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Autore: Khailea    15/05/2017    0 recensioni
Un'avventura action con trame avvincenti e personaggi unici e caratteristici!
Saghe appassionanti e ricche di colpi di scena, special divertenti e di ogni genere!
Unisciti alle stravaganti avventure degli studenti della Werewolf Shadow!
I personaggi di cui si parla in queste storie sono inventati da un gruppo di role chiamato Werewolf's Shadow 2.0.
Questo è il secondo progetto di fiction scolastica del gruppo fatto con l'approvazione dei suo componenti.
Non ci sono collegamenti con il precedente progetto e la trama é molto diversa.
Il logo del lupo appartiene al nostro gruppo esattamente come i personaggi e l'ambientazione.
Se volete unirvi a noi potete fare richiesta qui https://www.facebook.com/groups/660949357417726/members/
Genere: Azione, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Personaggi in questo capitolo:
Jack
Daimonas
Ailea
Khal
Lighneers
Zell
Astral
Lacie
Hope
Grace
Milton
Seraph
Alexander
Johanna
 
Fuoco, fuoco ovunque, in meno di un secondo tutto intorno ai tre ragazzi si era trasformato in un inferno.
Il tetto iniziò a crollare in pochi secondi dividendo la stanza, di questo però Daimonas quasi non se ne accorse.
Il fuoco, tutto tranne il fuoco, per un istante la sua mente era stata vuota, come se avessero spento la luce, poi lo shock era passato ed era subentrato il terrore.
-AAAAAAAAAAAAAAAH!-
Il ragazzo iniziò ad urlare in maniera incontrollata, cadendo a terra provocandosi alcune ustioni, se c'era qualcosa che temeva era proprio il fuoco, non riusciva a controllarsi di fronte ad esso, troppo dolore, troppi ricordi che avrebbe preferito dimenticare.
Certe volte le coincidenze erano talmente irreali da sembrare ridicole, non solo era circondato da delle fiamme ma sentiva anche i costanti morsi della fame che lo facevano piegare in due.
Le fiamme aumentavano sempre di più come le sue urla di dolore e paura.
Khal nel frattempo non appena aveva capito il piano del ragazzo ed il soffitto era crollato si era spinto contro un punto debole della parete rompendola, riuscendo così a scappare.
Non gli interessava del ragazzino anzi, era felice di poter sentire le sue urla agonizzanti, unito al pensiero di sapere che sarebbe morto tra le fiamme.
Velocemente s'inoltrò nella foresta in modo da sfuggire al nemico, anche se in parte era certo che anche lui presto sarebbe morto, in quel momento doveva solo pensare a se stesso, ed in caso, più tardi trovare Ailea.
Non gli passò quasi nemmeno per la testa la vita di Alexander, in parte perché pensava che se anche l'avessero attaccato si sarebbe saputo difendere, ma anche perché non era tra le sue priorità in quel momento.
All'interno della capanna intanto la situazione stava peggiorando, le fiamme avanzavano sempre di più e Daimonas non dava cenni di calmarsi o di riuscire a scappare, se si fosse calmato certamente ci sarebbe riuscito, ma in quel momento non riusciva nemmeno a muoversi.
Jack era rimasto fermo per tutto il tempo, aveva visto sia il biondo allontanarsi che il castano impazzire, lo guardava urlare come un disperato e più lo guardava più non trovava giusta quella situazione.
Se aveva fatto tutto ciò era sì per un motivo valido...ma non poteva certo dire d'andarne fiero.
Tuttavia i "patti" erano stati questi...potevano però esserci delle scappatoie no?
Avanzando verso il castano lo afferrò per entrambe le braccia, il ragazzo era tanto gracile quanto leggero fortunatamente, riuscì a trascinarlo dall'altra parte della stanza appena prima che il passaggio aperto dal biondo si chiudesse sotto il peso delle macerie che stavano bruciando.
Dopo essersi allontanato di qualche metro, entrando nella boscaglia, Jack si fermò, lasciando il ragazzo accanto alle radici di un albero, questo aveva smesso d'urlare così non ci sarebbe stato il pericolo di attirare l'attenzione di qualcuno.
Ma lui non poteva stare lì, avrebbero potuto vederlo.
Come era arrivato se ne andò velocemente, girandosi appena per accertarsi il ragazzo stesse più o meno bene, non l'aveva salvato per qualche nobile motivo o perché aveva il cuore puro, semplicemente se poteva non stare al gioco di quei bastardi lo faceva.
 
