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Autore: Esthel_    10/06/2009    0 recensioni
''...Correvo, prima che il sole sorgesse, prima che tornasse di nuovo a illuminare quel mondo bagnato di sangue e di peccato, prima che i suoi occhi scomparissero per sempre, prima che le mie forze mi abbandonassero, prima che il destino mi punisse, prima che il rintocco del tempo che passava mi mozzasse il respiro...''
Genere: Romantico, Azione, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2

I primi raggi del sole mattutino illuminavano la mia stanza quella mattina. Mi alzai,mi stropicciai gli occhi e con ancora l’aria assonnata uscii dalla mia stanza per dirigermi al bagno che si trovava in fondo a sinistra del corridoio. Mi lavai e a poco a poco cominciavo a svegliarmi e ad acquistare lucidità. Scesi le scale di corsa per raggiungere la cucina al piano di sotto, dove mi aspettavano mio padre e mio fratello già a tavola con la colazione pronta.

<< Buongiorno,Meredith! Dormito bene cara? >> Esclamò squillante mio padre,sorridendomi.

<< Buongiorno a voi,famiglia! Si bene,grazie. E tu papà? >> Risposi ricambiando il sorriso, sedendomi al mio posto e incominciando a versare i cereali nella mia ciotola con del latte fresco.

<< Una meraviglia! >> Sorrise, e poi beve un sorso dalla sua tazza. Matthew era troppo concentrato a scolarsi la sua seconda ciotola di latte per salutarmi. La tranquillità di quella mattina fu spezzata quando qualcuno suonò la porta. Mio padre si alzò dalla sedia, e superò il varco della cucina per raggiungere il salotto ed aprire la porta. Dietro di essa c’era Quil,il nostro vicino di casa,un uomo basso dalla testa pelata e gli occhi piccoli.

<< Oh! Buongiorno Quil. Prego,accomodati pure >> Lo salutò gentilmente mio padre. Non riuscii a udire bene la sua risposta,ma a quanto parve non entrò in casa e per quel che riuscii a capire,balbettava. Era strano vedere che Quil non entrasse in casa ridendo e facendo chiasso come al suo solito. Rimaneva sulla soglia di casa a balbettare nervosamente. Incuriosita mi alza dal mio posto,e a passi felpati attenta a non farmi vedere dai due uomini,mi avvicinai alla porta ad ascoltare.

<< Peter,hai presente John? Il figlio della signora Wild ? >> Vidi mio padre annuire. Il tono di Quil era turbato e esitava a parlare. Potevo immaginare la sua espressione, anche se non riuscivo a vederlo stando nascosta.

<< Ieri notte dei ragazzi si aggiravano per la foresta quando improvvisamente hanno udito delle urla. Si sono precipitati a vedere e hanno trovato il cadavere di John, ustionato e strappato a morsi. >> Rabbrividii. Mio padre rimase a bocca aperta e Quil taceva.

<< E dopo,cosa è successo? Si sa chi è stato? >> Lo spronò a continuare mio padre a mezza voce.

<< Ecco…I ragazzi avevano lasciato per pochi attimi da solo il cadavere di Jon per chiamare soccorsi,e al loro ritorno il corpo di John era sparito >>.

<< Come, sparito? >> Esclamò mio padre.

<< Si,era sparito. Ma qualcosa all’improvviso spuntò dietro di loro ed era Jon. Ma non era più lui..A-aveva un aspetto terribile! La pelle rossa e ancora i segni dei morsi da cui colava sangue,un paio di enormi corna che li spuntavano dalla testa…E-e le sue orbite completamente nere come la pece. Dicono di aver intravisto anche una coda spuntarli da dietro. Peter…era un mostro. >> Quil,era terrorizzato. Deglutii rumorosamente e incominciai a sudare. Ero sconcertata e incredula . Potevo intravedere l’aria sconvolta sul viso di mio padre.

<< Cosa è successo a quei ragazzi? >> Domandò mio padre sussurrando.

<< Solo uno di loro è riuscito a scappare,in tutto erano 5. Gli altri 4 sono stati uccisi e poi scomparsi nel vuoto. Non si sa più nulla di loro. Credimi,Peter. Io ero nei paraggi ieri notte,e ho udito delle urla terribili. Quando mi sono avvicinato mi sono ritrovato questo ragazzo sopravvissuto corrermi incontro chiedendomi aiuto >>. Mio padre sbuffò,scosse la testa ripetutamente e chiuse gli occhi. Io ero una statua immobile. Credo di aver dimenticato di respirare durante tutto il racconto. Immaginai John,un ragazzo poco più grande di me dall’aria tranquilla e serena. E poi immaginai il suo corpo straziato a morsi,ustionato e trasformato in un demonio. Rabbrividii di nuovo.

<< Peter. Se mai la situazione degenerasse…>> Ci fù una pausa.

<< Sai di cosa parlo. Se mai queste disgrazie dovessero ricapitare nei paraggi,mettiti in salvo te e i tuoi figli >> Il suo tono era serio,ma ancora turbato.

<< E dove vuoi che vada,Quil ? >> L’esaltazione sembrava invadere mio padre

<< Non lo so! Via da qui,almeno. Ci si vede Peter >> Girò sui tacchi e se ne andò. Mio padre annuì e chiuse la porta amareggiato. Si girò e quando mi vide davanti a lui,sussultò.

<< Cosa sta succedendo,papà? >> Dissi, quasi urlando.

<< Immagino tu abbia sentito tutto >> Disse, rassegnato.

<< Che facciamo? >> Sussurrai,preoccupata.

<< Hai sentito cosa ha detto Quil,no? Ci nasconderemo. Potremo trasferirci nella nostra vecchia casa a Phoenix >> Concluse, ritornando calmo.

<< Ma cosa cambia? E’ qualcosa che non sta colpendo solo il nord America,ma tutto il mondo! >> Feci spallucce e lo guardai scettica.

<< Lo so bene Meredith. Ma fin ora Phoenix non ha subito nessun attacco. >> Disse secco. Mi passò di lato silente, raggiunse la cucina dove Matthew consumava tranquillamente la colazione all’oscuro di tutto. Sorrise a mio fratello,come se niente fosse. Amaramente raggiunsi anch’io la cucina. La voce del giornalista al notiziario della mattina, faceva eco in tutta casa,annunciando l’ennesima disgrazia che ci aveva appena raccontato Quil,portando terrore in casa. Quella sera,mi trovavo in camera mia a preparare la valigia sotto ordine di mio padre. Ci misi qualche vestito,un paio di libri e dei cd musicali per ammazzare il tempo,al resto ci avrei pensato domani. Potevo udire benissimo dal piano di sotto le lamentele di mio fratello per il trasferimento a Phoenix.

<< Avanti,Matthew. Ci divertiremo a Phoenix. Sarà solo per l’estate! >> Mio padre cercava di convincerlo in tutti i modi.

<< Ma a Phoenix non conosco nessuno. Io voglio rimanere a San diego! >> Protestava sbuffando.

<< Ma ci sono i figli della signora Lucia,ricordi ?>>

<< Uffa! Non ci voglio andare! >>

Sbuffò e mi immaginai la sua espressione imbronciata. Mi gettai di colpo sul letto a pancia in su,la finestra era spalancata,lieve brezze di vento fresco mi rinfrescavano smuovendomi appena i capelli. Mi ritrovai a fissare il soffitto della mia camera,senza pensare a niente. Quando,poco prima di chiudere gli occhi,un ondata di paura mi invase.

  
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