Titolo:
Mad
Tea-Party }
Autrice:
Whattina / Aiko [ che son sempre la stessa persona <3
]
Personaggi:
Matt, Mello, Near.
Pairing:
Shounen-ai MattxMelloxNear. O in qualunque chiave vogliate
leggerla.
Rating:
Giallo
Disclaimers:
No,
no, no. Non posseggo Death Note, o sarebbe stato più indecente
di come già è *heart*
Death Note © Tsugumi Ohba
& Takeshi Obata.
Citazioni Alice in Wonderland + Titolo ff ©
Lewis Carroll
Musica
Ascoltata:
Nobody/Single - NeYo; Supermassive Black Hole/Butterflies&Hurricanes-
Muse; Profumo - Max Pezzali + Mtv Pulse xD
Note
dell'Autrice:
Diosacrosanto. Svegliarsi la mattina [ nànànànà
*le sparano* ] con una cosa del genere in testa è.. idiota. E
incredibile. E' una cosa dannatamente nonsense, causata dalla visione
di Il
Fantastico Mondo di Amelie,
film
che adoro, e la contemporanea lettura di Alice
in Wonderland, libro
che adoro. Le citazioni vengono appunto dal libro [ per gli non
capisse bene l'inglese, metto a fine pagina le traduzioni *heart* ],
così come l'indovinello viene dal film, anche se non posso
proprio dire che venga dal film, dato che è un proverbio.
Comunque, leggete e saprete di cosa parlo xD
Fatemi sapere se
questo nonsense idiota vi è piaciuto o meno *heart*
Tanti
commenti = Tante storie. Un'equazione semplice che capisco perfino io
*_*;
PS:
Il Gaaatto. E chi capisce capisce <3
Oh,
e scusate se non ho reso bene Near ;_;
Mad
Tea-Party }
"Take
some more tea", the March Hare said to Alice, very
earnestly.
"I've
had nothing yet", Alice replied in an offended tone: "so I
can't take more".
"You
mean you can't take less",
said the Hatter: "it's very easy to take more
than nothing."
"Non
c'è posto, non c'è posto!" strillò un
ragazzo non appena lo vide, rialzando la falda dell'enorme cappello
che gli schiacciava la frangia bionda sugli occhi.
Il
piccolo Ghiro bianco strizzò gli occhi color pece: aveva
seguito le indicazioni di quell'orribile Gatto con gli occhi rossi
solo per allontanarsi il più possibile da lui, ma non pensava
di trovare davvero
la casa del Cappellaio Matto alla fine del viale
lastricato.
"Veramente io vedo un sacco
di posti."
"Oh!" esclamò d'un tratto la
Lepre aggiustandosi gli occhialetti da aviatore sulla fronte,
"davvero un sacco
può contenere tutti questi posti?"
"Io non credo"
affermò pensieroso il Cappellaio, riempiendo fino all'orlo una
tazza di porcellana bianca con del cioccolato fumante. La Lepre
annuì, soddisfatta della risposta, per poi rivolgersi
nuovamente al Ghiro, che si spostava da un piede all'altro come se il
pavimento fosse incandescente.
"E tu come ti chiami?"
"Giààà!
Chi sei? Cosa vuoi? Da dove vieni?" gli chiese bisbetico il
biondo, indicandolo con la tavoletta di cioccolato scartata per metà
che teneva in mano.
La Lepre gli lanciò
un'occhiataccia:"Mel, perchè devi sempre fare
l'antipatico?"
In tutta risposta l'altro gonfiò le
guancie e cominciò a rompere la tavoletta, tuffando i pezzetti
di cacao nella tazza di cioccolata calda.
"Nh? Cioccolata
nella cioccolata? Non ti farà male?" chiese il Ghiro
avvicinandosi al tavolo, sorprendendo anche se stesso per
quell'attacco di curiosità.
