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Autore: Ila_JL    18/05/2017    8 recensioni
Clexa Hogwarts AU
Piccolo esperimento (non so ancora quanti capitoli saranno) in cui Clarke e Lexa, insieme a tutti gli altri, saranno catapultati nel mondo di Harry Potter, precisamente nel 1979, gli ultimi e i peggiori anni del dominio di Voldemort durante la prima guerra magica.
Un periodo in cui bisogna scegliere tra ciò che è giusto e ciò che facile, tra seguire la famiglia o le proprie idee, tra proteggere gli altri o se stessi.
I personaggi di Harry Potter si mischieranno con quelli di The 100, che saranno comunque al centro della scena.
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Dal testo:
“Non lo sto considerando – la vedo chiudere gli occhi per quella che pensa essere l’ennesima batosta – lo so facendo. Avevi ragione, Clarke, avevi ragione su tutto. E finalmente ho capito. È la differenza fra l’essere trascinato nell’arena ad affrontare una battaglia mortale e scendere nell’arena a testa alta. Prima pensavo che non fosse una gran scelta, ma ora lo so, lo so, che c’è tutta la differenza del mondo"
Genere: Angst, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Clarke Griffin, Lexa, Octavia Blake, Raven Reyes, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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[Previously on The Right Side of War:
Dopo numerosi tentennamenti Lexa ha accettato di diventare una spia di Silente tra le fila dei Mangiamorte all'interno della Scuola, in cambio di protezione per il fratello Aden. Nel pacchetto è inclusa Echo, amica della cugina Ontari, che si dimostra molto attratta da Lexa, scatenando le gelosie di Clarke. Clarke, dal suo canto, accetta le spiegazioni di Lexa, ma rimane molto sorpresa dal bacio avvenuto al termine della prima lezione di Occlumanzia. La Grifondoro si prende il suo tempo per pensare, lasciando la Serpeverde in balia dei suoi mille dubbi (e delle mani di Echo). Grazie a Raven (santa subito) si accorge di non resistere un minuto di più senza Lexa (comprensibile). Molto sottilmente la sequestra da un corridoio e non le lascia neanche il tempo di parlare, dimostrandole chiaramente i sentimenti che prova per lei. Il Capitolo 8 finisce con Lexa che a malincuore lascia Clarke nell'aula vuota con la promessa di rivedersi la sera stessa, e si dirige in biblioteca per vedere Aden per il loro incontro settimanale in biblioteca.
Il capitolo 9 si apre proprio in questo istante. (Sembrava impossibile, ma ce l'abbiamo fatta)]
 


Capitolo 9

 
[Lexa]
“… quindi abbiamo deciso di andare nella foresta proibita stanotte.”
Sento Aden parlare davanti a me ma non riesco a prestare sufficiente attenzione alle sue parole.
“Mmm.. bravi, perché?” rispondo anche se qualcosa nel mio cervello mi dice che rischia di non essere la cosa migliore da dire.
Ma non posso farci niente se la mia mente non è uscita insieme al resto del mio corpo, se è rimasta in quella stanza, mentre ripercorre ogni secondo che ho trascorso con Clarke, che ho trascorso sfiorando la sua pelle, i suoi capelli, le sue labbra.
“Per cercare i lupi mannari, è ovvio!” arriva la risposta di Aden.
“Okay okay…”
Un momento. Foresta proibita? Lupi mannari?
Mi strozzo con la mia stessa saliva.
“Ma cosa Merlino stai dicendo Aden?! Sei impazzito?!” gli dico spalancando gli occhi cercando di tenere basso il mio tono di voce per non farci cacciare dalla Biblioteca.
“Finalmente, ciao sorella!” dice lui con un sorriso angelico.
Mi concentro sui suoi occhi cercando di capire cosa stia succedendo fino a quando ci arrivo.
Mi riaccascio sulla sedia e sospiro.
“Scusa Aden, sono distratta.”
“Avevo notato – risponde con un ghigno – questo vuol dire che posso andarci davvero?”
“Ovviamente no!” rispondo con rinnovato fervore.
“Lo sospettavo – continua a prendermi in giro lui – allora, cos’è successo in questa riunione che ti dà così tanto da pensare?”
Arrossisco inesorabilmente. Oh Aden se solo sapessi…
“Oh le solite cose in realtà, turni delle ronde, compilazione di rapporti…” rimango sul vago sperando che si accontenti di questa risposta.
Ma Aden sembra ancora pensieroso.
“Ok, allora perché sei così distratta?” chiede nuovamente.
“Ehm… Ecco io…” inizio titubante, senza avere idea di cosa dirgli.
“Si tratta di quella ragazza?” mi interrompe lui.
“Quale ragazza?” gli chiedo velocemente mentre sento salire una punta d’ansia.
“Quella Serpeverde, Echo, l’amica di Ontari… Vi ho viste oggi a pranzo…” risponde lui con uno sguardo che sembra triste.
“Oh, Echo… lei è… beh” sembra che oggi non riesca a fare altro che balbettare.
“Ti piace?” chiede a bruciapelo e sgrano gli occhi in risposta.
E adesso cosa gli dico?
Che è assurdo che possa piacermi una persona del genere? Che ogni singolo tocco mi dà la nausea, ma che faccio tutto questo per tenere buono nostro padre? Perché così, se Dio vuole, lo lascerà in pace? E che stare con Echo è il biglietto di ingresso nel club dei Mangiamorte, necessario per continuare ad essere una spia di Silente, il quale a sua volta ha garantito che proteggerà Aden?
Non posso caricarlo di tutto questo. Quindi metto su la maschera da Alexandria Woods e gli rispondo con un sorriso.
“Beh Echo è una bella ragazza.” Gli rispondo.
Vedo il suo sguardo deluso, così cerco di cambiare argomento.
“Tu invece? Qualche bella ragazza della torre di Grifondoro?” chiedo.
Subito arrossisce e abbassa lo sguardo.
Oh piccolo Aden, adesso sì che iniziamo a ragionare.
“Tasto dolente eh… Andiamo, racconta tutto a tua sorella.” Incalzo.
“Oh Lexa, smettila dai, sono solo al primo anno, le ragazze non mi interessano ancora…” dice timidamente.
“Chiaro, fratellino, ma giusto per avere un’idea, qual è il tuo tipo?” infierisco ancora.
“Oh beh Christine è molto gentile, studiamo spesso insieme ma non so se mi potrà piacere in quel senso. È  carina ma…”  il suo imbarazzo è davvero una cosa divertente, dovrei sentirmi in colpa per costringerlo a tutto questo… ma credo mi divertirò ancora un po’.
“Ma?” continuo implacabile.
“Ma credo di preferire i capelli biondi, come quelli di Clarke.” Finisce la frase con una vocina sottile abbassando gli occhi.
Io mi paralizzo spalancando gli occhi nuovamente. Hai capito Aden… Evidentemente noi Woods abbiamo un debole per Clarke…
“Beh si, devo darti ragione…” gli vengo in soccorso e lui sembra apprezzare perché si riprende un po’.
“Anche i suoi occhi, non trovi che abbia degli occhi molto belli?” commenta sporgendosi verso di me con fare cospiratorio.
Oh i suoi occhi, i suoi splendidi occhi blu che ti guardando scrutandoti nel profondo, arrivando fino al cuore.
“Mmm.. si carini…” commento fingendo indifferenza.
“Quindi ho ragione?” commenta con un sorriso.
“Non so.. può darsi..” rimango sul vago.
Hai capito tutto dalla vita, Aden.

