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Autore: verichan    07/06/2017    0 recensioni
La storia di come il giovane Jesse McCree è entrato in Overwatch.
Genere: Angst, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gabriel 'Reaper' Reyes, Jesse Mccree
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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PARTE 4 di 5

 

Nel tunnel echeggiante dell'ovattato rombo dei motori a impulso, Rosa si dilunga su Marissa e i suoi piagnistei. Hai imparato che questi monologhi sono il suo modo più innocuo di sfogarsi, che bisogna stare zitti e rispondere molto brevemente a eventuali domande retoriche. Il doppio gioco di Marissa, il non essersene accorta, la derivante perdita di mercanzia e base operativa e, infine, il piano per vendicare Randy andato in fumo le bruciano parecchio. Nonostante la perfetta faccia da poker e il tono scherzoso, l'astio si spande denso come melassa nell'abitacolo.

Personalmente non hai rimorsi. La ragazza è entrata in famiglia meno di un anno fa e ti ha preso di mira, conquistando la tua eterna antipatia, ed è soltanto il fatto che le hai ucciso i parenti stretti a impedirti di gioire apertamente della sua morte. Non sei fiero delle tue azioni, ma ai tempi la scelta stava tra te e loro. Certo, se avessi avuto l'esperienza attuale, invece di cedere alle minacce di Joseph avresti potuto uccidere lui, anticipando Randy e Rosa, tuttavia dubiti che la banda avrebbe seguito un pivello sbarbato, anzi, probabilmente ti avrebbero gettato in una fossa e si sarebbero scannati per la leadership.

Nei pressi del portale che dà sul deserto la jefe si accerta con il megafono che le istruzioni siano chiare e ordina l'apertura manuale. Dalla saracinesca orizzontale camuffata da insospettabile terreno inospitale, piovono sassolini, sabbia e arbusti. Ti prepari al balzo che il superare in velocità la salita causerà, afferrando la maniglia di sicurezza alla tua destra, mentre nella sinistra impugni una delle tue pistole per salutare una quasi sicura imboscata. I guidatori schiacciano sull'acceleratore, saltando sul manto torrido illuminato dalla luce dell'alba. È un gioia sentire l'aria sulla pelle e separarsi dal paesaggio di cemento armato del bunker.

I fari vengono spenti, le motociclette affiancano le jeep e gli scudi vengono attivati. Appena la moto di coda è fuori dalla fossa artificiale, venite bombardati di proiettili. Sinceramente ti aspettavi qualcosa di più ed è un'altra dimostrazione di quanto la polizia abbia sottovalutato i Deadlock. Questo però non ti impedisce di divertirti.

La vostra artiglieria ultramoderna calcola la provenienza degli spari, individuando i bastardi nascosti da ologrammi ambientali. Non vi fermate a bisticciare, continuate a tavoletta in formazione sfondando il perimetro avversario con schiamazzi stile gang motociclista a schernire i patetici inseguitori. Siete in campo aperto, ma al contrario di uno svantaggio è la condizione perfetta per tirare fuori i giocattoli pesanti, che provocano il rovesciamento di tre dei loro mezzi e ne spedisce quattro dal carrozziere, finché rimangono due fuoristrada. Vi suddividete in gruppi di una jeep e una o due moto, prendendo direzioni differenti. Il nemico si concentra su un team con due accompagnatori nella speranza si tratti del boss, mentre tu e Rosa ridete sguaiati guidando dalla parte opposta, scortati da una Kim ululante in motocicletta. Jio non ce l'ha fatta.

«Beh, questo sì che è stato divertente! Eh, Muto?»

Sbirci l'occhiata caliente che si passano dallo specchietto retrovisore ed emetti un verso schifato come fanno i figli nel vedere i genitori baciarsi. La jefe ti dà della piccola merda e ti abbassa la falda del cappello con una manata. Ti piace quando è felice, il genuino sorriso le toglie dieci anni e fa scordare le fauci e gli artigli della leonessa. Ti sembra una gita di famiglia da sitcom: la mamma prepotente, il papà accomodante, il figlio ribelle e lo zio taciturno. Sei perfino tentato di inviare un biglietto di ringraziamento all'ufficio dell'FBI per averti liberato dall'onere di ammazzare i piccoli Anderson.

«Ehi, Re dei Re. Presto vedrai la nostra bella casetta.» cinguetta Rosa. «Sei emozionato?»

