Salve
amici di Efp!
Eccomi
tornata con una nuova ff J
Un
po’ di tempo fa ho visto per la seconda volta il bellissimo e
tristissimo film
“IO PRIMA DI TE”, ho pensato ai nostri amati
Destiel in una situazione simile
ed ecco che è uscita quest’AU J
Spero
vi piaccia perché ci ho messo l’anima a scriverla
dato che amo quel
film.
Avvertimenti:
La ff segue molto la struttura del film, ho voluto cambiare pochissime
cose,
come qualche scena e i dialoghi, perché non volevo
stroppiare troppo il film
che, nonostante la drammaticità, è bellissimo
così com’è.
Buona
lettura!
Castiel
Novak era un bellissimo ragazzo di ventisei anni,
capelli neri, occhi blu e che viveva in una tipica cittadina della
campagna
inglese assieme a sua madre, suo padre e ai suoi tre fratelli Michael,
Gabriel
e Balthazar. Era un ragazzo molto vivace, allegro, sempre di buon
umore, con un
gusto pessimo in fatto di abbigliamento ed era omosessuale, di fatti
aveva una
relazione stabile da ben sette anni con un bellissimo ragazzo di nome
Raphael.
Passava
la vita cambiando continuamente lavoro per dare una
mano alla sua famiglia, che non godeva di ottime condizioni economiche,
fin
quando non venne assunto come cameriere al The
Buttered Bun, in cui ci lavorò per svariati anni
fino a quando, per motivi
a lui del tutto sconosciuti, venne licenziato.
Pronto
a rimettersi in gioco tornò all’ufficio di
collocamento, dove ormai ci era stato già diverse volte.
-Sarò onesto Cas, non
so più che lavoro proporti.- l’uomo seduto avanti
al computer dell’ufficio di
collocamento gli riservò uno sguardo dispiaciuto scuotendo
la testa. -Li hai
provati tutti.- aggiunse, passando in rassegna i vari annunci che
comparivano sul
monitor.
-Ti
prego, dev’esserci qualcos’altro.- lo
implorò Castiel
con gli occhi.
-Eh
va bene, fammi dare un’occhiata.- sospirò
l’uomo di
fronte a lui, tornando a spulciare offerte di lavoro tra gli annunci
messi
on-line.
-Qualcosa
c’è, ma non so se fa al caso tuo.-
esordì l’uomo
dopo pochi secondi di silenzio.
-Sarebbe?-
chiese Castiel, impaziente. -Assistenza ad un
uomo disabile.-
-Posso
farlo.- sentenziò Castiel, annuendo vigorosamente.
-Buona
fortuna. E’ la sesta volta che assumono,
evidentemente sono rigidi.- disse il suo ormai amico, stampando
l’annuncio dov’erano
scritti indirizzo e numero di telefono.
Castiel
tornò a casa e si chiuse in camera, compose il
numero di telefono che c’era sul foglio stampato e
riuscì ad ottenere un colloquio
per la settimana successiva.
-Mamma,
sembro un pinguino! E poi i pantaloni mi stanno
stretti!- si lamentò Castiel mentre sua madre lo stava
aiutando ad indossare la
giacca.
-Su
su, quante storie Cas. Non puoi certo presentarti ad un
colloquio del genere con i tuoi vestiti!- lo riprese, spolverandogli la
giacca
sulle spalle.
-Cos’hanno
di sbagliato i miei vestiti?- chiese il ragazzo,
guardando con la fronte aggrottata sua madre dallo specchio.
-Non
farmi rispondere Cas.- aggiunse sua madre, finendo di
sistemargli addosso il completo. -Perfetto. Và e fatti
valere.-
Castiel
arrivò all’indirizzo segnato e gli si
mozzò il
respiro quando vide stagliarsi dinnanzi a sé una sottospecie
di castello..
anzi, un castello vero e proprio. -Però.- fischiò
Castiel.-Sono ricchi da fare
schifo.- Suonò il citofono posto al lato
dell’immenso cancello che venne aperto
immediatamente. Lo fecero entrare in casa e venne accolto da una
bellissima
donna bionda, vestita in modo raffinato ed elegante.
-Buon
giorno. Sono la signora Mary Winchester.- gli porse
una mano che Castiel strinse subito. -Castiel Novak.- si
presentò. -Vogliamo
accomodarci?- la donna indicò il divano con la mano. Castiel
annuì e si sedette
compostamente di fronte alla donna.
-Allora,
signor Novak.- la bionda prese parola, aprendo
sulle sue gambe una cartellina contente tutto ciò che
c’era da sapere sul giovane
uomo che le stava davanti. -Il suo vecchio datore di lavoro mi ha
riferito che
lei è un ragazzo sveglio e vivace.- disse leggendo.
-E’ esatto.- confermò
Castiel, sorridendo imbarazzato. Con un colpo di dita la donna chiuse
la
cartellina, si tolse gli occhiali da vista e guardò Castiel,
incrociando le
mani sulle ginocchia. -Perché dovrei assumerla?-
-Come
prego?-
-Per
quale motivo lei pensa che io debba assumere lei e non
gli altri candidati.- ripeté la bionda. Castiel si
guardò attorno, non sapendo
cosa rispondere. -Imparo in fretta.- gli uscì di scatto.
-So.. So preparare il
caffè, il tè, so rispondere al telefono e..-
-Non
sa darmi un motivo valido per cui io debba assumerla.-
sentenziò la signora Winchester.
-Ascolti,
signora Winchester.. Io.. Ho bisogno di questo
lavoro.- mormorò, guardando negli occhi il suo
interlocutore. -Ha mai avuto
esperienze con la quadriplegia?- chiese la padrona di casa. -No
signora.-
rispose il ragazzo. -Ma posso aiutare suo marito in ogni cosa gli ser..-
-Non
si tratta di mio marito, signor Novak.- lo bloccò.
-E’
mio figlio che ha bisogno di assistenza.- fu la frase che fece gelare
il sangue
a Castiel. -Oh..- fu tutto quello che riuscì a pronunciare.
-Un grave incidente
lo ha debilitato un paio di anni fa.- spiegò la donna,
guardandosi le mani. -Le
interessa il posto?- gli occhi di Castiel balzarono sulla donna e un
sorriso
gli increspò le labbra. -Certo, signora.- annuì.
-Può
iniziare da subito?-
-Si.-
deglutì. -Si certo.-
-Bene,
le mostro la casa e poi le farò conoscere Dean.- la
signora Winchester si alzò elegantemente dal divano, Castiel
la seguì ma,
appena fece un movimento, i suoi pantaloni si strapparono, lasciando
intravedere un lembo di pelle della coscia. -Oh no.. L’avevo
detto che erano
troppo stretti.- sussurrò nervosamente, cercando in tutti i
modi di coprire la
pelle scoperta.
-Tutto
bene signor Novak?-
-Benissimo,
fa solo un po’ caldo.- si tolse la giacca e se
la legò intorno alla vita, coprendo alla bell’e
meglio quello che lo strappo
dei pantaloni lasciava vedere.
-Bene,
vuole seguirmi?- il ragazzo annuì. -Qui
c’è una
cucina sempre fornita.- gli mostrò la parte della casa in
cui avrebbe lavorato.
-Può servirsi quando vuole. Lì
c’è un piccolo bagno.- indicò una porta
scura in
lontananza. -Sam le farà vedere il resto e le
mostrerà come muoversi. Ora la
porto da Dean.- si avvicinarono ad una porta a scrigno e la signora
Winchester
bussò con un delicato movimento del polso. -Dean?
C’è qualcuno per te.-
-Può
entrare signora Winchester, l’ho appena vestito.-
rispose una voce ovattata per via della porta chiusa. La bionda
afferrò le
maniglie della porta e aprì le due ante, mostrando un
ragazzo alto, robusto e
dai capelli che gli arrivavano alla base del collo e aveva una divisa
da
fisioterapista addosso. -Dean, ti presento Castiel Novak.- disse la
madre del
ragazzo. La sedia a rotelle che troneggiava immobile accanto al ragazzo
alto si
girò emettendo un suono meccanico, mostrando a Castiel un
giovane uomo dai
lunghi, folti e trasandati capelli dorati, una barba incolta e due
bellissimi
occhi verdi che saltarono subito agli occhi di Castiel.
-Mi
chiamo Castiel.- si presentò imbarazzato. In risposta il
ragazzo sulla sedie a rotelle contrasse il viso in una smorfia ed emise
dei
versi sconnessi e parole non molto comprensibili.
-Dean
Winchester, smettila immediatamente.- lo rimproverò
sua madre. Il viso del ragazzo tornò alla
normalità. -Salve Castiel.-
“Fiùù
almeno parla in modo normale” pensò Castiel.
-La
smetti di fare sempre il cretino?- lo rimproverò il
gigante accanto a lui. -Io sono Sam, piacere di conoscerti.- tese la
mano a
Castiel.
-Bene,
io ora devo andare. Sam, Castiel lo lascio nelle
vostre mani.- disse la signora Winchester. -E Castiel? Indossi abiti
più
consoni la prossima volta.- sussurrò, assottigliando gli
occhi.
-C..Certo.-
balbettò imbarazzato.
Castiel
tornò a casa verso sera, venendo investito da una
miriade di domande da parte dei suoi genitori e dei suoi fratelli. -Ti
hanno
assunto?- chiese suo fratello minore Gabriel, una volta che il resto
della
famiglia si fu placato. -Si.- sorrise annuendo Castiel.
I componenti della famiglia Novak esultarono
a quella risposta. -Un Novak che lavora per i Winchester..-
ciondolò la tasta
Michael, secondo fratello di Castiel. -Chi l’avrebbe mai
detto.-
Castiel
sorrise e annuì debolmente, sapendo a cosa andava
incontro e che questa nuova esperienza lavorativa non sarebbe stata
affatto
facile ma, armandosi di coraggio e determinato a lavorare, il giorno
dopo si
alzò dal letto, si vestì e si presentò
a casa Winchester.