 
*.*.*.*
 
 
[Clarke]
Ceno da sola al tavolo di Grifondoro, i miei amici stanno finendo gli ultimi allenamenti di Quidditch straordinari per prepararsi al meglio per la partita di domani. In condizioni normali li avrei aspettati per la cena, ma tra poco devo incontrare Lexa e non voglio rischiare di arrivare in ritardo.
Lexa.
Ancora non riesco a credere a quello che è successo, sebbene abbia organizzato tutto io.
Avrei dovuto parlarle, spiegarle quello che mi spaventa e cercare rassicurazioni.
Ma quando ripenso a quello che è successo un paio d’ore fa non riesco a trattenere un sorriso… forse le cose non programmate sono davvero migliori.
Per questo ho deciso di non prepararmi nessun discorso stasera, e spero che il mio piano continui a funzionare.
Giocherello con la forchetta che ho in mano e decido di spostare lo sguardo sul tavolo di Serpeverde.
Il mio cuore accelera leggermente appena poso gli occhi su Lexa, sta cenando anche lei e trattengo un sospiro di sollievo quando vedo che è vicino ad Anya con un’aria tranquilla.
Come richiamata dal mio sguardo alza gli occhi dal piatto e un attimo dopo trova i miei.
Arrossisco e vedo lei fare lo stesso prima di abbassare gli occhi sul piatto con un mezzo sorriso sulle labbra e noto Anya che la guarda confusa, prima di alzare gli occhi al cielo e darle una gomitata scherzosa. Trattengo una risata per non passare per pazza e torno alla mia cena.
Controllo l’orologio, ho ancora un’ora prima del mio appuntamento, sono in perfetto orario.
Addocchio una fetta di torta alla melassa, la mia preferita e rimango incerta.
So che non dovrei, ma è così buona, così dolce… in fondo non c’è neanche Octavia con il suo ferreo regime alimentare a guardarmi storto.
Forse potrei allungare la strada per il dormitorio, qualche piano in più e la melassa è smaltita, giusto?
“Dovresti mangiarla senza farti troppi problemi, sai, dopotutto te lo puoi permettere.”
La reazione è immediata.
Continuo ad osservare la torta mentre il mio cervello automaticamente pensa ad una scusa per uscire da questa situazione, come mi succede già da tempo senza che io possa (o voglia) oppormi.
Lo sguardo corre immediatamente all’orologio al polso e sto per aprire la bocca per parlare, finalmente, ma prima che possa mettere in atto il mio piano di fuga vengo interrotta.
“Lo so, lo so” si ferma “Caspita sono già le otto, come vola il tempo… devo proprio andare!” sento la mia interlocutrice sorridere mentre parla imitando la mia voce.
Arrossisco colta sul fatto, perché è molto probabile che le mie parole sarebbero state proprio queste.
Una fetta di torta di melassa scivola nel mio piatto mentre la ragazza Tassorosso prende posto accanto a me.
Prendo un bel respiro.
“Niylah… ciao..” alzo finalmente lo sguardo sulla ragazza, che mi sorride.
“Clarke, quanto tempo, come stai?” chiede.
“Direi tutto come al solito, tu? Pronta per il grande match di domani?” chiedo cercando di allentare la tensione.
Si serve una fetta di torta anche lei e inizia a mangiarla tranquillamente.
“Direi di sì, abbiamo fatto tutto quello che potevamo, così il capitano ci ha concesso la serata libera, il che non si può dire dei tuoi amici, è per questo che sei qui tutta sola?” chiede avvicinandosi leggermente.
Il nervosismo sale in modo inversamente proporzionale alla distanza che c’è tra noi e sto facendo tutto il possibile per non alzare gli occhi sul tavolo Serpeverde, dove ho paura di trovare due occhi che mi scrutano attenti.
“Si beh – mi schiarisco la voce – conosci Bellamy, non lascerebbe mai libera la squadra prima di un incontro.. E poi tra poco dovrei avere una… riunione, così ne ho approfittato per mangiare qualcosina…”
Il sorriso di Niylah si allarga, come se si aspettasse la mia risposta. È incredibile come sembra conoscere ogni mia mossa, come se si aspettasse sempre qualcosa da me e non la smentissi mai. Mi chiedo se si aspettasse anche la mia fuga dal suo dormitorio quella notte.
“Non preoccuparti, non ti farò arrivare tardi alla riunione, tranquilla.”
La sua mano raggiunge la mia nello stesso istante in cui i miei occhi si incollano su Lexa, che sembra concentrata sulla sua cena in modo fin troppo disinvolto, è Anya che mi osserva con sguardo indecifrabile accanto a lei.
La mano di Niylah mi spinge verso qualcosa di duro e freddo e solo quando sposto il mio sguardo vedo che mi ha avvicinata alla forchetta per poi lasciarmi andare.
“Sul serio, dovresti proprio mangiarla, tutti possiamo concederci un piccolo sfizio qualche volta…” ammicca riportando una distanza accettabile tra noi.
Annuisco e porto alla bocca il primo pezzetto di torta, giusto per fare qualcosa oltre che sperare che tutta questa situazione finisca in fretta.
Lascio che il sapore dolce della torta mi invada mentre attendo che la ragazza al mio fianco riprenda a parlare.
“È un po’ che non ci vediamo, Clarke – riprende infatti lei – i tuoi impegni da Caposcuola e salvatrice della scuola ti tengono troppo impegnata, volevo solo assicurarmi che stessi bene.” Mi dice.
Mi prendo tutto il tempo per masticare mentre cerco una risposta adatta.
“Sto bene grazie, è faticoso, ma sono felice di essere diventata Caposcuola…” i miei maledetti occhi tornano su Lexa. Senza la nomina di Silente non avrei mai avuto l’occasione di conoscerla, di parlarle, di sfiorarla…
“Oh posso immaginare.” Commenta lei con un tono strano che fa riportare la mia attenzione.
Per la prima volta non sta guardando me, ma ha seguito il mio sguardo fino al tavolo Serpeverde e sembra concentrata su qualcosa. O forse qualcuno.
Oh no…
Vorrei dire qualcosa, ma il mio cervello è come sbiancato.
Cosa potrei dirle? Negare tutto?
“Ho notato qualche comportamento strano tra i Serpeverde… E un nuovo ingresso tra le fila dei più attivi… - Sottolinea l’ultima parola inarcando le sopracciglia in modo retorico. – Strano, però, per un po’ ho pensato che la tua influenza la stesse facendo ragionare… evidentemente non le è bastata”
Prima che possa pensare ad un commento, però, riprende.
“Sono sicura che hai fatto del tuo meglio, tuttavia alcune persone sono semplicemente fatte così, non è colpa tua se non capiscono quale sia la parte giusta in questa guerra. Non puoi aiutare tutti, specialmente chi non vuole essere salvato.”
Si alza e io vorrei urlarle che questa volta, questa volta sta sbagliando di grosso. Non sta parlando con malizia o cattiveria, anzi, riesco anche a capire che a modo suo sta cercando di confortarmi.
Ma questa volta non ne ho bisogno, non di lei. Anche perché sta solo peggiorando la situazione
“Se hai bisogno di qualsiasi cosa… sai dove trovarmi.”
Rapida come è arrivata, Niylah lascia il tavolo Grifondoro ed esce dalla Sala Grande. Non sembra essere cambiato nulla rispetto a pochi minuti fa, se non fosse che tutta la voglia di dolce che avevo è totalmente scomparsa.
Appoggio la forchetta sul tavolo e mi alzo.