Tutto era accaduto in meno di un attimo, il soffitto aveva ceduto, le travi stavano cadendo sulle due ragazze, ed il nemico era scappato.
In un primo momento Lacie avrebbe voluto seguirlo, con la sua agilità non sarebbe stato difficile, se fosse scappato avrebbe potuto mettere in pericolo Astral e non se lo sarebbe mai perdonato.
Mentre pensava a questo però non si accorse che una trave stava cadendo esattamente sopra di lei, in quel momento sentì qualcuno spingerla, dopo di che il nulla.
Per qualche minuto Lacie restò svenuta in mezzo a quelle macerie, aprendo lentamente gli occhi vide che queste si erano accatastate sopra di lei in modo che non la schiacciassero completamente, aveva vari lividi e graffi ovunque ma almeno tutte le ossa erano al proprio posto.
Ringraziando la propria stella scivolò in mezzo al cumulo, uscendo facilmente grazie alla sua agilità.
L'intera capanna era distrutta ed il ragazzo era scappato, e Ailea...
-Nya Ailea?Ailea dove sei nya!-
Rimase in attesa qualche istante prima di sentire un boccheggiare dolorante provenire da sotto altre macerie, fortunatamente il suo udito era abbastanza sviluppato da averle fatto capire subito dove si trovasse, spostando altri detriti trovò la ragazza ma ciò che vide la fece pietrificare.
Ailea era a terra, con una parte della trave di legno conficcato nello stomaco, del sangue le usciva dal naso e dalla bocca, gli occhi erano spalancati e le mani tremavano.
Subito Lacie le si avvicinò ma non aveva idea di cosa fare, aveva paura di ferirla ulteriormente, se avesse rimosso l'oggetto forse avrebbe iniziato a perdere una grande quantità di sangue ed in quel caso sarebbe morta.
Era tutta colpa di quel tipo.
-N-nya Ailea...-
Delle lacrime iniziarono a scorrerle lungo le guance, sentiva dentro di sé un grande senso di colpa, unito ad altrettanta paura e rabbia. I suoi occhi a causa di questa divennero leggermente rossi e sulle mani comparvero dei peli di gatto, le unghie si fecero più spesse e dalla sua gola iniziò a provenire un ringhio.
-Ssssh...-
Ailea aveva avvicinato una mano alla sua gamba muovendo lentamente la mano per tranquillizzarla, sentiva un intenso dolore che le impediva quasi di parlare, avrebbe voluto urlare ma piuttosto si sarebbe tagliata la lingua, se avesse attirato l'attenzione di qualcuno questi l'avrebbero uccisa, e non poteva contare sull'aiuto di Lacie.
Anche l'altra sapeva che erano i grave pericolo, e forse anche Astral lo era, doveva assolutamente trovarlo ed aiutarlo, non se ne sarebbe più separata dopo quell'avventura.
-Ailea, mi dispiace nya...-
Afferrando la parte inferiore del legno appoggiò i propri artigli, tagliandone una buona parte con un colpo secco, l'urto provocò in Ailea altrettanto dolore ma almeno in questo modo aveva ridotto lo spessore dell'oggetto.
Attorno a lei non sembrava esserci nulla che potesse aiutarla.
-Ti porterò via nya.-
Con particolare lentezza iniziò a sollevarla prendendola in braccio, in quel momento notò altri detriti nelle gambe della ragazza ma sembravano di minore importanza. Erano abbastanza vicine al bosco almeno, in questo modo poteva trovare un nascondiglio per la compagna.
-Nya Ailea non morire ok?-
Ailea rise appena alla richiesta della ragazza, non aveva intenzione di farlo ovviamente, mentre lasciava che la trasportasse cercò di riflettere su un qualche piano, ma aveva la testa che le scoppiava ed il fischio delle orecchie non migliorava la situazione.
 
 
Astral fece la cosa che gli pareva più sensata in quel momento, alzò la pistola sparando due colpi, facendo così cadere dei detriti sul nemico che si distrasse, in quel preciso istante afferrò Milton e uscì dalla porta, correndo il più velocemente possibile.
Dietro si sé sentiva le imprecazioni dell'altro e sentiva chiaramente che li stava seguendo, non osava tuttavia girarsi, limitandosi a continuare a guardare davanti, per lo meno non sembravano esserci altri nemici, almeno quello era un sollievo.
Nel folto della vegetazione ebbe altri motivi per rallegrarsi, quel bestione era certamente forte ma la sua stazza ingombrante era un bello svantaggio lì in mezzo, poteva anche vivere su quell'isola ma non per questo poteva sapersi muoversi velocemente.
Fu su quello che puntò tutto il ragazzo.
Milton nel frattempo aveva una chiara visuale dell'uomo che li stava seguendo, aveva uno sguardo furioso e la bava alla bocca, sembrava un animale e vederlo avvicinarsi le faceva gelare il sangue, riuscì a non piangere solo per il terrore che la paralizzava.
Avrebbe tanto voluto che Daimonas fosse lì con lei, ed avrebbe voluto sapere come stava, non aveva perso un istante la sua rosa e per sicurezza la stringeva tra le mani tenendola vicino al petto, non voleva che quel mostro gliela prendesse.
Ad un certo punto Astral cambiò improvvisamente strada, girando dietro un grande albero andandosi a sistemare in uno spazio coperto di liane, alcune le colpirono la testa ma non ci fece caso, ciò che la stupì invece fu quando il ragazzo si gettò a terra contro le grandi radici di un albero.
Il piano di Astral era far credere a quel bisonte che stessero ancora correndo, se avesse fallito sarebbero certamente morti.
Sentirono i veloci passi ed i versi dell'uomo farsi sempre più vicini, fino a quando non lo videro passare loro accanto come una furia, tanto preso dalla sua ricerca che non si accorse nemmeno di loro.
Passarono vari minuti in silenzio trattenendo il fiato prima che Astral decidesse di alzarsi, senza dire nulla riprese Milton in braccio e prese a correre nella direzione opposta.
-Se lo vedi arrivare dimmelo, mi fido di te.-
Le disse in un sussurro, lei annuì decisa, spostando lo sguardo ovunque per accertarsi andasse tutto bene, aveva paura ma voleva vivere, voleva rivedere Daimonas.
 
