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Autore: xthestorygoeson    10/05/2017    0 recensioni
"Quel che di più prende Yoongi alla sprovvista sono i grandi, profondi occhi castani che lo fissano con uno sguardo che calzerebbe ad una sirena del giorno d'oggi – che attira i pirati, ammaliandoli fino a portarli alla loro morte."
Alternativamente: l'AU con un ragazzo skater e un gangster che nessuno ha chiesto.
Genere: Generale, Sentimentale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Kim Taehyung/ V, Min Yoongi/ Suga
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: Incompiuta, Violenza
Capitoli:
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Riassunto:


 

Quel che di più prende Yoongi alla sprovvista sono i grandi, profondi occhi castani che lo fissano con uno sguardo che calzerebbe ad una sirena del giorno d'oggi – che attira i pirati, ammaliandoli fino a portarli alla loro morte.



Alternativamente: l'AU con un ragazzo skater e un gangster che nessuno ha chiesto. 


Note (dell'autrice):


 

Sono qui con una nuova fic che farà gioire tutti voi Taegi shippers. O comunque lo spero. Non sarà troppo lunga, al massimo 6 capitoli, tutto pianificato e in attesa. Vi presento qualcosa che prende il titolo da una frase di "Figure It Out" dei Royal Blood e che conterrà titoli dei capitoli presi dalle canzoni degli Arctic Monkeys.

Uns cosa divertente: questo è il capitolo più lungo che abbia mai scritto nella mia miserabile vita e non so come sentirmi al riguardo.

 

Inoltre: dedicato a tutte le bellezze della DaeguLine Network *manda un bacio volante*


 


 


Vedi la fine del capitolo per le note della traduttrice.

 

 

Capitolo 1: Tutte le mie bravate

All my own stunts

 

Seoul è una città di grandi opportunità per chiunque con un sogno in tasca. La frizzante, grande città aveva sempre avuto un'aura allettante per Min Yoongi, un giovane ragazzo di una città come Daegu, dove l'aria era troppo soffocante per far respirare appropriatamente i suoi grandi progetti futuri. Aveva un piano: finire le scuole superiori, fare i bagagli e trasferirsi nella caotica metropoli, dove avrebbe potuto far diventare vere tutte le sue selvagge fantasie. Non aveva un'idea precisa su cosa fare, ma pensava, ingenuamente, che alla fine avrebbe trovato qualcosa per lui. Qualcosa che avrebbe portato fuori tutto quel che Min Yoongi aveva da offrire.

Cinque anni dopo ed eccolo qui, giacca di pelle nera borchiata sulle sue spalle, dei piercings alle orecchie – i nuovissimi acquisti che lo resero davvero fiero erano una pallina di metallo sulla lingua e una barra brillante sul sopracciglio – e i tatuaggi che gli coprivano il corpo come dei lavori d'arte viventi. Seoul aveva offerto al giovane Min Yoongi le opportunità che stava cercando, solo non quel che un ingenuo ragazzo di paese come lui avrebbe pensato all'inizio.

L'uomo camminava a passi lunghi per strada come se fosse sua, i suoi stivali che colpivano l'asfalto freddo, baciato dall'inverno. Beh, più o meno lo era, solo non nel senso stretto della parola. O almeno, era della gang di cui faceva parte. Infatti, poco avrebbe saputo la versione giovane di lui di come Seoul gli avrebbe offerto l'opportunità di cui aveva sognato. Forse non era completamente approvato dalla famiglia o approvato pubblicamente se uno avesse davvero voluto entrare in quel genere di merda politica, ma alla fine della giornata era quello di cui aveva bisogno. Una rendita sicura, un tetto sulla testa, persone su cui potesse contare e l'intera città in suo pugno.

