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Autore: Happily___    16/05/2017    3 recensioni
(ottobre 2016) Frank Iero e Gerard Way, ex membri della band My Chemical Romance nonché ex amanti, si riincontrano per la prima volta dopo lo scioglimento della band, avvenuto nel 2013.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way | Coppie: Frank/Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The Hardest Part is Letting Go of Your Dreams
 

 

 

 

 


"Frank, sono così contento di riaverti qui." Dico con un sorriso che va da orecchio ad orecchio, vedendo il mio vecchio compagno di band sedere di fronte a me dopo quella che sembra un'eternità e che, in effetti, è.

Sono passati ormai più di tre anni dallo scioglimento dei My Chemical Romance e devo ammettere che è stata la decisione migliore che io abbia mai preso, perché non mi ero sbagliato quando avevo pensato che mi avrebbe giovato.

Però mi mancano le risate con mio fratello Mickey (che, devo dire, ormai sento di rado), mi mancano Ray e i suoi disperati tentativi di insegnarmi a suonare la chitarra... Ma non prendiamoci in giro, chi mi manca più di chiunque altro è Frank e averlo davanti a me in carne ed ossa in questo momento mi sembra un sogno. Chissà, forse questo incontro prenderà brutta piega e diventerà una sorta di incubo.
Perché Frank mi manca più degli altri? Perché lui non era solo il mio compagno di band, il mio chitarrista squinternato, lui era molto di più.

E a questo punto vi aspetterete parole come fidanzato, amante e Dio solo sa cos altro... E invece lui era, è, semplicemente di più.
Non per me, lui è di più per il mondo intero, per l'universo, la galassia e per questo noi due non saremmo mai durati; perché lui era troppo e io troppo poco.
Fin troppe persone mi hanno ripetuto la frase "gli opposti si attraggono"  forse milioni di volte e nemmeno una di quelle era riuscita a convincermi che io dovessi resistere, perché ogni volta me lo ribadivo, quasi come il peggior promemoria, che lui si meritava di meglio, lui si meritava il meglio.

E io non gliel'ho saputo dare.

E ne sono consapevole.

Frank siede di fronte a me e non dice una parola, non sembra imbarazzato, sembra solo indifferente; ghiaccio.

E ora mi tocca romperlo, questo ghiaccio.

"Ordiniamo da bere, per prima cosa." Esordio io.

Cautamente lui prende il foglio plastificato con miriadi di bibite elencatevi sopra e dopo averlo studiato per un po' decide che forse dell'acqua è la scelta migliore, mentre io ho già tra le mie mani un caffè caldo.

 

 

C'è un silenzio imbarazzante da, non so, otto minuti?

Sto tenendo costantemente sott'occhio l'orario sul display del mio cellulare perché ogni minuto è un minuto in meno con Frank dove non abbiamo concluso niente. Lui mi ha detto che sì, mi va di pranzare con te, ma alle 3:00 devo andarmene e io gli ho detto che okay, spenderemo bene il poco tempo che abbiamo. Ed entrambi stiamo dicendo... Niente, non stiamo dicendo niente.

Vorrei tanto che non ci fosse nulla da chiarire o analizzare; vorrei etichettare questo incontro come una rimpatriata con il mio vecchio amicone, ma io lo vedo, lo vedo dal modo in cui guarda nervosamente in giro, dal modo in cui arriccia le labbra, che lui si aspetta altro da me. Spiegazioni.

 

"Wow, Frank, mi mancavi da impazzire, ecco perché sei qui. Potresti, gentilmente, cercare di guardarmi in faccia cercando di reprimere l'impulso di sputarmi in entrambi gli occhi?"

Oh, no. Non funzionerebbe. Mi dico.

Ma proprio mentre la mia mente elabora le peggio tragedie greche dove i protagonisti siamo io e Frank, lui, preso un sorso d'acqua, parla.

"Perché." Chiede, ma non sembra nemmeno una domanda.

"Perché si." Rispondo io. No, no, no, Gerard! Perché non hai elaborato una risposta migliore?