Sam
portò Castiel in cucina, si sedettero al bancone e Sam
mostrò a Castiel il raccoglitore su cui c’era
scritto tutto ciò che c’era da
sapere su Dean. -Deve stare attento a non raffreddarsi, il suo fisico
è molto
delicato.- spiegò Sam. -Poi ci sono le medicine che deve
prendere, qui..- batté
una mano sul blocco di fogli, -..c’è scritto
tutto, orari, quante ne deve
prendere e per cosa.- Castiel annuì ed espirò
lentamente. -Wow, è molto da
tenere a mente.-
-Non
preoccuparti, lui sa quello che deve prendere e quello
che deve fare.- Castiel annuì di nuovo. -Cerca solo di non
dargli i sonniferi
se li richiede spesso. Tendono a renderlo parecchio irritabile e non
è un bello
spettacolo.- lo mise in guardia Sam.
-Tu
di cosa ti occupi?-
-Questioni
fisiche.-spiegò il gigante buono, così lo
soprannominò Castiel nella sua mente.
-E
io a che servo?- chiese, insicuro sulle sue mansioni.
-Tu
servi a, come dire, distrarlo. Fargli ritrovare un po’
di buon umore.- rispose facendo annuire il moro.
Andato
via Sam, Castiel tornò a passo lento e insicuro dal
padrone di casa. Dean se ne stava fisso a guardar fuori dalla finestra,
dando
le spalle a Castiel che, non sapendo cosa fare di preciso,
restò dietro di lui
per un paio di minuti prima di riuscire ad avvicinarsi. -Le va di
uscire un
po’? C’è una bellissima giornata fuori.-
-E
sentiamo, dove pensa di portarmi?- chiese Dean, acido.
-Un
po’ in giro, a prendere un po’ d’aria, un
po’ di sole..
Le farebbe bene.- Castiel prese a torturarsi il labbro inferiore con i
denti,
aspettando una risposta dal ragazzo che gli stava davanti.
-Certo,
come no.-
Castiel
sospirò, -Di solito cosa fa?- chiese.
-Nulla.-
risposta secca.
-Non
le va di fare nulla?- tentò di nuovo, ricevendo un
roteamento di occhi da parte di Dean.
-E
se ci conoscessimo meglio?- trovò il coraggio di avvicinarsi
e mettersi di
fianco alla sedia a rotelle. -Magari in questo modo mi dice cosa le
piace fare
e i posti che le piace visitare.-
Il
biondo premette un dito, unico movimento che il suo corpo
gli lasciava fare e movimento anche parecchio limitato, su un pulsante
posto
sui braccioli della sedia a rotelle e si voltò verso il
moro. -Ora mi stia a
sentire, Castiel.- il diretto interessato portò gli occhi su
di lui. -Ho saputo
che tipo di persona è lei, vivace, esuberante..- il ragazzo
annuì sorridendo.
-Bene, facciamo che quando è con me diventa un ragazzo
timido, chiuso e
riservato?- Castiel perse il sorriso. -O..Ok.- esalò.
-Fantastico.- sussurrò
Dean, chiudendo gli occhi.
-Sono
di là, se ha bisogno mi chiami.- Castiel lasciò
la
stanza di Dean, espirando lentamente. “Eh no”
pensò “ non sarà facile proprio
per niente”.
Si
sedette in cucina e si mise a studiare il raccoglitore
che gli aveva dato Sam, in modo da poter ricordare cosa avrebbe dovuto
fare in
caso di necessità.
-Ciao.-
lo salutò Sam, entrando in cucina. -Tutto ok?- Castiel
annuì con un sorriso. -Benissimo.- Sam ricambiò
il sorriso. -Dean ed io abbiamo
da fare perciò se vuoi puoi prendere un pausa.-
Castiel
andò a fare una passeggiata in giardino, godendosi
il sole che rilasciava un calore piacevole sul suo viso.
E
fu così che iniziò la sua nuova routine. Tutti i
giorni si
alzava alle sette del mattino per andare ad occuparsi di un ragazzo
che, appena
lo aveva nel suo campo visivo, lo fissava come se provasse una sorta di
“odio”
nei suoi confronti, lanciandogli sguardi vuoti e inespressivi. Ma
Castiel non
era il tipo che si faceva abbattere.
Continuò
a presentarsi da lui tutte le mattine con un
sorriso stampato in faccia, determinato a portare a termine il lavoro
per cui
era stato assunto.
A
tratti era bravo nel suo lavoro ma aveva anche i suoi
momenti goffi, sporcare i pantaloni di Dean mentre lo imboccava era un
esempio
come farsi beccare a curiosare tra le foto personali del ragazzo di cui
si
occupava, suscitando un comportamento ostile da parte del biondo nei
suoi confronti.
Una
sera tornato a casa stremato, Castiel si confidò con suo
fratello Balthazar, il maggiore. -Appena mi avvicino o gli parlo mi
guarda come
se fossi un alieno, è scontroso, acido e freddo. Guarda mi
fa proprio passare
la voglia di tornare lì e sprecare un altro giorno della mia
vita.-
-Hai
preso un impegno Cas. Non puoi tirarti indietro.-
-Fin
quando la mia pazienza non giungerà al limite.- Castiel
sapeva di dover continuare a lavorare; Balthazar stava finendo gli studi per laurearsi in economia
e presto si sarebbe
sposato e trasferito con la sua fidanzata Anna altrove mentre Gabriel e
Michael, ancora adolescenti, erano occupati con il liceo. Solo lui dopo
le
scuole superiori aveva deciso di mollare gli studi e mettersi a
lavorare per
dare una mano ai genitori; madre casalinga e padre disoccupato.
Il
giorno dopo, quando tornò al castello, trovò la
signora
Winchester leggermente nervosa e di umore scuro. -Buon giorno, signora
Winchester.- palesò la sua presenza alla donna che gli stava
dando le spalle.
-Buon
giorno Castiel.-
-Dean
ha bisogno di qualcosa?- chiese.
-Non
in questo momento. E’ occupato.- sospirò. -Vecchie
conoscenze che sono venute a trovarlo.- spiegò la donna.
-Ok,
me ne starò qui buono buono
e quando mi chiamerà andrò da lui.-
Dean
era nelle sue stanze, occupato a stare in silenzio o a
rispondere a monosillabi alle domande stupide dei suoi visitatori; la
sua ex
ragazza Lisa e il suo migliore amico Benny.
-Quindi
ora state insieme.- sentenziò il biondo. La ragazza
abbassò lo sguardo e annuì debolmente.
-Si,
non sappiamo neanche noi com’è potuto accadere.-
-Io
un’idea me la sono fatta.-
-Andiamo
Dean.- lo riprese Benny.
-Benny
dopo il tuo incidente mi ha dato il sostegno di cui
necessitavo.- aggiunse Lisa.
-Io
sono finito paralizzato e tu avevi bisogno di sostegno?-
rise isterico Dean. -Oh ti prego.-
-Basta
Lisa, andiamo via.- Benny recuperò la giacca, la
indossò e stringendo una spalla a Dean, uscì
dalla porta seguito da Lisa.
Dean
restò a guardare i due ragazzi andare via con gli occhi
lucidi ed un fastidiosissimo groppo in gola. Castiel andò da
lui per chiedergli
se avesse bisogno di qualcosa, ma il biondo gli intimò di
lasciarlo in
pace.
-E’
davvero uno schifo!- esclamò Castiel. -Ti rendi conto?
La sua fidanzata e il suo migliore amico stanno insieme! Roba da matti!-
-Lei
non la biasimo.- alzò le spalle Raphael, bevendo il suo
caffè. -Non vorrai dirmi che lei ha fatto bene?- chiese il
moro, indignato.
-Non del tutto però, Cas, tu non rimarresti con me se
finissi paralizzato.-
-Invece
si.- rispose. -Se ami una persona la ami a
prescindere dalle sue condizioni fisiche. Lei avrebbe dovuto stargli
vicino.-
-Magari
non se l’è sentita.-
-Certo,
ha detto che lei aveva bisogno di sostegno. Che
stronza.- borbottò Castiel, finendo il suo caffè
e gettando il bicchiere di
plastica in un cestino dei rifiuti accanto a loro. -Ok.- disse Raphael
alzandosi e porgendo una mano al suo ragazzo per aiutarlo ad alzarsi a
sua
volta. -Ora però smetti di parlare.- rise per poi attirare
Castiel in un tenero
e languido bacio. -Questo si che è un buon modo per farmi
smettere.- rise il
ragazzo dagli occhi blu per poi trasportare di nuovo Raphael in un
bacio.
Castiel
stava sistemando le camicie di Dean nella
cassettiera in camera del ragazzo quando vide che, nascoste sotto
alcuni
maglioni, c’erano delle vecchie foto di Dean con il suo amico
Benny, altre
assieme a Lisa e altre ancora assieme ai suoi genitori. Dean era
raggiante in
quelle foto, un enorme sorriso si disegnava sulle sue labbra ed i suoi
magnifici occhi verdi brillavano di felicità.
-C’è
un motivo se quelle foto sono nascoste lì.- Dean fece
il suo ingresso nella stanza, facendo sobbalzare Castiel. -Mi.. Mi
dispiace.-
balbettò. -Non volev..-
-Risparmiamelo
Castiel.- il moro si bloccò. -Metti via
quelle stupide foto e torna alla tua inutile vita, quella che vivi
quando sei
fuori da queste mura.- sentenziò acido il biondo.
-E’
necessario comportarsi da stronzo?!- sbottò Castiel, al
limite della sua pazienza e prendendo di sorpresa Dean. -Ok, ci sta
tutto
avercela a morte con quei due traditori del tuo amico e della tua ex e
hai
fatto benissimo a trattarli di merda, ma io sono qui solo per fare il
mio
lavoro! Quindi ti sarei grato se non mi complicassi le cose come fai
con
chiunque ti sta attorno!-
-E
se ti dicessi che per me potresti anche andare via?-
-Non
dipende da te. Mi ha assunto tua madre, quindi finché
non sarà lei a dirmi di sparire io da qui non mi muovo.-
disse tutto d’un fiato
il moro. -Non lo faccio perché m’importa qualcosa
di te, sia chiaro. Lo faccio
perché ho bisogno di soldi.- Dean rimase di sasso avanti a
quelle parole e
guidò la sedia a rotelle in un’altra stanza,
lontano da Castiel.