 
Non c'era tempo di chiedersi come avessero fatto a non notarlo, quel secondo di tempo in cui le bombe avrebbero impiegato ad esplodere era la loro unica speranza.
La porta era troppo lontana, entrambe le ragazze decisero nello stesso istante e senza dirsi nulla di puntare tutto sulla parete dietro di loro.
Questa almeno era fatta soprattutto di paglia ed il peso delle due riuscì a romperla appena in tempo.
Grace e Seraph rotolarono per qualche metro sui sassi attorno alla capanna ma non appena furono in piedi entrambe presero a correre verso il bosco, non perché stessero scappando dal nemico, ma perché avevano capito che la loro conoscenza di quella situaizone era pari a zero, dovevano allontanarsi il più possibile e poi capire come agire. Dietro di loro sentirono varie esplosioni ed un forte calore bruciare le loro schiene.
Seraph era più interessata a questo, a rivendicare il suo onore intaccato da quel ragazzo e a spargere il sangue dei suoi nemici lungo tutta l'isola, Grace invece voleva ritrovare Johanna e Hope, era molto preoccupata per le due, quasi più di quanto lo era per la ragazza accanto a lei, non sapeva però in quale capanna fossero, o se erano scappate anche loro da qualche parte.
L'isola per lo meno non era così grande da rendere il loro ritrovamento impossibile, a farlo però era il numero di nemici contro cui avrebbe dovuto imbattersi, non era come agli allenamenti, lì non c'era il suo capo ad aiutarla quando la situazione diventata troppo rischiosa, lì sarebbe potuta veramente morire e ciò le fece venire un nodo allo stomaco.
Corsero fino ad arrivare in una zona con molti meno alberi del previsto.
-Fermiamoci qui.-
Disse ferma Seraph, Grace la guardò come se fosse impazzita.
-Stai scherzando vero?Non ci sono abbastanza alberi dove nasconderci, ci troverebbero subito.-
-Se andiamo in un punto in cui ce ne sono troppi allora si che non avremo speranze. Non riusciremmo nemmeno a vedere da che parte arrivano i nemici.-
-Ma almeno avremo un posto dove nasconderci, e dobbiamo anche trovare gli altri.-
-Se la caveranno, prima di tutto dobbiamo annientare il nemico.-
L'impressione che entrambe avevano era quella di parlare con un muro, una voleva un nascondiglio sicuro e ritrovare i compagni, in questo modo avrebbero avuto più braccia per lottare e più sicurezza, l'altra invece era fermamente convinta fosse meglio stare in un punto in cui fosse facile capire da che parte arrivassero i nemici, e che era meglio uccidere prima un nemico pericoloso in modo da non doversene preoccupare in seguito, quel tipo avrebbe anche potuto attaccare gli altri nel frattempo e se li avesse uccisi sarebbero stati ancor di più in minoranza numerica.
La bionda si mise a sedere incrociando le gambe e tenendo la spada tra le mani.
-Non ho intenzione di discutere, sei libera di fare come preferisci.-
Grace la guardò allibita, non poteva essere seria, quel piano le avrebbe uccise e lei sicuramente non aveva intenzione di affondare assieme a qualcuno che nemmeno conosceva, lasciando pure le proprie amiche nei guai.
-Benissimo.-
Stringendo i pungi Grace iniziò ad allontanarsi, avrebbe trovato da sola qualcuno, era in grado di difendersi e sarebbe anche riuscita a trovare un'arma.
L'orgoglio di entrambe impedì loro di fare altro che seguire le proprie idee.
 
Velocemente varie parti del pavimento si staccarono, rivelando sotto ai tre affilate travi di metallo piene di sangue, se fossero caduti non avrebbero avuto scampo.
Guardando sotto di lei Johanna sentì la testa svuotarsi ed il cuore perdere un battito, era certa sarebbe morta e non avrebbe più rivisto le sue sorelle e Mattia, a questi pensieri le venne subito da piangere e non volle nemmeno trattenersi, quel rimpianto le pesava sul cuore come un macigno.
Accanto a lei però Alexander non aveva intenzione di morire.
-Muoviti!-
Spinse la ragazza con un salto verso la porta riuscendo così a fare uscire almeno lei, una gamba del ragazzo però andò su uno dei punti deboli del pavimento e velocemente iniziò a cadere.
-No!-
Johanna agì d'istinto, non voleva che qualcuno morisse e così anche se era un'azione disperata lo afferrò per il braccio, iniziando a tirarlo per aiutarlo ad uscire.
Per Alexander quel gesto fu una grande fortuna, l'appiglio al pavimento non sarebbe durato ed almeno la bionda lo stava aiutando, più in fretta che poté anche lui uscì, girandosi verso il nemico.
-E' sparito.-
Non aveva idea di come ci fosse riuscito, che fosse caduto?Non aveva sentito il corpo scontrarsi con le travi però, e sotto non sembrava esserci nulla, doveva per forza essere scappato.
-Andiamocene di qua.-
Disse lui afferrando Johanna per un braccio, non gli importava molto di lei ma era amica di Hope, per questo non avrebbe mai lasciato le capitasse qualcosa, era sotto la sua custodia.
-Ve bene...lasciami il braccio però per favore.-
Non sapeva se fidarsi completamente di lui ma glielo chiese soprattutto perché non voleva avere contatti con altri ragazzi, ed in quella situazione non si sentiva affatto tranquilla.
Alzando gli occhi irritato il biondo obbedì, iniziarono a camminare nel bosco interrompendosi di tanto in tanto per cercare di sentire qualcosa.
-Credi che le altre stiano bene?-
-Si.-
L'atteggiamento del ragazzo non era cambiato rispetto a prima e ciò non faceva sentire la ragazza più tranquilla, ma anche lui aveva le sue preoccupazioni. Dove si trovava Hope?Stava bene?
La voleva raggiungere al più presto e portarla via da lì, non importava se lei non gli voleva più parlare, l'avrebbe salvata.
 
 
-Scappa!-
Zell scattò subito verso Hope che osservava scioccata la tenda sopra di loro, non l'avevano notata fino a quel momento ed ora sembrava troppo tardi per scappare, la voce del ragazzo però la riscosse, dovevano fuggire, dovevano farlo in meno di un secondo.
Nessuno dei due seppe con quale forza ci riuscirono, sta di fatto che nell'istante in cui l'acido aveva toccato terra loro avevano fatto appena in tempo ad uscire dalla porta, entrambi ringraziarono il fatto di essersi casualmente messi accanto ad essa nel momento in cui era successo tutto.
Zell afferrò il braccio di Hope iniziando a correre nella foresta, lei subito lo seguì ma la sua mente era come bloccata, pensava alle sue amiche, alla bambina dai capelli neri ed a quello dagli occhi di ghiaccio, pensava alla sua casa e ad Alexander.
Se non l'avesse più rivisto avrebbe dovuto convivere con la colpa di averlo trattato così freddamente per un motivo inutile, ciò la fece star male tanto quanto aveva paura in quel momento.
Anche Zell era preoccupato, non aveva idea di quale posto fosse abbastanza sicuro e non poteva lasciar sola Hope perché se le fosse successo qualcosa sarebbe stata tutta colpa sua.
Corsero a perdifiato fino a quando la ragazza non riuscì più a reggersi in piedi.
-Ti prego...fermiamoci qui.-
Prima di rispondere Zell si guardò attorno accertandosi fossero al sicuro.
-Ok.-
Mentre lei si mise a sedere lui si appoggiò al tronco dell'albero dietro di lui, continuando a stare allerta.
-Dopo cercheremo qualche sopravvissuto del nostro gruppo, se la situazione si fa pericolosa tu scappa.-
-Pensi veramente di poter fare tutto da solo?-
-No, ma posso provarci.-
Fu la risposta secca del ragazzo, Hope sbuffò irritata cercando di riprendere fiato.
-Dove credi sia meglio andare?-
-Qui nel bosco, anche gli altri sicuramente saranno corsi qui, dobbiamo solo fare attenzione e trovarli, e se incontriamo dei nemici toglierli di mezzo.-
-E' proprio necessario?-
Chiese Hope alzando lo sguardo seria, non voleva diventare un'assassina, lo sguardo di Zell però era irremovibile.
-Si.-
 