Come era entrato in una gang non è nemmeno una storia così interessante. Aveva cominciato a cercare dei lavori temporanei in un primo momento, persino i più scadenti – addetto alle pulizie part time, volantinaggio, anche quello come cavia da cibo per animali. Il denaro non arrivava facilmente, comunque, e i pigioni a Seoul erano infernali, quindi cercò una strada più proficua. Una volta, mentre lavorava come sostituto giornaliero in un bar, notò un piccolo gruppo di uomini che stavano ovviamente conducendo qualche affere sporco nell'angolo più scuro del posto. Quando il suo turno finì, approcciò il gruppo battibeccante, i suoi occhi che catturarono quel che doveva essere il più doppio fascio di soldi che avesse mai avuto la grazia di vedere. Interruppe la loro conversazione, procurandosi quasi un naso sanguinante, ma alla fine, poiché una cosa tirò l'altra, si ritrovò a spacciare droga per una gang esperta chiamata Bangtan. La disposizione del lavoro sodo di Yoongi e il suo modo di ricavare più soldi dai suoi compratori con belle parole, presto lo portò a scalare i ranghi abbastanza velocemente.

Questa è bene o male la storia di come Min Yoongi diventò una delle figure guida della suddetta gang, andando dal ragazzo di paese, a temuto e rispettato cazzuto. Raggiungere la cima portò anche pesanti responsabilità sulle sue spalle, ma gli portò il privilegio di amministrare il suo tempo e occupazioni giornaliere – niente più essere ordinato qua e là di fare questo o quello ogni volta che arrivava la parola.

Poteva prendersi le mattinate libere, usando il tempo per passeggiare lungo la strada, tenendo sotto controllo le persone che si affrettavano tra gli studenti di scuola media per andare a lavoro prima che il loro capo li licenzi o i proprietari di negozi che aprivano le porte ad avidi maniaci di shopping. Con le mani affondate nelle tasche dei suoi jeans marcia, la testa di capelli tinti tenuta alta.

Raggiunge un incrocio, gli occhi ancora incollati ad un gruppo di ragazzi, età da scuole superiori, che facevano molto baccano vicino ad un caffè. Li sistema con uno guardo piatto, chiedendosi cosa mangiassero i ragazzi di oggi per diventare così fottutamente alti. Mentre era perso tra i suoi pensieri, non vede quello che sembrava per certo un proiettile a misura umana che sfrecciava verso di lui e gli crollava addosso.

L'uomo viene mandato rovinosamente a terra, il sedere che sbatte violentemente contro il pavimento sporco. Geme, il dolore che irradia dai suoi glutei e su per la schiena.

"Mi dispiace tanto!"

Yoongi registra vagamente una voce profonda che si scusa profusamente. Chiude gli occhi un paio di volte per dissipare il dolore persistente della caduta, quando un peso si sposta dal suo petto. Viene faccia a faccia con un ragazzo che indossa una mascherina nera che copriva la parte inferiore del suo viso, un cappello snapback sul capo che tirava indietro i capelli e la sua mano tesa per aiutarlo ad alzarsi. Quel che di più prende Yoongi alla sprovvista sono i grandi, profondi occhi castani che lo fissano con uno sguardo che calzerebbe ad una sirena del giorno d'oggi – che attira i pirati, ammaliandoli fino a portarli alla loro morte. Accetta burberamente la mano offerta, levandosi in piedi. Si pulisce i pantaloni di pelle dalla sporcizia, puntando il ragazzo con uno sguardo omicida.

"Guarda dove cazzo vai." Yoongi sbraita, i denti scoperti e gli occhi penetranti quanto un pugnale.

L'uomo chiaramente più giovane si gratta timidamente la nuca, spostando lo sguardo a terra. "Sì, mi dispiace..." ripete in un tono sommesso.

Yoongi agita la mano, come a dimettere l'altro, che si affretta ad afferrare il suo skateboard fastidiosamente rosso e va via nella direzione opposta.

Che cazzo di modo per cominciare la giornata Pensa, già temendo la difficoltà nel sedersi su qualsiasi tipo di superficie solida per i giorni a seguire. Non solo i ragazzi di oggi erano troppo alti per il loro stesso bene, erano anche fottutamente sbadati.

Riprendendo la sua andatura, finisce il suo turno di pattuglia – o meglio, la sua passeggiata giornaliera per trasformarsi nell'uomo anziano dentro di lui – arrivando al quartier generale della gang una manciata di minuti più tardi del solito. Saluta tutti quelli che lo incrociano, camminando lungo i corridoi e prendendo l'ascensore all'estremità dell'edificio. Scende al quinto piano, bussando su una porta di legno decorata con una bella targa d'oro, leggendo orgogliosamente Sala Principale. Dall'interno, qualcuno gli accenna di entrare. Yoongi spalanca la porta, notando immediatamente un odore acre.