 
*.*.*.*
 

[Lexa]
Conto praticamente ogni secondo che mi separa dal mio incontro con Clarke mentre girovago per il castello.
Ora che ci penso sembra che ultimamente non riesca a fare altro che misurare le mie giornate in ore e minuti che passano da quando la vedo. Come se fosse lei a scandire il ritmo della mia quotidianità ormai.
Sono nervosa, talmente nervosa che Anya mi ha praticamente buttata fuori dalla nostra sala comune perché non ne poteva più del tamburellare delle mie dita sul tavolo.
C’è una strana ansia in me, un sentimento che non riesco a riconoscere, non una semplice impazienza.
Da quando l’ho vista, seduta al suo tavolo, mentre quella ragazza, Niylah, si avvicinava a lei…. Qualcosa è scattato nel mio cervello, o forse nel mio stomaco, o addirittura nel mio cuore.
Ed è assurdo perché non sono mai stata una persona gelosa, né possessiva… è più uno strano dolore sordo nel petto, al pensiero che Clarke abbia avuto un certo… grado di intimità con un’altra persona, con un’altra ragazza.
Che qualcun altro abbia sfiorato la sua pelle, accarezzato i suoi capelli, l’abbia stretta a sé e si sia specchiata nei suoi occhi.
Stringo i pugni per sfogare questa improvvisa ondata di malessere.
Guardo l’orologio per la centesima volta e al diavolo, anche se manca ancora un po’ di tempo non riesco più a stare con le mani in mano.
Così mi avvio verso la stanza delle necessità, cercando di svuotare la mente.
Quando arrivo davanti all’arazzo di Barnaba il Babbeo mi concentro sulla frase rituale e aprendo gli occhi trovo davanti a me la solita porta di legno scuro.
Afferro la maniglia ed entro, rassegnandomi all’ennesima attesa della giornata.
Di certo non mi aspettavo di trovare la stanza già occupata da qualcuno.
 