Quella
sera cominciò a piovere e quell’atmosfera cupa di
certo non aiutava. Castiel, deciso a fare il primo passo, ma anche
spinto dal
senso del suo dovere, andò da Dean per controllare che fosse
tutto ok e per
chiedergli se avesse bisogno di qualcosa. -Mi piacerebbe vedere un
film.- fu la
risposta di Dean e Castiel provvide a trovare il DVD richiesto.
-Ma
di che film si tratta?- chiese il moro, studiando la
copertina della custodia del DVD.
-E’
un porno gay francese.- rispose il biondo, lasciando
attonito Castiel. -Sto scherzando Cas.-
-Giusto,
perché tu non sei..- Castiel non ebbe la capacità
di finire la frase. -Cosa? Gay? No.- rispose il biondo facendo annuire
Castiel.
-Ti va di guardarlo assieme a me?- chiese poi.
-No,
i film sottotitolati non fanno per me.- arricciò le
labbra e scosse la testa. -Te lo ordino.- replicò
autoritario il Winchester.
Poco dopo Castiel si
ritrovò a fare a Dean una miriade di domande riguardo al
film, che gli era
piaciuto da morire, discussero sul finale e scene varie. Dean rivolse
uno
sguardo alle spalle di Castiel e sorrise per la prima volta da quando
il moro
era lì. -Perché sorridi?-
-Ha
smesso di piovere. Usciamo in giardino?- Castiel rimase
senza parole. Il depresso, antipatico e acido Dean Winchester gli aveva
appena
chiesto di fare un giro in giardino assieme. Castiel credette che
sarebbe
scoppiato a piovere di nuovo.
Uscirono
in giardino, chiacchierando del più e del meno.
-Quanti anni hai Cas?-
-Ventisei.- rispose il moro. -E non hai mai visto un film
sottotitolato? Mio
Dio.- rise Dean. -E tu? Quanti anni hai?- chiese Castiel incrociando le
braccia
al petto. -Quasi trenta.- ammise l’altro. -E in
trent’anni non hanno trovato un
centro in cui buttarti per curare i tuoi complessi di
superiorità verso il
mondo intero?- chiese sarcastico, suscitando la risata di entrambi.
-Quando non
sei qui cosa fai?- domandò Dean, curioso.
-Passo
il tempo con la mia numerosa
famiglia, guardo le gare sportive di Raphael..- elencò.
-Chi è Raphael?-
-E’.. il mio ragazzo.- confessò Castiel,
grattandosi la nuca con fare
imbarazzato.
-Ah,
sei dell’altra sponda.- constatò il ragazzo dagli
occhi
verdi. Castiel annuì. -Ti crea qualche problema?- chiese il
moro, timoroso.
-Non
vedo perché dovrebbe dato che sono bisessuale.- Castiel
rimase senza parole. -Continua, stavi dicendo?- Dean lo
ridestò dai suoi
pensieri.
-Mi
piace leggere e stop.- alzò le spalle. -La mia vita
è
più divertente a confronto.- rise Dean.
Qualche
giorno dopo, per Dean fu il momento di tornare in
ospedale per il controllo annuale. Quando Dean fu nello studio del
medico,
Castiel trovò il coraggio di chiedere a Sam cosa gli
stessero facendo. -Ogni
sei mesi gli fanno dei controlli.- fu la risposta di Sam.
-Giusto, per vedere
se ci sono miglioramenti è chiaro.- annuì.
-Ehm
no Cas. Dean ha il midollo lesionato.- Sam scosse la
testa. -Non guarirà mai.-
-E
gli esercizi che gli fai fare?-
-Servono
a non far atrofizzare i muscoli.- ammise Sam.
-E
i suoi sforzi? Non possono non servire a nulla.-
-Si,
lui si impegna ma non riesce ad ottenere i risultati
che speriamo. E’ sempre molto debole, ha sofferto di
polmonite, la sua
pressione sale e scende di continuo.- Sam si passò le mani
tra i lunghi capelli
castani. -Nonostante i numerosi progressi nel campo della medicina il
suo
midollo non verrà mai aggiustato.- quella notizia mosse
qualcosa nel petto di
Castiel, si sentì male per quel povero ragazzo.
Qualche
giorno dopo ci fu una bellissima nevicata e Castiel,
che amava le neve, decise di recarsi al lavoro a piedi. Quando
entrò in casa
vide un uomo alto e dai capelli scuri uscire dalla stanza di Dean.
-Buon
giorno.- disse timidamente.
-Buon
giorno.- gli sorrise l’uomo.
-Sono
il padre di Dean, mi chiamo John Wichester.-
-Castiel
Novak, molto piacere.- si strinsero la mano. -Dean
si sente bene?-
-Non
molto, è un po’ influenzato. Sam dovrebbe arrivare
a
momenti ed io devo correre in ufficio. Ce la fa da solo?-
-Certo.-
annuì Castiel.
-Se
ha bisogno di me mi telefoni.- disse il signor
Winchester, chiudendosi la porta alle spalle.
Andò
a controllare Dean e lo trovò steso a letto con gli
occhi chiusi. -Dean? Ti serve qualcosa?- sussurrò per non
svegliarlo in caso
stesse dormendo. -No, grazie.- sussurrò in risposta il
biondo.
Passò
qualche ora e Dean non dava segni di miglioramento
così Castiel, iniziando a preoccuparsi, tentò di
chiamare il signor Winchester
ma c’era la segreteria. Tentò il numero di Sam e
anche lui non rispose al
cellulare. -Sto bene Cas.- Dean parlò a voce talmente bassa
che Castiel si
chiese se avesse davvero parlato.
Sam
arrivò pochi minuti dopo, scusandosi per il ritardo e
giustificandosi dicendo di aver camminato a piedi sotto la neve che
continuava
a scendere fitta. -Sam, Dean non sta bene. Non ha bevuto nulla e a
tratti non
mi risponde.- Sam corse in camera di Dean, togliendogli le coperte di
dosso e
cominciando a levargli la maglietta.
-Bagna
uno straccio e portamelo subito.-
Castiel
corse in bagno e mise sotto l’acqua degli
asciugamani, tornando immediatamente in camera di Dean. -Castiel si
riprenderà,
tranquillo.- Sam lo rassicurò quando lo beccò a
fissare Dean con sguardo
preoccupato, ma non notò che Castiel era rimasto shoccato
nel vedere le
cicatrici che Dean presentava sulle braccia.
Quando
la situazione si fu calmata, Sam andò via per
occuparsi di un altro paziente e Castiel rimase solo con Dean, che
ancora
dormiva. Vide il portatile di Dean poggiato ai piedi del letto del
ragazzo e,
non riuscendo a tenere a bada la sua curiosità, lo prese e
lo aprì.
Cliccò
su una cartella e partì un video in cui alcuni amici
di Dean lo descrivevano come un asso in tutto. E poi c’era
Dean, bello come il
sole che nuotava, faceva surf e si divertiva come ogni ragazzo
dovrebbe. Si
portò le labbra all’interno della bocca per
reprimere un principio di lacrime
che stava nascendo nei suoi occhi davanti a tali scene. Dean era
bellissimo
mentre correva, mentre nuotava, mentre sorrideva felice con i suoi
amici e la
sua ragazza.
-Cosa
fai?- la voce di Dean era ridotta ad un sussurro.
-Niente di che.- rispose Castiel, abbozzando un sorriso e sentendosi
più
sollevato nel vedere Dean finalmente sveglio.
-Che
ore sono?- farfugliò il biondo con la voce ancora
impastata.
-Sono
quasi le nove.-
-E che ci fai ancora qui? Il tuo turno è finito da un
pezzo.-
-Credevo
ti piacesse la mia compagnia.- rise sarcastico il
moro. -In caso contrario dovrai fartela piacere perché non
mi scollo da qui.-
aggiunse con un piccolo sorriso. Dean distolse gli occhi da lui,
portandoli a
fissare il soffitto. C’era malinconia nel suo sguardo e
tanta, tanta tristezza.
-Dean..-
-Avanti,
chiedi pure.- lo precedette.
-Cosa
ti è successo?- sussurrò Castiel.
-Sono
stato investito da un’auto.- rispose il biondo, senza
mai staccare gli occhi dal soffitto. -Non avrei dovuto chiedertelo, mi
dispiace. Parlo sempre troppo.- Castiel cominciò ad
agitarsi, tornò a sedersi
di fronte al letto e riprese in mano il libro che stava leggendo prima
che la sua
attenzione venne catturata dal portatile del biondo.
-Non
rimetterti a leggere.-
-Come
scusa?- Castiel non capì. -Parlami. Detesto il
silenzio.-
-Sbaglio
o tu eri quello che mi voleva timido, taciturno e
introverso?-
-Mi
dici qualcosa di bello?- mormorò Dean, ignorando la
domanda retorica e sarcastica del suo nuovo amico.
-Qualcosa
di bello?- chiese. -Del genere?-
-Ad
esempio.. L’origine del tuo nome. E’ troppo
strano.-
commentò Dean.
-E
dopo questo commento credi che le origini del mio nome
siano una cosa bella?- il moro inarcò un sopracciglio. Dean
non rispose, ma
intensificò lo sguardo verso Castiel, facendogli capire che
stava aspettando
una risposta. -I miei credono molto negli angeli, sai?-
-Sul
serio?- Dean fece scattare le sopracciglia verso
l’attaccatura
dei capelli. -E questo cosa c’entra con il tuo strambo nome?-
-Sembra
che Castiel fosse
il nome di un angelo. L’angelo del giovedì.-
spiegò. -Con dei genitori molto
religiosi poi l’essere nato di giovedì non aiuta.-
risero entrambi.
-E’
strano, ma bello.- esalò Dean, sorridendo.
-Si
e sai una cosa? Quando ero piccolo mi dicevano sempre
che ero un angelo, l’angelo Castiel. Ed io per un
po’ ci ho creduto, tant’è
vero che per Halloween mi feci comprare un costume da angelo con tanto
di ali.-
Dean si perse nel guardare Castiel sorridere in quel modo mentre
raccontava
della sua infanzia. “Bellissimo” pensò
il biondo.
