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Autore: Annapis    16/05/2017    5 recensioni
*Fan fiction partecipante alla challenge "This wolud be Love" indetta dal Forum FairyPiece – fanfiction&images*
Vi è mai capitato di chiedervi cosa ha in serbo il futuro per voi?
Immagino di sì.
Embè ciò in cui avete ardentemente sperato si è sempre avverato?
O a volte siete rimasti a bocca asciutta?
Per mostrarvi che nulla, in questa vita, è da prendere alla leggera, voglio ricordarvi che non è mai troppo tardi perché a vita cambi tutto ciò che ci è stato fino ad ora.
MAI.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Gray Fullbuster, Lluvia
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Strange meeting

"La luna splendeva alta nel cielo nero pece della notte.
Nessuna stella, nemmeno uno straccio di nuvola.
Una brezza fresca, che però alle due di notte provocava la pelle d'oca.
Saranno state le strade desolate, o forse le ombre appena percettibili, ma Juvia si sentiva stranamente a disagio.
Urla e schiamazzi arrivavano ovattati alle sue orecchie e la musica a tutto volume della discoteca sovrastava qualsiasi altro rumore.
Era tardi, ma non era poi così tardi.
Cioè...per il resto del mondo era tardi, ma per Juvia, che ormai si poteva considerare un animale notturno, era addirittura presto.
Eppure era lei a essere uscita dal locale in fretta e furia.
Forse perché non sopportava che degli sconosciuti le toccassero il culo.
Certo, quando era ubriaca, anche lei non c'era nulla di male, ma ora era sobria.
E da sobria preferiva sceglierseli quelli da portare a letto e non affidare tutto all'istinto.
L'ultima volta era quasi andata a letto con un uomo di mezz'età.
Non voleva fare lo stesso errore.
E poi, con l'ansia dell'università addosso non riusciva a divertirsi.
Non aveva senso restare in quella penombra e con quella musica schifosa che metteva il Dj nelle orecchie se poi non riusciva a farsi una bevuta come si deve.
Ora, l'unico problema era che non aveva idea, la turchina, di come tornare a casa.
Era venuta insieme a Kana con la macchina di suo padre, ma la mora era ancora lì dentro che limonava con uno e Juvia non se la sentiva proprio di interromperli.
All'inizio, cioè mentre usciva dal locale a passo di marcia e con un diavolo per capello, aveva pensato di andarsene a piedi, ma poi, a mente lucida aveva relazionato che sì, casa sua era troppo lontana e che sì, era venuta in discoteca con i tacchi.
Ora non le restava che escogitare qualcosa.
Ma Juvia non era un tipo paziente, tutt'altro.
Certo, a pensare a un piano ci aveva provato, ma era stata distratta da dei ragazzi che continuavano a fare avanti e indietro per la strada con le moto.
Prima passavano davanti alla discoteca, proprio dove si era accostata Juvia, andavano dritto superandola di qualche casa e prendevano un vialetto che, magia delle magie, gli faceva sbucare dietro il locale e poi, di nuovo e di proposito, davanti a Juvia.
L'azzurra non capiva perché quei cinque squilibrati in sella alle loro moto per nulla da corsa e senza casco dovessero fare così, fatto sta che il rumore delle moto che correvano su l'asfalto e i loro schiamazzi la infastidivano.
Ebbene, Juvia credeva di essere sobria quando era uscita da quella discoteca, ma probabilmente si sbagliava.
E di sicuro se qualcuno le avesse mai detto che si sarebbe ritrovata, un venerdì, alle due di notte, a urlare a cinque pazzi in moto che "se avete tanta benzina da sprecare allora accompagnatemi a casa" avrebbe scosso la testa con vigore.
Era tropo timida, lei.
Già, era.
Perché l'aveva fatto.
All'inizio aveva pensato che non l'avessero neanche sentita e aveva sperato che quella restasse una pessima figura di merda delle sue, ma poi una moto aveva accostato e da una Naked blu scura era sceso un ragazzo.
Il moro, con un ghigno serafico stampato in faccia, si era leccato le labbra, squadrandola da testa a piedi, poi si era voltato verso gli altri quattro ragazzi sulle moto e aveva urlato 
-Fiammella! Io cambio strada! Prendo una scorciatoia!-
Una frase senza senso, visto che non stavano andando da nessuna parte, prima.
