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Autore: Devilcat    10/06/2009    5 recensioni
Per coloro che adorano le favole.
Per coloro che sanno apprezzare quelle principesse non proprio perfette.
Per coloro che amano l’amore.
Divertente, breve ed avvincente one-shot che ribalta l’intera tradizione favolistica.
^*Piccolo assagino*^:
<< Siete un maledetto segugio! Mi avete scovata ed ora mi costringerete a tornare con voi!
Sappiate che non lo desidero affatto, se non fossi l’unica erede rinnegherei il mio sangue!>>
Sbottai, lontana dal tentar di coprire il mio seno ed il mio ventre parzialmente scoperti.
Non mi ero mai sentita così umiliata in vita mia.
Non era libera nemmeno di concedermi un innocuo bagnetto.
Derek mostrò il suo turbamento, ma non demorse.
<< Principessa Elisabeth, non rimarrò ad ascoltare le vostre lamentele. Sapete quali sono i vostri doveri...>>
<< Ed i miei diritti? Non ne ho alcuno e mai li avrò. Cosa mi resta?
Oh...Non verrò affatto. Se ci tenete abbastanza, io son qui.
Venite e riacciufatevi, come se fossi il peggior furfante.>>
Detto questo, mi voltai. Raggiunsi una lunga fessura nella roccia, che scoprii
essere l'apertura di una buia grotta. Se avessi avuto buon senso, non vi sarei entrata.
Genere: Romantico, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dedicato alle mie due tesore..
Morf&Amamà.
Ho scritto questo racconto,
pensando a voi,
pensando a noi.





Chi vive una vita senza follia, non è saggio come crede
Once upon a time
A story of a crazy princess.






First Step
La fuga

Se la regina mi avesse visto in questo momento, alla guida di un carro sgangherato, ero sicura che mi avrebbe reso muta con uno dei suoi acuti strilli micidiali. Mia madre, la regina Cathleen, era allergica a qualsiasi cosa andasse contro l’etichetta regale ed io ora stavo infrangendo una delle regole più importanti che lei mi avesse mai imposto. Per nessunissima ragione avrei mai potuto allontanarmi dalla reggia; mettere un piedino al di fuori dei cancelli significava beccarsi una strigliata senza precedenti. Che avessi quasi vent’anni non faceva alcuna differenza. All’interno del castello, inoltre, non godevo di alcuna libertà. Derek, la mia infallibile ed avvenente guardia personale, mi seguiva come un’ ombra; riuscire a sfuggirgli era un’impresa quasi impossibile. Quasi. Ecco, chissà per quale intercessione divina, il mio piano di fuga era stato un successo su tutta la linea.
Per prima cosa, appena sveglia, avevo avvertito la mia cameriera di avere un raffreddore terribile. Non avrei potuto incontrare nessuno quest’oggi, nè mi sarei mossa dalla mia stanza. Le avevo chiesto di riferirlo alla regina, affinchè non si preoccupasse della mia assenza. Anche Derek era stato debitamente informato. Per mia fortuna, non mi erano stati chiesti dettagli. Infatti mia madre, impegnata in un’indaffarata quanto eterna ricerca di un’ottimo partito per la sottoscritta, non si curò molto di me e si limitò a mandarmi i suoi migliori auguri di pronta guarigione. Ero soddisfatta, ma non completamente serena. Se la regina si era accontentata di così poco, lo stesso non lo si poteva dire riguardo Derek. Come avevo già immaginato, la guardia se ne stava impalata proprio dinnanzi alla mia porta e di lì, certamente, non se ne sarebbe andata.
Il piano che avevo archittetato non prevedeva che scappassi dalla porta principale. No! Utilizzando delle vecchie lenzuola, avevo realizzato una fune improvvisata, che poi avevo legato alle resti che rimanevano delle sbarre della finestra. (la cui presenza non starò qui a spiegare). Il fegato non mi mancava ed in un batter d’occhio mi ritrovai a penzolare davanti alla enorme finestra che dava sulla immensa sala da pranzo. Ancor più svelta scivolai, fino ad atterrare sul prato. Corsi a perdifiato, attraversando il parco e dirigendomi verso le stalle regali. Ma lì, trovai il mio primo ostacolo, Christian. Quest’ultimo era un soldato molto giovane, fratello di Derek ed addetto alla manutenzione dei trasporti della famiglia regale. Un lavoro faticoso e ben poco pagato. Ero certa che se mi avesse visto, non avrebbe esitato nel decidere di riportarmi in gabbia. Brutto spione, ambizioso ed egoista! Da piccoli giocavamo sempre assieme ed, ora, invece, era più opprimente di una sanguisuga affamata.
<< Ah sì! Adesso pagherai per tutti i tormenti che mi hai inflitto, piccolo soldato impertinente!>> Dissi a bassa voce, indietreggiando di molti passi.
Giunsi agli alloggi dei militari e presso l’entrata riconobbi l’oggetto della mia nuova ricerca. Il vecchio e consumato carro di Christian. Salii su di esso e, dopo aver preso le briglie in mano, partii in tutta fretta. Ben presto si sarebbero accorti della mia scomparsa.
Ed ecco che ritorniamo a noi. Mi trovavo proprio su quella carretta, più vicina alla morta che alla vita, pensando a quanto quella follia mi sarebbe costata cara. Alla furia omicida che si sarebbe impossessata della regina. Il suo viso si sarebbe, sicuramente, imporporato, fino ad assomigliare ad un grosso e maturo pomodoro. Risi, una risata leggera che invase il silenzio della radura, nella quale ero arrivata. Dovevo cercare un posto in cui accamparmi.