-Indossai
quelle ali per settimane; ci dormivo, ci facevo il
bagno. Amavo l’idea di essere un angelo e credevo davvero di
poter volare con
quelle ali di plastica.-
-E
che fine hanno fatto quelle ali?-
-Beh,
il bambino che le indossava è cresciuto. Diventando un
uomo di certo non potevo indossare quelle ali minuscole.-
-Ecco
spiegata la tua omosessualità.- lo prese in giro Dean.
-Smettila.- rise Castiel, dandogli un buffetto amichevole sul braccio.
-Non hai
mai adorato una cosa con tutto te stesso? Neanche una volta?-
Dean
puntò i suoi occhi verdi in quelli blu di Castiel e
potè giurare di esserci annegato. -Si Cas, mi è
successo.-
Quando
Dean si riaddormentò, Castiel rimase ad osservarlo
ancora, tastandogli la fronte di tanto in tanto per accertarsi che non
avesse
la febbre. Si stese ai piedi del letto e ricominciò a
leggere.
-Mi
spieghi come fanno a piacerti certi vestiti?- chiese Dean
mentre Castiel se ne stava seduto su un muretto di fronte a lui. La
domanda di
Dean era nata dall’abbigliamento di Castiel di quel giorno:
T-Shirt verde
brillante, pantaloni azzurri e una felpa bordeaux.
-Che
hanno che non va?- chiese il moro, guardandosi.
-Tutto.-
rispose il biondo. -Andiamo questo gusto nel
vestire non viene da queste parti.-
-Che
intendi?-
-Qui
sono tutti noiosi. Tutti uguali nel parlare, nel
vestire, nel muoversi.. Un vero schifo.- scosse la testa il biondo. -A
me piace
la mia vita, io sono felice.- sorrise Castiel.
-Secondo
me dovresti allargare i tuoi orizzonti.- aggiunse
Dean.
-Spiacente,
non sono come i ragazzi che sei abituato a
frequentare, quelli che viaggiano, si sposano, fanno figli, si trovano
un’amante e quando si stufano cercano un’amante per
tradire l’attuale amante e
via discorrendo. Ho lavorato in un bar, si sa i baristi vengono
scambiati per
psicologi.-
-Quanto
tempo ci hai lavorato in quel posto?-
-Sei
anni.- esalò Castiel. -Avrei dovuto lasciarlo prima e
magari riprendere gli studi.- alzò le spalle.
-Per
studiare?-
-Medicina.-
mormorò guardandosi le scarpe.
-Perché
non l’hai fatto? Le capacità ce le hai tutte.-
-Da
quant’è che non ti fai la barba tu? Tra un
po’ rischio
di inciamparci.-
-Stai
evitando l’argomento.- replicò Dean. -Si, scusa.-
Castiel rise imbarazzato.
-Ci
sto.- sentenziò Dean. -Ti concedo la possibilità
di
radermi.-
Dopo
averlo rasato, Castiel rimase immobile a fissare il
volto di Dean. Era totalmente rapito, Dean era di una bellezza
disarmante,
fuori dal comune. Quando il biondo aprì gli occhi
incrociò gli occhi blu di
Castiel che lo stavano fissando. Entrambi si persero a guardarsi
reciprocamente
negli occhi per qualche secondo, poi si sorrisero.
Castiel
si allontanò per qualche secondo da Dean per andare
in cucina a bere un sorso d’acqua, ma i suoi passi furono
interrotti da una
voce allarmata che proveniva dal salotto. Si avvicinò senza
farsi vedere e ciò
che udì lo lasciò completamente senza parole.
-Questa
non è libertà John!- era la voce della signora
Winchester.
-Mary
ne abbiamo già parlato.- rispose il marito.
-Si,
ma non avevamo discusso dei dettagli! Per fortuna ho
preso io questa lettera dalla Svizzera.- aggiunse la donna.
-Mary.-
la richiamò fermo il marito. -Abbiamo fatto un patto
con lui. Voleva sei mesi e glieli abbiamo concessi.-
-Ho
accettato sperando che in sei mesi cambiasse idea.- la
voce della signora Winchester prese a tremare. -Non ci credo che vuoi
aiutarlo
a togliersi la vita!-
Il
cuore di Castiel si fermò udendo quelle parole. Non
poteva crederci. Non poteva essere vero. Dean voleva morire.
-Preferisco
aiutarlo piuttosto che rischiare che ci provi da solo Mary!- il signor
Winchester alzò la voce contro sua moglie. -Concedendogli
questa opportunità
non possiamo che aiutarlo.-
-E’
mio figlio John!- urlò disperata la donna. -E’
anche mio
figlio Mary!- ribatté l’uomo. -E’ una
decisione che ha preso lui perché sta
soffrendo in modo atroce.- la voce del signor Winchester si fece
più calma.
-Mary, non possiamo comprendere il suo dolore. Lasciamolo decidere.-
-Il
tempo non è scaduto. C’è ancora una
possibilità per
fargli cambiare idea.- non si arrese la donna.
-E
tu sei convinta che il nuovo assistente ne sia in grado.-
confermò sardonico il marito. Castiel andò via da
quella scena, non volendo
ascoltare una parola di più. Era rimasto spiazzato. Non
voleva crederci sul
serio.
Le
parole dei signori Winchester avevano avuto il potere di
scatenare qualcosa in lui. Si sentì un enorme groppo in
gola, cercò di mandarlo
giù ma fu davvero difficile.
Continuò
ad andare a lavoro ma per Castiel niente era più
come prima. Non riusciva a guardare Dean senza sentirsi completamente
perso, e
questa volta non in senso buono.
Un
giorno, stanco e stremato, decise di parlarne con
Balthazar per confidarsi e sfogarsi un po’. Uscirono di casa
e andarono a
sedersi su una collinetta, lontani da tutto e tutti.
-Non
voglio tornarci.- sentenziò Castiel.
-Cas
lo sai che..-
-Si
Balth, lo so che ci servono i soldi ma.. non voglio
continuare a badare lui.- si umettò le labbra. -Non dopo
quello che ho
scoperto.-
-I
Winchester sono ricchi sfondati giusto?- chiese Balthazar,
arricciando le labbra.
-Se
vuoi proporti al mio posto sprechi il tuo tempo e poi
non sei per niente delicato. Lo faresti morire prima del tempo.-
replicò il
moro.
-Ma
che bella considerazione che hai di me fratellino.- fu
la risposta sarcastica del maggiore. -Seriamente Cas.. Lui vuole morire
ok?
Manca ancora qualche mese, prendi questo poco di tempo che gli rimane e
fai in
modo che sia speciale.-
-Dici
che ne sono in grado?- chiese insicuro Castiel.
-Puoi
fare molto di più Cas. Magari puoi fargli cambiare
idea facendogli vivere a pieno il tempo rimasto. Portalo a qualche
festa, fagli
fare un viaggio, c’è vasta scelta.- Castiel ci
pensò su.
Ne
parlò con i signori Winchester e Castiel propose di
fargli praticare qualche sport per disabili, portarlo a feste e
concerti. Il
signor Winchester si trovò subito d’accordo, al
contrario di sua moglie molto
scettica. -Su Mary, non può che fargli bene.- Castiel
sorrise, felice di avere
l’approvazione del signor Winchester. Ci pensava giorno e
notte, anche nei momenti
con Raphael.
-Buon
giorno! Ehi ehi e quel taglio di capelli?- chiese
Castiel sorridendo avanti ad un Dean con i capelli, finalmente,
più corti e
curati. Senza quella chioma ad oscurargli il viso era ancora
più bello ed i
suoi occhi verdi risplendevano di luce propria. Castiel ne fu
ammaliato. -Come
mai così euforico?- chiese Dean sorridendo.
-Sam
vuole andare all’ippodromo. Non c’è mai
stato.- rispose
Castiel.
-Sul
serio amico? Mai visto una corsa di cavalli?- il biondo
si riferì al suo amico fisioterapista. -Mai.- rispose Sam.
Arrivarono
nel parcheggio dell’ippodromo e Sam parcheggiò
sotto la guida di Castiel. Purtroppo il moro trovò un
parcheggio giusto vicino
ad una pozza di fango che bloccò le gomme della sedia di
Dean appena fecero
scendere il ragazzo dall’auto ma, con un po’
d’aiuto da parte di alcuni
ragazzi, riuscirono a sbloccare la sedia.
Dopo
la corsa tornarono a casa giù di morale per via della
scarsità del cavallo su cui aveva puntato Castiel e per una
cameriera molto
saccente che si era rifiutata di dare loro un tavolo in un ristorante
completamente vuoto solo perché non erano in possesso di una
stupida tessera
per i soci.
-Ok,
oggi non è stata un gran giornata.- tentò di
scusarsi
con Dean.
-Questo
può farti tornare il sorriso?- domandò
poggiandogli
due biglietti su una gamba.
-Cos’è?
Sam non ha mai ascoltato della musica classica?-
rispose sarcastico Dean. -Sam non c’entra. Sono io che voglio
andarci. Ti va di
accompagnarmi?-
Dean
portò lo sguardo su Castiel e vide la speranza di
ricevere un sì nei suoi occhi. -E Mozart sia.-
sentenziò.
Castiel
passò i giorni che li separavano dal concerto a
stressarsi l’anima, cercando come un forsennato un completo
appropriato da
indossare. -Cas ti vuoi dare una calmata? Raphael non ha mai detto
nulla sul
tuo abbigliamento. Anche se non capisco come faccia.-
commentò Michael,
passando per la camera di Castiel e trovandola a soqquadro. -Al
concerto ci
vado con Dean, devo vestirmi bene.- rispose il moro, immergendosi
completamente
tra i vestiti nel suo armadio. -Wo wo. Hai un appuntamento con Dean
Winchester?- il minore rimase di sasso. -Lo accompagno ad un concerto,
non è un
appuntamento.- replicò il moro.
-So
io come conciarti fratello.- rispose Michael.
-Eccomi.-
Castiel palesò la sua presenza a Dean e Sam che
gli stavano dando le spalle.