Clarke è bellissima. Come al solito.
È seduta sul divanetto, dando le spalle alla porta e sembra intenta a leggere un libro. Tanto assorta da non essersi accorta del mio arrivo.
Richiudo piano la porta mentre mi prendo ancora qualche istante per osservarla rapita, visto che fuori da qui non posso concedermi questo piccolo lusso.
La sola sua vista è in grado di cancellare lo stato di ansia in cui mi trovavo fino a qualche secondo fa, e contemporaneamente accende ogni cellula del mio corpo.
Mi avvicino lentamente, girando intorno al divano e anche quando sgrana gli occhi accorgendosi della mia presenza non le lascio il tempo di dirmi niente, ma mi siedo di slancio accanto a lei, le cingo la vita con un braccio mentre l’altra mano corre ad accarezzarle una guancia. E le mie labbra sono sulle sue.
Così, senza alcun motivo se non per il fatto che lei è qui che aspetta me, me e nessun altro.
E lei sembra colta alla sprovvista, poi con un piccolo sospiro che sa di stanchezza infinita, ricambia il mio bacio, mentre le sue braccia si muovono per cingermi la schiena.
È un bacio tranquillo, sereno, sa di ritorno a casa dopo una lunga giornata, finalmente finita.
Mi concentro sul suo labbro inferiore, succhiandolo leggermente e Clarke si stringe ancora di più a me.
Torno a muovere dolcemente le labbra sulle sue e subito dopo mi allontano di qualche millimetro per prendere fiato, con tutte le intenzioni di approfondire il bacio.
Ma prima che possa riavvicinarmi, due dita fredde si appoggiano sulla mia bocca e apro gli occhi sorpresa.
Anche Clarke ha gli occhi aperti, e mi sta guardando con aria titubante, che alimenta la mia confusione.
“Dimmi solo – inizia per poi interrompersi in cerca delle parole – ripetimi, anzi. Ripetimi solo che sono stata abbastanza, che hai scelto me.”
Non riesco a capire le motivazioni dietro a questo dubbio, che pensavo di aver risolto ormai un po’ di tempo fa. Ma poi penso che le devo ben più di un’ulteriore conferma e le offro un sorriso sincero.
“Sei stata la miglior scelta che potessi fare.”
Spero di non aver esagerato, ma lei sembra apprezzare la mia attitudine al melodramma, perché si apre in un sorriso sollevato e un istante dopo è lei a ricominciare a baciarmi.
E il mio cervello si spegne ancora, inghiottito da tutte queste sensazioni, mentre non posso fare altro che cingerle la schiena mentre lei riesce a sedersi praticamente a cavalcioni su di me senza allontanarsi dalla mia bocca, e senza ulteriori indugi la percepisco chiedere il permesso per approfondire il contatto.
Non riuscirei ad oppormi neanche se volessi.
Schiudo le labbra e lascio che esplori la mia bocca.
E mi viene quasi da ridere perché, Merlino, Clarke Griffin ci sa fare.
La sua lingua accarezza la mia, si muove audace e seducente, con una lentezza esasperante, come se mi provocasse a chiederle di più. E io vorrei farlo, ma se lo facessi interromperei questa sua presa di posizione, che in questo momento mi sembra la cosa migliore che possa capitarmi.
Le lascio il controllo.
Solo per questa volta. Mi illudo.
E spero che decida di fermarsi presto, o di non fermarsi mai più, perché una via di mezzo sarebbe la peggior tortura possibile.
Ma lei si spinge ancora più vicino a me, finchè non c’è più un millimetro di spazio tra i nostri corpi, da nessuna parte, e a me sembra di morire.
Do l’ordine alle mie braccia di reagire stringendola ancor di più, mentre decido che sono stata fin troppo passiva negli ultimi secondi, ma prima che possa rimediare Clarke si tira indietro.
È l’improvvisa assenza del suo calore sul mio corpo che mi fa aprire gli occhi smarrita.
Ma Clarke mi riserva soltanto un sorriso malizioso, mentre si alza sistemandosi il maglione rosso.
“Questo è per avermi rubato la parte.” Sorride ancora di più davanti al mio sguardo confuso.
“Pensavo fossi io quella che sorprende l’altra così… piacevolmente.” Spiega con un sorriso malizioso.
Arrossisco inesorabilmente.
“In realtà ho molto da imparare da te, dovrei perfezionare le mie tecniche di sequestro, fortunatamente eri già nella stanza, altrimenti non so se sarei riuscita nel mio intento.” Commento passandomi una mano tra i capelli con fare imbarazzato.
“Oh beh, in questo caso dovrò darti più dimostrazioni, per facilitare l’apprendimento, sai, è un metodo scientifico confermato” continua con un sorriso angelico.
Sbuffo afferrandole una mano per attirarla di nuovo vicino a me.
Lei si lascia cadere sul divano al mio fianco e lancia un’occhiata all’orologio al suo polso.
“Sei in anticipo” commenta nuovamente seria.
Annuisco. “Anche tu.”
E anche lei muove leggermente la testa in cenno d’assenso.
“Io… ti devo delle spiegazioni” dice infine con sguardo triste.
“Clarke, no-“ inizio a protestare perché non voglio che faccia qualcosa solo perché si sente in dovere.
Ma lei mi blocca appoggiandomi una mano sul braccio, e la lascia lì, accarezzandomi leggermente.
“No Lexa, lasciami spiegare, voglio spiegarti tutto.” Riprende lei.
Così annuisco semplicemente mentre lei distoglie lo sguardo concentrandosi sul fuoco che arde nel caminetto davanti a noi.
“Prima devo farti una domanda però, sull’Oclumanzia, stavo cercando informazioni su questo libro, poi qualcuno mi ha interrotto.” Dice concludendo con un sorrisetto.
Io ricambio con un sorriso imbarazzato.
“Prova a chiedere.” Dico infine.
“Beh mi chiedevo… è possibile sfruttare l’Occlumanzia anche per il processo contrario? Nel senso – si interrompe per spiegarmi meglio interpretando la confusione sul mio viso – se io volessi far vedere cosa sto pensando ad un’altra persona, è possibile farla accedere nella mia mente per mostrarle direttamente i ricordi?”
Io mi fermo un attimo a pensare, tecnicamente il suo ragionamento non fa una piega.
“Beh – inizio titubante – credo che sia possibile, anche se non credo che sia il modo ideale.. in realtà credo che abbiano inventato i Pensatoi proprio per questo motivo. La Legilmanzia è un’invasione della mente, anche se l’altra persona è consenziente non è mai un’esperienza piacevole, hai visto anche tu com’è andata la volta scorsa.. Non siamo in grado di controllare esattamente il flusso dei nostri pensieri, quindi non è detto che si mostri esattamente quello che si vuole mostrare” le spiego, cercando di capire il perché di questa domanda.
“Ok, ma quindi se io pensassi intensamente a qualcosa e tu usassi la Legilmanzia, funzionerebbe giusto, almeno in parte?” chiede ancora abbassando gli occhi.
“Funzionerebbe. Ma non sarebbe molto gradevole per te.” 
Vuole davvero spiegarmi tutto facendomi viaggiare nella sua mente?
“Non mi importa… ci sono delle cose che devo mostrarti, che devi sapere di me, e questo mi sembra il modo più semplice e più… completo.” Conclude.
Si alza in piedi senza che io possa oppormi.
“Lasciami un attimo per fare chiarezza.” Dice chiudendo gli occhi.
Con un sospiro mi alzo e mi posiziono davanti a lei.
Non sono ancora sicura che sia una buona idea, potrei vedere più di quanto lei voglia.
Ma Clarke apre gli occhi e mi fa un cenno di assenso.
Afferro la bacchetta senza essere sicura di essere pronta per entrare nei ricordi di Clarke Griffin.
Legilmens
 
Una Clarke di quattordici anni, circa, sfoglia la Gazzetta del Profeta seduta al tavolo di una cucina luminosa.
Improvvisamente si apre in un sorriso entusiasta. “Papà!” chiama a gran voce. “Papà vieni! Sei sul giornale!” Un bell’uomo fa capolino da una porta. “Davvero? Si vede che non sapevano proprio cosa scrivere!” commenta sminuendo l’importanza della questione. “No, invece, è importante! Ascolta: <<  il Capo del Dipartimento degli Auror, Jake Griffin, si oppone a Barty Crouch e a Diana Sidney riguardo la proposta di legge che autorizzerebbe gli Auror a ricorrere alle maledizioni senza perdono contro i sostenitori di Voi-Sapete-Chi. >> Sei famoso papà!” L’uomo sorride mentre il ricordo sfuma.

 
Non sembra essere passato tanto tempo rispetto al ricordo precedente, ma questa volta un uomo e una donna discutono animatamente nella stessa cucina, mentre Clarke ascolta dal corridoio buio. “Sono implacabili Jake! Hai sentito cos’hanno fatto a quella famiglia di Babbani? E solo perché avevano un figlio ad Hogwarts, come se fosse colpa loro se hanno concepito un figlio con dei poteri! Bisogna fermarli!” Ma l’uomo stringe i pugni. “Lo so bene cosa fanno e come sono, combatto contro di loro ogni singolo giorno della mia vita! Ma non è ripagandoli con la stessa moneta che le cose si sistemano! Noi non siamo come loro! Noi siamo i buoni!” La donna si avvicina e accarezza il viso dell’uomo. “Lo so, ma sono preoccupata per te, se loro ti incontrassero non esiterebbero neanche un secondo ad ucciderti.” L’uomo si allontana delicatamente. “È un rischio che sono disposto a correre.”
 
