Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |      
Autore: stizzy    01/06/2017    0 recensioni
Mi sembra strano ripensarci ad oggi. È passato cosi tanto tempo e non mi sembra vero che stia per succedere di nuovo.
E fa male. Tanto male.
< Sapevo che mi stavi nascondendo qualcosa. Lo capisci dopo un po'.
Quella tua nuova "migliore amica" non mi convinceva. A peggiorare i miei dubbi fu la frase "mi mancherà quando tornerò a casa". >
---------------------
In un momento di crisi, a cosa penseresti?
Riusciresti a sopravvivere se il mondo ti cadrebbe addosso?
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Mi sembra strano ripensarci ad oggi. È passato cosi tanto tempo e non mi sembra vero che stia per succedere di nuovo. 
E fa male. Tanto male.                

 
Estate 20XX. Io in vacanza con i miei, tu in vacanza con i  tuoi amici. Stava andando male già dai primi tre giorni lontani. Tre giorni passati solo a litigare. 

È più difficile ora che siamo adulti. 
I nostri due bambini dormono con serenità, ignari del conflitto che sta affliggendo in noi. 
Ricordi quando sono nati cosa mi dicesti? Ricordi ancora le tue parole? 

 
Passammo tutto il mese di agosto così, a litigare, a colmare sempre di più il vuoto che si stava creando tra di noi. Sapevo che mi stavi nascondendo qualcosa.
Lo capisci dopo un po'. 
Quella tua nuova "migliore amica" non mi convinceva. A peggiorare i miei dubbi fu la frase "mi mancherà quando tornerò a casa".

Cosa è successo? Cosa è cambiato? 
Fino a poco tempo fa stava andando tutto così bene. 
Ho sbagliato qualcosa? 

 
Tornati a casa, la prima cosa che ho fatto è stato venire da te. Anche se avevamo passato tutto il tempo a litigare, mi sei mancato. Avevo bisogno di vederti. Avevo bisogno della persona che mi aveva salvato dal cadere definitivamente nel buio. 
Non sei venuto nemmeno ad aprirmi, sei rimasto steso sul divano ad aspettare che entrassi. 
Ti sono venuta subito incontro e ti ho abbracciato piangendo. Mi sei mancato davvero. Anche tu piangevi e quando ti ho chiesto perché mi hai risposto "Lo sai il perché, per Lei". 
Quel Lei non ero io. 

C'è una nuova Lei affianco a te? Non vado più bene? 
Posso dimagrire, posso togliermi le rughe, far diventare la mia pelle più liscia e morbida. Posso fare tutto ciò che vuoi, basta che tu me lo chieda. 

 
Andiamo in camera, da soli. Siamo sdraiati vicini, ma il vuoto che si e creato si sente, è quasi visibile. 
Mi devi parlare e io già piango. So già quel che mi devi dire, lo so già da tempo, ho solo sperato che mi sbagliassi. 
"L'ho baciata e c'è stato altro" 
Piango ancora di più e me ne voglio andare, ma tu mi prendi e mi abbracci. Mi dimeno, non voglio che mi tocchi. Mi fa solo schifo. 
Grido di lasciarmi, ma tu non lo fai e mi tieni stretta, finché non mi calmo. 
Solo io ho sentito quel rumore? 
Solo io ho sentito il mondo cadermi addosso? 
Dio, mi vuoi così male?


Ricordi il primo anno dei gemellini? Axel si era fatto male e Chantal piangeva insieme a lui, come se anche lei si fosse fatta male. 
Ricordi invece il nostro primo anno? 
Ricordi le promesse che ci siamo scambiati con quegli anelli? 
Quanto eravamo piccoli? 
Era tutto più facile.

 
Mi chiedi se ti voglio lasciare.
È ovvio che voglio lasciarti, non voglio più vederti.
Sei entrato dentro di me così facilmente, facendomi vedere come era bella la luce, come sarebbe stato bello se fossi venuta con te. 
E invece hai oscurato tutto. 
Odio me stessa per aver ceduto così facilmente. 
Mi chiedi di nuovo cosa voglio fare, non mi sono nemmeno accorta di non averti risposto. 
"Non lo so" riesco solo a dire. Non lo so perché anche se mi hai ucciso, io ti amo ancora. Dopo tutto, ti amo ancora. 

Sei appena tornato a casa dal lavoro. Sei stanco e nervoso, come sempre. 
Mi avvicino volendoti salutare come un tempo, ma tu mi ignori e vai in cucina, a mangiare. Saluti i bambini e li guardi amorevolmente. Almeno una cosa buona ho fatto. 
Il dolore dentro di me si fa più grande, tanto da farmi vomitare. 
Sangue. Vomito sangue. 
Chiudo la porta della cucina per evitare di far vedere lo spettacolo. 
E poi, non voglio che mi aiuti, sei appena tornato da lavoro, stanco e nervoso. Non voglio farti anche preoccupare.

 
Finalmente posso andarmene via, in quella casa mi sentivo soffocare. Sotto gli sguardi di tutti, chi con dispiacere e chi con pena. Odiavo quegli guardavano. 
"Vuoi che ti accompagni?" me lo chiede pure. Ovvio che no e così è stato. Ho salutato tutti e mi sono diretta in stazione. 
Avevo un pacchetto di camel blu da 20 appena comprato. L'ho fumato tutto, una dopo l'altra. Non stavo bene, mi girava la testa. Ho chiamato mia madre per farmi venire a prendere e sono tornata a casa. 
Nel tragitto, ho buttato l'anello che avevo preso per tutti e due. 
In due settimane era riuscito a dimenticarsi di me. 
Due settimane sono riuscite a far dimenticare sei mesi. 


