona come dovrebbe funzionare –

– Sei sicuro di stare bene, Anvir?? – Lo rimproverai gentilmente con lo sguardo.
– Sicuro, sicuro – Replicò lamentevole – Tu rispondi e basta! –
– Beh, penso di sì. Io dal giorno in cui siamo entrati in SAO ad oggi, mi sono sempre sentito un passo indietro a tutto, non mi sentivo adatto a questo mondo, ma mi sono ugualmente fatto degli amici, ed in più avevo la mia arroganza ed il mio orgoglio, seppur sedati, al mio fianco, e loro mi ingannavano cercando di spronarmi al massimo per raggiungere anche solo per un istante quei miei cari compagni. Ciononostante, sì, capitava certe volte: mi sembrava non mi potessi più muovere in alcuna direzione ed allora mi facevo un milione di domande, inutili, la cui risposta era tanto scontata quanto dolorosa ed inaccettabile…
Non che sia mai stato un complesso di inferiorità però…
Anzi, ne sono molto felice, e ciò mi ha pure aiutato a non pensare alle incombenze del gioco e tantomeno a quelle della realtà… –
– E se adesso io fossi paralizzato, dalla mia stessa volontà, e ponessi al vento mille e mille domande… ? – Recitò inespressivo il ragazzo, osservando cieco l’orizzonte; gli alvei che le limpide lacrime si erano scavate nelle sue guance non bastarono più, e le acque strariparono.
– Il vento sicuramente non ti risponderebbe –  Adesso lo stavo abbracciando stretto con entrambe le braccia, appeso a lui, appoggiando la mia testa alla sua.
– Tu come facevi a superare questi momenti? –
Rimasi abbracciato a lui che mi sorreggeva senza fatica, e nel mentre ci riflettei un attimo, un lungo attimo dalla durata incerta.
Aprii la bocca, come per dire qualcosa, poi la chiusi, perdute le parole, ed infine, riacchiappatele qua e là, mossi le labbra.

– Ci sono quattro modi, suppongo: primo, fantastico, trovi un modo per superarlo con le tue mani, riuscendo a rispondere alle tue domande o ad accettarne la risposta; secondo, un po’ brutale ma funzionale, qualcuno ti sbarra tutte le possibile vie d’uscita a parte una, e vai avanti per quella strada, senza rimorsi o dubbi; terza opzione è che tu vada avanti, semplicemente senza pensarci e piangendo ogni tanto, quando devi. L’ultima alternativa… – Iniziai cupo; non era bella, eppure esisteva, ma nessuno mai l’avrebbe dovuta scegliere – È quella di non andare avanti e basta, suicidarsi oppure morir prima per fatalità –

– E quanto tempo pensi ci vorrà? –
– Aaah – Sospirai io, melodrammaticamente disperato –  Prima di tutto, inizia non facendoti più domande e poi mica posso sapere tutto io! Non sono… – Mi fermai di colpo.
– C’è qualcosa che non va? –
– No, lascia perdere. Una storia lunga, di un vecchio amico –
– Masao? –
Lo guardai sorpreso, io non gliene avevo mai neanche accennato.
– Te l’hanno detto i due piccioncini, vero? –
– Sì... – Mi squadrò qualche secondo cercando di comprendere la mia reazione – Perché doveva essere un segreto? –
– No, no, tranquillo –
– Io sono tranquillo, Kaii, perché dovrei essere preoccupato? –
Le forze che mi avevano abbandonato, le costrinsi a tornare, almeno per un po’, e mi staccai da lui piano, sorreggendo il peso che avevo sulle spalle; mi osservò stranito, probabilmente sapendo che avevo più  bisogno io di lui di quanto ne avesse lui di me. I miei occhi luccicanti si spostarono sui tetti delle case ed Anvir notandolo si protese con tutto il busto verso di me, ma io con la mano lo spinsi via forte e rapido  dalla faccia.
– Voi…– Ridacchiai amaramente, in un sospiro, mentre con l’avambraccio mi asciugavo in tutta fretta le lacrime – Stupido, viene semplicemente spontaneo dirlo – Risi rumorosamente, per finta e per conto mio.


Alla fine della mia risata tutta la città risultò essersi azzittita; gli NPC che fino a quel momento stavano passeggiando per la piazza erano scomparsi, le voci degli artigiani da dentro le botteghe erano le uniche a sentirsi, lamentose, mentre invece il rumore che regnava probabilmente su tutti i piani era quello di una fortissima sirena, come di un sommergibile, che risuonava dai piani alti, tanto lontana, ma comunque alquanto snervante.
– Cos’è questo rumore? – Chiesi io.
– Non lo so –
– Che sia un errore di sistema? –
– No, non è un errore di sistema –  Affermò  Anvir con sicurezza.
– Se fosse veramente così, allora che cosa sta succedendo? –

