Nessuno nasceva con l'oscurità nel cuore e nell'anima, non veramente.

Ardyn non faceva eccezione.

Come tutti i Lucis Caelum doveva portare la luce nel suo regno, anzi. Futuro regno, in quanto non era ancora re; si prospettava un degno sovrano, poiché era molto gentile e benevolo con la sua gente, grazie al suo dono non esitava ad aiutare gli altri.

La condizione per cui aveva una predilizione era salvarli dai daemon, assorbendoli come una sanguisuga positiva, senza però accorgersi di aver iniziato la propria autodistruzione – o, se n'era consapevole, non gli importava. Ardyn salvava tutti dall'oscurità, ma chi salvava Ardyn?

Era diventato immortale.

L'avevano screditato dal ruolo di futuro sovrano, in quanto il suo corpo e il suo animo erano ormai impuri e, di conseguenza, indegni della luce del Cristallo, accusandolo di essere un daemon lui stesso.

Oramai l'unica emozione che provava era odio e vendetta nei confronti dei Lucis Caelum, soprattutto in quelli dell'ultimo rimasto, Noctis. Inutile dire che era anche il solo capace di liberarlo dalla sua maledizione.

Il solo modo per ucciderlo richiedeva l'elezione di Noctis tramite la luce del Cristallo e la protezione dei suoi avi, per questo non l'aveva ucciso quando ne aveva avuto l'occasione e atteso dieci anni. Cinque, dieci, cinquanta, cento anni non cambiavano nulla a Ardyn, dopotutto aveva tutta un'immortale vita davanti.

L'essere umano era un ingenuo; ambiva all'immortalità, eppure non comprendeva il doppio taglio capace di farlo sanguinare. Era come vivere numerose e infinite vite, le quali finivano in cenere e con le sembianze delle persone amate – per come uno come Ardyn potesse farlo, inghiottito com'era dalle tenebre.

Ardyn aveva sfruttato soprattutto Noctis e il suo gruppo, ne era consapevole, e continuava a farlo anche dopo dieci anni, come se fossero soltanto delle marionette di cui lui stesso era il sadico marionettista, intento a farli muovere in un macabro e mortale spettacolo chiamato vita. Facendo sentire il protagonista di quella messinscena inutile, indegno di portare la luce che avrebbe dovuto portare il marionettista secoli or sono fa.

Questa volta potrai riposare in pace. Chiuderai gli occhi... per sempre.

Oh, Noct.

Sei sempre stato così ingenuo che, uccidendolo nell'Aldilà, avevi soltanto fatto e donato soltanto quello che ambiva per tutto quel tempo, la liberazione.

Chi lo sa se la storia si ricorderà di Ardyn Lucis Caelum.

Chi lo sa come verrà ricordato.

Peccato che non potrai riferirglielo, Noct.

Le vostre vite si sono concluse insieme. In simultanea.

Il sipario dei Lucis Caelum si abbassava, lo spettacolo era finito.

Angolo autrice:

Questa fiction nasce da una mia piccola analisi su Ardyn e dalla visione di un gameplay privo di commenti, ergo non so quanto accurata possa risultare, ma necessitavo di scrivere una fiction su di lui, la quale sono riuscita a tirar fuori dopo un mese e undici giorni(?) che ho finito i gameplay. Per sicurezza però mi sono rivista le sue ultime scene, per timore di aver scritto robe campate per aria e avere una conferma sull'ultima citazione di Noctis, anche perché quando l'avevo scritta ('sta fic) non avevo il tempo di potermi fermare a guardare e analizzare la situazione in maniera logica e con la sua mentalità(?).

Enniente, spero che vi sia piaciuta, grazie per averla letta! ;w; *Si inchina, portandosi il cappello all'altezza del cuore* Bye, byeeeee!

Ps: Giuro che quel saluto, eseguito in quel modo, non è casuale. Forse Ardyn mi è entrato un po' nel mio cervellino bacato.