 
Lighneers non era uno stupido, era tante cose ma certamente non uno stupido.
Era certo che il piano del nemico fosse farlo restare a lottare in quella stanza con il gas velenoso, forse facendogli credere ci sarebbero voluti alcuni minuti perché questo uccidesse e quindi dando al verde l'illusione di poter uccidere il nemico quanto prima.
Ma lui non aveva fretta, ogni cosa sarebbe capitata al momento giusto.
Con un salto da acrobata il ragazzo riuscì a superare l'intruso e ad uscire dalla porta, si sarebbe meritato un punteggio pieno se fosse stato alle olimpiadi, con la stessa rapidità raggiunse il bosco ed arrampicandosi su un albero utilizzò le liane per muoversi più velocemente.
Prese un profondo respiro mentre l'aria riempiva nuovamente i suoi polmoni, era una sensazione decisamente piacevole, meno piacevole era il fatto di essere scappati ma non aveva scelta, o moriva o se ne andava, avrebbe però fatto in modo di ripagare il favore a quel tipo, di questo ne era certo.
Doveva però scegliere una strategia adatta, prima avrebbe distrutto i propri nemici ed in seguito avrebbe cercato gli altri suoi compagni, non aveva bisogno d'aiuto nella lotta e reputava quasi tutti gli altri abbastanza forti da sopravvivere.
Dopo aver camminato per quasi una decina di minuti Lighneers iniziò a sentire qualcosa che non andava, i colori attorno a lui sembravano cambiare e le figure erano tremolanti.
-Merda...era ovvio ci fosse qualcosa nel cibo.-
Li avevano praticamente costretti a mangiare, e nonostante lui non avesse mangiato molto si sentiva comunque strano, sperava solamente che non fosse veleno, sarebbe stata una vergogna farsi sconfiggere con simili mezzucci.
La testa del ragazzo iniziò a girare ma non per questo si fermò, non importava cosa potesse accadere era certo non si dovesse fermare in quella foresta.
In quel momento non seppe dire se fu a causa delle sostanze che aveva in corpo o no, ma iniziò a sentire l'abbaiare di grossi cani che si faceva sempre più vicino.
-E non ho nemmeno un osso con me, di sicuro le mie non gliele do.-
Non era necessario scappare o nascondersi, già gli era costato molto farlo prima, due volte nella stessa giornata erano fin troppe.
In un gesto di sfida fischiò più forte che poté, anche se non gli fu ben chiaro effettivamente quanto alto era quel suono, fortunatamente lo era stato abbastanza da attirare alcuni dei cani.
Erano cinque dobermann affamati dagli occhi rossi, non appena li vide il ragazzo si scrocchiò il collo barcollando leggermente.
Tutti e cinque i cani lo attaccarono contemporaneamente, Lighneers schivò la maggior parte di loro ma uno lo azzannò al polpaccio destro, a causa della sua condizione il suo corpo non reagiva subito.
Stringendo i denti tirò un pugno sul muso del cane, riuscendo così ad allontanarlo, gli altri intanto gli furono nuovamente addosso e stavolta uno riuscì ad atterrarlo.
Con la testa che gli girava fu un miracolo se riuscì ad evitare che lo azzannassero al collo, con una spinta si tolse di dosso anche quel cane colpendolo con un calcio e stordendolo.
Gli ultimi tre si muovevano ora con più irrequietezza girando intorno al ragazzo ringhiando e mostrando i denti, lui faceva altrettanto nel frattempo e stavolta non aspettò di venir attaccato.
Caricò un dei tre afferrandolo per le zampe lanciandolo sugli altri, la testa di Lighneers girò sempre più velocemente quasi a fargli venire la nausea, sfortunatamente quegli animali erano stati addestrati ad uccidere.
Gli ultimi due erano già pronti ad attaccarlo e gli altri tre iniziavano a riprendersi, seppur lentamente.
Appoggiandosi ad un tronco di un albero tastò alla ricerca di un ramo basso, lo trovò pochi secondi prima che i due cani gli saltassero addosso.
-Fuori campo!-
Disse colpendoli entrambi sul muso allontanandoli di qualche metro, la vista tuttavia gli si offuscò e perdendo il controllo delle gambe cadde a terra.
Alcuni cani guairono per le ferite, continuando a mostrare i denti inferociti, non davano però segni di volerlo attaccare ancora, nonostante fosse chiaro che nemmeno lui era in ottime condizioni.
-Andiamo ragazzi...non mordo haha...-
Tenendosi una testa con la mano Lighneers colpì il suolo con il ramo, spezzandolo, quel gesto evidentemente spaventò i cani restanti perché arretrarono velocemente, la loro reazione incuriosì molto il ragazzo, ancora era in grado di pensare in maniera più o meno logica.
Solitamente dei cani addestrati non si sarebbero mai spaventati per così poco, che fossero stati addestrati proprio con quel gesto?
Sul suo viso comparve un macabro sorriso, gli era venuta un'idea niente male...
 