"Come è andato il lavoro?" chiedo con timore. Ho paura che si arrabbi e non voglio. So che non mi alzerebbe un dito, ma già siamo in una situazione difficile, peggiorerei le cose. 
Mi lancia uno sguardo tagliente e mi è bastato per non chiedere più nulla.
Abbasso la testa e vado in camera. 
So che non ce la farò a fare le scale, ma ci devo provare. Chiudo la porta della sala e vado. 
Un gradino, due gradini, tre gradini, quattro gradini. Li conto, finché non cado. Sono riuscita ad arrivare al settimo gradino. Un gradino in più di ieri. Forse sto migliorando. 
Sento la porta della sala aprirsi e mio marito corrermi ad aiutarmi. 
"Non mi toccare." gli dico, alzandomi da sola. Non voglio che tocchi questo mio corpo flaccido, brutto e vecchio. 
Anche se ho solo 45 anni. 

 
Il giorno dopo usciamo tutte e due in compagnia. Non ci rivolgiamo la parola e lo saluto da lontano. 
Un'amica cerca di consolarmi, parlando di altri ragazzi. Ma a me non interessa nessuno se non lui. Dio che schifo che mi faccio.
tu ci senti e vai via incazzato. 
Non puoi permetterti di incazzarti dopo ciò che hai fatto. 
Mi scrivi che se voglio rimanere almeno amici, di venire a parlare con te al parco davanti casa tua. 
Ci vado, da brava sottona che sono. Voglio almeno chiarire e poi lo amo, cosa posso farci? 


Da quel giorno che mi ha visto, non mi toglie più gli occhi di dosso. Dovevo stare male per avere un po' della tua attenzione? 
Ora è al lavoro e io sono a casa da sola, i bambini sono a scuola. Sento la tranquillità invadere il mio corpo, ma sento anche il buio farsi strada in me. Sto combattendo per nulla. 
Decido di scrivere una lettera, nel caso non dovessi farcela. Scrivo ciò che provo e ho provato. La chiudo e la nascondo nel cassetto in camera mia. 
Spero che quel giorno che la leggerà, sia il più lontano possibile. 
Parliamo per almeno due ore, arrivando alla conclusione di riprovarci. Per adesso siamo come scopamici, poi si vedrà. 
A me va bene, almeno ho un contatto con te e magari riportarti da me. Posso provarci e ce la posso fare. 
Almeno spero...


Ho chiesto ad una mia amica se per favore andava a prendere lei i bambini, io non ce la faccio purtroppo. 
Sento la porta aprirsi e ti vedo che stai entrando. Sei tornato a casa prima oggi e come al solito sei stanco e nervoso.
Ti saluto con un ciao, sperando che non mi guardi male, ma come non detto, il tuo sguardo è carico di nervosismo. 
Abbasso la testa e torno a guardare la TV. Mi viene da vomitare, ma resisto e vado in bagno. Sono lenta e ci sto mettendo troppo tempo. 
Manca poco. 
Che inferno di vita.

 
Oggi e il tuo compleanno e fino adesso è andato tutto bene. Fai 18 anni. Ti ho fatto la scritta fuori di casa, una collana e un pantalone. Sembra che ti siano piaciuti.
Siamo ancora come prima, dici che non sai chi scegliere. Ma va bene, sono io che mi detta che ce la posso fare. 
Però, penso di non riuscire a durare ancora molto..
Sono l'ultima ad andarmene e mi chiede di parlare. Il panico mi assale, ma non lo dimostro e lo seguo silenziosamente. 
"Ho deciso che voglio stare con te"
 
Piango, piango dalla felicità. Mi fai leggere i messaggi che vi siete inviati tu e Lei e le hai detto che vuoi stare con me. Ti abbraccio di slancio, sono felicissima. 
Anche se so, che in cuor mio sono cambiata. Anche se poco, sono cambiata.

 
Sento che ti avvicini, mi prendi un braccio e lo metti sopra la tua spalla. Mi accompagni in bagno e io ti lascio fare tutto. Non ho abbastanza forze per venirti contro. Sono stanca di combattere e tu lo capisci.
“Da quanto va avanti?” mi chiedi. Ti rispondo che sarà ormai un mese, almeno credo. Ho perso la condizione del tempo tra vomito e dolori alla pancia.
Ti vedo sai? Ti stai dando colpe che non hai e te lo dico, non è colpa tua. Piangi, piangi silenziosamente e ti avvicini a me. Mi chiedi scusa e mi spieghi cosa stava succedendo. Eri confuso e io non ti stavo aiutando.
“Mi dispiace” ti dico, accarezzandoti la testa.
All’improvviso mi prendi in braccio e mi carichi in macchina. Ti chiedo più volte dove stiamo andano, ma non mi rispondi e accelleri.
Dopo due ore, sono in una stanza d’ospedale con mio marito a fianco e il dottore davanti a noi con gli esiti degli esami.
“Lei è molto fortunata. Se non sarebbe venuta in tempo, rischiava di perdere il bambino” rimango in silenzio. Quale bambino?
Mio marito mi guarda allo stesso modo, chiedendomi con lo sguardo cosa intendesse il dottore. Chiedo cosa significhi e con sorpesa mi risponde se non sapevo che fossi incinta e che stavo rischiando di perderlo.
Ci guardiamo negli occhi. Vedo già i tuoi velati dalle lacrime, invece io sto già piangendo. Mi abbracci e continui a chiedermi scusa.
Vabbene così. È tutto tornato come prima, non mi hai tradito e ci sarà un nuovo arrivato. Vabbene così.
Vabbene così.
 
  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: stizzy