“Papà!” chiama Clarke mentre corre in un corridoio d’ospedale ed entra in una stanza. L’uomo è sveglio e accoglie la figlia con un sorriso. “Ehi principessa!” Ma la ragazza non si fa ingannare e osserva il corpo del padre, palesemente reduce da un brutto scontro. “Come stai?” “Oh bene, non preoccuparti ho solo qualche graffio.” “Li hanno presi? I Mangiamorte che vi hanno attaccati?” Il volto del padre si rabbuia. “Sì. C’è stato uno scontro. Alcuni sono stati uccisi” La ragazza afferra delicatamente una mano del padre. “Non lasciare che questa guerra ti cambi, Clarke. Uccidere è sbagliato, da entrambe le parti. È vero, ci sono Mangiamorte che sono uomini puramente crudeli, ma tanti sono soggiogati, molti sono sotto ricatto. La differenza tra noi e loro è qui dentro, non dimenticarlo mai.” Conclude l’uomo appoggiando una mano sul cuore della figlia.
                                                                  
Bellamy, Finn e Octavia abbracciano una ragazza bionda e una mora con sguardo triste. Clarke e Raven sono appena tornate a scuola dopo il funerale di Jake. “Come state? Vi hanno spiegato cos’è successo?” chiede Octavia preoccupata. “Il ministero sta ancora svolgendo le indagini, hanno arrestato dei Mangiamorte sopravvissuti alla battaglia però, li stanno interrogando per scoprire qualcosa di più prima di rinchiuderli.” Risponde Raven. “Maledetti. – interviene Bellamy – dovrebbero farli fuori tutti, altro che Azkaban.” “No” interviene Clarke per la prima volta. “Uccidere è sbagliato, da entrambe le parti.” “Ma Clarke, loro sono..-“ “So benissimo come sono, è per questo che voglio essere migliore. Mai, e dico mai userò le maledizioni senza perdono.” E, con questo, volta le spalle al gruppo di amici e se ne va. “Ci penso io.” Sussurra Finn prima di seguirla.
 
Clarke è seduta su una sedia dietro una scrivania in una strana stanza, rotonda e con i muri coperti da ritratti di personaggi dall’aria colta, che stranamente dormono più o meno silenziosamente.
“Lei ne è proprio sicuro, signore?” chiede la ragazza al preside.
“Si, signorina Griffin. I ricordi dei Mangiamorte arrestati hanno rivelato l’accaduto. Suo padre è stato ucciso da un anatema che uccide scagliato da Diana Sidney.” Clarke sembra accusare il colpo, ma cerca di non darlo troppo a vedere. “Quindi cosa le faranno? L’arresteranno?” Silente si fa ancor più serio. “Purtroppo, signorina Griffin, questo non glielo posso garantire. Con l’approvazione della legge sull’uso delle Maledizioni senza perdono, la morte di suo padre risulta essere solo un tragico incidente.” Si legge anche sul volto dell’anziano preside il rammarico della situazione. La ragazza non dice niente. “Tuo padre era un grand’uomo, Clarke, non dimenticarlo mai. Che Jake Griffin possa essere d’esempio a tutti quelli che seguiranno, ma soprattutto che possa essere d’esempio a te. È sempre stato orgoglioso di te, e sempre lo sarà.”

 
“È da un po’ di tempo che Finn è strano” commenta Clarke rivolta verso le sue due amiche. “È teso, sempre sul punto di esplodere.” “Perché è preoccupato per te – interviene Raven – i Serpeverde sono sempre più aggressivi e se la prendono con te più che con chiunque altro, da dopo...” “Dopo la morte di papà.” Conclude per lei la bionda. “Lo so, sono solo preoccupata che possa fare qualche pazzia.” “Tranquilla Clarke, Finn è ancora più pacifista di te!”
 
Lampi di luce volano in tutte le direzioni, anticipati dai nomi degli incantesimi gridati dagli studenti in quel corridoio polveroso. Clarke è nel cuore del combattimento mentre fronteggia due avversari contemporaneamente. Un fuoco brucia nei suoi occhi mentre para e risponde agli attacchi. All’improvviso un getto rosso la colpisce alle spalle e la bacchetta le fugge di mano sparendo nell’intreccio di corpi che combattono poco distante. Clarke si gira lentamente. “Mossa molto coraggiosa, Ontari, disarmarmi da dietro.” Ma la Serpeverde non sembra preoccuparsi delle parole della bionda, anzi, sembra che il ghigno sulla sua faccia si allarghi. “Ora, Griffin, scoprirai cosa significa sfidare il Signore Oscuro.” Alza la bacchetta e Clarke aspetta a testa alta l’incantesimo.
“Sectumse- Aaah“ la voce della ragazza si interrompe sopraffatta da un urlo atroce. Al suo fianco compare un ragazzo che ha appena urlato: “Crucio”.
Una luce folle attraversa il suo sguardo solitamente gentile o scherzoso. “Non le farai del male, maledetta!” La serpeverde si contorce dal dolore mentre Clarke osserva inorridita la scena. Improvvisamente si riprende dallo shock e inizia ad urlare. “SMETTILA FINN! Smettila! Sei impazzito? Fermati subito!” il ragazzo la guarda a bocca aperta, ma si riscuote e non le dà retta. “Merita di soffrire, Clarke, è così che deve essere.”

 
“Clarke, Clarke, ti prego fermati, CLARKE!” un ragazzo insegue Clarke lungo un corridoio deserto.
Le afferra una mano costringendola a fermarsi. “Che cosa vuoi, Finn?” le chiede rabbiosa, anche se dietro il suo sguardo si cela una grande sofferenza. “Voglio spiegarti! Voglio spiegarti perché l’ho fatto!” “Ma io non voglio ascoltarti Finn! Come tu non hai ascoltato me quel giorno!” si divincola, ma Finn stringe la presa. “No, devi farlo! Io l’ho fatto…””Non dirlo!” lo ammonisce la ragazza, quasi implorante, ma lui prosegue. “L’ho fatto per te!” e la ragazza smette di divincolarsi e lo guarda tormentata. “Allora non abbiamo più niente da dirci.” Finn spalanca gli occhi. “Ma Clarke, lei stav-“ ma ancora una volta la ragazza lo interrompe. “So perfettamente cosa stava per fare! Come puoi proprio tu usare una Maledizione senza perdono, e soprattutto come puoi dire che l’hai fatto per me? Non voglio essere il motivo di un gesto del genere!” Si ferma a prendere fiato. “Avrei potuto accettarlo se mi avessi detto che sei stato preso dal panico, ma non posso accettare questo. Lasciami stare Finn, lasciami stare.” E il ragazzo rimane immobile a fissarla, mentre si allontana da lui e dalla sua vita.

