Anime & Manga > Dragon Ball
Ricorda la storia  |      
Autore: hibou    01/06/2017    3 recensioni
Dragon Ball Z, saga di Majin Bu. Introspezione di 1223 parole.
La mano di Majin Vegeta aperta sulla folla e i pensieri di Bulma seduta tra le tribune, gli occhi fissi sulle cinque dita dell'uomo che ama...
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Majin Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

ConTatto

 

 

 

 

 

 

 

Da rinomata donna d'affari quale era, era ben consapevole che il miglior biglietto da visita era una buona stretta di mano.
Era una scienza che aveva coltivato nel tempo con pratica e spirito di osservazione, studiando le diverse reazioni chimiche che il semplice contatto di due palmi riusciva a scatenare. Bastava saperne cogliere le caratteristiche per rendersi immediatamente conto della persona che si aveva davanti: c'era chi stringeva con decisione e veemenza, denotando una forte sicurezza di sé e chi, al contrario, faticava quasi a chiudere la presa, riluttante e timido del contatto fisico. Alcuni non prolungavano la stretta per più di qualche secondo, concisi e non intenzionati a sprecare tempo prezioso, altri invece ti chiudevano in una morsa, avviluppando la mano con le dieci dita ed esibendosi in noiosissimi ed infiniti convenevoli che producevano una fastidiosa sensazione di viscidume. Ne aveva viste e toccate di tutti i tipi: mani da uomo, da donna, con le unghie curate, la pelle morbida, sciatte, screpolate o invecchiate dal tempo. Certe depositavano la dolce traccia di un profumo al loro tocco e certe lo sgradevole contatto della pelle sudata. Molte le persone nascoste dietro cinque falangi e molte le sensazioni più o meno piacevoli che si erano scatenate grazie all’empatia stimolata dai singoli individui. Eppure, per quanto queste emozioni fossero esclusive nel loro genere data la varietà degli animi umani, erano divenute ordinali ed estremamente mediocre comparate a quelle scatenate dal contatto con le sue mani.
Non ne aveva mai incontrate di simili, erano uniche nel loro genere esattamente come il loro proprietario.
Erano forti, calde e abbronzate. Nascondevano il ricordo della guerra e della sofferenza tra le pieghe del palmo, in prossimità della linea della vita. Il loro tatto non aveva mai percepito il dolce tepore scatenato dal tocco di una pelle amata, bensì solo il bruciante calore energetico che veniva sprigionato dalla punta delle falangi contro povere anime innocenti. Non vi era un solco dedito all'amore, solo solitudine e diffidenza avevano attraversato le pieghe della pelle. Il primo contatto era avvenuto di sfuggita, rapido e distratto ma abbastanza intenso da lasciarle un'impronta indelebile che, tuttora, permaneva e riconosceva in ogni fibra del suo essere. L’imponente figura del sanguinario principe guerriero che, con la semplice imposizione di un dito aveva visto freddare il suo compagno anni addietro, era stata sormontata dalla semplice immagine dell’uomo che, cresciuto in terreni aridi di sentimenti, venduto ad un tiranno e costretto ad assistere alla fine del suo regno e della sua realtà, leccandosi le ferite e con il solo appoggio di se stesso, cercava con ardore di andare avanti, di riscattare il proprio orgoglio e rimettere insieme i pezzi che anni di barbarie, usurpi e insuccessi avevano mandato in frantumi.
Aveva agognato a lungo quel tocco alieno, capace di distruggere vite e pianeti, ma anche di accarezzare l'erba e curare le ferite. Aveva continuato a cercarlo, incurante del pericolo che si celava sotto le unghie e desiderosa della rude morbidezza della sua pelle, come un assetato nel deserto correva verso la fonte, senza porsi il dubbio che si trattasse di un miraggio. Più se ne abbeverava, più imparava a riconoscerlo e a percepirlo familiare. Col passare degli anni era divenuto talmente parte di lei che ad un esame specifico e attento non si sarebbe potuta distinguere un'impronta digitale dall'altra. Ne riconosceva il tocco, la forma, l'odore. Le piaceva osservare le dita agili afferrare la bottiglia d'acqua e poi accartocciarla con la semplicità con cui lei coglieva un fiore da terra, le piacevano i muscoli contratti e i nervi tesi del dorso durante gli allenamenti e la faceva impazzire il pensiero delle falangi su di sé e loro figlio. Avrebbe potuto disegnare le sue mani su un foglio ad occhi chiusi con la sicurezza che, a lavoro ultimato, sarebbero risultate identiche alle originali.