 
Dopo essersi fermati per qualche minuto entrambi avevano ripreso a camminare, Zell faceva attenzione sia a Hope, evitando di muoversi troppo velocemente, che a tutto ciò che li circondava, improvvisamente sentì un forte tonfo dietro di sé.
Hope era caduta a terra, sentiva la testa scoppiarle e tutto il mondo attorno a lei girava vorticando come una spirale, le dava la nausea.
-Hope che succede!-
Anche il ragazzo si sentiva strano, il cuore batteva molto più forte del normale e sudava freddo, alcuni degli alberi attorno a lui avevano cominciato ad assomigliare a delle persone.
-Maledizione il cibo...sapevo che aveva qualcosa che non andava.-
Hope accanto quasi non lo sentì, se non aveva iniziato ad avere delle allucinazioni era solo perché teneva gli occhi chiusi dal dolore. Ad un certo punto la ragazza sentì una voce chiamarla.
-A-Alexander?-
-Chi?-
Chiese titubante Zell, la voce era solo nella testa di lei quindi era ovvio che lui non la sentisse.
-Alexander dove sei?-
La ragazza cercò davanti a sé con le mani ma trovò soltanto Zell, per un istante le era sembrato fosse lui visti i capelli biondi, ma si riscosse quando sentì un forte dolore allo stomaco.
-Aaaah!-
Zell le appoggiò una mano sulla schiena, non sapeva cosa avessero ingerito quindi non era certa di poterla aiutare, sapeva però che non sarebbero morti per il cibo o sarebbe già successo. Il problema erano quelle urla che potevano attirare qualcuno...
-Li ho trovati!Da questa parte!-
Come se la sorte volesse giocare loro un brutto scherzo i pensieri del ragazzo si avverarono.
-Dannazione!-
Con meno garbo di quanto avesse voluto Zell prese sulle spalle la ragazza agonizzante cominciando a correre nuovamente tra gli alberi, barcollava leggermente rischiando più volte di sbattere contro dei tronchi che spuntavano all'improvviso.
Strinse i denti cercando di tenere la mente ben lucida, non poteva correre per sempre soprattutto in quelle condizioni.
Velocemente prese una decisione, appoggiò Hope tra le radici degli alberi guardandosi poi alle spalle, in lontananza riusciva a vedere la figura di uno dei nemici, fino a quando l'effetto della droga era lieve doveva approfittarne.
Sbattendo nella corsa contro alcuni rami il biondo raggiunse velocemente l'uomo, saltandogli poi addosso tirandogli subito una serie di pugni sul viso, evitando almeno per il momento che parlasse.
Questo aveva tra le mani una grossa vanga arrugginita e subito tentò di colpirsi alla schiena per ferire il ragazzo, questo a causa delle botta sputò del sangue, non diede modo però all'altro di farlo nuovamente.
Poco prima che questo lo colpisse lo lasciò andare facendo in modo che questo si ferisse da solo, subito poi afferrò l'arma tirando con tutta la forza possibile, grazie al colpo di prima ci riuscì nonostante la sua situazione.
Lo colpì poi ad entrambe le gambe, rompendogli un ginocchio costringendo così a mettersi in ginocchio, subito Zell gli mise il manico della vanga sul collo, spingendogli la schiena con la gamba.
-Bene, adesso raccontami i piani dei tuoi compagni. Quali sono le vostre strategie?Parla o ti farai molto male.-
-No!-
Ad urlare era stata una ragazza, e purtroppo per Zell lui sapeva benissimo a chi apparteneva, Hope si era alzata e barcollando lo aveva seguito, in quel momento era in preda ad un'allucinazione, vedeva Alexander al posto del nemico.
-Lascialo andare lascialo!-
La ragazza confusa cercò di togliere la vanga dalle mani dell'altro, colpendolo sul viso con uno schiaffo che sbilanciò l'altro, le energie di entrambi stavano diminuendo.
-Lascialo andare ti prego!-
-Hope è un nemico ci ucciderà!-
-No!No è Alexander lascialo!Lascialo ho detto.-
La ragazza si fermò solo quando un fiotto di sangue le sporcò il viso, tremando abbassò lo sguardo vedendo che il nemico si era morso la lingua fino a tagliarsela.
-Aaaaaaah!-
Hope arretrò inciampando su alcuni massi, l'immagine che aveva davanti a sé cambiava continuamente, prima a terra morente c'era Alexander, poi Johanna, Grace, e tante altre persone che conosceva, era un incubo e non aveva idea di come fermarlo.
Zell d'altra parte non poteva certo dire che la sua situazione stesse migliorando, le sue allucinazioni lo stavano facendo sentire sempre peggio.
Scuotendo la testa prese Hope per le spalle aiutandola ad alzarsi.
-Andiamo, dobbiamo trovare gli altri...-
 
Dopo aver nascosto Ailea con cura Lacie aveva deciso di andare a cercare suo fratello e gli altri, grazie al suo fiuto sviluppato sarebbe stato più facile rispetto ad altri, ma c'era qualcosa che non andava.
In quel momento si trovava su un albero, aveva deciso di saltare da uno all'altro per evitare di cadere in qualche trappola, ma in quel momento le orecchie avevano iniziato a fischiarle ed il corpo non reagiva come avrebbe voluto, più volte aveva rischiato di cadere, fortunatamente le affilate unghie glielo impedivano.
Quel posto aveva così tanti odori diversi che doveva concentrarsi a fondo per individuare quelli giusti, l'unico abbastanza chiaro era quello del sangue di Ailea.
Ad un tratto però le sembrò di vedere sotto di sé Astral.
-Nya fratellone!-
Subito corse in contro all'adorato fratello, saltandogli addosso tra le lacrime abbracciandolo, ma invece che sentire il caldo abbraccio del fratello sentì soltanto il duro suolo.
Resasi conto dell'allucinazione tirò un forte pugno contro una roccia, le orecchie le fischiavano sempre di più a tal punto che avrebbe voluto strapparsele.
Ad un tratto qualcuno l'afferrò per i capelli, facendola distendere a terra bloccandole entrambe le mani.
Era un uomo robusto con vari tatuaggi su tutto il corpo, gli occhi bianchi erano spalancati.
In quel momento la rabbia di Lacie scoppiò, prima Ailea, adesso Astral, era troppo.
Azzannò la spalla dell'uomo staccando buona parte della carne, con tutta la sua forza poi lo sollevò sbattendolo a terra.
Questo non aveva battuto ciglio a quel dolore nonostante stesse sanguinando copiosamente, quella vista però non sembrò nemmeno allarmarlo, come se nemmeno se ne rendesse conto.
A lei però questo non importava.
-Dov'è mio fratello!Dove si trova nya!-
Colpì con gli artigli gli occhi dell'uomo perforandogli poi la spalla ferita con gli artigli.
-Dove si trova nya!-
Aveva iniziato a graffiare il petto scavando fino a raggiungere le ossa, intanto tratteneva a stento lacrime di rabbia e paura, sapeva che quell'uomo non poteva avere le risposte, o se le avesse avute non gliele avrebbe date. Ma lui era uno degli studenti di quell'isola perciò era colpa sua se fosse successo qualcosa ad Astral.
 