-Wow
amico, stai benissimo.- fu il complimento di Sam. Dean
girò la sedia e quando vide Castiel rimase allibito. Castiel
indossava un
completo nero con una camicia bianca sotto la giacca, una cravatta
dello stesso
colore del completo e i pantaloni morbidi gli fasciavano le gambe alla
perfezione. Era bellissimo.
Dean
indossava un completo simile, con il papillon al posto
della cravatta. Si sorrisero entrambi e si diressero al concerto.
Castiel
fu ammaliato dalla musica che quegli strumenti
emettevano grazie al solo aiuto del fiato umano. A Dean
scappò un sorriso
quando notò lo sguardo affascinato di Castiel.
Dopo
il concerto tornarono a casa, ma Dean non voleva
saperne di rientrare. Non voleva che quella serata terminasse.
-Raphael
vuole conoscerti.- disse Castiel a Dean la mattina
dopo mentre facevano un pic-nic nel giardino di casa Winchester. -Come
mai?-
aggrottò la fronte il biondo. -Vuole sapere con chi faccio
sempre tardi
ultimamente e anche la mia famiglia vorrebbe conoscerti.- concluse il
moro,
portandosi le labbra all’interno della bocca. -Mia madre mi
ha chiesto di
invitarti alla cena del mio compleanno questo sabato, ma ho
già risposto che
non saresti venuto.- confessò, mordicchiandosi un labbro.
-Insomma, detesti
essere fissato mentre mangi e..-
-Ci
vengo.- lo bloccò Dean.
La
cena si svolse perfettamente, tranne per il fatto che
Raphael restava spesso immobile a fissare Dean, cosa che non
passò inosservata
al resto della famiglia. Quando per Castiel fu il turno di aprire i
regali,
Dean disse di avere anche lui qualcosa per lui. -E’ una
piccola sciocchezza.-
fece il modesto, indicando con la testa una busta enorme che si trovava
alle
spalle della sedia a rotelle. Castiel quasi si appese al lampadario per
la
troppa felicità quando aprendo la busta estrasse fuori due
enormi ali di
plastica. -Ovviamente non puoi andarci in giro.- lo ammonì
Dean sorridendo.
-Grazie grazie grazie!!- il sorriso di Castiel contagiò
tutta la famiglia
tranne Raphael, che se ne stava seduto sul divano a guardare il suo
fidanzato
gioire per delle stupide ali di plastica da bambini e non per il
ciondolo
d’argento con la lettera R regalatogli
da lui.
-Grazie
per la fantastica serata.- disse Dean quando Sam
venne a riprenderlo per portarlo a casa. -Felice di averti conosciuto
Raphael.-
non era vero neanche un po’. -Sei fortunato ad avere Cas.-
-Si,
lo so.- Raphael cinse le spalle di Castiel con un
braccio e gli baciò una tempia.
-Tienitelo
stretto. Fa dei bagni a letto che te li sogni
anche la notte.- disse lasciando attonita tutta la famiglia Novak e
andando via
con Sam con un sorriso soddisfatto stampato sul viso.
Castiel
corse da Dean non appena sentì la voce di
quest’ultimo chiamarlo appena messo piede in casa. Si tolse
in fretta giaccia e
capello e tutto trafelato raggiunse il biondo nelle sue stanze.
-Cosa
c’è? Ti senti male? Hai caldo? Hai freddo? Dimmi
che
hai!- quasi non riprese fiato, lasciando allibito Dean per
l’elevato numero di
domande che Castiel aveva avuto la capacità di porre in meno
di un minuto.
-Sto
bene Cas.-
Castiel
rilasciò un sospiro e rilassò la posa. -Allora
cosa
c’è?- chiese, riprendendo fiato. Dean
indicò con lo sguardo un biglietto bianco
e dorato che era stato poggiato sul tavolo.
-Leggi.-
si limitò a dire. Castiel prese in mano il
foglietto e quello che c’era scritto lo lasciò
senza parole.
Lisa
Breaden & Benny LaFitte sono lieti di invitarvi al loro
matrimonio…
Con
conseguente data e indirizzo su dove si sarebbe tenuto
il ricevimento. -Verresti con me in un posto?- chiese Dean, prendendo
di
sorpresa Castiel.
Uscirono
in giardino per fare quattro passi sul bastione del
castello, dove chiacchierarono di molte cose. Dean si spinse sempre
più in la
con la carrozzella, facendo prendere svariati mini infarti al suo
badante e
ridendo ogni volta che Castiel gli urlava contro.
Salirono
sempre più in alto e quando arrivarono all’ultima
sporgenza, Castiel rimase completamente senza fiato per il panorama che
gli si
stagliava davanti. -Smettila di spingerti sempre più in la
Dean!- lo ammonì
quando riacquistò lucidità. -Può
essere pericoloso e potresti cadere.- nel
frattempo il biondo rideva di lui, facendogli perdere la pazienza.
-Qui
da piccolo ci venivo spesso.- prese parola il ragazzo
dagli occhi verdi. -Era il tuo rifugio?- chiese Castiel. -Si, una cosa
del
genere.- sorrise il biondo.
-Potrebbe
diventare il mio posto preferito se mi ci porti
altre volte sai?- sorrise il moro. -Prova a viaggiare e vedrai che
cambierai
idea.- fu la risposta di Dean. -E sentiamo quale potrebbe essere un
posto
preferito?- lo sfidò bonariamente Castiel. -Ci sono
tantissime città che
potrebbero farti dimenticare questo posto in un battito di ciglia, ma
la mia
preferita è Parigi.- rispose il biondo, ripercorrendo con la
mente i suoi
viaggi.
-E
se ti ci portassi?- tentò il moro. Dean sbuffò
una
risata. -Lascia stare Cas.-
-Scusa ma hai appena detto che è la tua città
preferita perché non..-
-Cas
non voglio andarci così.- gli occhi del biondo si
fecero lucidi. -Vorrei andarci essendo il vecchio me stesso. A girare
per i
locali con le ragazze e i ragazzi francesi che ci provano con me ed io
con
loro.- sorrise facendo sorridere anche Castiel.
-Sai,
ricordo esattamente come mi sono sentito la prima
volta che ci sono andato. I suoni, i profumi.. era tutto
così..- Dean si portò
le labbra all’interno della bocca e scosse la testa per
cercare un aggettivo
appropriato. -E’ stato fantastico Cas.-
Dopo
qualche altro secondo passato a perdersi nei ricordi,
-Sai dove andremo invece?- si schiarì la gola. -Al
matrimonio di Lisa e Benny.-
sorrise.
Castiel
sorrise. -Fai sul serio?- inarcò un sopracciglio.
-Ci vieni con me?- Dean si fece serio, Castiel perse il sorriso davanti
a
quella domanda per lasciare spazio all’incredulità
ancora una volta. -Lo vuoi
davvero?-
Dean
annuì serio per poi riportare i suoi bellissimi occhi
verso il sole che li rendeva ancora più verdi tanto da far
incantare Castiel.
Due
giorni dopo a casa Winchester si presentò un uomo
vestito di tutto punto con tanto di cravatta e una ventiquattrore in
mano.
-Buon giorno sono Robert Singer.- si presentò
l’uomo a Castiel. -Cerco il
signor Dean Winchester.- Castiel non fece in tempo a dire una parola
che Dean
sbucò alle sue spalle chiedendo di essere lasciato solo con
il signor Singer.
Castiel cambiò stanza, ma non si sentiva affatto sicuro
della decisione di aver
lasciato Dean solo con quell’uomo e così fece una
ricerca sul Web a proposito
di questo Robert Singer.
E
quando trovò qualcosa lesse “Specialista
in testamenti, autenticazioni e procure”. Fu allora
che Castiel capì; Dean non aveva cambiato idea. Non aveva mai cambiato idea.
Ne
parlò con la signora Winchester che a sua volta rimase
sconvolta ma che ringraziò Castiel per averla messa al
corrente delle
intenzioni del figlio.
Il
giorno del matrimonio di Lisa e Benny arrivò in un
baleno.
Dean
assistette alla cerimonia con sguardo perso ed occhi
lucidi. La sua espressione facciale era tesa, Castiel non ci mise molto
a
capire che il biondo stava facendo appello a tutta la sua forza per
guardare
senza dire una parola o distogliere lo sguardo dalla sua bellissima ex
fidanzata che stava raggiungendo il suo “migliore
amico” sull’altare, entrambi
con un grandissimo ed innamoratissimo sorriso.
Il
ricevimento si tenne in un giardino, era una bellissima
giornata di sole e Dean e si stava godendo un po’ di
tranquillità quando una
sua vecchia amica e collega gli si avvicinò per parlargli.
-Ci
manchi tanto in ufficio Dean, mi sembra ieri che
dirigevi il nostro lavoro e ora..-
-Grazie
Charlie, anche voi mi mancate tanto.- in quel
momento Castiel
fece la sua comparsa con
un bicchiere di succo di frutta per Dean.
-Però
vedo che ti tratti bene eh?- rise la ragazza dai
capelli rossi, squadrando Castiel da capo a piedi. -Charlie, lui
è Castiel
Novak. Cas, lei è Charlie Bradbury.- Dean fece le dovute
presentazioni. -Molto
piacere Castiel.- la rossa gli strinse la mano per poi congedarsi.
Castiel
guardò Dean confuso e con un sopracciglio inarcato. -Non
è male, è una brava
ragazza ed è rimasta colpita da te.- furono le parole del
biondo.
-Certo,
forse ha qualche problema alla vista.- replicò il
moro.
-Perché?-
Dean aggrottò la fronte. -Sei molto bello vestito
così.-
Un
dolce sorriso sfiorò le labbra di Castiel. -Grazie, anche
tu stai bene.- rispose, facendo nascere un bellissimo sorriso sulle
labbra di
Dean.
Verso
sera il ricevimento si spostò sotto ad una tenda
addobbata appositamente per l’occasione. Gli sposi furono
chiamati al centro
per il classico ballo, mentre Castiel se ne stava seduto ad un tavolo
con una
parente della sposa.
-Sei
qui per lo sposo o per la sposa?- gli chiese la donna.
-Nessuno. Lei?- chiese il moro, prendendo un sorso dalla sua bevanda.
