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Autore: PrincessMiyu    04/06/2017    3 recensioni
Un incontro dettato dalla totale casualità, lascerà in Kagome ed Inuyasha un segno indelebile.
Due ragazzi dal carattere diverso, ma accomunati dalla grande passione per i film d’autore, che li porterà a scoprire che in comune non hanno solamente l’amore per le opere cinematografiche.
Un amore cercato, bramato, a tratti non corrisposto e anche sofferto, sono gli elementi perfetti di una storia d’amore meravigliosa che può essere migliore di qualsiasi film.
È davvero possibile che una pioggia di petali di ciliegio, possa far capovolgere completamente i mondi di due persone?
Ecco a voi la long di “At the beginning with you”!
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Miroku, Sango, Un po' tutti | Coppie: Inuyasha/Kagome, Inuyasha/Kikyo, Miroku/Sango
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2: Quello stesso giorno a Tokyo.
 
Aprile
 
Sono le 11.25, tra pochi minuti ci sarà la riunione di staff per parlare degli articoli che usciranno nel prossimo numero.
Spero stavolta di riuscire a convincere il capo ad accettare la mia proposta. Dopo avermi cestinato l’articolo sul festival del cinema che ci sarà tra un mese, mi auguro almeno che accetti questo.
Nel frattempo che aspetto ricontrollo il mio ultimo pezzo, fino a quando mi sento chiamare.
- Higurashi, smettila di sognare ad occhi aperti. La riunione sta per cominciare. – mi avvisa quella antipatica di Tsubaki.
- Non stavo sognando ad occhi aperti, stavo controllando l’articolo. – cerco di rispondere con calma senza cedere alla sua evidente provocazione.
- Appunto! Smettila di sognare che quel temino possa essere chiamato articolo. E ora muoviti. –
- Scriverò anche temini, ma almeno posso chiamarmi giornalista. A te, che stai sempre con la lingua attaccata alle chiappe di Naraku, come devo chiamarti? – rispondo a tono. Non mi spacco tutti i santi giorni per far chiamare i miei lavori: “temini”.
- Puoi chiamarmi tranquillamente “il tuo peggior incubo” o “colei che ti renderà la vita impossibile”. – controbatte mentre si avvia verso la sala riunioni.
Maledetta strega!
Tsubaki è l’assistente personale di Naraku Onigumo, direttore del “TimeMagazine”. Da quando sono stata assunta non fa altro che torturarmi. Sono convita che lo faccia perché pensa mi metterò a piangere o potrei licenziarmi solo per non sentirla o semplicemente perché si annoia, ma non ha capito proprio niente, questa soddisfazione non gliela do di certo.
Le mie colleghe mi hanno detto che con i nuovi arrivati è sempre così, ma con me è diventato un vero e proprio accanimento. Lavoro per questa rivista da un anno e mezzo e ancora non me la sono levata di torno. All’inizio non rispondevo alle sue provocazioni, ma adesso non mi trattengo più; non è un mio superiore e non le devo nulla, anzi.
Si avvicinano le mie colleghe Eri e Ayumi che hanno assistito a tutta la scena. Loro, oltre a Sango, sono le persone con cui ho legato di più al giornale. Ci conosciamo da quando sono arrivata qui e siamo diventate grandi amiche. Spesso e volentieri usciamo insieme per fare serate solo ragazze, ma da un po’ di tempo ci vediamo poco per via di motivi famigliari o sentimentali.
Eh! I ragazzi non portano altro che guai… sempre detto!
- Kagome, non si è ancora stancata di tormentarti? –
- Non ti preoccupare Eri. Si vede che tra una leccata e l’altra, Maga Magò si annoia. – dico facendo ridere sia lei che Ayumi.
- Sei forte Kagome. Sarà meglio andare ora. – mi incita quest'ultima.
- Sì, andiamo! – sospiro, pensando che sarà una giornata molto, ma molto, lunga.
Forza Kagome!
Siamo tutti in sala riunioni aspettando che il nostro capo inizi.
- Buongiorno a tutti. Vediamo di incominciare. – annuncia, finalmente. - Allora, per il prossimo numero avremo un bel po’ da lavorare. Siamo ad aprile, questo significa che si stanno avvicinando l'estate e la Golden Week. – esordisce il boss. – Nezumi continua con quella rubrica sul come rimanere in forma; è stata parecchio apprezzata. Con il nuovo numero cerca di rimanere sulla stessa lunghezza d’onda e inserisci qualcosa di più coinvolgente. – ordina alla mia collega.
- D’accordo capo. -
- Higurashi, invece, tu … -
- Scusi se la interrompo, ma avrei una proposta che vorrei esporre. – esordisco per proporgli la mia idea.
Mi guarda già storto. Brutto segno!
- Sentiamo. – risponde stizzito.
- Ecco, avevo intenzione di lavorare su un progetto un po’ diverso. Qui a Tokyo, tra pochissimo ci sarà la mostra di un giovane fotografo emergente. Purtroppo questa mostra non è stata molto pubblicizzata e sarà possibile vederla solo per poco tempo. Allora, avevo pensato di scrivere un articolo e magari intervistarlo per farlo conoscere ai nostri lettori. – concludo con sicurezza.
Con la coda dell’occhio vedo la mia migliore amica, Sango, che mi sorride orgogliosa.
- Noioso. – risponde secco il mio capo.
- Non sarebbe noioso. È davvero molto bravo, poi sarebbe un incentivo per far sì che questi eventi culturali siano sempre più frequenti. – insisto, devo battere il ferro finché è caldo. Non può liquidare anche questa idea così su due piedi.
Che rabbia!
- Ripeto: noioso. La nostra rivista viene letta da gente che mangia in piedi e dorme seduta, e non ha tempo per rilassarsi o andare alle mostre. Servono cose che li tenga attivi e non che li faccia addormentare. Chiaro? –
- Cristallino. – rispondo leggermente inacidita.
- Bene. Vorrei che ti occupassi di un sondaggio: su che tipo di cibo viene consumato più frequentemente. Ormai nel nostro paese troviamo di tutto e di tutte le etnie. Vedi quanta gente è rimasta attaccata alla tradizione orientale oppure è caduta nella tentazione del mondo occidentale. Fai un buon lavoro e vedrai che, per l’arte e il cinema, ci sarà tempo. –
- D’accordo capo. –
Non ascolto più nulla durante tutto il resto della riunione, ci sono rimasta troppo male per come ha rigettato anche questa proposta e sinceramente parlare di cibo non è che mi entusiasmi più di tanto.
 