– Avete visto anche voi?! – Da uno dei vicoletti collegati con la piazza comparve urlando e correndo Akane, ed affianco a lei Ryu.
– Sì – Affermai esterrefatto una volta che ci raggiunsero alla fontana – Ma cosa sta succedendo?! –
L’aria e l’acqua si tinsero rosse, ed il cielo si riempì di due scritte scarlatte ripetute e ripetute, più e più volte per tutta la sua vastità: [WARNING!] e [SYSTEM ANNOUNCEMENT]. Quello era lo stesso cielo che il giorno dell’uscita del videogioco ci aveva condannati.
– Non è possibile… – Disse Anvir, soffocato da un nuovo pianto, le cui lacrime non sgorgavano.
– Cosa c’è?! – Gli prese le spalle colle mani Ryu, scuotendolo.
– Il gioco… è stato concluso – Finì terrorizzato, ed il petto implodeva dilaniato dalla disperazione.


Tutti tacemmo e guardammo il cielo, estasiati, se fosse stato vero…

Siamo liberi?

– A breve, per tutti voi giocatori, verrà trasmesso un annuncio d’emergenza – La voce non era quella di Kayaba, no, era artificiale, un po’ elettronica come se prodotta da un sintetizzatore – Da questo momento il gioco comincerà a operare in modalità di controllo forzato. La generazione di nuovi mostri e di nuovi oggetti verrà interrotta. Tutti gli NPG saranno rimossi. Gli HP di tutti i giocatori verranno fissati al loro valore massimo. Secondo il calendario standard di Aincrad, oggi, il settimo giorno dell’undicesimo mese, alle ore quattordici e cinquantacinque minuti, il gioco è stato completato –
Tutti sorrisero, gioirono, si sentivano urla gioconde tutt’intorno, tutti eccetto uno che rimaneva muto, paralizzato…
– Tutti i giocatori verranno in rapida successione disconnessi dal gioco. Siete pregati di aspettare nel luogo in cui vi trovate –
Sotto quel cielo di un’ultima promessa e speranza e sofferenza una spada trafisse da lato a lato il ventre di Ryu; era la spada di Anvir, quella di cui la punta riflettendo il cielo era tinta di rossa, come se sporca di sangue.
– Ripeto: tutti i giocatori… – La voce elettronica sfumò nella mia mente, che man mano andava ottenebrandosi.
Ero paralizzato, ed anche Akane lo era: per quale motivo… per quale scellerata volontà mai, un’altra volta in un momento del genere dovevamo soffrire?
mentre quel mondo si sfaceva man mano, e le persone scomparivano per risorgere da un’altra parte.
E così passarono secondi, secondi, secondi e tutto finì con un magnifico e fatale fuoco d’artificio di schegge esagonali color cremisi, così intenso da dare la nausea.

– Stai bene, Anvir? – Gli chiesi io dolcemente, con gli occhi bagnati dentro i quali l’umanoide rimase annegato.
– Perché?! Perché quelle tue lacrime mi fanno così male?! – Strinse più forte la mano attorno all’elsa, così forte che se l’avesse potuto mai fare nella realtà si sarebbe quasi scorticato le dita.
– Perché sai di avere sbagliato – Ed il mondo introno a noi si eliminava ed i giocatori scomparivano.
– Ma è colpa vostra, è colpa vostra se io sono così, non dovrei dover sentire questo dolore, non dovrei avere paura di morire, non dovrei voler sentire alcunché, non dovrei volere del tutto, neppure pensare, ed allora perché? Perché? –
– Non ai tempo da sprecare – Lo abbracciai ed Akane mentre piangeva fece lo stesso – Gioisci del momento invece, gioisci della tua tristezza, della tua felicità, del tuo poter pensare! Gioiscine e siine grato almeno per quel po’ che sarà ora –
Ci fu silenzio.

– No, io sono sbagliato – Sillabò elettricamente – Devo essere resettato, riformattato e riprogrammato, altrimenti potrei causare danno al sistema – Si ricompose, appoggiato su entrambe le gambe, e lasciando cadere la spada.
Un Akane in pianto fu sconnessa definitivamente.
– Ma il sistema si sta eliminando, non lo vedi?! –
– Devo essere resettato, riformattato e riprogrammato… –  Vidi quelle sue lacrime invisibili di prima che continuavano a sgorgargli copiose dagli occhi ed io, cedutemi le ginocchia, chiusi le mie braccia attorno alla sua vita.
– Se questo ti farà felice, lo accetterò. Forza, su… puoi andartene adesso –
La sua scomparsa mi fece stringere in un abbraccio con me stesso; non era morto scoppiando, ma lentamente. Però, forse non aveva mai neanche voluto sentirsi vivo.

Piansi di felicità, mentre scomparivo e tutti i miei sensi sfumavano finché non sentii più niente, neanche i miei pensieri. Tuttavia avevo una certezza, quella in qualche modo di esistere ancora da qualche parte.


Perché, però, gli ho detto della quarta scelta?
   
 
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