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Autore: Minori Kuscieda    28/05/2017    1 recensioni
Dal testo:
"Oltre alla sua galassia, ce n'erano tante altre, oltre al suo Universo, ce n'erano tanti altri -chissà quanti, si chiedeva-.
Il suo più grande sogno era quello di scoprirli e visitarli tutti, raccogliendo foto, racconti e interviste in quello che sarebbe diventato il suo Diario di Viaggio personale."
Jaco è un alieno, un poliziotto della via Lattea, ligio al dovere e, a volte, anche lavamani. Ma Jaco è anche un alieno curioso, un esploratore, un amante della fotografia, della scoperta e del buon cibo. Ed è proprio di questo che andrò a parlare, attraverso una sua avventura/disavventura e un incontro con una bambina, ora donna, dai capelli turchesi che tutti conosciamo bene.
Genere: Avventura, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Bulma
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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AUTORE: Minori Kuscieda
LUNGHEZZA: Oneshot (2825 parole)
PERSONAGGI: Altri, Bulma, Jaco (nella lista personaggi non c'è, sobs)
PROMPT: Viaggio
RATING: Verde
GENERE: Avventura, Generale, Slice of Life
NOTE/AVVERTIMENTI: ///
 

 
Il Diario di Viaggio di Jaco l'esploratore: atterraggio sul pianeta Terra
 

La spia del serbatoio emanava una luce rossa ad intermittenza.
Doveva sbrigarsi, atterrare sul pianeta più vicino e chiamare i rinforzi da casa, o, nel peggiore dei casi, andare alla ricerca di carburante in un luogo sconosciuto con gente sconosciuta.
Già immaginava tutti i rimproveri che la madre e il Capo della Polizia Galattica gli avrebbero riservato, la prima, per averle disubbidito, il secondo, per aver saltato un giorno di lavoro.
Non era colpa sua se la sveglia aveva deciso di prenderlo in giro segnando le otto di domenica mattina e non di martedì, come in realtà era.
Aveva fatto tutto con calma: si era rigirato sotto le coperte per un'altra mezz'ora buona, aveva fatto colazione solo in casa perchè la madre era uscita e, una volta lavato, si era infilato nella sua amata navicella ed era partito alla volta dell'immenso spazio aperto.
 
Jaco amava passare così le sue giornate libere dal lavoro di pattuglia della via Lattea. Fin da piccolo, in alcuni libri che il padre aveva lasciato nel suo studio prima di andare via per lavoro senza fare più ritorno, aveva letto -o meglio, guardato dalle fotografie- di come l'Universo era più grande di quanto l'avesse immaginato.
Oltre alla sua galassia, ce n'erano tante altre, oltre al suo Universo, ce n'erano tanti altri -chissà quanti, si chiedeva-.
Il suo più grande sogno era quello di scoprirli e visitarli tutti, raccogliendo foto, racconti e interviste in quello che sarebbe diventato il suo Diario di Viaggio personale.
Si accertava sempre, infatti, di avere con sé la sua adorata macchina fotografica -anche con la ricarica di scorta-, e un taccuino con una penna per annotare curiosità e scoperte. Portava con sé anche dei soldi per comprarsi qualcosa da mettere sotto i denti, spesso e volentieri una specialità del posto in cui si trovata quando arrivava l'ora del pranzo.
Si guardava intorno passeggiando nelle vie piene di bar, ristorantini, chioschi, e di solito erano proprio questi ultimi ad attrarlo maggiormente. Accettava anche l'idea che il cuoco gli offriva, cioè di portare con sé un po' di quelle prelibatezze in modo da farle assaggiare alla madre, o ai suoi amici sul suo pianeta.
 