Ha un'espressione tetra, il povero Gabe, e non per essere stato sbatacchiato qua e là nelle manovre evasive. Nemmeno l'arroganza del boss lo scuote. Ne riconosci la tostaggine e ti domandi chi dovrà occuparsi di lui al quartier generale, nella suite a cinque stelle dotata di tutti i comfort di una camera delle torture. Incroci le dita. Ti sei giusto sbarazzato del gravoso peso dell'infanticidio, sarebbe gentile da parte dell'universo trascorrere tranquillamente il resto della giornata.

L'adrenalina scende nella pace desolante del Nuovo Messico. Attorno a voi si estendono chilometri di deserto senza segnalazioni e la linea laggiù in fondo che separa la terra giallastra dal cielo azzurro tremola nel calore. Non ti arrischi a conversare, neanche con la prospettiva di un viaggio di sei ore davanti. Alla jefe non va a genio udire per un periodo prolungato uno sproloquio che non sia il suo e il tamburellare sul volante è segno che le rotelle sono occupate in faccende ben più pressanti di una battuta sull'ultimo film o match sportivo o ascoltare la radio. Ti godi il vento pre-calura cocente del mattino dal finestrino abbassato, gesticolando idiozie a Kim quando si sposta nel tuo lato.

Usciti dal raggio del jammer dei federali, il capo controlla e assesta lo status della gang con frasi sibilline. Dall'altra parte dell'auricolare devono averle riferito qualcosa di buono, perché il picchiettio delle dita si ferma e le labbra corrucciate si distendono sornione.

«Avevamo un così ottimo piano.» sospira con amarezza assolutamente finta. «Da fare invidia ai terroristi. Vero, Jesse?»

«Non disperare, boss.» assecondi la sua recita. «Il sole è appena sorto, abbiamo tempo di pensarne un altro, uno ancora migliore.»

«E bravo Jes!» Batte una mano soddisfatta sullo sterzo. «Sentito, Re? Di ragazzi in gamba come il mio Jesse il mondo scarseggia, sono fortunata ad averlo.»

«Non essere geloso, cariño.» dici a Muto, che sogghigna.

«Il mio Jessito. Dolcezza mia. Amor verdadero de mi corazón. Luz de mis ojos. Mi amor por ti no tiene limite por frontera, no tiene sentido del tiempo.»

«Que quieres, jefe?»

«Sabes que estoy loca por ti?»

Rosa toglie l'attenzione dalla strada non marcata e vi fissate per una manciata di secondi. Ridi quando fa quel comico movimento di sopracciglia. Conosci il guizzo che scintilla nelle orbite argute e muori dalla voglia di sapere.

«Dio quanto è bello il tuo sorriso.» La ricatti con un broncio e lei sbuffa. «Ho un regalo per te.»

Ti raddrizzi sul sedile come se ti avessero dato una scossa. Rosa ha un debole per pochissime persone e i suoi rari regali sono la prova di appartenere al ristretto VIP Club. È praticamente Natale. Che sia una scatola di sigari, un'arma tra i nuovi arrivi o un braccialetto dell'amicizia, quel che conta è che proviene da lei.

«Abbiamo gli Anderson. Un uccellino sa dove li hanno nascosti.»

«Cosa?» esali colto alla sprovvista.

Dimentichi di respirare mentre spiega che bisogna snidarli entro stanotte, prima che vengano trasferiti altrove. Il tuo sguardo inebetito, fermo su di lei, si sposta su un punto a caso di fronte a te.

Aspetta un attimo. Aspetta un dannato attimo. Non ci credi. Era tutto okay fino a trenta secondi fa, che cos'è successo? Perché? Non lo vuoi fare! Perché è ossessionata da quei cazzo di bambini, non vuoi farlo, perché devi essere tu?!

Ti occorre un minuto buono per riordinare i pensieri, non che il boss si sia accorta del tuo pessimo umore. Sta blaterando assurdità, tipo girare un video con lacrime, urla, sangue, eccetera, le solite cose che vendono al botteghino, per regolare i conti con la bravata della polizia di stamattina. Non ti azzardi a protestare finché non ha concluso. Non è saggio discutere col capo, specialmente nel mezzo del deserto, dove la gente scompare facilmente.

Adoperi un tono moderato e cominci domandandole perché proprio te.

«Albuquerque, Jesse. L'hai dimenticato? È un test, come la Scatola.»