 
Grace non si era voltata nemmeno per un attimo, aveva continuato a camminare imperterrita cercando un qualche sentiero in mezzo a quella vegetazioni, i rumori via via si stavano facendo sempre più intensi ed i colori aumentavano e scomparivano in continuazione.
Tenendosi una mano sulla testa la ragazza aveva cercato di non dare troppo peso alla cosa, ma ormai le era ben chiaro che l'avessero drogata.
Sperava solamente che gli effetti si limitassero a quelli.
La sua mente iniziava a non ragionare più normalmente e temeva che questo compromettesse anche la sua lotta, in vari momenti aveva dimenticato il suo obbiettivo cioè trovare Hope e Johanna.
Ad un certo punto il fruscio delle foglie la paralizzò, non molto distante da lei vide un gruppo di uomini camminare nella sua direzione, erano tutti ben armati e gli sguardi facevano intuire le loro intenzioni.
Non era il caso di combattere in quelle condizioni, avrebbe aspettato il momento migliore per farlo, cercò di correre nella direzione opposta ma i suoi piedi si muovevano con molta fatica.
Un suono particolare le fece intuire d'aver trovato il modo di salvarsi, a meno che non si fosse trattato di un'allucinazione.
Fortunatamente non fu così, non troppo distante da lei scorrevano le acqua di un fiume, non sembrava molto profondo ma sulla superficie c'erano alcune piante che avrebbero benissimo potuto nasconderla.
-Ho sentito qualcosa.-
-Andiamo a controllare.-
Un po' d'acqua non le avrebbe certamente fatto del male, subito vi si immerse cercando di produrre il minor rumore possibile, nascondendosi sotto i vari arbusti attorno a lei, tenne a galla solo la testa ma non appena gli uomini si fecero più vicini prese un profondo respiro e vi si immerse.
Non era affatto facile resistere alla corrente che rischiava di trascinarla via, facendola così scoprire.
-Dite che gli altri sono già stati catturati?-
-O così o sono stati mangiati da qualche animale. Sono ragazzini di città, non valgono nulla in confronto a noi che siamo abituati ai pericoli della natura.-
-Sarà, ma se non li troveremo toccherà a noi la loro sorte.-
-Per questo non possiamo fallire. Dobbiamo evitare che trovino le due entrate del tempio, è stato un rischio portarli qui, ci rovineranno tutto.-
-Non parlare così, il preside ha deciso e se l'ha voluto lui sarà stata la decisione migliore, controlleremo la grotta e l'albero a dovere.-
Quelle parole le risultarono familiari, tuttavia non riuscì a connetterle ai propri ricordi a causa delle sue condizioni, il fiato inoltre stava iniziando a mancarle e la gola a bruciarle.
-Non sembra esserci niente qui.-
-Solo stupidi pesci...-
Uno degli uomini calciò l'acqua ed in quel momento la ragazza temette di venir scoperta, fu con grande sollievo però che si accorse che quelli si erano già allontanati, e che il rumore prodotto dal calcio aveva coperto quello di lei che riemergeva.
Prese più aria che poté tornando sul suolo, doveva assolutamente trovare le altre.
 
Astral e Milton avevano camminato per molto tempo nella foresta, tuttavia avevano iniziato a temere di stare semplicemente girando in cerchio.
Entrambi avevano iniziato inoltre a sentirsi male, soprattutto lei, le girava la testa ed aveva una forte nausea.
Astral le aveva chiesto se volesse essere presa in braccio ma lei aveva rifiutato,  non voleva essere un peso, ma la situazione peggiorava, molte volte aveva scambiato un normale tronco per Daimonas, e lo vedeva ferito o peggio.
Quasi era scoppiata in lacrime.
Anche Astral aveva avuto alcune allucinazioni, sentiva la voce di sua sorella ma  non la vedeva da nessuna parte, la cosa oltre ad irritarlo lo stava facendo preoccupare molto.
Sperava che da un momento all'altro lei comparisse per abbracciarlo, ma ogni fruscio che sentiva lo faceva sobbalzare, c'erano fin troppi nemici e non potevano ritenersi completamente al sicuro.
Ad un certo punto dietro ad un albero notò una cosa familiare.
-Lacie!-
Senza lasciare la mano di Milton corse verso la coda, non appena fu vicino vide sua sorella sorridergli e salire su un albero.
-Lacie!Oh sono così felice di vederti!-
Sullo stesso albero comparve un'altra Lacie, poi un'altra e un'altra ancora, era circondato da tante sorelle che lo guardavano con affetto e gli sorridevano.
I loro visi però presto mutarono, diventando furiosi.
"Mi hai abbandonata!Sono morta a causa tua!Ti odio ti odio!Non voglio mai più vederti!"
Ciascuna di quelle urla lo ferirono peggio di mille coltelli, con le lacrime agli occhi Astral si accasciò a terra.
-No...no Lacie ti prego perdonami...-
-Astral...-
Una voce diversa da quella di sua sorella gli fece alzare lo sguardo, era Seraph stavolta, era sugli alberi assieme alle Lacie ma era completamente nuda, il ragazzo per una frazione si secondo fu imbambolato ad osservare quel corpo perfetto, i seni morbidi ed il frutto proibito della ragazza. Era come se la sua mente non funzionasse più, stava male per sua sorella ma non poteva smettere di guardare la bionda.
Seraph iniziò ad avvicinarsi sempre di più a lui, con movimenti lenti e sensuali...
-Astral!-
L'urlo di Milton lo riportò alla realtà, non c'erano persone intorno a loro, ma babbuini furiosi che stavano per attaccarli, quello che gli era sembrato Seraph era il più grande di tutti, e come gli altri aveva le zanne sporche di sangue.
Questo aveva saltato contro i due per aggredirli ma Astral fu più veloce e con un colpo di pistola lo colpì sbalzandolo via.
Forse l'errore più grande che potesse fare
Tutti gli altri animali subito saltarono contro i due aggredendoli con morsi e graffi, Astral sollevo la ragazza correndo via e sparando ad ogni babbuino che era abbastanza vicino, ma erano troppi e stavano facendo un gran baccano.
Ad un certo punto il ragazzo individuò un grosso tronco cavo, sistemato tra due rocce, forse poteva essere la loro salvezza.
Senza pensarci due volte il ragazzo sparò alla parte inferiore del tronco, facendo il modo che il colpo lo facesse scivolare sul terreno in pendenza, e con un balzo vi entrò con Milton.
Il tronco presto acquisì velocità e per il ragazzo fu più facile colpire gli animali ora che c'erano solo due parti da dove potevano attaccarli, più andavano veloci più loro diminuivano.
La loro corsa però si sarebbe presto dovuta arrestare...
 