Anche quella mattina, prima di mettere in moto, l'alieno aveva controllato di avere tutto ciò che gli serviva.
<< Borraccia d'acqua, c'è. Taccuino e penna, ci sono. Soldi, anche. Fotocamera, sempre appesa al collo. La ricarica di riserva... >> Mise la mano nella sacca sul sedile alla sua destra e la mosse freneticamente alla ricerca dell'oggetto << Ah, eccola. >> Ripose tutto all'interno nello zaino e partì.
Dopo aver preso quota e stabilita la velocità che più gli aggradava, Jaco accese il monitor sul pannello di controllo dell'astronave e selezionò la voce 'tragitti e coordinate' sullo schermo principale.
Lì era dove aveva registrato, con la funzione di mappaggio automatica, tutti i tragitti fatti fino a quel momento e tutti i pianeti visitati.
Selezionò una rotta che ancora non aveva percorso e seguì le indicazioni dategli dalla voce metallica.
Sua madre gli aveva regalato quel dispositivo l'anno prima, quando aveva ottenuto il suo lavoro di poliziotto e quando aveva iniziato questi viaggi interstellari.
L'alieno ricordava ancora lo sguardo pieno di orgoglio e commozione che la donna gli aveva rivolto quando lo aveva visto per la prima volta salire sulla sua astronave di servizio per svolgere le prime semplici missioni di cattura dei criminali nello spazio.
Si sa, le madri conoscono i figli come le loro tasche, e la sua non era da meno: sapeva quanto Jaco fosse curioso, combina guai, disubbidiente. Voleva sempre fare ciò che gli diceva la testa, andando contro ogni regola impostagli da bambino, contro ogni suo limite. Si spingeva sempre oltre, ma comunque rimanendo nei suoi canoni di giustizia.
E questo lo aveva aiutato a diventare poliziotto.
Sapeva quando era il momento di svolgere il suo compito -o almeno, così credeva sua madre-, e sapeva evitare distrazioni quando era sulle tracce di un criminale; infine, sapeva anche usare le sue capacità ai fini dell'obiettivo che gli avevano affidato o che si era prefissato. Prima il dovere e poi il piacere: in fondo, questo gliel'aveva insegnato suo padre fin da piccolo, e lui aveva sempre cercato di ricordarsene.
Lo stesso non si poteva dire del Jaco viaggiatore, quello che usciva allo scoperto durante le sue escursioni domenicali.
Ricordava tutte le raccomandazioni che la madre gli aveva fatto i primi tempi, lunghi e lunghi discorsi su come evitare tempeste di meteoriti, pianeti abitati da mangiatori di alieni -questa storia aveva funzionato solo quando era bambino, adesso non ci credeva più-, vortici che risucchiano tutto, strade a senso unico o vicoli ciechi -sempre che ne esistessero nell'Universo, e lui era intenzionato a scoprirlo-, e altro ancora.
Negli ultimi tempi, tutto quel blablabla si era ridotto ad un semplice e laconico << Mi raccomando, torna per cena. >> Detto sulla soglia di casa prima di vederlo andare via. Lui alzava una mano in cenno di assenso e saluto e spariva per poi tornare la sera con qualche souvenir.
Aveva sempre cercato di ubbidirle, se non completamente, almeno in parte... E per 'in parte', lui intendeva 'tornare a casa in orario, anche una mezz'ora prima, stare attento a non scontrarsi con qualche corpo celeste per evitare danni alla navicella, stare sempre attento al livello della benzina.'
E allora perchè si trovava in quella situazione?! Quale kami ce l'aveva con lui?
Poi una vocina dentro di lui gli disse << Sei stato tu a dimenticarti il rifornimento e a non controllare il livello di benzina nel serbatoio. >>
Maledetta vocina, taci.
Cos'aveva fatto di diverso dal seguire le indicazioni del dispositivo di guida -come faceva sempre-?
<< Hai fatto di testa tua spegnendolo e cambiando strada molte e molte volte. E questo è il risultato: ti sei perso. >>
Di nuovo quella vocina. Ah, dannata coscienza.
 