 
Una Clarke leggermente imbarazzata distoglie lo sguardo dal tavolo di Serpeverde, dove è seduta la ragazza che stava fissando fino a poco prima. È un’altra bionda a parlare però.
“Sono sicura che hai fatto del tuo meglio, tuttavia alcune persone sono semplicemente fatte così, non è colpa tua se non capiscono quale sia la parte giusta in questa guerra. Non puoi aiutare tutti, specialmente chi non vuole essere salvato.” L’imbarazzo lascia il posto alla paura e all’insicurezza e Clarke fa per aprire la bocca per rispondere.

 
Il ricordo si interrompe improvvisamente e ci metto un istante per ricordarmi dove sono e cosa sto facendo. Ma subito mi focalizzo sulla ragazza che è qui davanti a me, in ginocchio e con la testa tra le mani.
Tutto questo è stato… intenso.
“Clarke” inizio incerta.
Lei non dà segno di avermi sentita, così mi avvicino e titubante le appoggio una mano sulla spalla. Il mio tocco sembra riportarla qui da qualunque posto fosse finita.
“Le- Lexa scusami, ci sono.” Inizia posando gli occhi nei miei.
“Non preoccuparti, solo siediti sul divano poi prenditi tutto il tempo di cui hai bisogno.” Le dico comprensiva aiutandola ad alzarsi e a dirigersi verso il divano.
Una volta sedute mi prendo del tempo per osservarla: ha il fiato leggermente corto e le guance arrossate. I capelli sono in disordine e le mani le tremano leggermente.
Non mi è sembrata mai tanto fragile e bella allo stesso tempo.
Dopo un istante torna a guardarmi.
“Può sembrare strano, ma Finn ha fatto una cosa imperdonabile, nella mia testa. Forse qualcun altro ci sarebbe passato oltre, ma io non posso. Oltre al fatto che ha usato una maledizione senza perdono, nonostante sia consapevole del mio rifiuto verso questi mezzi, trovo imperdonabile che l’abbia fatto per me. Come se dipendesse da me, come se glielo avessi chiesto, come se si sentisse in dovere di farlo. E io non voglio svolgere questo ruolo per nessuno. Finn ha tradito la mia fiducia, proprio lui che sembrava capirmi così bene.”
Si ferma un istante e io devo costringermi a non distogliere lo sguardo perché sto capendo dove vuole andare a parare.
“Dopo averlo lasciato – riprende – sono cambiata. Io non ho lasciato che più nessuno si avvicinasse a me, mi sono allontanata persino da Raven e Octavia. Avevo paura che non capissero, o peggio che fossero d’accordo con lui, e non avrei potuto sopportarlo. È in quel momento che è arrivata…”
“Niylah.” Termino io con tono piatto. Lei annuisce.
“Niylah non mi ha mai chiesto niente, non ha mai provato pena per quello che era successo a mio padre, non ha mai cercato di capire da dove venisse la mia disperazione in quel momento, mi era solo vicina. Fino al giorno…-  prende un bel respiro – fino al giorno in cui sono scappata dalla sua stanza seminuda e non ho più voluto vederla. Non per colpa sua, ero io che non mi piacevo così. Non mi piaceva l’idea di usare un’altra persona solo per conforto fisico.” Conclude guardandomi intensamente.
“I miei rapporti con Raven, Octavia e gli altri sono tornati quelli di prima, ma non mi sono fatta più avvicinare da nessuno. Finchè non sei arrivata tu. E la mia fiducia era praticamente già sottoterra da prima, eppure non ho dato retta al mio cervello, seppure mi gridasse di lasciarti stare, perché mi avresti solo portato sofferenze. E ha ragione – il mio cuore sprofonda quando ammette queste cose – ha ragione perché avrei tutto il diritto di dubitare di te, la tua famiglia è votata a Voldemort, tua cugina è il capo del club dei Mangiamorte di Hogwarts, frequenti una ragazza che è il suo braccio destro, tuo padre ti tiene sotto scacco minacciando tuo fratello… Hai tutti i requisiti per farmi scappare a gambe levate.”
La sua schiettezza fa quasi paura.
“Ma..” chiedo speranzosa con un filo di voce.
“Ma non posso farlo. – risponde sospirando – non voglio, oppure semplicemente non ci riesco. Non riesco a guardarti da lontano e far finta di non sentire tutte queste emozioni. Non voglio farlo, io voglio te.”
La sua confessione mi spiazza completamente. È così sincera da essere sconcertante.
“Io.. “ inizio ma non so nemmeno cosa dire. Dovrei rassicurarla sul fatto che non tradirei la sua fiducia per niente al mondo, e che combatterò al suo fianco qualsiasi cosa accada. Ma non posso farlo. Lo so io e lo sa lei. Quindi mi chiedo davvero che cosa ci faccia qui con me, perché non sia già scappata, come tutte le persone con buonsenso le consiglierebbero.
“Io non…” riprovo ma scuoto la testa. E mi sento una vigliacca egoista, perché dovrei lasciarla andare e non farle rischiare così tanto con me, perché non ne valgo la pena e perché non voglio essere la causa della sua sofferenza.