Così quando i quattro scocciatori se ne furono andati il moro si presentò
-Sono Gray, ed è da tutta la sera che ti vedo qui fuori-
In quel momento Juvia si chiese se stesse scherzando o se fosse un attore ingaggiato da Kana per farle prendere un colpo.
O farle fare una figura di merda davanti ad uno così.
Perché, doveva ammetterlo l'universitaria, questo Gray non era niente male.
-Juvia non sa come tornare a casa sua- 
Gli occhi della turchina non si erano staccati dal viso del moro neanche per un secondo.
E a Gray sembrava far piacere.
-Chi sarebbe Juvia?- chiese confuso.
Juvia non accennò a un cambio di espressione, c'era abituata.
Meccanicamente alzò un braccio per portarselo al petto prosperoso, indicandosi.
Lui sembrò capire.
-Parli sempre di te in terza persona o sei ubriaca, Juvia?- domandò non smettendo di ghignare.
E lei, da persona disagiata qual era, si chiese se sapesse sorridere senza sembrare un maniaco sessuale.
-Sempre- rispose tanto per fare.
Mai discussione era stata tanto inutile.
-Quindi, vuoi che ti accompagni a casa?-
La turchina sussultò.
- Juvia n-non era seria- mormorò, la pelle pallida che si imporporava.
Gray ghignò, avvicinandosi.
-Però l'hai detto, ed io mi sono anche fermato-, si fermò ad un passo da lei -sarebbe scortese rifiutare- chinò appena la schiena e prese a giocherellare con una ciocca turchina. 
Se fosse stato un altro Juvia lo avrebbe scansato malamente, odiava sentissi una bambola di porcellana tra le mani di qualcuno, ma quel ragazzo era diverso.
Provocante come un cacciatore lo era con la sua preda e bello come un Dio greco.
E poi aveva quel lato da ragazzo cattivo che tanto piaceva Juvia e che intimorita le "brave ragazze".
-Se la metti così- parlò dopo un tempo indeterminato lei -allora Juvia accetta volentieri-.
Perché quella sembrava una sfida.
Lui con i suoi sorrisi provocanti la stava sfidando "voglio vedere se le brave ragazze come te accettano i passaggi dai tipacci come me".
E Juvia odiava sentire quell'appellativo che la faceva sentire succube e debole.
Lei non era una brava ragazza.
Lei le sfide le accettava sempre, e con orgoglio vantava la sua vittoria.
Gray ghignò di nuovo, scostandosi e appoggiandosi con un gomito al manubrio blu.
-Vieni, acquarello?- la provocò.
Juvia si avvicinò -acquarello?-chiese, non sicura di aver sentito bene.
-Giá, acquarello, non ti piace, forse?- 
Juvia preferì non rispondere -E il casco?-
-Non ce n'è bisogno- salì sulla moto e le fece cenno di accomodarsi dietro di lui.
Sebbene una vocina nella sua testa stesse urlando vari rimproveri -del tipo che non conosceva quel ragazzo e non era prudente andare in moto senza casco- Juvia fece quanto chiesto, e gli cinse la vita.
-Dove andiamo?- il ronzio del motore della moto quasi coprì la voce del moto.
-Conosci il locale Phantom Lord?- chiese, ricevendo un cenno positivo da parte del moro 
-Quello il cui proprietario é pure capo di un orfanotrofio?-
-Proprio quello. Juvia abita di fronte-
E tre secondi dopo Juvia doveva tenersi stretta a quel ragazzo mentre il vento freddo della notte le scompigliava la chioma azzurra.
La sua voce si perse nelle strade desolate di Magnolia mentre urlava:-Rallenta!- al ragazzo che, però, non rallentò.
Juvia in quel momento lo odiò, e sperò anche di non rivederlo mai più.
Anche se il futuro ci è contro, il destino é avverso e se ne strafrega dei nostri sentimenti e delle nostre speranze.
Ma una cosa buona la fece: permise l'incontro di due anime così peccatrici che solo se unite potevano aspirare al paradiso.
Infatti quello era solo l'inizio. Una piccola parte dell'inizio più meraviglioso mai visto.
Sette anni dopo Juvia lo avrebbe capito.
Lo avrebbe capito guardandosi riflessa nello specchio della loro camera da letto un lunedì mattina alle due di notte.
Un vestito di cotone leggero addosso.
Un vestito bianco, elegante e principesco.
Un vestito da sposa.
Perché sì, sette anni dopo, contro ogni sua aspettativa, si sarebbero sposati.
Grazie mille a DevilLight per avermi aiutato con il banner!
   
 
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