Era vero.
Dopo essere partito aveva viaggiato per tre ore, riempiendo due terzi della memoria della fotocamera, per poi fermarsi a prendere un frullato sul pianeta dove c'erano i frullati più buoni dell'Universo, poi era ripartito. Dopo un'altra mezz'ora di 'gira a destra, vai dritto fino alla prossima stella, gira a sinistra e supera la rotonda di meteore' -a volte sentire quella voce gli dava ai nervi- lo stomaco aveva iniziato a brontolare bisognoso di qualcosa di più sostanzioso e solido di un concentrato di frutta ed erbe.
Aveva inserito la destinazione ed era partito alla volta del pianeta dove c'era Mubasu, il più grande cuoco interstellare di Ramen.
Era atterrato sul pianeta e si era stiracchiato non appena aveva messo piede sulla terra ferma. Aveva attraversato il corso principale di quella piccola città con la fotocamera vicino all'occhio ed era andato dritto verso il chiosco.
<< Heilà. >> Aveva salutato scostando le tende
L'alieno/cuoco era sbucato da sotto il bancone << Bentornato Jaco, era da un po' che non ti facevi vedere. >>
<< Ero di passaggio, e mi è venuta una certa fame. Una ciotola di Ramen bella piena, grazie. >>
L'altro si mise al lavoro. Poco dopo, la ciotola venne poggiata sul bancone sotto gli occhi di Jaco.
<< A quale criminale stai dando la caccia oggi? >>
Perché quella domanda? Mubasu sapeva che di domenica non lavorava.
<< Nessuno. E' domenica, no? Sono di riposo. >>
Mubasa lo fisso proprio mentre lui divideva le bacchette. Indicò il calendario << E' martedì. >> Affermò.
Sulla pagina del mese, cioè marzo, erano stati cancellati i giorni trascorsi fino a quel momento, escluso l'odierno: martedì sette.
Jaco ingoiò il primo boccone di Ramen a fatica, evitando di strozzarsi.
Se era martedì, lui doveva essere di servizio... Ma così non era. Possibile che il suo capo non l'avesse chiamato attraverso il cercapersone? Cercò l'oggetto nella sacca e lo trovò. Non lo aveva sentito suonare, forse i suoi superiori avevano deciso di perdonarlo e di lasciargli il giorno libero.
Ma la realtà gli piombò addosso come un sacchetto di patate che cade dalla dispensa. Era spento, e scarico!
<< Perché pensavi fosse domenica? >> Fu il cuoco a parlare
<< Perché la sveglia segnava domenica, non martedì! >>
<< Probabilmente ha qualche problema di funzionamento, può succedere dopo una caduta. >>
<< Che ore sono? >> Chiese, finendo di mangiare la ciotola di Ramen
<< Le due. >>
Jaco ragionò velocemente: c'avrebbe messo poco più di un'ora per tornare a casa, e anche se avesse voluto raggiungere subito la stazione di polizia, non sarebbe arrivato lì prima delle quattro meno un quarto.
Lui finiva di lavorare alle sette.
Tanto valeva stare lontano da casa fino tardi, continuando a credere che fosse domenica e non martedì.
E poi gli conveniva cambiare nome, pianeta, Galassia, Universo, l'intera sua esistenza, invece di presentarsi al lavoro il giorno dopo senza un briciolo di scusa, tanto meno credibile.
Sarebbe diventato lo zimbello di tutto il distretto.
Sbuffò. << Mi tocca passare il resto del pomeriggio ad inventarmi una scusa plausibile. >> Disse, pagando il conto. << Grazie Mubasu, alla prossima. >>
<< Torna pure quando vuoi. >> Lo salutò << E buona fortuna! >>
Poi ripartì, riprendendo il percorso di prima, mettendosi subito a ragionare sulla situazione.
Ma ogni cosa che pensava veniva cancellata da quella voce proveniente dal navigatore.
'Gira a destra alla prossima nebulo...' Non ne poteva più.
La spense, continuando a pilotare nella direzione in cui gli diceva la testa.
Dopo mezz'ora, un suono assordante lo riportò alla realtà. Guardò sul pannello di controllo: la spia del serbatoio emanava una luce rossa ad intermittenza.
Ci mancava solo quella, adesso.
Aveva benzina sufficiente solo per fare un atterraggio sul pianeta più vicino e cercare carburante.
Riaccese il monitor e inserì nella voce della ricerca le sue coordinate; il dispositivo avrebbe fatto il resto, cercando il pianeta più vicino.
Dopo pochi secondi, infatti, sullo schermo apparve un mirino che gli indicava un punto poco sotto di lui. Sporgendosi verso la grande finestra frontale della sua astronave, e indietreggiando leggermente con il velivolo, notò un pianeta quasi totalmente blu.
Selezionò l'opzione delle info e lesse il nome: Terra.
Non gli era nuovo, quel nome. Qualcuno altro gliene aveva già parlato.
Preparò la proceduta di atterraggio e pian piano iniziò la discesa verso quel pianeta.
<< Terra, Terra... >> Continuava a ripetere il nome a bassa voce.
Proprio mentre le ruote dell'astronave, uscite dai tre fori sulla base, si poggiavano su un manto folto d'erba, gli vennero in mente le parole degli anziani del suo villaggio. Erano entrati a contatto con i Terrestri anni e anni prima, talmente tanti che tutti se ne erano dimenticati, e nei loro racconti, orali e scritti, dicevano che erano un popolo amante delle guerre, sanguinari, che non andavano d'accordo nemmeno con i loro simili e che odiavano relazionarsi con altre razze o abitanti di altri pianeti venuti da lontano per scambiarsi conoscenze e opinioni.
Dopo quelle parole, nessuno aveva più messo piede lì. Per anni.
Ma, in quel momento, lui vi era atterrato per necessità.
Si guardò attorno: era vicino ad un lago di dimensioni non eccessive, contornato per due terzi della sua circonferenza da un boschetto con molto fitto, ma comunque abbastanza scuro da convincerlo a starci alla larga.
Con qualche passo arrivò ad una staccionata. Guardando verso il basso, notò il piccolo quartiere di quella che doveva essere una metropoli.
Lago dell'Ovest. Lesse su un cartello. Vietato dare da mangiare ai pesci e alle oche.
Era rincuorato perchè se riusciva a leggere e capire quelle parole significava anche che avrebbe potuto comunicare con quelle persone molto facilmente.
Doveva tornare all'astronave, prendere la borsa, chiudere a chiave il portellone e mettersi a girare in cerca di aiuto.
Si voltò per tornare verso la navicella e notò un paio di codini azzurri che si muovevano frenetici intorno al velivolo, come se volesse coglierne ogni fessura, ogni pezzo, ogni particolare. Forse era qualche malintenzionato che voleva rubarla e rivenderla a qualche mercato nero.
<< Ehi tu! Cos... >> Avvicinandosi, però, dovette ricredersi: era una bambina, di poco più di cinque anni, con uno sguardo vispo e la curiosità negli occhi. Gli ricordava un po' lui da bambino.
<< Ehi, ciao! Me la fai provare? Voglio guidarla! >>
<< Ma se sei una mocciosa di cinque anni! Cosa ne vuoi sapere di astronavi? >>
<< Mio padre mi dice che sono molto intelligente, imparo in fretta. Se mi spieghi come si fa, sicuramente ti lascerò senza parole! >>
<< Ma per favore. >> Stava litigando con una bambina? Per di più sconosciuta. << E anche volendo, non posso metterla in moto. E' senza carburante. >>
<< Oh, peccato... Non sei di qui, vero? Se hai una di queste, devi venire da molto lontano. >>
<< Esatto. Sono un neo poliziotto della Via Lattea, mi chiamo Jaco. Ero in viaggio, ma ho finito il carburante e sono atterrato qui. Puoi aiutarmi? >>
La bambina aprì bocca per parlare ma venne fermata da una voce.
<< Bulma, dove sei?! Dobbiamo tornare a casa! >>
<< Sono qui, arrivoooooo! >> Corse via, lasciando Jaco in attesa di una risposta.
<< Aspettami qua, torno subito! >> La bambina si voltò verso di lui, facendo l'occhiolino, poi sparì.
 