 
Finita la riunione, vengo affiancata da Sango mentre lasciamo la sala.
- Kagome, mi dispiace tanto. Era davvero una bellissima idea. Tsubaki non faceva altro che ridacchiare come una cretina. Quanto avrei voluto spaccarle quella faccia tirata. –
- Lascia stare Sango, quell’arpia è l’ultimo dei miei problemi. Poi, già sapevo che non avrei concluso nulla, mi è bastato vedere la faccia di Naraku quando ho iniziato a parlare. – sbuffo rumorosamente – Che diamine! Vorrei parlare un po’ di cultura, di cinema e di arte, ma non mi dà il ben che minimo spazio. Il mio ultimo articolo è stato sul sesso e sul quanto poco ne facciamo per colpa del troppo lavoro. –
- Dai! Devi ammettere però che è stato un bell'articolo, hai aperto gli occhi su un tema di cui non tutti parlano. –
- Grazie, ma non è questo quello che voglio. Lo so che non è professionale, ma vorrei davvero poter essere più libera. –
- Almeno hai sempre il tuo blog dove puoi essere una gazzella. – mi sfotte la mia amica.
- Sì certo. Un blog che non calcola praticamente nessuno. –
- Ma se hai appena iniziato. Smettila di buttarti giù, capita a tutti una giornata storta. –
- Hai ragione, basta deprimersi! Scriverò di quel fotografo sul mio blog e per quanto riguarda l’articolo, vedrò di far uscire qualcosa di buono. Alla fine, basta che faccia quello che vuole Naraku per un po’ di tempo, e sicuramente mi darà la possibilità di scrivere quello che voglio. – ammetto speranzosa.
- Brava amica mia! Così ti voglio, combattiva e grintosa! - d’un tratto, si immobilizza guardando l’orologio. - Oh Kami! È tardissimo! Devo fare qualche ritocco alla copertina e rivedere dei riquadri. Aspettami quando finisci, che torniamo a casa insieme. – dice correndo poi verso il suo ufficio.
- Va bene, amica. A dopo. – la saluto raggiungendo la mia postazione.
 