-Sono
la madrina della sposa.- rispose solenne la donna. -Dovrei
essere moralmente responsabile per lei ma suppongo che il mio lavoro
non sia
affatto ben riuscito.-
Castiel
annuì lentamente. Aggrottò leggermente la fronte
quando vide la donna posare gli occhi su Dean, che se ne stava a bordo
pista ad
osservare i due sposi ballare. -Sta guardando Dean?- le chiese timido.
-Era
un’occasione d’oro per lei.- sussurrò la
donna.
-Prenditi cura di lui, ragazzo. E’ una persona speciale.-
concluse la donna
facendogli un occhiolino e alzandosi dalla sedia, lasciando Castiel da
solo.
Quando
l’atmosfera si fece più informale Lisa si
avvicinò con
cautela a Dean, intento a parlare di qualcosa con Castiel. -Sono felice
di
vederti qui.- gli sorrise la novella sposa.
-Non
me lo sarei perso per niente al mondo.- rispose Dean,
sfoggiando il sorriso più falso del suo repertorio. Pochi
secondi dopo Lisa si
allontanò, imbarazzata dopo aver visto che il biondo non si
era sbilanciato più
di tanto.
-Almeno
gli hai fatto un regalo di nozze?- sussurrò Castiel
al suo orecchio. -Avrei dovuto?- chiese Dean, con una finta espressione
scioccata che fece ridere entrambi.
-Allora,
mi fai fare un giro?- chiese il moro avvicinandosi
sempre più a Dean. -Sei ubriaco per caso?- rise il biondo
quando Castiel gli si
sedette in braccio sotto gli sguardi allibiti degli invitati.
Dean
fece partire la sedia a rotelle e andò verso la pista
da ballo. -Avvicinati Cas, mi piace il tuo profumo.- Castiel sorrise e
non poté
fare a meno di avvicinarsi al biondo. -Non avresti mai appoggiato il
tuo sedere
sul mio bacino se non fossi su una sedia a rotelle.-
sentenziò Dean. - Beh tu
non avresti mai avuto questo sedere sul bacino se non fossi stato su
una sedia
a rotelle.- replicò Castiel. -Io dico di si.- rispose il
biondo con sguardo
malizioso. Scoppiarono entrambi in una fragorosa risata e quando le
risate si
placarono, Dean guardò Castiel negli occhi intensamente e
-Sai, sei l’unica
cosa per cui mi sveglio la mattina.-
Quelle
parole mozzarono il fiato al moro ma riuscì comunque
a dare una risposta al biondo. -Allora allontaniamoci da tutto e tutti,
andiamo
via soltanto noi due.- disse, scrutando a fondo i meravigliosi occhi
verdi di
Dean. Gli occhi del biondo si fecero seri e lucidi. -Dì di
si Dean, per
favore.- il moro gli riservò un sorriso carico di speranza e
fu così che Dean
rispose in maniera affermativa.
Abbandonarono
il ricevimento per stare insieme, solo loro
due, senza nessuno che li disturbasse, in modo che Dean potesse
finalmente
gioire davvero di qualcosa per la prima volta dopo tanto tempo.
Passarono
fuori tutta la notte e quando tornarono a casa
Dean si trovò di fronte ad una Mary Winchester allarmata.
-Dov’eri?! Ero
preoccupatissima! Stai bene?-
-Sono
grande abbastanza per poter passare la notte assieme a
qualcuno senza il tuo permesso mamma.- rispose tranquillo Dean
rientrando in
casa e lasciando sua madre completamente esterrefatta.
Appena
Dean varcò la soglia della sua stanza fu investito da
Sam che iniziò a controllargli la vista e
constatò la leggera patina di sudore
che ricopriva la fronte di Dean.
-Hai
bevuto, vero?- domandò il castano.
-Sam,
sto bene. Non sono mai stato così bene.-
-Raphael
non posso venire con te in Norvegia.- disse Castiel
mentre seguiva in bicicletta il suo ragazzo intento a fare footing.
-Dai Cas!
Non potrò vincere quella gara senza il tuo sostegno!-
piagnucolò Raphael,
continuando a correre. -Hanno bisogno di me al lavoro!- gli
urlò di rimando
Castiel. -Devo accompagnare Dean in un viaggio!- lo informò.
-Prendessero
qualcun altro!- ribattè Raphael. -E’ il mio
lavoro Raphael!- urlò Castiel. Il suo ragazzo interruppe la
sua corsa,
voltandosi verso Castiel.
-E’
una mia impressione o ultimamente il tuo lavoro è la tua
priorità assoluta?- chiese irritato.
-E’
importante per me Raphael.- quest’ultimo sbuffò
scocciato. -Mi dispiace.- Raphael scosse la testa e, riprendendo a
correre, si
allontanò da Castiel.
Castiel
rispose al telefono che vibrava imperterrito nella
sua tasca e quando sentì ciò che il suo
interlocutore gli disse il suo cuore si
fermò.
Corse
in ospedale dove, al momento, si trovava Dean,
inchiodato a letto dopo aver contratto una polmonite. Vide Sam in fondo
al
corridoio e lo raggiunse.
-Com’è
possibile? Non ha tossito ne niente.- scrollò la
testa, confuso.
-I
suoi polmoni sono delicati Cas.-
Vide
il signor Winchester seduto in sala d’attesa con un
giornale tra le mani. -Posso entrare a vederlo?- chiese Castiel
all’uomo,
torturandosi un labbro con i denti in preda all’ansia.
-C’è
Mary con lui.- esalò l’uomo. -E’ la
quarta volta in due
anni che finisce qui per una polmonite.- esordì il signor
Winchester,
massaggiandosi le tempie. -L’ultima volta stava morendo.-
Castiel
si avvicinò alla camera in cui era ricoverato Dean e
la scena che gli si presentò davanti agli occhi gli fece
mancare il respiro:
Dean inchiodato a letto con una serie di tubi collegati a dei
macchinari, una
mascherina per l’ossigeno a coprirgli naso e bocca, i suoi
splendidi occhi si
celavano dietro le palpebre calate e la signora Winchester che gli
teneva
stancamente una mano.
Passò
la notte in ospedale, sdraiato sulle scomode sedie in
sala d’attesa. La mattina dopo entrò nella camera
di Dean con un caffè caldo
per la signora Winchester.
-Sta
meglio?- gli tremò leggermente la voce.
-Si,
credo di si.- sussurrò la donna.
-Vuole
che le dia il cambio?- chiese timidamente. -Si,
grazie.- annuì la madre del biondo però senza
lasciare la mano del figlio molto
facilmente.
Si
sedette accanto a Dean, sulla sedia che prima era stata
occupata dalla madre del ragazzo e gli prese una mano. Fu allora che
Dean,
finalmente, aprì gli occhi. Castiel gli si
avvicinò e scostò la maschera per
l’ossigeno dalla bocca del biondo per permettergli di
parlare. -Ti senti meglio?-
gli chiese ad un centimetro dal suo viso.
-Potrei
stare meglio.- sussurrò il biondo. -Oh non credo,
esibizionista come sei.- tentò di sdrammatizzare Castiel, ma
si zittì quando
vide Dean contrarre il viso in un smorfia di dolore capendo che il
biondo non
fosse in vena di scherzare. Gli adagiò nuovamente la
mascherina per l’ossigeno
sulla bocca e tornò a stringergli la mano.
Entrando
in casa Sam vide Castiel avanti al computer con
un’espressione abbattuta e, curioso, gli chiese cosa stesse
facendo. -Annullo
tutto ciò che avevo prenotato per il viaggio.- fu la
risposta del moro.
Sam
annuì e, in silenzio, prese posto di fronte a lui.
Castiel alzò lo sguardo dal computer e posò gli
occhi sul castano.
-Tu
lo sai vero?- domandò allusivo.
-Ormai
lo seguo da due anni e posso assicurarti che la sua
vita non è facile proprio per niente. Quando ci sei tu cerca
di non far vedere
che soffre ma quando resto qui di notte lo sento urlare
perché quando dorme
sogna di correre, surfare, capisci? Nei suoi sogni ha una vita normale
e quando
si sveglia si ritrova faccia a faccia con la realtà.. ed io
non so cosa
dirgli..- sospirò il castano. -Non mi sento nella posizione
di giudicare la sua
decisione.-
Castiel
sentì un enorme nodo formarsi in gola. -Ma questa
decisione l’ha presa prima di conoscermi..- la voce
iniziò a tremargli.
-Cas,
credimi, lo so. E so che ha fatto di tutto per
renderti felice ma.. senti.. anch’io voglio che continui a
vivere ma.. solo se
lo vuole anche lui.-
Castiel
scosse violentemente la testa. -No Sam, non posso
lasciarglielo fare. Non posso.- Sam aprì bocca per parlare
ma Castiel lo
interruppe. -Se riuscissi a trovare un altro viaggio adatto a lui,
verresti
assieme a noi?-
Sam
guardò per un attimo gli occhi imploranti di Castiel e
sentì
come un dolore sordo al petto, ma poi un dolce sorriso gli
increspò le labbra e
rispose -Si, ci verrei.-
Castiel
tornò a casa sfinito dalla giornata, il suo unico
desiderio era quello di stendersi a letto e dormire per due giorni di
fila ma
appena entrò in casa e si voltò vide Raphael in
cucina. Il ragazzo era in
piedi, vicino alla tavola apparecchiata e con delle candele accese.
-Ehi,
che sorpresa.- disse Castiel. -Questa cena è per farmi
perdonare. So di essere un idiota.- sentenziò Raphael
facendo sorridere
teneramente Castiel.
-Il
tuo lavoro dura ancora un po’ di tempo ed io dovrei
essere fiero di te per quello che stai facendo e..- lentamente si
avvicinò a
lui e gli strinse le mani. -Non voglio che litighiamo Cas.-
Dopo
aver cenato e sistemato la cucina, Raphael vide un
quaderno raccoglitore abbandonato sul ripiano della cucina e, curioso,
lo
prese. -Cos’è questo?-
-E’
il programma del viaggio di cui ti parlavo.-
Raphael
aggrottò la fronte, leggendo in cosa consisteva il
programma: albergo a cinque stelle, servizi in camera, idromassaggi,
tutto ciò
che non concerneva un viaggio per un disabile. -Cioè
spiegami, io dovrei
starmene qui mentre vai a divertirti con un altro uomo?-
-Viene
anche l’altro assistente per tua informazione.-
ribattè Castiel.