Mezz'ora.
Era passata mezz'ora da quando la bambina era andata via.
Sicuramente aveva mentito e non sarebbe più tornata.
Disteso sull'erba, guardava le nuvole passare nel cielo. Sperava di rimettersi in viaggio prima che facesse buio, quindi tanto valeva alzarsi e andare da solo a cercare benzina.
Si stiracchiò, ma proprio mentre si decideva ad incamminarsi vide spuntare dal basso della collinetta due codini blu, un signore sulla quarantina e una ragazza con i capelli biondi.
Man mano che i tre si avvicinavano vide una tanica bianca che lasciava intravedere un liquido scuro all'interno.
<< Sono tornata, Jaco! Mio padre ha proprio ciò che ti serve. >>
L'uomo si avvicinò a lui. << Mia figlia ha detto di aver trovato una persona con il velivolo a secco... Ma non pensavo di trovare un alieno con una navicella spaziale! >>
<< Papà, sai che Jaco a promesso di farmela guidare appena sarà rifornita? >>
<< Ma che stai dicendo? Non ho mai detto una cosa simile. >>
<< Perdonala, mia sorella si inventa le cose pur di ottenere ciò che vuole. E' maledettamente furba. >> Era stata l'altra ragazza a parlare. << Mi chiamo Tights, lei è mia sorella minore Bulma. Lui è mio padre, il dottor Brief, è uno scienziato. >>
<< Oh, vedevo una certa somiglianza. Mi chiamo Jaco, sono un poliziotto galattico. >>
<< Fatto. >> Il dottor Brief tornò vicino al gruppo. << Adesso puoi rimetterti in viaggio. >>
<< Grazie mille, vi devo un favore. >> L'alieno si inchinò leggermente in segno di ringraziamento. << Come posso ripagarvi? >> Si voltò quando si sentì toccare il braccio.
<< Voglio fare un giro! >>
Pensava proprio di doverla accontentare...
 
