Prologo
Avevo detto alla professoressa di educazione fisica che andavo in bagno. Invece ero rannicchiata tra la macchinetta del caffè e quella delle merendine, piangendo a dirotto. Mi sentivo una nullità. Non avevo alcuna intenzione di tornare in palestra. Avevo fatto abbastanza danni e poi ripensare a quelle stupide risate mi faceva sentire ancora peggio. Pensai che la cosa che desideri di più è quella che non otterrai mai. Era la prima ora, non c'era nessuno per i corridoi. Continuavo a piangere. Riccardo fece per prendere una bevanda ma sobbalzò quando mi vide. È raro ritrovarsi una ragazzina in lacrime rannicchiata tra le macchinette:
-Qualcosa non va?- chiese.
Abbassai la testa:
-Potrebbe andare molto meglio, come vedi.- dissi con quel poco di voce che riuscii a raccogliere,
-Posso fare qualcosa?
-Non puoi fare proprio niente.
Mi porse la mano:
-No.- dissi convinta.
Mi prese la mano e con la forza mi tirò su:
-Voglio solo aiutarti.
-Non puoi fare proprio niente, sconosciuto.
-Va bene allora vado via ...
In quel periodo mi sentivo così sola che anche la presenza di un ragazzo senza nome mi sarebbe stata d'aiuto. Una lacrima mi scese per il viso:
-Ti prego, resta.- dissi.
Riccardo sorrise e mi abbracciò. Profumava di vaniglia e fumo.
Io ero in prima superiore, lui in terza.