Second Step
La sorpresa.



Mi addormentai profondamente distesa sulle rive di una limpida sorgente. Grazie a poche ore di viaggio, avevo incontrato sul mio cammino quel luogo idilliaco, protetto da una schiera di alti e robusti cipressi. Prima di chiudere gli occhi, lo scintillare delle acque cristalline aveva dolcemente accompagnato i miei ultimi pensieri. Mi sveglia all’alba, pronta per riprendere la mia fuga. Ma la sorgente era fin troppo allettante per non permettersi una nuotata. Non ebbi pudore nello spogliarmi del lungo abito celeste e della sottile e vellutata sottoveste, mostrandomi alla natura totalmente nuda. Mi tuffai, infragendo col mio corpo la superfice trasparente del laghetto che si raccoglieva alle basi della bassa collina. Mi ci volle un pò di tempo, per percepire un’altra presenza. Spinta da un riflesso innato, afferrai una pietra grossa e tagliente. Mi sarei difesa.
<< Principessa! Siete qui! Finalmente vi ho trovato! Ma..ma copritevi!>> Tuonò Derek, uscendo alla scoperto. Solo ed in groppa al suo cavallo bianco, Lucis.
La mia nudità, non tanto celata dalle acque, lo metteva in evidente imbarazzo, ma ciò non gli impediva di tenermi sotto controllo. Nonostante si notasse preocupazione e sollievo nella sua voce, non intendeva perdermi d’occhio.
<< Siete un maledetto segugio! Mi avete scovata ed ora mi costringerete a tornare con voi! Sappiate che non lo desidero affatto, se non fossi l’unica erede rinnegherei il mio sangue!>> Sbottai, lontana dal tentar di coprire il mio seno ed il mio ventre parzialmente scoperti. Non mi ero mai sentita così umiliata in vita mia. Non era libera nemmeno di concedermi un innocuo bagnetto.
Derek mostrò il suo turbamento, ma non demorse.
<< Principessa Elisabeth, non rimarrò ad ascoltare le vostre lamentele. Sapete quali sono i vostri doveri...>>
<< Ed i miei diritti? Non ne ho alcuno e mai li avrò. Cosa mi resta? Oh...Non verrò affatto. Se ci tenete abbastanza, io son qui. Venite e riacciufatevi, come se fossi il peggior furfante.>> Detto questo, mi voltai. Raggiunsi una lunga fessura nella roccia, che scoprii essere l'apertura di una buia grotta. Se avessi avuto buon senso, non vi sarei entrata.
Ma il mio pensiero aveva abbandonato l'affidabile e noiosa strada della razionalità.
Feci il mio ingresso, ma accellerai le bracciate al sentire un << Principessa!>> giungere poco distante.
Mi domandavo ancora il motivo per cui la mia guardia non avesse portato con sè il fratellino diligente.
Credeva di essere così valoroso dal potermi catturare come la più indifesa delle prede?
Certo, ci sarebbe riuscito, ma non facilmente come sperava.