“Quello che mi ha detto Niylah a cena – interviene lei e immediatamente i miei pugni si stringono al pensiero – lo so bene. Tu potresti scegliere di stare dall’altra parte, oggi, domani, tra un mese o tra un anno.” Si ferma per guardarmi dritta negli occhi. “Oppure mai.”
Deglutisco come unica reazione alle sue parole.
“E io lo so che è da pazzi, ma voglio crederci. Solo allora saprò di aver fatto tutto il possibile, ma ho visto cosa vuol dire guardarti da lontano senza potermi avvicinare, e non è quello che voglio.”
Mi afferra una mano, mentre porta l’altra sul mio viso.
“Voglio fare questo – lascia una leggera carezza – e questo – dice spostandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio – questo – prosegue intrecciando le dita delle nostre mani – e anche questo” conclude lasciandomi un leggero bacio a fior di labbra che ha il potere di farmi rabbrividire.
Sono completamente in balia delle sue parole e non posso fare altro che guardarla meravigliata. Perché, Merlino, non pensavo che potesse esistere un animo così puro.
Dopo tutto quello che mi ha mostrato, dopo tutto quello che le hanno fatto, come può solo prendere in considerazione l’idea di avvicinarsi a me?
E so che dovrei rassicurarla in qualche modo, ma non ci riesco.
“Clarke” sospiro abbassando il capo carica di frustrazione.
“Lo so, Lexa, lo so.” Dice lei accarezzandomi con dolcezza il viso, convincendomi a tornare a guardarla.
“Hai scelto me, Lexa, e questo è l’importante. Sei stata più coraggiosa di quello che credi, sei stata molto più coraggiosa di me.” Conclude con un sorrisetto.
Ricambio leggermente prima di perdermi nei miei pensieri.
“Corvonero.” Rompo il silenzio infine.
Clarke mi rivolge uno sguardo confuso.
“Durante lo smistamento – mi spiego meglio – il Cappello Parlante era indeciso sulla casata migliore per me. Avevo undici anni e per la prima volta nella mia vita avevo lasciato Aden da solo. Ero terrorizzata, così ho chiesto, anzi implorato il cappello di mettermi in Serpeverde. In cuor mio so che Corvonero sarebbe stata la casata migliore per me. Un ingegno smisurato per il mago è un dono grato. Non credo di rispecchiarmi di più in qualsiasi altra frase.”
Abbasso lo sguardo.
“Invece ho scelto Serpeverde. E nonostante tutto, credo che lo rifarei mille volte pur di aiutare Aden, anche se ogni tanto penso a quale sarebbe potuta essere la mia vita se avessi fatto una scelta diversa.”
Sento le sue dita toccarmi delicatamente il volto. La guardo e trovo sul suo viso un sorriso tanto dolce da non sembrare vero.
“Ma non capisci? – mi chiede – tu non hai scelto Serpeverde, hai scelto Aden. E questo ti rende la meno Serpeverde fra tutti i Serpeverde.”
Mi lascio trasportare dal suo ragionamento, perché ne è così sicura che anche se avessi delle obiezioni non riuscirei ad esprimerle. Così ricambio incerta il suo sorriso, che in risposta si allarga.
“In effetti ora che ci penso – commenta poi usando un tono più scherzoso – credo che nemmeno Wells, Corvonero per eccellenza, segua il corso di Antiche Rune, ma come ti viene in mente di prendere un M.A.G.O. in quella materia inutile?” conclude con una risata.
“EHI! – esclamo portandomi una mano al petto come ferita dalle sue parole – non insultare la mia materia preferita!” Clarke sbuffa ridendo e continua a prendermi in giro.
“Ma andiamo Lexa, a cosa ti serve tradurre strani simboli non usati più da centinaia di anni?” infierisce ancora.
“Strani simboli? Ma Clarke, come puoi parlare così delle origini della nostra cultura magica?” e lei ride, allargando il mio cuore.
“Godric ci aiuti, sei davvero senza speranza.” Scuote la testa.
“Per esempio, non è affascinante che gli antichi usassero molto spesso i disegni di animali per raffigurare i numeri? Disegnavano un Acromantula invece dell’otto, perché i ragni hanno otto zampe, è geniale!”
Clarke reagisce al mio entusiasmo affondando la testa nello schienale del divano con aria sconfitta.
“Irrecuperabile” mi sembra di capire tra il suo flusso di parole smorzate dai cuscini.
E io sorrido, sorrido perché è uno dei momenti più belli della mia vita, nonostante tutto. Sorrido anche quando i muscoli della faccia cominciano a farmi male, ma non posso farci niente.
Clarke si riprende e mi guarda, questa volta con un barlume di serietà negli occhi.
“Vederti così è qualcosa di straordinario, è meraviglioso – si ferma un istante – è uno dei motivi per cui credo proprio che ne valga la pena. Vuoi crederci con me?” chiede, e so che questa è una domanda cruciale per i nostri rapporti futuri.
Perché dopo oggi ho la conferma che potrei farle del bene, come potrei anche spezzarla completamente se qualcosa andasse storto.
Ma il suo sguardo speranzoso e il suo sorriso mi spingono ad annuire, mentre sono ancora in cerca di parole.
Ma a lei basta, perché sembra illuminarsi di luce propria e in un secondo mi sta baciando.
E io non ho più neanche il minimo dubbio.