 
La giornata di lavoro finisce, così io e Sango ci incamminiamo verso casa.
- Stasera facciamo qualcosa? – mi chiede lei di punto in bianco.
- Certo, ma non hai una serata con Miroku? –
- Oggi no. Stasera deve andare a prendere un suo amico all’aeroporto. Quindi, che ne dici di vino e chiacchiere? –
- Sì ci sto! Allora prima di arrivare a casa dobbiamo passare al supermercato per prendere qualcosa. –
Ci troviamo di fronte al market quando sentiamo un cellulare squillare.
- È Miroku. Scusami devo rispondere. – mi avvisa Sango.
- Tranquilla, ti aspetto. –
Sango si allontana per parlare mentre io, per ammazzare il tempo, decido di guardare qualche vetrina, ma sbadatamente vado a sbattere contro qualcuno.
- Ahi! Mi scusi non l’avev… - le parole mi muoio praticamente in gola appena mi rendo conto di chi ho di fronte.
- Kagome! –
- Koga! – esclamo sorpresa, continuando a sgranare gli occhi.
- Che bello rivederti. Ti trovo bene, sai? – sostiene, rivolgendomi un sorriso che mi fa quasi venire i brividi. Come diavolo fa?
- Non posso dirti che per me è un piacere, però sì, sto bene. –
- Kagome, ti prego. È successo tre anni fa e non avrei mai voluto che le cose tra di noi andassero in quel modo. Farei qualsiasi cosa per rimediare. –
- Non devi fare proprio niente. Hai fatto più che abbastanza. –
- Non mi perdonerai mai, vero? –
A quella affermazione, butto un lungo respiro in maniera quasi liberatoria e decido di rispondergli.
- Non c’è nulla da farti perdonare. Alla fine non avrebbe funzionato lo stesso, solo che non mi sembra il caso di parlaci come se fossimo vecchi amici e come se nulla fosse. Poi suppongo tu stia ancora con Ayame, giusto? –
- Sì, stiamo ancora insieme. – conferma con leggero imbarazzo.
- Appunto, non mi sembra proprio giusto! –
- Ho capito. Allora non ti trattengo oltre. –
Koga fa per allontanarsi, ma dopo pochi passi si gira verso di me.
- Kagome! Per quello che vale, mi ha davvero fatto piacere vederti. Stammi bene. Ciao! – saluta.
- Ciao Koga. – ricambio, accennando un leggero sorriso, ma non più di tanto.
Pochi minuti dopo ritorna Sango ed io sto ancora pensando al mio “scontro” con Koga.
Ormai non sono nemmeno più arrabbiata, anzi, credo di non esserlo mai stata. Ovviamente a chiunque darebbe fastidio essere traditi dal proprio ragazzo, no?
- Kagome, mi stai ascoltando? – mi richiama Sango.
- Scusami Sango, ero sovrappensiero. Dicevi? – rispondo, distogliendomi dai miei pensieri.
- Ho detto che oltre al vino prendiamo anche da mangiare, magari ti viene in mente qualcosa per l’articolo, partendo da cosa piace a noi. –
- Giusto! A dire il vero non ci avevo pensato! –
- Davvero? Non stavi pensando all’articolo? – chiede sorpresa.
Non riesco a rispondere; so che qualunque risposta possa darle, non mi crederebbe. Mi conosce fin troppo bene.
- Kagome, sicura di stare bene? –
- Sì sì. Dai andiamo a casa che sto morendo di fame. Stasera ho proprio voglia di spaghetti, prendiamo quelli e la passata di pomodoro. Farò un sugo da leccarsi i baffi. –
- Quindi italiano! –
- Un punto per l’Italia. – dichiaro soddisfatta.
 