-Ah,
non uno ma ben due uomini.. stiamo apposto.-
-Raph,
è importante credimi.-
-Mi
sento messo da parte, mi sento come se tutti sapessero
cosa mi aspetta tranne me.-
-Raph..-
-Sono
sette anni che stiamo insieme, Cas. Lui lo conosci da
soli cinque mesi.-
-Si
è vero, ma ha bisogno di me.-
-E
secondo te io no?-
Dinnanzi
alla reticenza di Castiel, Raphael recuperò la sua
giacca abbandonata sullo schienale di una sedia e andò via,
lasciando l’altro
spiazzato dalla sua domanda.
Il
giorno tanto atteso arrivò; Castiel, Dean e Sam si
trovarono all’aeroporto per intraprendere il loro viaggio.
Una volta raggiunta la meta, si diressero all’hotel da loro
prenotato dove ad
attenderli c’era una bella donna dalla pelle scura.
-Benvenuti.- li accolse con
un bel sorriso. -Lasciate che vi mostri le vostre stanze.-
Il
mattino dopo, Castiel decise di fare una passeggiata
sulla spiaggia prima di recarsi in camera di Dean per svegliarlo.
L’acqua del mare che gli carezzava i piedi era fresca, la
sabbia che affondava sotto
i suoi piedi gli procurava una sensazione piacevole sulla pelle.
Tornò
verso le stanze, respirando a pieni polmoni la brezza
marina che gli solleticava le narici.
Quando
Dean aprì gli occhi Castiel era di fronte a lui,
seduto e con il giornale tra le mani. Quando si accorse che il biondo
aveva
aperto gli occhi gli sorrise e gli si avvicinò.
-Buongiorno.-
-‘Giorno.-
rispose il biondo, ancora stordito dal sonno.
-Come
ti senti?-
-Bene.-
sbadigliò. -
Allora.. cos’abbiamo in programma per oggi?-
-Se
vuoi possiamo guardare un film qui.-
-Frena
Novak, non siamo venuti fin qui per segregarci in
questa stanza a guardare film.- sentenziò Dean facendo
stirare le labbra di
Castiel in un grande sorriso.
Scesero
in spiaggia a prendere il sole e godersi quella
buonissima aria di mare mentre Sam se ne stava in acqua a giocare e a
provarci
con un biondina conosciuta lì per caso.
Verso
il pomeriggio si spostarono in piscina, dove bevvero
drink alcolici e si divertirono a guardare Sam fare
l’esibizionista di nuoto
per impressionare la bionda con cui aveva passato la mattina.
Si
alternavano momenti di divertimento fatti di risate e
giochi d’acqua, a momenti di relax in cui mentre Dean se ne
stava steso al sole
ad abbronzarsi un po’, Castiel si immergeva nella lettura di
un libro.
-Domani
sei prenotato per un’immersione.- lo informò Dean
verso sera.
-Sei
impazzito? Non voglio farla.- ribatté il moro.
-Ehi
ragazzi.- Sam interruppe il loro “battibecco”,
avvicinandosi a loro con accanto l’immancabile biondina che
l’aveva affiancato
per tutto il giorno. -Accompagno Jessica al suo albergo, si sta facendo
buio e
non vorrei che tornasse da sola.-
-Che
gentiluomo.- lo prese in giro il biondo.
-Ce
la farete senza di me?- chiese Sam, ignorando
volutamente il commento di Dean.
-Certo,
vai pure.- gli sorrise Castiel. Così Sam circondò
la
vita di Jessica con un braccio e, salutandoli, andò via.
-Sei incredibile.- si
rivolse poi a Dean.
-Che
ho fatto?- chiese il biondo, fingendo un’aria
innocente. Castiel gli riservò uno sguardo eloquente per poi
sospirare e
scuotere la testa.
-Niente,
lasciamo perdere. Dovremmo tornare in albergo.-
Dean
era già a letto quando Castiel finì di cambiarsi.
Fuori
diluviava e il vento freddo continuava imperterrito a soffiare,
portando
un’aria gelida nella stanza.
Castiel
si avvicinò alle imposte delle finestre per
chiuderle ma venne bloccato dallo strano desiderio di Dean di guardare
il
temporale.
Sorridendo,
Castiel si avvicinò al letto del biondo e,
mettendogli una mano sulla nuca per alzargli la testa, gli
sistemò il cuscino.
Dean guardò Castiel negli occhi intensamente per poi buttare
fuori, senza
pensarci, quella richiesta. -Dormi qui stanotte.-
Castiel
non se lo fece ripetere due volte e si distese al
fianco di Dean poggiando la testa sulla sua spalla. In quel momento i
sentimenti che il moro aveva cominciato a provare per l’altro
vennero
prepotentemente alla luce, facendogli chiudere lo stomaco in una morsa
piacevole.
Così,
mentre fuori il temporale continuava ad infuriare,
Castiel sollevò la testa dalla spalla di Dean per perdersi
in quelle bellissime
gemme che erano i suoi occhi e azzerò la distanza tra loro
posando le sue
labbra su quelle del biondo in un dolce e lento bacio che fu la prova
che anche
Dean provava sentimenti per Castiel. Quando le loro labbra si
staccarono
rimasero così, con i nasi così vicini che
parevano sfiorarsi e le labbra ancora
vicinissime.
Il
mattino seguente Dean lottava ancora con la cocciutaggine
di Castiel riguardo all’immersione. -Dai Cas, ti
piacerà.-
-Ho
detto di no.- ribatté il moro, che nel frattempo aveva
già indossato la muta.
-Perché
devi essere così testardo? Dai provaci.-
Castiel
scosse violentemente la testa. -No.-
Svariati
minuti dopo, Dean vide la testa di Castiel spuntare
da sotto il pelo dell’acqua.
-Mio
Dio è stato stupendo!- urlò il moro dopo essersi
tolto
boccaglio e mascherina.
-Avresti
dovuto darmi retta prima.- esclamò Dean di rimando.
Il suo cuore perse un battito quando vide Castiel ridere e dimenarsi in
acqua,
quell’acqua che poteva essere azzurra quanto volesse ma che
non avrebbe mai
eguagliato il colore degli occhi del suo
Cas.
Quella
sera decisero di passarla in riva al mare.
Dean era sulla sabbia asciutta per non far sporcare le ruote della
sedia a
rotelle mentre Cas se ne stava con i piedi nell’acqua.
Con
un grandissimo sorriso, Castiel si voltò verso Dean.
-Voglio rimanere qui. E’ troppo bello.- continuò a
sorridere. -Dai ammettilo,
sei felice di essere qui.-
Dean
annuì e si perse a guardare quel bellissimo ragazzo che
aveva preso a ballare sulle note di una canzone proveniente da un
villaggio
turistico vicino.
Ballando
ballando, Castiel si avvicinò a Dean che rise e
scosse la testa.
Castiel
si sedette sulle gambe di Dean, gli prese il viso
tra le mani e dopo aver scrutato i suoi occhi verdi lo baciò
lentamente. Quando
le loro bocche si separarono, Dean emise una specie di verso sofferente
e
Castiel notò che il biondo stava lottando con tutto se
stesso per non piangere.
-Devo..
devo dirti una cosa.- Dean deglutì a vuoto.
Castiel
chinò la testa. Ecco, il momento era arrivato. -Lo
so..- ammise. -So tutto Dean.-
Il biondo restò a fissarlo senza dire una parola. -Dean.. so
che non è la vita
che vuoi ma io posso renderti felice.- sussurrò ad un
centimetro dal suo viso.
Dean
distolse lo sguardo dagli occhi di Castiel avvertendo
un moto di dolore colpirlo in pieno. -No.- esalò Dean con un
filo di voce,
lasciando Castiel interdetto.
-Cas..
so che potrebbe essere bello ma.. la mia non è vita.-
A
Castiel si mozzò il respiro ma a Dean sembrò non
importare
perché proseguì con il suo discorso. -Non sai
com’ero prima.. amavo vivere..
davvero..-
-Perché
non dai un possibilità a te stesso? Perché non la
dai a me? Mi ha cambiato profondamente in questi ultimi mesi..- le
lacrime
minacciavano di uscire dagli occhi di Castiel che teneva ancora il viso
di Dean
tra le mani.
-Non
voglio tenerti ancorato a me Cas.. non voglio negarti
ciò che qualcun altro potrebbe offrirti..- la voce di Dean
cominciò a tremare e
anche i suoi occhi si riempirono di lacrime.
-Un giorno potresti guardare e provare solo rimpianto o
pietà per me..-
-Non
lo farei mai e tu questo lo sai..-
-Ma
tu no Cas, non puoi saperlo.- continuò Dean, bloccando
le sue proteste. -Non posso immaginare di vederti nudo e non poterti
toccare,
non poter fare… oddio Cas se solo sapessi cosa ti farei ti
metteresti le mani
tra i capelli..-
Castiel
lasciò che le lacrime scesero a rigargli le guance e
continuò a scuotere la testa per cercare di fermare Dean dal
dire cose di cui
si sarebbe pentito.
-Io
non voglio più vivere così..-
-Dean..
Dean ti prego smettila..- Castiel cercò di parlare
scosso dai singhiozzi ma il biondo cercò di rassicurarlo.
-Ascolta
Cas, la cosa più bella che potresti fare per me è
passare quest’ultima notte con me.- lo guardò con
occhi pieni di lacrime e
dolore. -Basta.. sono stanco di svegliarmi ogni mattina e constatare
che la mia
realtà è questa.. lo sappiamo entrambi che non
sto migliorando e che mai
succederà.-
Castiel
continuò a rinnegare ciò che Dean gli stava
dicendo
mentre ormai le lacrime gli scendevano a cascata dagli occhi blu.
-Cas.. quando
torneremo io partirò per la Svizzera..-
-No
Dean, no..-
-E
se provi davvero quello che dici, ti chiedo per favore
Cas di venire con me.- concluse Dean.