Gesù! Il solo nominare quel merdoso pezzo del tuo passato ti manda in bestia. L'ha detto di proposito? Agguanti il cappello e lo stropicci tra le dita sudate, mordendoti la lingua con il barlume di buonsenso che ti è rimasto nel turbolento vortice di emozioni che si è alzato dentro di te.

«Il prezzo è troppo alto, ci rinuncio.» dici deciso.

«Ci rinunci?» ripete lei scioccata.

«Il ratto è stato stanato, non c'è più bisogno che ti dimostri la mia lealtà. Dai Albuquerque a qualcun altro e siamo a posto.»

«Non stai dicendo sul serio, Jes.»

«Spiacente, boss. Ho già abbastanza marmocchi che mi visitano nel sonno.»

«Jesse.» ti avverte con un timbro aspro il Muto.

«Jesse cosa?» lo fulmini.

Rosa espira lentamente dal naso, si passa la lingua sui denti e stringe il manubrio, creando un nefasto rumore tra la protezione in gomma e i guanti neri. Porca... È un gioco pericoloso, il tuo, Jesse McCree. Il cuore ti galoppa tra paura e ostinazione. Sei certo che la tua utilità ti salverà, ma d'istinto e con discrezione le mani vanno verso le due Glock appese ai tuoi fianchi. Preghi di non doverle usare.

«Ora ascoltami bene, razza di idiota.» sbraita la donna. «Hai potenziale. Parecchio potenziale. Hai diciassette anni, cazzo, usa il cervello! Immagina cosa puoi diventare da qui a cinque, sei anni se la smetti di frignare. In futuro conosceranno il tuo fottuto nome e cosa diranno di Jesse McCree, eh? Che se l'è fatta sotto davanti a dei poppanti o che ha trucidato un'intera famiglia “occhio per occhio, dente per dente”?»

Anni fa questo discorsetto da sorella barra madre preoccupata per il tuo futuro ti avrebbe spinto a non deludere la persona che, con Randy, ha fatto tanto per te, per tutti voi, che a quest'ora chissà in che inferno vi trovereste sotto il comando di Joseph. Il diciassettenne Jesse sa che non c'è ragione di sentirsi in debito con nessuno e che Rosa sta cercando di piazzare una pedina sulla sua scacchiera scombussolata dalla perdita del cugino. E poi, semplicemente, non ne saresti capace. Joseph non ti ha desensibilizzato al punto da torturare bambini senza conseguenze sulla tua sanità mentale.

«Non è con le buone maniere che si conducono gli affari, ma col rispetto, e il rispetto va guadagnato, non lo danno gratis con il tre per due al supermercato.»

Scuoti la testa, ripetendoti a mo' di mantra che non ti abbandonerà a marcire nell'inferno caldo che vi circonda. La leonessa divora il tuo coraggio con un cipiglio impassibile e il terrore si espande in te di pari passo col suo silenzio. Deglutisci a vuoto, irrigidendoti come una statua.

Dio, ti vuole morto. Perché non hai chiuso la ciabatta, McCree?! Avresti dovuto tacere e risolvere il problema in un'altra maniera, ma no, hai voluto atteggiarti a grand'uomo! Maled-

«Non finisce qui.»

Rilasci piano un sospiro, con lo stomaco che si contorce su se stesso. Non sai se provare sollievo o se la situazione ha preso l'ennesima brutta piega, però sei vivo, ed è già qualcosa. Il ringhio di Reyes vi coglie alla sprovvista.

«Sei una gran figlia di puttana, te l'ha mai detto nessuno?»

«Tappagli la bocca.» ordina seccamente Rosa.

«Qualunque morte ti tocchi, non sarà mai abbastanza da cancellare i crimini che hai commesso. O la tua personalità d'oro.»

«Risparmiami la predica, Re dei Re. Sono troppo vecchia per le tue stronzate.»

Mancano tre ore a Deadlock Gorge. La jefe non è più felice, il tuo destino è in bilico tra la vita e la morte, e Muto ha ficcato un guanto nella bocca del prigioniero. Gabe non ne è contento.

«Non sei nato ieri, Jes.» riprende senza preavviso Rosa. «Sai come funziona. Guarda me. Lo sai come ho raggiunto la vetta. Segui le mie orme e-»

«Non voglio essere te!» sbotti esasperato. Cristo Santo, la capisce o no?! «Non me ne fotte un cazzo di essere un pezzo grosso, non se devo vendermi l'anima!»