 
Arriviamo a casa mia e incomincio a preparare la cena, mentre la mia amica mette gli stuzzichini nelle varie ciotoline per poter fare una specie di aperitivo.
Lascio il sugo a cuocersi e raggiungo Sango seduta sul divano che mi versa un bicchiere di vino.
- Con chi parlavi mentre stavo al telefono con Miroku? – domanda mentre mi siedo e prendo il bicchiere.
Merda! Allora mi ha vista. Adesso che le dico?
- Allora? Sto aspettando. – mi sprona nuovamente, fissandomi con sguardo indagatore.
Non ho altra scelta.
- Koga. – sospiro con rassegnazione.
- Koga? Quel Koga? – chiede soffocandosi quasi col vino.
- Ne conosci altri? Ci siamo scontrati mentre guardavo le vetrine e abbiamo parlato. – rispondo cercando di apparire più calma possibile. Non tanto perché non mi va di parlare di Koga, ma perché Sango quando ci si mette può fare davvero paura.
- Parlato? Al posto tuo lo avrei pestato a sangue quel bastardo! –
Sempre violenta lei! L’adoro anche per questo.
- Di certo non sono stata gentile. Comunque perché avrei dovuto pestarlo a sangue? Non mi interessa più la cosa. Anche se è stato sbagliato il modo, è bene che le cose siano andate così, ci saremmo lasciati ugualmente. –
- Oh sì! Sicuramente non sarebbe andata, perché ti voglio ricordare che ogni relazione che hai avuto l’hai sempre sabotata, poiché non ti sei mai innamorata di nessuno. Imponevi a te stessa di amarli, ma quando ti accorgevi che la cosa non funzionava, mollavi tutto. Con Koga è una fortuna che sia andata male, ma con Kohaku ne vogliamo parlare? –
- No ti prego... Kohaku no! –
- Invece ne voglio parlare. Sarà anche mio fratello ed è normale che ci sia rimasta male quando vi siete lasciati, ma fatti dire una cosa: anche se eravate una bella coppia e andavate d’accordo, ti posso assicurare che non sarebbe andata avanti in nessun modo. Avreste solo sofferto più del dovuto. –
- Ma Kohaku ha sofferto per colpa mia. – ammetto dispiaciuta.
- Certo, ha sofferto e anche tanto, ma se non l’avessi lasciato, adesso non starebbe con Kanna e non starebbe aspettando il suo primo figlio. È andato avanti e ha trovato ciò che lo rende davvero felice. A dire il vero, sono sempre stata più preoccupata per te. –
- E perché dovresti esserlo? Sto bene. –
- Non lo metto in dubbio, ma devi renderti conto che non puoi scegliere chi amare; Koga e Kohaku lo hanno capito, hanno voltato pagina e sono felici. Tu lo hai mai fatto? – domanda, mentre mangia i salatini senza staccare gli occhi da me.
Ma che razza di domanda è?
- Chissà, forse sono troppo esigente e l’uomo che fa per me non esiste. – sostengo, cercando di trovare un appiglio da qualche parte.
- Balle! Se la smettessi di considerare le cotte, le infatuazioni, come sentimenti superficiali e non ignorassi i segnali che ti dà il tuo corpo, ti posso assicurare che adesso non faremmo questa discussione. L’amore è un sentimento che parte dal cuore, ti fa perdere la testa, ti fa fare cose che non faresti mai e ti fa provare emozioni uniche, che possono portarti alla felicità più estrema, ma anche alla sofferenza più totale. L’amore non lo puoi razionalizzare. È impossibile! –
- Primo: ogni sentimento che si prova parte dal cervello, il cuore è solo l’organo che ci pompa il sangue in tutto il corpo, quindi vuoi o non vuoi, ogni sentimento può essere visto con razionalità; secondo: prendere in considerazione quelle “stronzate varie” non ha mai portato nulla di buono. Quanti si sono ritrovati a pentirsi amaramente per aver creduto ad un colpo di fulmine? Te lo dico io: almeno il 98% delle persone. Ecco perché ci fanno miliardi di film su questo tema, perché non succede mai nella vita reale. –
- Il 98%? Mi dici da dove diavolo ti è uscito questo numero? –
- Sono una giornalista e ho fatto un sacco di sondaggi, posso anche stimare una percentuale volendo. – ironizzo, cercando di portare questa assurda conversazione su un altro livello di sopportabilità.
- Quanto sei scema. Comunque parlo sul serio. I batticuore, le gambe molli, la gola secca, le farfalle nello stomaco non sono leggende metropolitane, ma sono tutti segnali che il cuore ti dà per farti capire che qualcuno sta iniziando ad entrarti dentro. Sono più che certa che né per Kohaku né per Koga, tu ti sia mai sentita così. – ascolto, continuando a guardarla e sentendomi sempre peggio. -  Sei una ragazza stupenda e un’amica eccezionale. Ti chiudi a riccio nel tuo finto cinismo solo perché non vuoi soffrire. Cerca di non essere così fredda, apri di più il tuo cuore, o il cervello nel tuo caso e vedrai che tutto ti sembrerà diverso. – termina.
Quando parla così sembra peggio di mia madre! 
- Parlò colei che si innamorò di un cascamorto che chiedeva figli a tutte. – la sbeffeggio.
- Già, chi l’avrebbe mai detto. Questo dovrebbe farti pensare che Miroku non l’ho scelto, è semplicemente "entrato". – confessa, con un leggero rossore sulle guance che la rende bellissima. Deve essere proprio innamorata!
- E va bene. Ti prometto che aprirò di più il mio cuore. – canzono la mia amica facendomi scappare una risata.
Mi alzo dal divano e mi dirigo verso la cucina per controllare il sugo.
 
