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Autore: alby4ever    09/06/2009    6 recensioni
breve one-shot quasi autobiorafica, leggermente rivista in chiave meno brutale e più romanzata... p.s. riuscite a capire di che tipo di persona sto parlando? ^^
Genere: Romantico, Triste, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lacrime disegnate



Piove. Continua a piovere da due giorni ormai, anche se a me non da fastidio. Mi piace vedere le gocce di pioggia che cadono costantemente dal cielo, mi rilassano il corpo e la mente.
Mentre mi avvio alla stazione, ripenso a quello che mi diceva sempre mia nonna, che le gocce di pioggia non sono altro che le lacrime degli angeli versate per lavarci dai peccati. Che cavolata! Io non ho mai creduto agli angeli, figuriamoci a Dio e a tutte quelle sciocchezze da ipocritici e fanatici. Poi piangere non serve a niente. Io non ho mai pianto nella mia vita, lo trovo inutile e superfluo, e anche se volessi non ci riuscirei. Il mio cuore, credo da sempre, è arido e secco. Il mio cuore non ama, non odia, non prova nessun tipo di sentimento, nemmeno per la mia famiglia.
Tuttavia, c’è un’unica persona che mi fa sentire il cuore meno arido, come un calice d’acqua versato sulla terra dove vive una pianta rinsecchita. La terra si bagna e si nutre di quell’acqua, facendo rivivere la pianta che mette su giovani foglie verdi e fresche.
Camminando lungo il binario, mi accorgo che è proprio lì, tra gli sconosciuti viaggiatori che, come me, tornano a casa.
Guardo i suoi capelli castani che cadono elegantemente sulla sua fronte, tagliati in modo da lasciare un occhio alla luce e uno seminascosto dalle ciocche brune come corteccia di quercia. L’ovale del suo viso è splendido, almeno per come lo vedo io, e le sue labbra sembrano disegnate da un artista ribelle, che per presunzione e bravura ha saputo mostrare la perfezione in due semplici linee.
-ciao, come va?-
Mi saluta, e io mi sciolgo un po’.
-ciao, tutto bene grazie. Te?-
-tutto a posto per fortuna-
Mi siedo sulla panchina, proprio accanto, a parliamo. Parliamo della scuola, del tempo, dell’imminente trasloco che deve effettuare una volta completata la maturità. Rubo ogni parola che dice, avvolgendomi in quel senso di beatitudine che sento dentro solo in sua compagnia.
Arriva il treno e salgo subito per cercare dei posti liberi. Il vagone è un po’ affollato, ma riesco a trovare due sedili solo per noi.
Si siede di fronte a me e continuiamo a conversare piacevolmente fino a che, come pioggia estiva che va e viene velocemente, arrivo alla mia fermata. Mi giro dalla sua parte, mentre mi saluta distrattamente.
-spero che riusciremo ad incontrarci di nuovo prima del tuo trasloco-
Si gira verso di me e mi guarda con un’espressione che sembra leggermente infastidita, poi quell’aria scompare subito dietro al suo sorriso.
-lo spero anch’io. Sbrigati o rischi che le porte si chiudano-
Mi riprendo subito, saluto di nuovo e velocemente scendo. Mi giro mentre il treno sta ripartendo e cerco di incrociare il suo sguardo, ma inutilmente.
Ritorno a pensare un attimo a quello che mi circonda e mi accorgo che continua a piovere. Mi do dello stupido da solo, apro l’ombrello e mi rifugio sotto di esso avviandomi verso casa. Un’altra cosa che trovo piacevole è il passeggiare sotto la pioggia, con calma e tranquillità.
Mentre le gocce di pioggia battono a ritmo regolare contro il tessuto dell’ombrello, ripenso al mio breve incontro di poco fa. Ripenso agli attimi in cui i nostri sguardi si sono incontrati e alle parole che ci siamo detti. Tutti in quei momenti mi sembra bellissimo, però ora mi suona un campanellino nel profondo della mia mente, assordandomi per un istante.
All’improvviso, è come se un muro di cristallo, che sembrava perfetto, si sgretolasse in miriadi di schegge, lasciando libera la visuale di quello che c’è dietro, deformato in una splendida illusione.
All’improvviso, mi rendo conto di quanto quel legame è fragile e privo di qualsiasi significato. Mi accorgo che nelle nostre conversazioni non c’è una vera voglia da parte sua di parlare, di conoscerci, di approfondire questa amicizia nata per caso. Proprio mentre raggiungo questa consapevolezza il mio cuore, che era diventato meno arido e sabbioso, ritorna al suo aspetto originale, eliminando le piante fertili che gli davano colore e vita. Questo è ciò che sono, e non potrà mai cambiare.
Alzo lo sguardo verso il cielo grigio e nuvoloso. Le gocce di pioggia non sono altro che le lacrime degli angeli che piangono per lavarci dai peccati anche se, più che dai peccati, credo che ci lavino dalla tristezza che ci nasce dentro.
Per la prima volta, invidio quegli angeli immaginari che riescono a piangere con estrema facilità, mentre io non ho mai versato una lacrima.
Quasi per dispetto, o per farmi un favore, un alito di vento improvviso mi fa volare via l’ombrello e, nel mentre, mi cadono delle gocce di pioggia negli occhi. Chiudo le palpebre di scatto e, quando le riapro, le gocce che mi sono entrate nelle pupille cominciano a scorrermi lungo le guance.
Mentre queste mie “lacrime” mi rigano il volto, mi sento subito libero dalla presenza che mi opprimeva, e mi sento finalmente in pace.

Piove. Continua a piovere da due giorni ormai, anche se a me non da fastidio.
E mentre mi avvio verso casa, senza ombrello e tutto bagnato, dico addio ai miei sentimenti tra queste mie Lacrime disegnate…
   
 
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