La jeep inchioda, e per un pelo non sbatti la faccia contro il parabrezza. La motocicletta vi supera di un tratto, arresta la corsa ed esegue un cauto dietrofront. Rosa è furibonda, girata verso di te, che hai gli occhi strabuzzati e il cuore in gola.

«MALEDETTO INGRATO!»

Fa per estrarre la sua SIG Sauer.

Non pensi, agisci. In meno di un secondo hai fuori le pistole a braccia incrociate per sopperire all'angolatura scomoda: il primo proiettile entra nella fronte di Rosa, bersaglio elementare dinnanzi a te, mandando il finestrino del guidatore in frantumi; il secondo centra l'orbita destra di Muto, di cui hai rilevato il movimento nel perimetro della tua visuale; il terzo è per il cranio scoperto di Kim, testimone e possibile assassina, attraverso il buco nella finestra. Non sbagli un colpo. Puro talento.

«Cazzo.» Ti mordi il labbro, osservando la sostanza cerebrale e il sangue di Rosa colare verso il basso sulle superfici della vettura e il suo corpo inclinato lontano da te. «Cazzo.» Prendi boccate profonde, lanciando uno sguardo a Muto e Kim. «Beh...» Deglutisci. «Beh, sono fottuto.» Ti gratti la testa con l'impugnatura della Glock. «Porca puttana.»

Porca puttana, hai ucciso Rosa. E il suo braccio destro. E una sorella. Qualcun altro, McCree? Non che un cadavere in più faccia tanta differenza. Non appena la famiglia scoprirà l'accaduto sarà stagione di caccia, magari con una taglia internazionale sulla tua capoccia, visto che, ora, non c'è posto sicuro per te in America e ovunque i Deadlock svolgano affari. Cristo, che casino. Hai perso praticamente tutto, con tre proiettili.

Okay, McCree, basta drammi, ogni secondo è prezioso. Raccogli la tua roba e scappa.

«Gabe, amico mio. Ho una buona notizia e una cattiva.» annunci smontando precipitoso dalla jeep.

Apri la portiera del conducente, scarichi bruscamente la donna e ti metti alla guida. Sei talmente preso dal ragionare sul gruzzoletto che hai accantonato negli anni su un conto estero che non ti schifi ai rimasugli fisici con cui entri in contatto.

«Quale vuoi sentire per prima?» continui smanettando con il quadro comandi per disattivare la segnalazione delle coordinate GPS del mezzo.

«Mmm.»

«Ah, sì.» Gli togli il guanto dalla bocca. «Dicevi?»

«Che intenzioni hai?»

«Tutto insieme? Okay, capo. Il piano è mollarti qui nel deserto e raggiungere la destinazione più sconosciuta e lontana di questo mondo.» Non sarà difficile, c'è sempre qualcuno che accetta mazzette senza domande, piloti di aerei privati compresi. «Tranquillo, mi sei simpatico. Invierò la tua posizione ai federali. A proposito, ho accidentalmente sparato via la mascella a uno dei tuoi amici in nero.»

«Cosa?»

«Niente di personale, pensavo fossi tu. Porgigli le mie scuse, se è sopravvissuto. Ho già troppa gente che tra poco vorrà la mia testa su un piatto d'argento, non ho bisogno di un altro che se la lega al dito.» Riprendi fiato e lo guardi con aspettativa. «Beh? Scendi o no? Scommetto che alla scuola di tostaggine ti hanno insegnato a operare con le mani legate dietro la schiena.»

Se possibile, l'espressione di Overwatch diventa ancora più severa.

«È un piano stupido.»

«Grazie. Ora scendi, per cortesia.» Gli punti una pistola alla testa e accenni alla portiera.

«Ho una controproposta.»

 

Caliente = caldo, bollente

jefe = capo, boss

sitcom = abbreviazione di situation comedy, genere di show comico

jammer = dall'inglese, disturbatore di frequenze

cariño = appellativo tesoro, amore

Amor verdadero de mi corazón = vero amore del mio cuore

Luz de mis ojos = luce dei miei occhi

Mi amor por ti no tiene limite por frontera, no tiene sentido del tiempo = il mio amore per te non ha confini, non sente il trascorrere del tempo

Que quieres, jefe? = Che vuoi, capo?

Sabes que estoy loca por ti? = Lo sai che sono pazza di te?




Note dell'autore:
Il capitolo mi è uscito un po' lunghetto, perciò l'ho diviso e la settimana prossima posterò l'ultimo pezzettino ^^
  
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