Frank mi guarda come se avessi detto la cosa più sfacciata e fuori luogo che avessi mai potuto dire e non posso far altro che dar ragione a quel suo sguardo giudizioso. Prima di un attimo di esitazione, Frank allunga il braccio nella direzione di un cameriere "Scusi, mi può dare il conto?".

 

Frank... Non ci provare, bastardo. Ho resistito all'impulso di svignarmela da quando sono seduto a questo tavolo e ora sei tu quello che lo vuole fare?  Sono spaventato: questo potrebbe essere il momento esatto in cui Frank se ne va lasciandomi solo e già mi vedo... Lì, seduto da solo con un caffè a malapena toccato tra le mani che si maledice mentalmente cercando di rimanere impassibile.

Il cameriere afferra il foglietto poggiato sul nostro tavolo, entra nel locale e in baleno torna da noi.
"Bene, sono una bottiglietta di acqua minerale ed un caffè. $5,70."

Frank tira velocemente fuori dalla tasca una banconota da venti e si alza dal tavolo afferrandomi il braccio con movimento brusco.

 

"Tenga il resto."

 

 

Camminiamo frettolosamente, o meglio, lui cammina frettolosamente; io mi faccio trascinare mentre mi chiedo che diamine stia accadendo, ma nonostante tutto decido di non dire una parola perché mi fido di Frank e lui decide di non dire una parola perché è nel suo stile.

Tante, innumerevoli volte mi prendeva e portava in qualche posto, in qualche angolo remoto del backstage, di una casa, dello studio. Era una sua abitudine e vedere che non era cambiato fa nascere in me un modesto sorriso.

 

Ed eccoci qui: in un parco giochi vuoto e spento; così tetro che penso probabilmente la location del mio prossimo fumetto.

Tutto succede così velocemente e Frank copre per un istante la mia visuale del parco, non perdendo nemmeno mezzo secondo e avvolgendomi con le sue braccia. I nostri visi si scontrano ed è un contatto che pizzica, che non credo sia solo dovuto al mio accenno di barba incolta. Il nostro abbraccio si fa sempre più caldo... O forse sono le sue lacrime sulla mia schiena? Sembra brucino il leggero tessuto della mia nuova maglietta, comprata apposta per quest'occasione.

Non perdiamo neanche tempo sedendoci sulla panchina di fianco a noi e finalmente si percepiscono le prime parole nell'aria.

"Sei un'idiota." Sussurra Frank con una voce spezzata. E a quel punto, temo di poterlo vedere crollare davanti a me.

Io sto per controbattere - con quale coraggio, poi? -  ma lui continua prima che io possa anche solo aprir bocca.
"Potevi rispondermi, sai? Darmi segnali di vita quando ti mandavo messaggi e ti chiamavo. Ed ero addirittura passato da casa tua un sacco di volte, ma mai una di queste che tu ti facessi vedere e ora te ne esci all'improvviso chiedendomi di uscire. Perché non mi hai mai risposto, imbecille?" Sputa Frank. La sua è rabbia, si sa, ma è diluita con una punta di dolcezza, che nel suo tono non ho mai visto mancare.

Sciogliamo l'abbraccio e cerco di iniziare a spiegare, selezionando velocemente le giuste parole da dire.
"Avrei voluto farlo, credimi. Volevo farlo subito dopo lo scioglimento della band, ma non ho trovato il coraggio e più facevo passare il tempo, più è stato vergognoso parlarti. E... E invece mi sono fatto forza, tu hai idea di quanto questo mi sia costato." Dico, balbettando e continuando a guardarmi le scarpe, ancora troppo incerto, ancora troppo colpevole per poterlo guardare negli occhi.

"E pensi che a me non sia costato? Avrei voluto riempirti di insulti per messaggio, ma ho pensato che dal vivo avrebbe fatto più scena. Coglione." Ribatte, questa volta con un accenno di sarcasmo nelle sue parole.

"Mi spiace; sono un sacco bravo a mandare a puttane le cose." Mi pento subito di ciò che gli dico, pensando che non ero lì per autocommiserarmi e farmi consolare. Eppure, sono sincero.