La cena passa così velocemente e serenamente tra cibo, vino e chiacchiere, che non ci accorgiamo che è mezzanotte passata.
Dopo avermi aiutato a sistemare, Sango decide di andare a casa. Le avevo proposto di restare a dormire da me, ma non vede l’ora di vedere il suo Miroku, che sarà sicuramente tornato dall’aeroporto.
Rimango sola con i miei pensieri e senza nessuna voglia di dormire.
Il discorso di Sango mi ha un po’ destabilizzato e non perché non avessimo mai affrontato la questione, ma perché ha ragione su tutta la linea.
Non sono mai stata innamorata e ho sempre mandato all’aria qualsiasi relazione che ho avuto; non tanto per la paura di soffrire, ma perché ho sempre avuto un concetto un po’ contorto dell’amore rispetto alla stragrande maggioranza delle donne.
Per me, l’amore è un sentimento troppo profondo che deve essere coltivato e costruito, non può essere minimizzato da una sensazione effimera come il colpo di fulmine; puoi rimanere affascinato difronte ad una bellezza sconvolgente, ma non puoi certo perdere la testa al primo sguardo.
Con nessuno dei miei ragazzi c’è mai stato nulla del genere e, anche in questo, Sango ha ragione.
Nessun ragazzo mi ha messo in soggezione e mi ha mai fatto sentire timida o impacciata, anzi. La famosa sensazione delle “farfalle nello stomaco” non so nemmeno cosa sia. In realtà, non sono stata con molti ragazzi e ho avuto solo due relazioni serie.
Il mio primo vero ragazzo è stato Kohaku, il fratello di Sango appunto. Lui è stato il mio “primo” in qualunque cosa: primo appuntamento, primo bacio, prima volta; è stata, in tutto e per tutto, la relazione più importante. Ci conosciamo sin da quando eravamo bambini ed era l’unico ragazzo con cui mi trovassi bene, anche se non l’avevo mai visto come un possibile fidanzato. Poi, una sera, mentre eravamo a casa sua, mi diede un bacio e mi confessò che gli piacevo.
Lì per lì, rimasi senza parole. Non riuscivo a capire come avessi fatto a non accorgermene per tutto quel tempo; poiché anche a me lui non dispiaceva, soprattutto perché lo conoscevo da una vita, decidemmo che era giusto provarci. All’epoca avevo 19 anni e lui 21.
Siamo stati insieme per più di un anno e devo ammettere che è stato un anno bellissimo, ma quando le cose hanno cominciato a farsi più serie, tutto iniziò ad essere decisamente più complicato, almeno per me.
A dirla tutta, le cose potevano essere molto più semplici se avessi provato amore per Kohaku e non solo un immenso affetto. La cosa più terribile che può succedere è non riuscire ad amare il ragazzo con cui hai condiviso tutto, vendendo soffrire lui che, invece, ti ama con tutto se stesso.
Il giorno che lo lasciai è stato uno dei più brutti della mia vita; l’ultima cosa che volevo accadesse era proprio far soffrire Kohaku.
Così, per non vedermi più, qualche settimana dopo decise di trasferirsi a Kyoto per lavoro.
Sango, per un po’, me ne ha voluto per questo, ma col tempo anche lei capì che era la cosa più giusta da fare e tornammo ad essere amiche.
Passarono alcuni anni e di relazioni sentimentali non volevo più saperne. Mi buttai a capofitto nello studio per diventare giornalista e fu quattro anni fa, proprio durante il mio corso di studi, che incontrai il mio secondo ragazzo, Koga.
Frequentavamo lo stesso ateneo e ci incontrammo per la prima volta in biblioteca. Stavo cercando un libro per una ricerca e lui si trovava nella mia stessa sezione. Purtroppo il libro era troppo in alto e non c’erano scalette nelle vicinanze. Koga, vedendo la ridicola scena di me che saltellavo per cercare di afferrarlo, lo prese per me. Mi colpì perché, fisicamente, era molto simile a Kohaku, a parte per gli occhi che erano di un azzurro così intenso che sembravano finti; invece gli occhi di Kohaku erano di un bel color nocciola.
Tra una chiacchiera e l’altra decidemmo di frequentarci, ma non durò molto a lungo. Stetti con lui sei mesi finché lui non ebbe la “geniale” idea di tradirmi con Ayame, sua compagna di corso che gli andava dietro da anni ormai.
Poco male perché, anche con lui, l’amore non si è presentato alla mia porta. Sicuramente non ho sofferto più di tanto; era più il mio orgoglio ad essere ferito che non il mio cuore.
Ed ora eccomi qui, a 27 anni, sola a casa a rimuginare sulla mia vita e a sorbirmi le paternali della mia amica come se fossi ancora un’adolescente.
Prendo un cioccolatino da una delle confezioni che abbiamo comprato oggi e, dopo averlo mangiato, mi accorgo che all’interno della carta c’è un bigliettino con una frase:
L’amore fugge come un’ombra l’amore reale che l’insegue, inseguendo chi lo fugge, fuggendo chi insegue” W. Shakespeare.
Questa frase davvero non la capisco. Chi insegue un amore che ti sfugge?
Chi lo fa è solo un masochista. L'unica cosa che si può fare in quei casi è farsene una ragione; anche se con Koga e Ayame la tecnica “dell’insegui finché non si stanca” ha funzionato, non significa che sia giusto perdere tempo dietro ad una persona che non ti vuole.
L’amore non corrisposto è, senza dubbio, il tipo di amore più crudele che potrebbe uccidere chiunque.
Qual è il destino di un amore unilaterale? Cosa potrà mai portare di buono?
Assolutamente nulla!
Ecco perché, per me, l’amore non può essere preso con tanta leggerezza. Almeno ci si risparmia una sofferenza inutile.
Sarà meglio andare a letto, ho pensato anche troppo stasera. Domani è sabato, questo significa niente lavoro; andrò al parco immersa nei fiori di ciliegio, approfitterò della giornata per fare qualche domanda in giro per l’articolo e poi andrò al mio solito chiosco.
Sì! Domani mi sento che sarà una splendida giornata.
E con questo pensiero mi accoccolo tra le braccia di Morfeo.
 