"Merda, Hoseok, stai di nuovo fumando erba nella sala principale?"

Dall'altra parte della stanza, comodamente sdraiato su un divano rosso, Hoseok alza la testa, con un sorriso idiota sulla sua faccia ugualmente idiota. Alza la mano sinistra, esibendo lo spinello tenuto saldamente tra le sue dita. 

"Anch'io sono felice di vederti, Yoongi" scherza.

"Vaffanculo. E almeno apri una finestra, Jungkook e Jimin saranno qui tra poco." Yoongi geme, cadendo sulla sua poltrona di pelle preferita, posizionata proprio accanto alla libreria.

"Cosa, hai paura che Pincopanco e Pancopico prendano delle brutte abitudini?" Hoseok fa un sorrisetto, ma ciò nonostante si alza in pedi per rimandare il suo caffè personale Yoongi, sai che la caffeina davvero non è abbastanza per me.

Neanche a farlo di proposito, Jimin e Jungkook entrano rumorosamente dalla porta, salutando allegramente i loro hyungs. I due ragazzi più giovani erano entrati a far parte della gang non troppo tempo fa. Namjoon li aveva trovati in uno squallido vicolo nel quartiere a luce rossa, vendevano i loro corpi per una somma misera. Li ha presi subito con sé, offrendo loro un posto sicuro e un mezzo per scappare dalle loro vite sporche. All'inizio, Jimin e Jungkook se ne stavano per conto loro, difficilmente parlando con qualcuno al di fuori dell'altro. Ad ogni modo, alla fine cambiarono idea, aprendosi sempre di più, mostrandosi per quello che erano. Quando Yoongi li guardò vide il vecchio sé, il ragazzo di campagna perduto nel caos della grande città e in cerca di qualcosa, qualsiasi cosa da stringere nelle sue ansiose mani. Si sentì come se dovesse proteggerli, anche se suonava altamente ipocrita da uno che lavora per una gang. Ma era così che si sentiva, e niente avrebbe cambiato ciò.

 "Ciao, Yoongi-hyung!" Jungkook lo approccia, Jimin era seduto accanto ad Hoseok e gli stava passando una tazza di caffè. Hoseok sorride, accettando l'offerta dalle mani del ragazzo e prendendone un sorso (Yoongi sa quanto Hoseok odi il caffè, ma lo beve comunque ogni volta che Jimin gliene porta un po').

 "Hey, Jungkook. Sai dove sono Namjoon e Seokjin?"

 "Ummm... Non ne sono sicuro. Penso stiano ancora sistemando un affare con un cliente abituale straniero."

Kim Namjoon è il leader della gang, un individuo temuto, preceduto da una nota fama. I suoi nemici non sanno che è letteralmente inutile se separato da il suo secondo in comando, Kim Seokjin, figlio di una ricca famiglia e baby sitter di Namjoon a tempo pieno. Non è che il leader non sapesse come amministrare lavoro e affari. Oh, no, era un maledetto genio, ragione per cui era salito alla posizione più alta ad una così gioane età. Tuttavia, il leader dei Bangtan era un pericolo patentato per se stesso. Era capace di maneggiare un coltello per minacciare coloro che non gli portavano il pagamento dovuto, ma non riusciva ad usarne uno per tagliare le cipolle senza immediatamente tagliarsi la mano a metà. E questo è il motivo per cui Seokjin era lì più o meno 24/7, accanto a lui. Era un ragazzo dolce, aveva un viso così bello che avrebbe potuto fornirgli un posto nelle compagnie di intrattenimento più famose, eppure era un malvivente spietato. Aveva sparato a bruciapelo più persone che Yoongi potesse contare, ma cucinava comunque le torte per il compleanno di tutti, insistendo che indossassero degli stupidi cappellini da festa.

 Se Yoongi ci pensasse, realizzerebbe che era letteralmente circondato dal più demente gruppetto esistente. Tuttavia non scambierebbe i membri dei Bangtan per nessun altro.