 
*.*.*.*


[Clarke]
“E OCTAVIA BLAKE SEGNA! Per la, beh la quattordicesima volta dall’inizio della partita, portando così Grifondoro in vantaggio 200 a 40.” La voce magicamente ampliata di Jasper risuona per tutto lo stadio.
Applaudo forte insieme a Raven, anche se onestamente non è una delle partite più entusiasmanti che abbia mai visto.
Octavia, Bellamy e Harper stanno segnando un minuto sì e l’altro no, e devo ammettere che sono davvero affiatati, si muovono leggeri e veloci sulle loro scope, come se avessero provato e riprovato ogni singolo schema tattico, e conoscendo il mio amico direi che è senz’altro stato così. Anche i battitori non se la cavano male, devo ammettere, Connor e Riley sono entrati bene in sintonia con il resto della squadra, e Nathan è sempre stato decisamente bravo a proteggere i pali. Il vero problema è…
“DAX! Ti vuoi muovere o no a prendere quel maledetto boccino? Ti è praticamente entrato in un orecchio un secondo fa!” urla appunto Bellamy al nuovo cercatore, che, devo ammettere a malincuore, non è proprio il massimo. Il pubblico urla la sua approvazione per le parole del Capitano.
“Non prendo ordini da te, Blake, ormai dovresti saperlo!” gli urla di rimando il ragazzo, punto sul vivo dall’umiliazione davanti alla maggior parte degli studenti.
“Se non prendi il boccino nei prossimi dieci minuti sarai fuori dalla squadra!” lo minaccia, e questa volta Dax ha la decenza di non controbattere.
Intanto la Pluffa è finita fra le mani di un Cacciatore Tassorosso, che la passa subito a Niylah, come è successo ogni singola volta in cui la squadra giallo-nera ha ottenuto è ripartita all’attacco.
I Tassorosso non sono cattivi giocatori, ma mancano di quella determinazione che invece caratterizza ogni singolo tiro dei Grifondoro. Solo Niylah tiene alto il ritmo per la sua squadra, ed infatti è l’unica ad aver segnato a Nathan.
“Tassorosso si avvicina ai pali avversari, Harmon riesce a resistere ai tentativi di McIntyre di sottrargliela, scarta improvvisamente cambiando direzione e tira! Miller si tuffa, ma TASSOROSSO SEGNA! Forza Tassorosso, non arrendetevi, non possiamo darla sempre vinta a questi sbruffoni di Grifondoro!” commenta Jasper, ma davanti a un’occhiataccia della McGranitt al suo fianco si schiarisce la gola e riprende.
“Ovviamente non intendevo che tutti i Grifondoro sono sbruffoni, alcuni sono molto corretti, amabili, gen-“
“Ci dia un taglio signor Jordan e commenti la partita.” Risuona asciutta la voce della professoressa di Trasfigurazione.
“Certo Certo, professoressa, dunque, Niylah Harmon porta i Tassorosso a un punteggio di 50, riducendo lo svantaggio a 150 punti. Basta un’altra rete ai Tassorosso per mettere in seria difficoltà la squadra avversaria, visto che Dax sembra non essere in grado di afferrare un boccino nemmeno se questo si infilasse nella manica della sua divisa.
Dax reagisce con un gestaccio, mentre la scuola fischia al suo indirizzo.
“Blake, Bellamy, riparte con la pluffa, schiva un bolide ben indirizzato ma riesce a passare la palla a McIntyre, che attraversa il campo evitando i cacciatori avversari, ma, un momento! Era il boccino quello? Probabilmente sì visto che Dax non se n’è nemmeno accorto.”
Trattengo il respiro mentre una familiare ondata di adrenalina mi invade e le mie mani automaticamente si tendono come se il mio cervello pensasse davvero di essere su quella scopa, tesa mentre la velocità aumenta e il vento in faccia copre ogni rumore esterno, lasciandomi con il respiro accelerato.
Ma purtoppo non ci sono io su quelle scope, e sembra pensarlo tutta la scuola che comincia ad incitare Dax di provarci per lo meno.
Ad un certo punto l’intero stadio trattiene il respiro, perché un giocatore si è appena lanciato in picchiata all’inseguimento della pallina dorata.
“Ed ecco, signore e signori, che la piccola Charlotte dimostra a Dax cosa deve fare un Cercatore mentre si lancia in picchiata all’inseguimento del Boccino!”
Tutti gli occhi dei presenti sono puntati sulla ragazza, ed è Octavia a spezzare il silenzio.
“Harper! Muoviti!” la Cacciatrice si riscuote e lancia la pluffa alla mia amica.
Il lancio non è per nulla preciso, poiché Harper era troppo distratta a guardare i Cercatori, così la palla sembra diretta troppo lontana dall’altra cacciatrice.
Octavia emette un gemito strozzato perché con un grande sforzo si è tuffata in avanti disperatamente.
“Non ce la farà mai!” esclama Raven osservando il movimento di O.
“Charlotte è sempre più vicina al boccino mentre Grifondoro tenta disperatamente di segnare il punto che lo porterebbe alla vittoria.”
Le teste dei presenti ondeggiano da una parte all’altra del campo cercando di non perdersi neanche un istante delle diverse azioni, che in questo momento sembrano avvenire al rallentatore.
Osservo Charlotte planare, Dax chilometri dietro di lei, mentre vola aggraziata sempre più vicina al Boccino e stacca la mano dalla scopa, aprendo le dita.
Ma è il pugno di Octavia che si chiude e impatta la pluffa con una precisione estrema, quasi cadendo in avanti per il troppo slancio. La pluffa segue una traiettoria ad arco e con una lentezza esasperante supera i guanti del portiere Tassorosso e si infila inesorabile nell’anello di sinistra.
Un battito di ciglia dopo….
“Grifondoro segna ma CHARLOTTE PRENDE IL BOCCINO! Il che significa che la partita finisce… 210 a 200 PER GRIFONDORO! TASSOROSSO PRENDE IL BOCCINO MA GRIFONDORO VINCE LA PARTITA!”
Le mie grida esultanti si uniscono a quelle di Raven e del resto della scuola, mentre la curva giallo-nero dello stadio si lamenta con frustrazione.
“Sarà per un’altra volta, Tassorosso, mentre voi Grifondoro, non esultate troppo dato che la prossima partita è contro di noi! Vi faremo vedere i sorci verdi, e no, Serpeverde, per una volta non sto parlando di voi anche se so che vi sentite chiamare in causa!” esclama Jasper mentre viene ricoperto da fischi da parte degli studenti Serpeverde.
Ridacchio alle parole del mio amico, che ora cerca di opporsi ai tentativi della McGranitt di tirargli via il microfono. Il mio sguardo però si sposta verso la parte verde-argento dello stadio e immediatamente i miei occhi la trovano nella folla.
È vicino ad Anya e Lincoln, vestita con un maglione grigio dall’aria pesante, con la sciarpa verde-argento che la protegge dal freddo venticello che accompagna questa giornata di metà ottobre.
La cosa più incantevole è il leggero sorriso sul suo viso, forse dato dalla frase di Jasper, o dall’esito della partita, oppure, come me, non riesce a smettere di sorridere da ieri sera.
Anche se non mi sta guardando sorrido di rimando, mentre non presto attenzione al resto dei miei compagni che stanno scendendo nel campo per festeggiare la vittoria della nostra squadra.
“Se vai avanti così ti faranno male i muscoli della faccia, Griffin” sento Raven prendermi in giro.
Sto per voltarmi per risponderle a tono, ma in quel momento Lexa sposta il suo sguardo su di me.
Arrossisce leggermente quando si accorge che la sto già guardando, ma alla fine si riscuote e la vedo lanciarmi un occhiolino mentre il sorriso si trasforma da tenero a malizioso.
Dopo si volta verso i suoi amici mentre io non trattengo una mezza risata davanti al suo gesto, metto una mano sulla spalla di Raven e insieme ci dirigiamo verso i nostri amici per festeggiare la vittoria di Grifondoro. E, per quanto mi riguarda, non solo quella.




NOTE:
Toc toc? Ehm si sono proprio io, a volte ritornano, giusto?
Mi scuso per il ritardo solo perchè chi mi conosce sa che sono una persona molto gentile (almeno così dicono), ma so che non servirà a molto visto l'immenso ritardo a cui vi ho sottoposto. C'è ancora qualcuno interessato a sapere come va avanti?
Posso promettervi che la storia finirà, questo sì, perchè ho ancora tante cose da scrivere...
Detto ciò passiamo al capitolo..
è stato immensamente difficile da scrivere, più che altro è stato complicato riprendere il filo dopo tanto tempo (fanne passare di meno, direte, e avete anche ragione)
Però eccolo qui, ed è arrivato anche il Quidditch! (bella schifezza potreste dire... ma ho fatto del mio meglio!)
(oggi mi piacciono le parentesi, pardon)
Spero di non essere stata ripetitiva con i ricordi di Clarke, ma era necessario per dare una spiegazione completa (a Lexa e anche a noi).
La scena con Niylah non era programmata, ma l'ho scritta di getto dopo aver visto spezzoni dell'episodio di The 100 in cui Clarke se la fa con Niylah davanti al disegno di Lexa, e avevo bisogno di una sorta di rivalsa... non so se ha molto senso, ci ho ragionato molto perchè non sono tanto tipo da medrammi causati da comparse improvvise di ex fiamme e cose del genere, ma alla fine ho deciso di lasciarla e ho cercato di darle un po' di senso.
Che dire, spero veramente che non mi abbiate abbandonata, ma non vi biasimerei in caso contrario.
Se volete fatemi sapere cosa pensate del capitolo,
per il resto... Giuro solennemente di non avere buone intenzioni... alla prossima!
(Stasera inizio il 10 (; )

Ilaria
  
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