 
 
 
 
Angolino svago
 
 
Anche questo capitolo è finito! *^*
Finalmente, la parte introduttiva si è conclusa e dal prossimo capitolo entreremo nel clou della storia. Ci sarà di divertirsi!
Come avete notato, la nostra Kagome ha un caratterino bello tosto, ma con un passato un po’ particolare, soprattutto dal punto di vista sentimentale.
Eh beh, ma che ci possiamo fare se nessuno è riuscito a fare breccia nel suo cuoricino? Peccato che non sappia cosa l’aspetta xD
Non ve lo aspettavate Kohaku, vero? ^^ 
 
Per quanto riguarda l’ambiente lavorativo, ho preso ispirazione da un po’ di film presi qua e là. Ho praticamente fatto un collage di spezzoni di alcuni film. Per esempio, l’idea di Kagome che lavora in una rivista e con Naraku rompipalle che le impedisce di scrivere ciò che vuole, l’ho presa dal film “Come farsi lasciare in 10 giorni”. Non è un film che mi ha fatto impazzire, però lo vidi un po’ di tempo fa e quando c’è stata la scena della riunione di staff, mi si è accesa la lampadina. Poi l’assistente zitella acida come Tsubaki si trova un po’ ovunque, quindi ho solo ripreso un classico. XD
Magari può sembrare banale vedere la protagonista “bullizzata” sul posto di lavoro, però ho voluto più giocare sul botta e risposta e non sul vittimismo, anche perché non fa parte dell’indole di Kagome in qualunque versione la si descrive.
Beh, non mi dilungo tantissimo, però vi voglio ringraziare per chi ha letto (perché avete letto… lo so, vi ho visto! xD) e per chi ha recensito, le vostre parole mi hanno reso felicissima.
Spero vi sia piaciuto e vi aspetto (se vi va!) con il prossimo capitolo intitolato “Una visione tra i fiori di ciliegio.” Vi anticipo, se non si fosse capito, che c’entreranno dei fiori di ciliegio xD Dopo questa freddura, vi saluto :)
Baci. Alla prossima :*
PrincessMiyu
 
 
   
 
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