 

 


 

 

Quella mattina, l'aria soffiava più fresca del giorno prima. Yoongi indossava ancora il suo completo di pelle – giacca, pantaloni, stivali – ma optò per infilarsi in una grande sciarpa. Fanculo se rovinava la sua immagine, non voleva morire di ipotermia. Percorre la strada alla stessa andatura tranquilla, notando come il freddo avesse costretto molte persone a lasciar perdere l'andare a lavoro a piedi, e invece prendere la loro auto. Lui ce l'ha un'auto, una bella per giunta, ma la tira fuori solo per le occasioni importanti – come fare l'esibizionista ad una festa.

Raggiunge lo stesso incrocio dove il giorno prima era incorso nell'orrendo scontro con quell'alto ragazzo skater. È ancora in lutto per la condizione del suo sedere quando gli accade qualcosa come un déja-vu. Un proiettile umano sfreccia verso di lui, gli sbatte contro e lo spedisce a terra. Di nuovo.

"Merda..." Yoongi è sicuro che se i culi avessero le ossa ormai le avrebbe rotte.

"Oh mio Dio, mi dispiace così tanto, giuro che non lo sto facendo di proposito!" La stessa voce profonda raggiunge le sue orecchie. Alza lo sguardo da una felpa con la scritta Thrasher, dove la sua faccia era stata spinta, riconoscendo lo stesso maledetto ragazzo del giorno prima. Per qualche motivo il mondo ce l'aveva con lui? Era perché la settimana scorsa aveva scaricato l'erba di Hoseok nella toilette?

 Il ragazzo alto tende la mano, ma questa volta Yoongi la spinge via. Si tira in piedi da solo, guardando il ragazzo dall'alto in basso: lo stesso cappello, la stessa mascherina, lo stesso detestabile skateboard rosso. E anche gli stessi occhi profondi che non battono ciglio. C'è uno zaino appeso a vanvera su una delle sue spalle, ancora mezzo aperto con i libri che facevano capolino. Doveva essere uno studente del college o qualcosa di simile.

Yoongi lo beffeggia. "Togliti dalla mia cazzo di faccia." Non era davvero dell'umore per avere a che fare con qualsiasi cosa quella mattina. Il freddo stava mordendo le sue dita e adesso sentiva congelato anche il suo di dietro. Che giornata.

Il ragazzo gli si inchina, indirizzandogli quello che Yoongi pensa sia un sorriso, prima di sfrecciare via praticamente alla stessa maniera del giorno precendente.

Comunque sia, come dice il detto, la sfortuna arriva sempre a tre a tre. E lui ha un fottuto grosso casino di sfortuna negli ultimi giorni, quindi non è veramente una sorpresa quando il mattino seguente lo stesso ragazzo skater gli sbanda addosso. Yoongi dovrebbe forse investire su un'assicurazione per il culo?

"Mi... Io non... Giuro...!" A quel punto il ragazzo alto era diventato un disastro balbuziente che si agitava per aiutare l'altro a pulirsi la giacca.

Min Yoongi ne aveva avuto Abbastanza. Con la A maiuscola.

"Cazzo...! Ragazzo, hai una dannata idea di chi sono io?" tuona lui.

Sta fumando dalla rabbia. Ma l'altro ha l'audacità di smettere di preoccuparsi della giacca dell'uomo, prima di levare il viso, abbassare la mascherina e sorridergli. Inclina la testa di lato, afferrando la manica dello zaino con la mano.

"No, ma potresti parlarmi di te davanti ad una tazza di caffè." il ragazzo gli fa un gran sorriso, facendo scintillare i suoi denti bianchi.

 Yoongi trasalisce, l'invito inaspettato lo aveva colto di sorpresa per un momento, prima di tornare fermamente a scuoiare il ragazzo vivo con lo sguardo.

"Vaffanculo." sbraita "Meglio che tieni a freno la lingua." va via con un passo pesante, con la voglia di mettere quanta più distanza possibile fra lui e la fonte di tutti i suoi dolori quando si siede di recente.