I miei piedi toccarono finalmente il fondo e , piano piano, risalii il pendio che conduceva alla terra ferma. Era strabiliante l’oscura bellezza di quel posto, sul quale aleggiava una palpabile atmosfera di mistero. Socchiusi gli occhi, illudendomi di poter godere di quel momento fino alla fine. Ma, subitamente,sentii che qualcosa mi stringeva il braccio. Rivolsi il viso all’uomo che mi aveva seguito. Derek indossava una camiciola zuppa ed i pantaloni era quelli che separavano la pelle dall’armatura. I suoi scruti e vibranti occhi, però, brillavano, come se si fosse divertito.
<< Non siete stanco di starmi sempre alle calcagna? Perchè così tanto ardore? Scommetto che se avessi un fratello, potrei vantarmi di essere meno prigioniera di quanto lo sono ora. >> Dissi e fu come se un fiume impetuoso scivolasse fuori dalle mie rosee labbra. Cercare di oppormi, però, sarebbe stato difficile.
<< Io desidero soltanto che voi stiate bene. Principessa, voi mi rendete pazzo, gettandovi continuamente in mezzo ai guai!>> Derek prese anche l’altro braccio e mi ritrovai inaspettatamente così vicina, tanto dal meravigliarmi della sua bellezza. Era davvero un bell’uomo. Dimostrava meno di trenta anni ed i capelli scuri e folti ne erano una prova.
<< Il mio bene non è l’essere rinchiusa tra le mura imponenti del castello. E’ troppo chiedervi di lasciarmi vivere? Potete negarmi tale favore?>>
<< Io...Io..devo riportarvi liddove sarete al sicuro....>> Come lui, anch’io cercavo nella mente delle parole utili per persuaderlo. Ma sentivo che la pelle delle mie braccia bruciava, il mio petto s’abbassava e s’alzava troppo velocemente e le mani, che sfioravano i vestiti di lui, tremavano.
Cosa mi succedeva? Cos’era quell’emozione che mi divorava il cuore? Il respiro divenne affannoso e, dentro di me, l’animo mio si divincolava, come se rovi affilati lo ferissero.
Per non cadere, o chissà per quale altra ragione che il mio cuore volle nascondermi, mi appoggiai a lui, stringendo le sue spalle tra le mie mani in modo possessivo. Ed ancora mi chiedevo cosa fosse quella volontà così potente che mi premeva verso Derek.
Perchè volevo che le nostre labbra si unissero? Che desiderio era mai questo?
Sebbene mi ponessi mille e più domande, rispettai quel bisogno impellente ed annullai la distanza tra i nostri visi. Dovetti sostenermi sulle punte, poichè al suo confronto ero piuttosto bassina. All’inizio le nostre bocche si scontrarono, conoscendosi per la prima volta. Lentamente, il calore le unì e sembrava che nulla potesse separarle.


Tirth Step
L’uomo nero.