"Beh... Non che sia successo diversamente con il gruppo." Dice. Sembra che il suo tono riesca a variare ad ogni frase.

"Frank, per favore..." rispondo, esasperato. Parlare del gruppo non mi gioverebbe ora. Ora che sto finalmente riuscendo ad affrontare una delle cose che avevo lasciato in sospeso.

"...Scusami. È che provato un po' di rabbia ai tempi ma non posso dimenticare che tu sei il mio compagno di vita e mi fido di te. Se pensi che sia stata una buona decisione la rottura della band, mi fido." Ma perché non la smetti di confondermi? Prima mi stuzzichi, poi fai il comprensivo, penso tra me e me.

"Lo penso, lo penso ancora." Ribatto.


Però, vedete, lui è ancora qualcosa di più. Frank è quel tipo di persona che ti abbraccia dopo che non gli hai parlato per più di tre anni; quella persona che trova il coraggio di chiamarti compagno di vita dopo il tuo comportamento a dir poco vergognoso. E ancora una volta, questa era la prova schiacciante del nostro divario.

"E la nostra, di rottura... Pensi sia stata una buona idea?" Se ne esce ora, con voce flebile.

Improvvisamente il mio cuore sussulta. Sento le orecchie fredde contrastarmi il viso bollente. Anche la vostra rottura è stata colpa tua, caro il mio Gerard. E' questo che mi dice immediatamente una vocina fastidiosa, che non ho proprio voglia di affrontare in questo momento.

"F-Frank, sai come la penso..."  Rispondo, e mi sento come schiacciato dalla mia stessa vulnerabilità.
"Sì, tutte stronzate. Che non sei abbastanza per me, che siamo opposti, che combini troppi guai, che rovini cose e che mi avresti ferito. E, cosa dire, lo hai fatto. Non hai avuto fiducia in te stesso, in primo luogo, e ti sei sottovalutato. Questo mi ha fatto più male di qualsiasi altra cosa." Risponde, asciugandosi gli occhi con il dorso della mano, schiarendosi la voce che era diventata ormai un po' troppo minuta e graffiata.

Frank riesce a parlare con calma e diplomazia - lasciando trasparire la sua rabbia -  ciò che io non riuscirei mai a fare. Perché lui è schietto e non si arrampica sugli specchi come me. Perché lui è il mio opposto; ciò che vorrei essere.

"Ma ho ragione." Dico, serrando la mascella.

"Mi andavi bene comunque."

 

Quella risposta mi lascia di stucco, tanto che, sì,  ora riesco ad alzare il capo e guardare Frank bene in viso.
Tutte le fibre del mio corpo mi stanno dicendo che sto sbagliando mentre mi protendo verso il suo volto e fisso insistentemente le sue labbra con brevi intervalli dove invece, rivolgo l'attenzione ai suoi occhi.
 

È surreale. Sta accadendo!  Mi dico, non curandomi della realtà a causa dei miei occhi ormai chiusi.



 

"Gerard, no, per favore." Frank abbassa il viso, facendomi aprire gli occhi. In tutti i sensi.

Perché diamine sto facendo in modo che i miei sentimenti fuoriescano così?

Dopo una breve pausa contrassegnata solo dal silenzio e da qualche uccello di passaggio, è ancora Frank il primo che prende la parola "Abbiamo entrambi delle splendide mogli e dei figli, non possiamo lasciarci andare a bambinate del genere." Nonostante il suo sguardo abbassato, riesco a scorgere i suoi occhi iniziare a bagnarsi di lacrime. Di nuovo.

Non riesco a dire una parola e sono paralizzato. Ma cosa mi passa per la mente?
 

Non posso certo riparare il casino di anni con un misero, stupido bacio, soprattutto quando mia moglie e mia figlia mi aspettano a casa.
Ma c'è da dire che ora lo stavo realizzando... La parte più difficile è lasciar andare i tuoi sogni, soprattutto quando li vedi di fronte a te. Quando questi sogni hanno i capelli spettinati, le labbra rosee e le braccia coperte di quei tatuaggi che vorrei accarezzare ancora. Come facevo sempre.