-Io..
io credevo che ci avessi ripensato..-
-Non
sarebbe mai successo. Ho promesso ai miei genitori sei
mesi e così è stato.-
Castiel
scese dalle gambe di Dean e si allontanò da lui,
cominciando a piangere disperato.
-Stai
zitto.. Basta.. Non dire più niente..- aveva la voce
rotta dal pianto. - Sei
un egoista
Dean.. ti ho aperto il mio cuore e mi hai risposto no ed ora mi chiedi
una cosa
simile.. come puoi farlo? Hai idea di quello che mi hai appena
chiesto?-
Dean
se ne stava in silenzio, con il cuore pieno di dolore
nel vedere il suo Cas in quelle condizioni per colpa sua.. ma lui non
poteva
farci nulla.. doveva andare così.
-Vorrei
non averti mai conosciuto Dean.. Mai..- detto ciò
gli diede le spalle e lasciò la spiaggia.
-Cas..-
provò a chiamarlo Dean. -CASTIEL!- ma senza
successo.
La
mattina dopo s’imbarcarono per il ritorno a casa. Dean e
Castiel non si guardavano neanche in faccia..
tant’è che Sam capì subito cosa
fosse accaduto e quando tentò di chiedere a Cas se si
sentisse bene lui si
limitò ad annuire.
Sull’aereo
Dean si addormentò e questo diede a Castiel
l’opportunità di avvicinarsi, sistemargli la
coperta addosso e lasciargli un
dolce bacio alla tempia.
Si
sedette di fronte a lui e restò a guardarlo per tutto il
tempo, incapace di distogliere gli occhi da lui.
Ad
attenderli all’aeroporto c’erano i signori
Winchester che
li accolsero con sorrisi e domande sul viaggio.
-Avete
fame? Io proporrei di mangiare al ristorante
dell’area intercontinentale.- propose il signor Winchester.
-Castiel vuole
unirsi a noi?- gli chiese, vedendo che il ragazzo si stava allontanando
con la
valigia.
-No
grazie.- esalò.
-Ma
Castiel andiamo, vogliamo sapere com’è andata.-
-Papà..
lascialo andare.-
Castiel
chiuse gli occhi, prese un respiro profondo e si
allontanò dal gruppo, venendo però seguito dalla
signora Winchester.
-Castiel!-
Il
ragazzo si voltò verso la sua datrice di lavoro,
riservandogli
uno sguardo triste. -Non voglio essere pagato.. Mi dispiace signora
Winchester.- e si allontanò per tornare a casa. Mentre
salì sul pullman vide
John Winchester stringere sua moglie, in lacrime, tra le braccia e
ciò gli
provocò una fitta di dolore al petto.
Arrivato
a casa, venne investito da suo fratello Balthazar.
-Allora Cas? Com’è andata?-
Castiel
scosse la testa e quando Balthazar gli si avvicinò
per stringerlo tra le sue braccia, il moro si lasciò andare
e pianse.
Quella
sera a cena Castiel non mangiò niente, complice anche
il nervosismo di sua madre che non lo aiutava affatto.
-Tesoro
ti prego, siediti.- tentò di convincerla suo padre.
-Così non aiuti Cas.-
-Ma
che persone sono? Queste non scelte ammissibili.- sibilò
la signora Novak.
-Mamma,
i signori Winchester sono disperati. Lui ha fatto la
sua scelta, ammissibile o no.- replicò Balthazar.
-Mamma..-
-No
Castiel! Non ti permetto di essere complice di un
omicidio in piena regola!-
Castiel
alzò lo sguardo quando sentì la porta della sua
camera aprirsi.
-Cas?-
il signor Novak sbucò da dietro la porta, trovando il
figlio in lacrime.
-Papà..
io ho fatto del mio meglio.. ci ho provato sul
serio.. ma ho fallito..-
-Non
vedo il fallimento, figlio mio.- gli disse suo padre,
sedendosi di fronte a lui. - Cas,
quel
ragazzo aveva preso la sua decisione tempo fa.. credo che nessuno
avrebbe
potuto dissuaderlo.- si alzò e poggiò una mano
sulla spalla di suo figlio. -So
che sono partiti questa mattina. Sei ancora in tempo Cas. Chiamali.-
E
partì alla volta della Svizzera.
Un
taxi lo condusse alla casa dove la famiglia Winchester si
era stabilita per l’”occasione”.
-Buongiorno
sono Castiel Novak.- si presentò quando la
governante andò ad aprirgli la porta.
-Buongiorno,
la stavamo aspettando.- lo accolse in casa.
-Dia a me la valigia.-
-Grazie..
ehm.. lui..?-
-E’
di la.-
Si
diresse verso la porta bianca che la governante gli aveva
indicato e l’aprì. Entrando, urtò un
vaso facendolo cadere, palesando così la
sua presenza alla famiglia Winchester.
-L’inconfondibile
entrata in scena di Castiel Novak.-
ironizzò Dean.
-Scusate.-
esalò Castiel, recuperando i cocci del vaso da
terra. Si avvicinò al letto dove Dean era steso e accanto a
lui, i suoi
genitori gli sorridevano forzatamente.
-Sarà
meglio lasciarvi un po’ da soli.- la signora
Winchester si alzò dal bordo del letto sul quale era seduta
e, seguita dal
marito, lasciò la stanza non senza prima aver ringraziato
Castiel per la sua
presenza.
-Sei
qui per..?-
-Per
prenderti in ostaggio sciocco.- cercarono entrambi di
alleggerire l’atmosfera.
-E
dove vorresti tenermi?-
-In
un altro paese o a casa dei miei.. Devo aggiornare il
piano d’attacco.- rispose, facendo ridere il biondo.
-Puoi,
per favore, aprire la finestra Cas? E poi
raggiungimi.-
I
visi di entrambi si fecero mortalmente seri, Castiel andò
ad aprire la finestra e poi si sdraiò accanto a lui sul
letto passandogli un
braccio attorno alla vita e poggiando la testa sul suo petto.
Chiusero
gli occhi, godendosi quel momento più che poterono.
-Guardami
Cas.- ruppe il silenzio Dean. Castiel scosse la
testa contro il suo petto. -Cas per favore guardami.-
-Non
posso Dean, non ci riesco.-
-Non
m’interessa, devo vederti.- deglutì. -Devo vedere
i
tuoi occhi anche se sono rossi e gonfi.-
Castiel
rise, alzando finalmente la testa e puntando i suoi
occhi blu negli occhi verdi di Dean.
-Sei
insopportabile Dean Winchester, te l’hanno mai detto?-
-Bene..
allora per voi sarà una liberazione.-
-No..
no.. non è vero.- si strinse nuovamente a lui,
aumentando la presa e poggiando una mano su quella di Dean, anche se il
biondo
non avrebbe potuto avvertire il contatto.
-Cas,
non devi essere triste.-
Castiel
tirò su col naso e poi alzò la testa verso Dean,
cercando di baciarlo. -Resti con me?- lo bloccò il biondo.
-Fin quando lo
desideri.-
Castiel
si avvicinò di nuovo al suo viso e, finalmente,
premette le sue labbra su quelle di Dean in un bacio a stampo che
durò pochi
secondi. Quando si staccarono, entrambi avevano gli occhi pieni di
lacrime.
-Puoi
chiamare i miei, per favore?-
Castiel
scoppiò in lacrime davanti a quella richiesta,
perché poteva significare solo una cosa: il momento
dell’addio era arrivato.
Le
sofferenze di Dean Winchester terminarono quel giorno.
Lasciò
un grandissimo vuoto dentro le persone che lo
amavano; i suoi genitori, i suoi amici, Sam e… Castiel.
Qualche
settimana dopo…
Castiel
se ne stava seduto all’esterno di un bistrot di
Parigi a fare colazione e.. a leggere una lettera che Dean aveva fatto
scrivere
per lui.
“Cas..
Sarà passata già qualche settimana quando
leggerai questa lettera.. se mi hai
ascoltato attentamente ora sei a Parigi.. Spero che ci sia il sole,
adoro
quando i suoi raggi ti baciano il viso, illuminando i tuoi bellissimi
occhi e
facendoli risultare ancora più splendenti.
Ci sono tante cose che avrei voluto dirti Cas, ma non l’ho
mai fatto altrimenti
avresti pensato che io fossi un tipo romantico quando sappiamo entrambi
che non
è così ma..
quando tornerai a casa, il mio amico Robert Singer ti darà
accesso ad un conto
bancario che potrai utilizzare ma che non ti servirà per
cullarti sia chiaro,
ma almeno potrebbe regalarti quella libertà che tanto meriti
e desideri.
Vivi e sorridi sempre al domani Cas, non accontentarti mai di
ciò che viene
perché puoi avere sempre di più e lo sappiamo
tutti e due.
Indossa le tue ali magiche e spicca il volo, vola più in
alto che puoi Cas.
Sapere che sono stato io a darti questa occasione mi rende orgoglioso..
Tutto qui..
Sei marchiato a fuoco nella mia mente e nel mio cuore Cas, lo sei fin
dal primo
giorno che ti ho visto entrare nella mia stanza con i pantaloni
strappati e un
sorriso imbarazzato disegnato sulle labbra, il tuo gusto pessimo nel
vestire e
tutto ciò che adoro di te.
Voglio che tu mi faccia un favore Cas, non pensarmi spesso.. non voglio
che tu
sia triste.
Sorridi Cas, non far smettere ai tuoi meravigliosi occhi di brillare.
Io ti seguirò ad ogni passo che farai, sarò
sempre lì a sostenerti.
Con grande amore,
Dean.”
Spazio
Autrice:
Finalmente
ce l’ho fatta.. *rilascia un sospiro di sollievo*
Questa
storia stava facendo la polvere nel mio pc da mesi, in senso
letterale..
Ci
ho messo l’anima a scriverla e spero che a voi lettori
piaccia..
Come
ho specificato nelle note iniziali, la FF segue molto la struttura del
film.
Noterete che le scene sono per la maggior parte quelle e anche qualche
parola è
presa dal copione del film.
Non mi andava di stravolgerlo troppo ma comunque dietro tutto
ciò c’è un
grandissimo lavoro.
Spero
che la storia vi sia piaciuta.
Baci,
Sunny9719