È la notte il momento che temo di più.
Quando il Sole muore e io con lui.
Lentamente, inesorabilmente.
Come roccia erosa a poco a poco dall’acqua così anch’io avvizzisco al termine di ogni giorno: è una maledizione silenziosa che aborro più del Nemico stesso, ma alla quale, come a tutte le cose che più si disprezzano, non posso sfuggire.
Essa tarda a palesare i suoi frutti e tuttavia io riesco a scorgerli, al sorgere di ogni nuova alba: piccoli solchi e sottili rughe a increspare la candida pelle che più volte sfiorasti, Aegnor, con quella che credevo devozione. Che bramavo essere venerazione.
Bianche striature a tingere queste ciocche corvine che, con dolcezza, più e più volte accarezzasti.
Solo ora, di notte, sempre, crudelmente, di notte, mi assale la consapevolezza di quanto sciocca, di quanto ingenua, io sia stata. E alle stelle, testimoni silenziose e lontane, affido il più amaro, seppur controllato, dei pianti. Il più straziato e sincero dei canti.
Parla di noi, Aegnor, dolcissimo fra i supplizi. Parla d’amore, di guerra e di rimpianti.
E ora che nulla ha più importanza io darei tutto per riaverti indietro anche solo un giorno.
Prima di recarmi in quel luogo, oltre tutti i luoghi*, dove né canti né ricordi potranno mai raggiungermi.
*Frase presa da ‘Dove non basta il mare’ di Davide Van de Sfross, che ha in parte ispirato questa storia
Note autrice:
Mi ero ripromessa di non pubblicare nulla che non mi convincesse al 100%: non è questo il caso ma la voglia di tornare a dare il mio, seppur piccolo e mediocre, contributo al fandom, si era fatta troppo intensa: di questo ringrazio Kanako91 e Melianar, che con le loro bellissime ultime storie mi hanno dato la carica giusta. E grazie a Mel per le sue parole dolcissime. Spero che ti possa piacere.
Non avevo pensato a un arco temporale preciso in cui ambientare la storia: lo lascio alla discrezione di chi legge, anche se spero si evinca che Andreth non è più giovincella.
Ultima precisazione: il luogo di cui si parla alla fine non ha una valenza fisica vera e propria, fa più riferimento al destino degli Uomini dopo la morte (headcanon, se così si può chiamarlo, condiviso con Melianar e di cui in un certo senso parla anche Aragorn, nelle Appendici).
Ringrazio chiunque abbia letto :-)
Marghe