Avanza, le gambe lo portano di nuovo al quartier generale. Cammina nei corridoi in modo altero, va su per l'ascensore e via nella sala principale.

"Woah, qualcuno ti ha lasciato all'altare?" considera Hoseok, alzando le mani dalla sua Remington magnum preferita che stava lucidando.

 "Non ti permettere, Hoseok. Non permetterti nemmeno di cominciare."

Yoongi punta il suo dito accusatorio contro l'amico, che alza le mani con un sorriso docile.

 "Giornataccia?"

 "La cazzo di peggiore."

 

 


 

 

Di solito Yoongi sarebbe il tipo da essere orgoglioso di avere ragione la maggior parte delle volte. Era bravo a leggere le persone, sapendo quando gli affari sarebbero andati particolarmente bene o avrebbero avuto bisogno di una spintarella in più; era bravo a leggere il tempo, sapendo sempre quando portarsi un ombrello o indossare maglie più leggere. Era bravo, e questo era il motivo per cui aveva sempre ragione.

Ma come avrebbe potuto sapere che il giorno peggiore doveva ancora arrivare?

Mentre era fuori per la sua passeggiata mattutina, una volta raggiunto il famigerato incrocio, si assicura di fermarsi proprio prima dell'angolo dell'edificio, sbirciando da dietro di esso. Nessun ragazzo skater in vista – anche se le persone che gli passavano accanto lo stavano guardando confusi. Si sposta dal muro, ritenendo sicuro proseguire.

Nemmeno un paio di passi dopo, un suono familiare gli si avvicina. È il suono di piccole ruote che rullano sul marciapiede accidentato. Yoongi sussulta quando una voce profonda risuona dietro di lui.

"Sei ancora disponibile per quel caffè?"

Si gira su se stesso, venendo faccia a faccia con il ragazzo skater.

 Quel giorno non indossava la solita mascherina, ma portava ancora il suo snapback e la sua felpa larga. Stava sorridendo in modo strano, era un sorriso a forma di scatola.

"Mi prendi in giro?" Yoongi non era per gli scherzi, o almeno non quelli diretti a lui.

L'altro scuote la testa, il sorriso era ancora lì e aveva uno sguardo gioioso nei suoi occhi. "Nope." dice, facendo risuonare la parola con la bocca. "Volevo scusarmi per... Sai." Sì, Yoongi sa. "Quindi ho pensato di offrirti un caffè? Se tra l'altro ti piace? Sembri un tipo a cui piace però." Il ragazzo a questo punto stava farneticando.

L'uomo più grande corruga le sopracciglia, cercando di registrare tutto quel che veniva fuori dalla bocca dello skater. "No" dice, semplicemente.

Il ragazzo si ferma sui suoi passi. "No? Intendi, non ti piace il caffè? Possiamo optare per il thè, non mi cambia davvero-" Yoongi lo interrompe.

"No, intendo, stai alla lontana da me o brucio il tuo skateboard."

Ed eppure il tono minaccioso non serve a far sparire le riflessioni del ragazzo. Sorride ancora. "Ah, sarebbe davvero sconveniente, è il mio solo mezzo di trasporto."

Yoongi lo schernisce. Chiude la bocca, la risposta sulla punta della lingua. Meglio non dare al ragazzo una scusa per continuare a tormentarlo. Riprende il passo, dirigendosi verso l'edificio della gang come ogni altro giorno, quando un grido lo raggiunge. "Sono Taehyung, comunque!"

Non si volta, non smette nemmeno di camminare. Gli angoli della sua bocca non si curvano neanche. E se è successo, Yoongi di certo se ne pente il giorno dopo quando Taehyung, ragazzo skater e, secondo la sua opinione, tormentatore part-time, lo raggiunge sullo skate, bombardandolo con la serie di domande più stupide che l'uomo avesse mai sentito.

"I tuoi stivali solo fatti di pelliccia di foca? Sai che è illegale, vero?"

"Quello è il tuo colore naturale di capelli? Una volta ho letto di questo ragazzo nato con i capelli viola, non è strano?"

"La tua pelle è così pallida perché sei segretamente un vampiro?"