Avevamo deciso, di comune accordo, di non dire a nessuno ciò che era accaduto nella grotta. Ma l’emozione di quel bacio mi aveva sconvolta profondamente e non riuscivo a scacciarla minimamente. Neppure quando lui acconsentì a ritardare il ritorno. Mi convinse, mentre ci lasciavamo alle spalle la grotta, di coprirmi con la sua camicia, così chè non avessi freddo. Ed io arrossii, ma lui aveva già distolto lo sguardo e non vide il rossore coprirmi le guance. Osservammo, poi, assieme un rossore più intenso infiammare l’orizzonte e Derek preparò il giaciglio per entrambi. La mia seconda notta da latitante non assomigliò assolutamente alla prima. Quando mi destai, vidi solo il buio. Capii che una benda mi impediva di guardare, ma non potevo liberarmene, poichè avevo mani e piedi legati. Ed, infine, ero stata addirittura imbavagliata. Al posto di urla rumorose, emettevo infantili mugolii. Forse era soltanto un incubo e molto presto mi sarei svegliata...
<< La principessina è proprio carina, vero Morg?>> Disse una voce roca e maschile, che mi provocò la pelle d'oca. Ma non per questo ne fui intimorita, cominciai a divincolarmi come un'ossessa, muovendo braccia e gambe in modo scordinato.
<< Si...Ed anche molto vivace. Toglile la benda davanti agli occhi. Non credo che Svev si arrabbierà, se la ammiriamo un pochetto.>> Rispose la voce di un altro uomo, molto più melliflua, viscida.
<< Orribili mostri senza cervello! Voglio sapere immediatamente dove mi state conducendo!Dov'è la mia guardia?>> Urlai a squarciagola, non appena la mia bocca fu libera.
<< Stupido! Guarda cosa hai fatto! Ora la sentirà strillare tutta la foresta. Dalle una botta in testa!>>
<< Una botta in testa?>> Ripetei sbalordita, mentre il mio sguardo infuriato passava da una figura all'altra. Non c'era abbastanza luce per guardarli in viso. Ma uno dei due mi si avvicinò pericolosamente...
Allora rotolai lontano ed, una volta in ginocchio, strappai gli stracci che mi legavano i polsi con un morso. Ero così arrabbiata che una belva sarebbe potute essere più gentile...I brutti omoni, invece, mi fissavano stupefatti.
Poi scattai in piedi e, saltellando di qui e di lì, raggiunsi un angolo di quella che io riconobbi essere uan casa abbandonata. Presi da un mucchio di vecchie cianfrusaglie diverse la prima cosa che intravidi: una padella arrugginita.
<< Oh, principessina! Cosa vorreste farci con quella? Un bella colazione per le nostre bocche affamate? Ma che premurosa!>>
Non appena egli tacque, con forte slancio colpii lo sbruffone tra le gambe, in un punto per cui avrebbe pianto per secoli. Ma non mi trastullai affatto, schizzai tra i due uomini velocissima, fiondandomi verso la porta. La libertà mi era così prossima, che ne sentivo il profumo.
<< Porcelli cocciuti! Nessuno vi ha detto che le principesse non sono più quelle di una volta?>>





Fourth Step
Il desiderio.