 
Erano passati vari minuti da quando quel ragazzo l'aveva portato fuori dalla casa in fiamme, ed ormai di quella non era rimasto altro che cenere.
Le ferite di Daimonas erano già guarite quindi il ragazzo non ebbe problemi ad alzarsi, non era arrivato nessun'altro nemico a controllare la situazione, forse erano stati certi che sarebbero morti.
Tuttavia quello era tra gli ultimi pensieri del ragazzo, sentiva crescere sempre più i morsi della fame e la voce di Mostro farsi più forte.
"Lascia che prenda il controllo, tu sei inutile ma il tuo copro può servire a me."
Stava cercando di resistere con tutte le forze ma era sempre più difficile, aveva lentamente iniziato a camminare appoggiandosi ai tronchi degli alberi nei momenti in cui i morsi della fame si facevano più forti, ed il suo controllo diminuiva.
In breve tempo il suo occhio sinistro cambiò, passando dal'azzurro ghiaccio al rosso fuoco, sia le corna che i denti cambiarono, questi in particolare divennero delle zanne particolarmente affilate, gli comparve inoltre una sottile coda nera.
"Non puoi resistere moccioso."
-No...no non voglio.-
"Si che vuoi!Tutto quel tempo che hai sprecato in mezzo a quegli esseri deboli, mi hai obbligato ad ascoltare tutte le loro idiozie quando avresti potuto fare ben altro!Mi disgusti molto più di loro...sei solo un essere patetico ed ora è arrivato il momento che le cose cambino."
-No, non ti permetterò di far loro del male...-
"Sei debole, lo sei sempre stato e lo sarai sempre."
In quel momento entrambi stavano cercando di ottenere il controllo sul corpo, tuttavia la volontà di Daimonas era molto affievolita e non gli fu possibile evitare che Mostro prendesse il controllo sul suo corpo.
Sul viso del ragazzo comparve un grottesco ghigno demoniaco, nessuno l'avrebbe potuto fermare...
 
 
Ailea non era certa di quanto tempo fosse passato da quando Lacie si era allontanata, per lei però quel tempo di riposo era bastato, sarebbe stato utile se anche il suo corpo l'avesse pensata come lei.
Il dolore al fianco era quasi insopportabile ed il sangue a malapena si fermava, aveva bisogno di trovare qualcosa per medicarsi e di sicuro non l'avrebbe trovato stando lì.
Un ramo più basso degli altri sembrò fare al caso suo, con poco sforzò riuscì a romperlo usandolo poi come appoggio, il pezzo di legno all'interno del suo corpo non sembrava essere troppo in profondità, quindi se avesse trovato il necessario avrebbe potuto estrarlo e sistemarsi.
Cercò di muoversi con passi lunghi per coprire più spazio ma le varie schegge sulle gambe non le facilitavano la cosa, avrebbe dovuto rimuovere anche quelle al più presto, l'unico lato positivo era che i suoi pugnali erano ancora tutti lì.
Più camminava più la ragazza notò che gli alberi avevano iniziato a diminuire, non si stava tuttavia spostando verso la spiaggia, in vari punti l'erba aveva iniziato ad essere sostituita da delle rocce lavorate artificialmente, logorate tuttavia dal tempo.
Non appena la vegetazione terminò la ragazza si stupì di ciò che trovò.
Cumuli e cumuli di cadaveri, ammassati in una gigantesca fossa scavata all'interno di quella che un tempo era stata una gigantesca abitazione in pietra, di cui ora però restavano solo poche macerie a contornare la buca.
L'odore era stomachevole quasi quando la visuale, molti corpi erano putrefatti mentre altri sembravano più recenti, portavano tutti i segni di una morte lenta e dolorosa.
In alcuni punti erano sistemate varie lance ed anche in alcuni dei cadaveri vicini erano incastrati vari oggetti metallici, uno di questi attirò maggiormente la sua attenzione.
Uno dei cadaveri era stato cucito con uno spesso filo di ferro ed avevano lanciato il gancio con cui avevano forato la carne, i segni erano più grossi infatti visto che non era stato usato un ago, quello però sarebbe certamente stato utile alla ragazza.
Come prima cosa estrasse le piccole schegge all'interno delle sue gambe, poi ammassò a terra un cumulo di legna secca, creando con alcune pietre una protezione, non voleva che il fumo attirasse subito qualcuno, tolse il gancio ed il filo dal corpo del cadavere e prese una delle lance.
Il dolore aumentava sempre di più e la testa aveva iniziato a girarle, non voleva perdere altro tempo.
Come prima cosa tagliò con uno dei pugnali una parte del filo, legando poi il gancio all'altro capo che era ancora all'interno del cadavere, attaccò il ferro al pezzo di legno all'interno del suo corpo.
Grazie a Lacie la superficie non era più regolare ed in alcuni punti spezzati l'oggetto poteva incastrarsi perfettamente.
Prese un profondo respiro e spinse il cadavere all'interno della fossa, a causa del peso il legno lentamente uscì dal suo corpo, le ci volle tutta la sua forza per evitare di urlare ma non poté evitare di crollare a terra, non appena il legno fu completamente fuori strisciò verso la legna, premendo sulla sua ferita per cercare di controllare il sangue.
Non ci mise molto ad accendere il fuoco e a riscaldare la punta della lancia, si sbottonò con le mani tremanti la camicia ed avvicinò la lama alla carne, tremava così tanto che aveva paura di sbagliare ad appoggiarla.
Con un gesto secco appoggiò il ferro rovente sulla carne, il dolore che provò fu immenso e non riuscì più a trattenersi dall'urlare, per quanto avrebbe voluto non le era più possibile.
In questo modo però almeno la ferita sembrava aver smesso di sanguinare, anche se la carne in quel momento era bruciata.
Lanciò via la lama rompendo con una spinta del piede il tettuccio sopra al fuoco, in modo che questo potesse spegnersi.
Doveva andarsene subito, era certa che qualcuno sarebbe arrivato, ma la sua mente era in totale confusione a causa del dolore, c'era però dell'altro, qualcosa lentamente lo stava attenuando ma le forme attorno a lei stavano diventando meno precise, iniziò perfino a sentire suoni inesistenti.
Lentamente gli occhi della ragazza si offuscarono e non riuscì quasi più a vedere altro che una nube nera, mentre le orecchie le fischiavano.
Poco prima di perdere conoscenza notò tra gli alberi lontani una figura avvicinarsi, avrebbe dovuto aver paura ma qualcosa di familiare glielo impediva.
Tutto intorno a lei divenne buio
 