"Mi dispiace." Dice Frank, passandosi nervosamente una mano tra i capelli, scompigliandoli ulteriormente.

"Di cosa ti dispiaci... Sono io l'idiota, qui. Come hai detto tu." Gli intimo.

"No, sì... Mi dispiace in generale, sai... Per la nostra relazione, per la tua salute mentale, perché niente è andato come volevo. Avrei dovuto fare di più per farti rimanere e avrei dovuto aiutarti in modo appropriato, ma ho pensato che fossimo entrambi felici. Ero come cieco, vero?" Frank prese una piccola pausa "...E non pensare che non vorrei baciarti perché lo vorrei, tantissimo, te lo giuro - la sua voce si fa ancor più rotta - ma sarebbe solo ingiusto e doloroso.
E poi, ehi, pensavo anche di aver superato tutto questo. Diciamo che pensavo un sacco di cose e avevo un sacco di certezze fino ad un'ora fa, ma il solo vederti le ha mandate a puttane una dopo l'altra."

 

E anche io mi lascio andare in un pianto.


Me l'ero immaginata diversa.

Pensavo avremmo parlato delle nostre vite davanti ad un piatto di pasta e avrei ascoltato Frank dire "Gee you have no idea, it was rad!" mentre mi avrebbe raccontato delle sue nuove avventure e le buffe affermazioni dei suoi bambini.
Il mio pianto si fa sempre più intenso ma non voglio fermarlo, perché è ciò che ho trattenuto per notti e notti su un lato del letto.

Lui mi abbraccia di nuovo e sembriamo bambini che hanno appena perso il loro primo match di baseball.

"Dai, smettila. Ricordati che hai Bandit... E Lynz. Ora sono loro gli amori della tua vita; ti tocca proteggerli." Dice Frank, quasi con fare filosofico. Sta cercando di essere forte anche per me, ma non sono sicuro di meritarmelo.

Io faccio un respiro profondo e accenno un sorriso; forse uno dei più falsi, ma le parole che pronuncio sono sincere.

 "Questa volta lo farò... Ma avrai sempre un posto davvero speciale nel mio cuore, lo sai. Ti amo, Frank, cosa posso farci." Questa potrebbe essere l'ultima occasione in cui glielo posso ripetere, per questo non me la lascio sfuggire.
 

D'un tratto il suo telefono vibra e lo estrae dalla tasca, scocciato, guardandolo con la coda dell'occhio.

"Sono... sono le tre..." sussurra.

Io spalanco gli occhi e penso velocemente a miriadi di cose da dire prima di lasciarlo andare, cercando di fare ordine nei miei pensieri "D-d'accordo, uhm... Ci vedremo, okay? Voglio vedere Miles, Lily e Cherry. E possiamo uscire con le nostre famiglie qualche volta e possiamo anche suonare insieme, nonostante io non sia un granché ma Ray mi ha aiutato e... Beh non perdiamoci di vista e in-" inizio a straparlare.

Frank mi osserva senza dire una parola, ma lasciandosi scappare un risolino finché non decide di interrompermi "Ehi,"

"Sì?"



 

"Ti amo anche io, Gerard."









__________________
​Spazio autrice:

​Heylà! Prima di tutto, grazie per aver letto questa mia OS, frutto di incessanti fantasie appena saputo che Frank e Gerard si erano visti ad ottobre dello scorso anno (infatti ho scritto questa OS circa un mese dopo); sono un'inguaribile Frerard shipper.
​Che dire, lasciatemi qualche recensione e fatemi sapere se vi è piaciuta, o se qualcosa non vi ha convinto, spero di poter pubblicare in futuro altro che riguardi una Frerard, una long magari, ma lo trovo altamente improbabile dato che non me la cavo con le storie a più capitoli.

​Un'ultima cosa: se vi può interessare ho anche pubblicato un'altra OS riguardante i McLennon: For No One. Passate a leggerla se vi può interessare!

​Alla prossima,

​- Yasmine♥


 
   
 
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