Yoongi smette di camminare. Per tre giorni il ragazzo aveva continuato a molestarlo con le domande. Ogni giorno lo seguiva per un paio di minuti prima di augurargli buona giornata e allontanarsi con lo skate, dicendo che doveva arrivare in classe per tempo.

Si volta, livellando Taehyung con uno sguardo indifferente.

"Se accetto il tuo invito per il caffè" – Yoongi comincia – "ti toglierai dal cazzo?"

E come se gli fosse appena stato detto che regali avrebbe ricevuto a Natale, gli occhi del ragazzo si illuminarono quasi in un modo affettuoso. Quasi.

"Quindi ti piace il caffe?!"

Yoongi sbuffa. "Sì, mi piace. Ora fammi strada o cambierò idea."

Taehyung si affretta a raccogliere il suo skate, mettendolo al sicuro sotto il suo braccio e facendo strada verso il piccolo caffè dall'altra parte della strada. Era un posto particolare, piccolo, qualcosa che Yoongi aveva visto di svista più di una volta per la copiosa quantità di coppie che si accalcavano lì dentro. Si sentiva un po' nauseato.

"Qui. Davvero?" chiede in un tono secco.

L'altro gli tiene la porta aperta, Yoongi cammina a grandi passi nel negozio. "Che c'è? E' carino."

Il posto non è affollato come tende ad essere di solito, infatti erano gli unici clienti al bancone – c'era un'altra coppia che chiacchierava ad un tavolo vicino alla finestra. Yoongi osserva i mobili, scrutando il rosso e il marrone tenui di tavoli e sedie. Rivolge lo sguardo ai menu, notando quel che è definitivamente qualcosa che gli piace e anche forse il prodotto più costoso sulla lista.

Taehyung sta ancora contemplando le bevande quando la barista dietro il bancone li saluta, chiedendo i loro ordini. Lui le sorride, chiedendo qualcosa troppo dolce e zuccherato per i gusti del più grande. Quando è il turno di Yoongi, la signora lo guarda con uno sguardo di preoccupazione nei suoi occhi, avendo definitivamente notato il suo completo e i vari sfoggi di pierciengs e tatuaggi. Comunque sia, non perde tempo prima di ordinare, e la barista batte alla cassa.

"Hyung, è troppo costoso! Sono uno studente di college al verde, non una banca di credito!" Taehyung si lamenta, raschiando il fondo del suo portafogli prima di consegnare il conto.

"Ti sta bene, ragazzo." Il sapore della vendetta è amaro quanto il caffè più costoso sul menù di quel caffè, Yoongi pensa tra sé e sé.

Si siedono ad un tavolo all'estremità del negozio, aspettando che gli ordini fossero pronti.

"Non mi hai detto il tuo nome." Taehyung incrocia le braccia sul tavolo, piegandosi un po' in avanti.

"È Yoongi." dice l'uomo, tracciando le sue nocche ruvide con le dita.

L'altro mormora comprendendo, puntandolo con quei suoi occhi scuri.

"Cos'è che fai nella vita, Yoongi?" chiede lui, lo sguardo irremovibile.

"Roba."

Taehyung mormora di nuovo. Calcia leggermente il suo skate poggiato sotto la sedia.

"Sei un malavitoso?" C'è un luccichio nei suoi occhi, un misto tra gioa e scherzosità.

Yoongi lo fissa a lungo, giocherellando con i piercings sul lobo del suo orecchio destro. Ma, prima che potesse aprir bocca, la barista li chiama per prendere i loro ordini. Taehyung si alza, facendogli segno di non muoversi. Poi torna, con due tazze di liquido bollente tenute saldamente tra le sue mani.

Casualmente come la domanda è spuntata, se ne è andata, evaporata dalla memoria del più giovane o lasciata perdere di proposito, Yoongi non lo sa. In ogni caso la conversazione sembra orientarsi verso gli interessi e gli studi di Taehyung. Studia Arti Dello Spettacolo, il suo sogno è diventare, un giorno, un grande attore. Gli piace andare in skateboard, e ha cominciato alle scuole superiori, grazie ai suoi amici. Suona il sassofono e mette il latte nella sua tazza prima di aggiungere i cereali – a sentire questo Yoongi è più che disgustato.