Uscii dalla casa, abbracciando ancora quell'utensile da cucina che mi aveva permesso la fuga. Meglio che avessi un arma, nel caso in cui i due omoni decidessero di assalirmi per la seconda volta. Cosa che credevo poco probabile. In fondo, nessuno desiderava essere punito da una ragazza per due volte consecutive.
Dopotuttto, non riuscivo a non trovare la vicenda molto divertente. Tra il ridere ed il piangere, preferivo la prima. Nonostante avessi rischiato molto..C'era soltanto una domanda sul quale tornavo e ritornavo. Avevano fatto del male a Derek, per catturarmi?
Chissà dove si trovava in quel momento e se era preoccupato per me...Volevo rivederlo, poichè la paura di perderlo mi aveva aperto gli occhi.
Fin dal primo momento in cui lui era diventato la mia guardia personale, mi ero sempre detta che si trattava dell'ennesimo uomo al servizio della regina. Mosso dai principi più puri, certo, ma privo di una benevolenza particolare per chicchessìa. Sicuramente capirete cosa intendo...
Ora, invece, la mia diffidenza era stata facilmente spazzata via da un sentimento così profondo ed inaspettato, che non riuscivo a vederne i confini, nè mi era possibile cercare di definirlo.
Lo desideravo. Al mio fianco, ovunque andassi.
Non mi importava che mia madre lo considerasse troppo inferiore a me...In questo momento non mi importava di nulla se non di lui.
Forse, però, mi stavo soltanto illudendo. Probabilmente lui non provava i miei stessi sentimenti e non dava a quel bacio che ci eravamo scambianti la stessa importanza che davo io. Quando mi avrebbe ritrovata, avrebbe provato sollievo e pace per se stesso, ma nient'altro che lo spingesse ad amarmi.
Si...era amore il mio. Un dolce frullare d'ali che riscaldava il mio cuore. Una miscela di emozioni elettrizanti che portava con sè una buona dose di malinconia.
Camminai spedita, finchè i miei piedi non calpestarono una morbida zona erbosa. Giunsi ad una imponente quercia e, sedendomi sulle sue radici, potetti godermi la frescura della sua ombra. Sospirai e chiusi gli occhi. Percepivo le calde fiamme avviluppare il mio cuore, ma la mia anima gemeva e soffriva. Una lacrima brillò agli angoli dei miei occhi..
<< Elisabeth...>> Quella adorata voce sembrava provenire da un sogno, ma una parte di me sperava che non lo fosse. Istintivamente, mi coprii gli occhi con le mani. Non volevo che lui vi vedesse la mia debolezza. Non volevo che respingesse l'amore che vi avrebbe trovato.
<< Si, Derek, so che dovete riportarmi al castello. Credo...credo di essere pronta.>> Dissi con voce rotta.
Sentii i suoi passi avvicinarsi e due mani che toglievano amorevolmente le mie.
<< Perchè...piangete?>> Mi chiese, sorpeso e spaventato. E, con mio grande stupore, si inginocchiò di fronte a me.
<< Perchè una volta che saremo tornati, scomparirà la dolcezza dai vostri occhi. Ed il gelo la sostituirà.>>
Cercai di celare il mio viso nuovamente, ma Derek prese velocemente le mie mani tra le sue, intuendo cosa io intendessi fare.
<< No, no. Non credete questo! Io..ho sempre indossato una maschera - Rispose lentamente ed il suo sguardo deciso su di me mi fece tremare. - Voi avete scambiato la mia compostezza per indifferenza. La realtà è...ben diversa.>>
<< Diversa?>> Ripetei a bassa voce. Mi ero persa, non comprendevo più il senso delle sue parole.
<< Io...vi amo. Già da alcuni anni. Ho seguito la vostra splendente bellezza d'animo, finchè non è sbocciata completamente. Siete così...oh...Quando vi hanno rapito, ogni forza mi ha abbandonato. Vi ho cercata incessantemente, nulla poteva fermarmi. Ma questo è un...sentimento che dovrò reprimere. Voi siete la futura regina ed io...io soltanto il vostro più fedele servo. Non posso...>>
Ma non aspettai che finisse di parlare, lo zittii con le mie labbra. Derek, dapprima sorpreso, mi abbracciò dolcemente, stringendomi a lui. Sentii che mi sfiorava deliziosamente i capelli, le tempie, le guance con una delicatezza che tradiva un impeto nascosto. Ed io, io non desideravo altro.





Fine










Dopo questa breve favola, scritta per quale perverso motivo, mi ritiro...
...In un monastero, impegnata in una assorta contemplazione della mia tesina per l’esame di stato.
Spero di avervi divertito, magari grazie a questa ff un sorriso è spuntato sulla vostra bocca.
Lo stesso che brilla sulle mie labbra, ora.
Aspetto, speranzosa, i vostri commenti!
Bacioni
Mary.



  
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