Riconosceva ogni piega del palmo e le aveva viste mutare col passare degli anni e degli eventi, farsi meno marcate e profonde ma più sottili e levigate. Così come il vento liscia la pietra di una montagna, era sicura che il contatto reciproco e la stretta spasmodica delle loro dita nei momenti più frenetici della loro intimità avessero ammorbidito la scorza dura dei primi momenti della loro convivenza. E ne riconosceva i segni nella quotidianità. Era apparso un nuovo solco, un timido percorso aperto tra le valli di un'impervia catena montuosa. Silenziosa e cocciuta, come un esploratore in balia della forza della natura, era riuscita ad addentrarsi e tracciare il suo sentiero, farsi spazio tra la piega dei ricordi sanguinari e quella delle notti insonni in compagnia degli spiriti dei dannati immolati da lui, condendola con gesti semplici di affetto e presenza.
Era da diverso tempo che l'aveva notata e le piaceva da impazzire percorrerla pigramente col dito, la sera, nell'indolenza di un amplesso appena consumato o nella stanchezza di un'intensa giornata di lavoro o di allenamento, quando entrambi giacevano fianco a fianco confusi dal sonno, le barriere meno impervie. La carezzava e sorrideva beatamente di nascosto al pensiero di averla tracciata lei, di aver trovato la fonte in cui dissetarsi.
E anche ora, col respiro mozzato e il cuore martellante nel petto, non riusciva a smettere di pensare al solco in quella mano, che seppur lontana vedeva ben nitida davanti agli occhi, al centro di quel palmo aperto nella loro direzione. Non aveva preso un abbaglio, non si era trattato di un miraggio: l'aveva vista nascere, l'aveva scavata con le sue forze e con l'impegno di tanti anni, l'aveva sentita farsi spazio lentamente, misurandone i progressi giorno dopo giorno. La fissava con intensità, incredula. Erano il suo braccio, la sua spalla e il suo corpo quelli che dominavano la scena davanti a lei, nel mezzo del palco del torneo Tenkaichi. Era suo marito, il suo uomo colui che con un ghigno sprezzante metteva in mostra l'arma più pericolosa che possedeva, se stesso.
Guardava lui e guardava la sua mano, la stessa che l'aveva carezzata e toccata in tante notti, la stessa che molti anni addietro aveva sfiorato rimanendo marchiata a vita, la stessa che conosceva come se si trattasse della sua medesima, ed in un certo senso era così che si sentiva Bulma, unita a quell'uomo che ora faticava a riconoscere, che la notte mischiava il suo respiro e il suo odore al suo, nella migliore delle fusioni che potessero esserci.
Fissava le sue dita e non poteva credere che da esse si fosse scatenata un'onda di energia tale da spezzare le vite delle povere anime che, appena qualche attimo prima, avevano acclamato la vittoria del loro figlio, inarrestabile e violenta tanto da distruggere gli spalti dell'arena a pochi metri da lei. Lei, che pensava di aver trovato la fonte, di aver tracciato un sentiero tra le montagne che gli circondavano l'anima, di essere stata ad un passo dalla vetta.
Era sempre stata brava a codificare le persone in base alla stretta della mano, era convinta fosse il miglior biglietto da visita che una persona possedesse. E quando era avvenuto tra loro aveva sentito, aveva percepito l’uomo assopito dentro il guerriero
Non poteva essersi sbagliata, non poteva credere, non voleva credere. Al diavolo tutti, al diavolo gli strepiti malevoli di Chichi e delle persone intorno, che credessero e vedessero quello che volevano.

"Questo
non è il mio Vegeta".

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

N.d.A.:

1223 parole.
Molti anni fa ho scoperto questo sito grazie a Dragon Ball e pubblicare una storia in questo fandom è sempre un’emozione particolare, saranno i ricordi di tutte le storie lette, gli autori seguiti e i sogni nati qui dentro a suscitarmi certe sensazioni.
Ad ogni modo, grazie per avermi dedicato il vostro tempo ed essere arrivati fino a qui.^^

hibou.

  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dragon Ball / Vai alla pagina dell'autore: hibou