 
Seraph per un po' aveva deciso di restare ferma dov'era, era certa fosse la cosa più sicura in caso qualcuno le avesse seguite.
Non volle fermare l'altra ragazza, non era la sua balia e di certo non ci avrebbe guadagnato a costringerla.
Tuttavia si chiese se avesse fatto veramente bene...
Spostando lo sguardo una figura attirò la sua attenzione, ciò che vide la paralizzò.
Suo nonno, il suo adorato maestro era lì, com'era possibile!
Dimenticando tutto ciò che la circondava la ragazza le corse incontro, non appena fu a pochi metri però la figura svanì nel nulla.
-Maestro!-
Le gambe sembravano essere diventate più rigide, ed aveva anche meno equilibrio ma la cosa non le importava, il maestro ora era dietro di lei, nel punto in cui si era trovata prima.
-Maestro sono io!-
Nuovamente la situazione si ripeté, la figura svanì ma stavolta non ricomparse, al suo posto la ragazza sentì in lontananza il suono del proprio flauto, non si chiese nemmeno perché lo stesse sentendo, lo seguì e basta.
Se si fosse fermata a pensare avrebbe capito che qualcosa non andava, ma in quelle condizioni non se ne rendeva conto.
Corse a perdifiato tra la vegetazione, inciampando più folte nei rami e le rocce, ma non le importava, voleva solo raggiungere quel suono.
-Vi prego aspettatemi!-
Qualcosa dentro di lei le fece intuire che se la stava allontanando era per ciò che aveva fatto, perché non era stata in grado di salvarlo, perché non aveva aiutato Ailea e aveva lasciato andare Grace.
Aveva lasciato che il gelo penetrasse all'interno del suo cuore, era sì un'abile guerriero ma ancora non combatteva per ciò che era giusto.
-E' per questo che mi punite?Per i miei sbagli?-
Non ricevendo risposta prese a correre più velocemente.
-Mi redimerò!Non abbandonerò chi ha bisogno, sarò un guerriero d'onore!-
Il cuore aveva iniziato a batterle all'impazzata mentre tutti i ricordi si facevano largo nella sua mente.
Senza che se ne accorgesse la ragazza arrivò ad un'alta cascata dalla forte corrente, lì si stagliava la figura di suo nonno, contro la luna ormai alta.
-Nonno!-
La mente della giovane era completamente offuscata dalle sostanze che le avevano fatto ingerire e dai suoi sentimenti con i mille pensieri che la seguivano.
Non ci pensò nemmeno un secondo a lanciarsi in acqua contro la figura di suo nonno che le tendeva sorridente la mano.
Solo quando il suo corpo entrò all'interno dell'acqua gelida capì tutto, ma ormai era troppo tardi.
 
 
Alexander e Johanna avevano continuato a camminare per tutto il tempo, spostandosi sempre di più all'interno della vegetazione, il ragazzo ne era sollevato visto che se fossero arrivati in spiaggia sarebbero stati certamente più allo scoperto. In quel modo almeno potevano avere un minimo di vantaggio.
La ragazza gli camminava vicino ma non poteva nascondere la sua agitazione, continuava a pensare alle sue amiche, a come avrebbero potuto scappare.
Nei momenti in cui non riusciva a vedere una via d'uscita la ragazza aveva cercato di non pesare più a nulla, concentrandosi sulle proprie sorelle o su Mattia e Marco, soprattutto su Mattia.
Anche se sapeva bene che non sarebbe arrivato nessun messaggio stringeva forte il proprio cellulare, sperando che squillasse da un momento all'altro.
DRIIN DRIIN
La ragazza sobbalzò trattenendo un urlo che spaventò Alexander.
Non poteva crederci, era convinta non ci fosse linea.
Non appena accese il telefono per rispondere però si rese conto che non c'era nessuna chiamata in arrivo, guardò Alexander spaesata ma lui sembrava esserlo anche più di lei.
-Avevo...sentito il telefono...-
-Non c'è campo, sarà un allucinazione.-
-Ah...scusa.-
Sospirando il ragazzo prese a camminare.
-Non importa, anche io ne sto avendo.-
Quindi non era lei che stava impazzendo, ciò però non la fece tranquillizzare.
-Ci hanno drogati quindi...-
-Si.-
Era da molto che lui vedeva Hope ovunque, la vedeva sorridere e sparire subito dopo, la vedeva correre via, volare nel cielo, non ce la faceva più.
Il ragazzo si portò una mano sul viso quando un rumore attirò la sua attenzione, in lontananza sentì addirittura delle voci.
Facendo segno alla ragazza di fare silenzio si avvicinò lentamente, voleva essere sicuro non fossero i suoi compagni invece che dei nemici.
Le allucinazioni però peggioravano e al ragazzo capitò più volte di sobbalzare per una figura minacciosa nell'ombra che si rivelava solo un cespuglio.
Arrivato alla meta fu certo d'avere l'ennesima allucinazione.
C'era Hope, in compagnia di Zell, che tenendo lo sguardo basso continuava a camminare, sembrava molto agitata e c'era qualcosa di diverso.
Qualcosa di così reale che lo spinse ad avvicinarsi.
-Hope.- 

   
 
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