<< E' pazza. E' PAZZA. >>
<< Mia sorella è così, gli basta mettere le mani su qualcosa di nuovo per capire come funziona. Ha un'intelligenza elevata per la sua età. >>
<< E' un gene di famiglia. >> Ammise Brief.
L'astronave volteggiava nel cielo, sterzava, scendeva in picchiata, sferzava la superficie del lago e risaliva velocemente. Poi atterrò.
<< E' stato divertentissimo! Papà, ne voglio una anche io! >>
<< Certo tesoro. Anzi, quando sarai più grande, sono sicuro che ne costruirai una con le tue mani. >>
<< Per me è arrivata l'ora di tornare a casa. >> Jaco aprì il portellone della navicella << Grazie ancora, alla prossima. >>
<< Vienici a trovare, quando avrai del tempo libero. >> Disse la più piccola
<< Contaci! >>
Entrò, e il portellone si chiuse alle sue spalle. Si sedette sulla poltrona, mise in moto e accese il monitor selezionando la destinazione: 'casa'.
L'astronave si sollevò e le ruote si ritirarono. Poi sparì nel cielo.
 
Durante il viaggio di ritorno Jaco decise di impostare il pilota automatico e di scrivere una pagina del suo Diario di Viaggio:
"E così, finalmente, sto facendo ritorno a casa.
Domani mi aspetterà una punizione con i fiocchi, ma intanto, posso dire di essermi goduto questa giornata nonostante gli imprevisti.
Sono atterrato su un pianeta nuovo, e ho capito che gli anziani del mio villaggio si sbagliano.
I Terresti non sono poi così male: sono strambi, si, pazzi, ma sono anche intelligenti e disposti ad aiutarti. Almeno, quelli che ho conosciuto io.
Quella bambina, Bulma, è strana a partire dal colore dei capelli: ha cinque anni, e riesce a pilotare un'astronave. Ma d'altronde, si vede che è vispa e curiosa. Farà grandi cose, in futuro, ne sono sicuro.
A casa penserò ad una scusa per domani, ma potrei sempre rivalutare l'idea di cambiare vita e identità. In questo caso, mi trasferirei sulla Terra. Non sembra un posto così brutto.
Sicuramente ci tornerò, è un pianeta che merita di essere visto, scoperto e conosciuto.
Anche questa giornata è finita. Al prossimo viaggio, passo e chiudo, Jaco."
 
-Angolo Minori-
Buona domenica a tutti! È da un po’ che non ci si vede, eh, gente?
Torno con questa OS che avevo pronta da un po’ ma che all’inizio non avevo intenzione di pubblicare… Spero di non pentirmene XD
Avevo voglia di farmi risentire qui sul fandom evitando di lasciare il mio account di nuovo “alla deriva” per mesi, e anche per questo mi sono iscritta ad un contest, quindi tra un mesetto mi rivedrete (non frega a nessuno lamo, lo so)
L’idea per la storia mi è venuta svolgendo “un compito” che un prof ci ha dato per un seminario svolto a scuola: scrivere la trama di una storia; e mentre la scrivevo, vi giuro che mi si è palesata davanti la figura di Jaco XD E così, da un semplice esercizio scolastico, è nata questa storia sfiziosa, senza pretese, che ha il solo scopo di intrattenervi e se mai, migliorarvi la giornata strappandovi un sorriso!
Non ricordo bene come sia avvenuto il primo incontro tra Jaco e Bulma, così ho deciso di scrivere come me lo immagino io. La loro amicizia mi piace molto, e Jaco mi fa morire dalle risate solo aprendo bocca XD
Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate :3 Aspetto di leggere i vostri commenti, a presto, Mino-chan <3
  
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