La conversazione va avanti per un po' di tempo, Taehyung gesticolava sfrenatamente, spiegando un concetto a caso, e Yoongi faceva delle smorfie o manteneva un'espressione neutrale. Ad un certo punto, comunque, si ritrova quasi a ridere quando il ragazzo comincia a raccontare di una sua disavventura, con un grande sorriso a forma di scatola sul suo viso.

"Sì, questo è il motivo per cui solo adesso mi è permesso avere un cane." Finisce la sua storia, con uno sguardo imbarazzato.

"Incredibile." mormora Yoongi, rigirandosi la tazza di caffè finita già da molto tra le mani.

Taehyung guarda l'ora sull'orologio appeso al muro di fronte. "Sembra che debba andarmene. Ho le lezioni tra mezz'ora."

Si alzano per gettare via il loro ciarpame prima di uscire dal negozio.

Yoongi fissa il ragazzo per un po' prima di parlare. "Quindi, mi lascerai in pace d'ora in poi?"

Taehyung sogghigna, lanciando a terra lo skate e salendoci sopra. "Mmm, chissà." Poi si allontana, le ruote che sfrecciavano contro il cemento e la sua risata che riverberava nell'aria.

"Oh mio Dio..." L'uomo si prende la faccia tra le mani, maledicendo il giorno in cui ha incontrato Taehyung e il suo stupido sorriso.

Infatti, fedele alla sua frase enigmatica, il ragazzo raggiunge Yoongi in skate anche il giorno seguente. L'unica differenza è che porta due bicchieri tra le mani, porgendone uno all'altro uomo.

"Non sapevo cosa prenderti, quindi ho preso questo. Spero che non ti dispiaccia troppo."

Il più grande guarda Taehyung a bocca aperta, allungandosi goffamente per prendere il bicchiere già tesogli. Ne prende un sorso, assimilando il liquido bollente troppo dolce per i suoi gusti, ma non così male dopotutto.

"...È dolce." Borbotta.

Lo skater ride, le spalle scosse su e giù. "Ah, ho pensato che l'avresti detto."

E in qualche modo, una strana routine tra i due è nata. Yoongi che fa la sua camminata mattutina, gli stivali che calpestano l'asfalto, il viso impostato nel suo consueto cipiglio. Impreca contro gli stessi ragazzi troppo alti e i lavoratori affrettati, arrivando all'incrocio. Questa volta però, invece di far familiarizzare il suo culo col pavimento, trova Taehyung che lo aspetta con due bicchieri di caffè troppo dolce e un gran sorriso sul suo viso.

Per qualche ragione, Yoongi non maledice quanto prima il giorno in cui ha incontrato il ragazzo.

 

 

 

 

 

Note (della traduttrice):

Questa fanfiction è una traduzione di Stuck On You (And Still I'm Here) di  su Archive Of Our Own. Ho chiesto il consenso dell'autrice prima della pubblicazione.

 

Ho letto la fanfiction tempo fa e mi era piaciuta, ho cominciato a tradurla per noia in classe, poi ho capito che la cosa mi piaceva e ho continuato.

Se vi è piaciuta vi prego di lasciarmi la vostra opinione al riguardo con una recensione, riferirò tutto all'autrice; mi farebbe anche piacere sapere cosa ne pensate della traduzione - se è scorrevole o se notate qualcosa che suona strano in italiano.

Ho letto la fanfiction tempo fa e mi era piaciuta, ho cominciato a tradurla per noia in classe, poi ho capito che la cosa mi piaceva e ho continuato. Se vi è piaciuta vi prego di lasciarmi la vostra opinione al riguardo con una recensione, riferirò tutto all'autrice; mi farebbe anche piacere sapere cosa ne pensate della traduzione - se è scorrevole o se notate qualcosa che suona strano in italiano. Mi dispiace per gli eventuali errori di battitura o di traduzione, quando ho postato il capitolo internet andava lento, ho cercato di correggerli tutti!

Posterò il secondo capitolo appena possibile, grazie se siete arrivati fin qui. Alla prossima gurls!

- Shinobu_ (presto blackminbeauty, se il carissimo EFP si decide a fare il cambio di nickname)

 

  
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