La Lepre rise, e il biondo non
alzò nemmeno gli occhi dalla tazza, che adesso stava
attentamente mescolando con un cucchiaino d'argento, quando
rispose:"Tu metteresti mai del sale nella cioccolata calda?"
Il
Ghiro sgranò gli occhi:"Bhè, no ma..."
"Del
pepe?"
"No m.."
"Olio? Paprica?
Marmellata?"
Il piccolo continuò a negare con la
testa, guardando di sottecchi il sogghigno divertito della Lepre dai
capelli rossi. E allora il biondo sorrise per la prima volta da
quando il Ghiro bianco aveva invaso
il loro Thè Party. Un sorriso machiavellico, ferino,
trionfante,
perfettamente in coppia con quello della Lepre.
"E allora non
vedo cos'altro
potrebbe stare bene mischiato alla cioccolata se non la cioccolata
stessa." e detto questo, bevve un sorso dalla tazza, scatenando
così le risa della Lepre. Il Ghiro guardò entrambi
confuso, esitando a prendere posto accanto a loro. Aveva camminato a
lungo, e adesso che ne aveva l'occasione, non vedeva l'ora di sedersi
e riposarsi. Ma quando la Lepre si riprese, gli tolse ogni
dubbio:"Sù, avanti, siediti" disse con gentilezza,
indicandogli la poltrona rossa di fronte a sè "e poi non
ci hai ancora detto come ti chiami."
"Già, è
proprio da maleducati" s'intromise tutto compìto il
biondo, poggiando la tazza sul piattino e facendola tintinnare.
Il
Ghiro si rimangiò una rispostaccia quando il rossino sospirò
rassegnato al comportamento del Cappellaio. Allora era una cosa che
capitava spesso? Sembrava proprio di sì.
"Mi chiamo
Near, e sono un Ghiro.."
"Questo
lo vediamo" il Cappellaio lo interruppe nuovamente, sporgendosi
verso di lui con tono di sfida, e arrivando quasi ad un palmo dal suo
naso.
"Mello..." lo richiamò la Lepre.
"Sta
zitto Matt. E tu",
riprese, rivolgendosi di nuovo al piccolo, "dicci qualcosa che
non
sappiamo."
La Lepre rizzò le orecchie, guardando il
biondo come spaventato.
"Mello, sai che è
impossibile!"
Il biondo sorrise mellifluo:"Proprio per
questo è divertente"
Si alzò anche lui in
piedi, arrampicandosi sulla sedia e sovrastando così gli altri
due dall'alto. "Hai due possibilità e mezzo."
dichiarò, puntando contro il Ghiro un cucchiaino d'argento,
come se fosse una bacchetta. "Se fallisci..." e si
bloccò.
"Se fallisce?" incalzò la
Lepre.
"Se fallisco?" chiese preoccupato il Ghiro.
Il
Cappellaio Matto rimase a rifletterci su chiudendo gli occhi per così
tanto tempo, che il Ghiro pensò si fosse addormentato. "Ci
penseremo dopo" sbottò infine scendendo dal tavolo e
tirando appena le orecchie della Lepre per non cadere.
E di nuovo
ecco quel sogghigno. Non era forse meglio rimanere con il Gatto?
Il
Ghiro si prese una ciocca di capelli bianca tra le dita e cominciò
a giocarci mentre pensava a qualcosa che gli altri due non potevano
sapere.
Qualcosa... qualcosa... Ma cosa?
"Oh"
esclamò il Ghiro rialzando gli occhi sugli altri due. "Lo
so!"
"L'importante è che non
lo sappiamo noi" rise la Lepre, per poi sorridergli
dolcemente.
"Avanti, avanti! Che qui non c'è più
posto!" urlò il Cappellaio, facendogli segno di
sbrigarsi.
Il piccolo si schiarì la voce, e chiese
sicuro:"Cos'è che non fa una rondine?"
A quella
domanda il viso della Lepre diventò ancora più pallido
di quanto già non fosse, tanto che il Ghiro avrebbe potuto
contare tutte le lentiggini sul suo naso, mentre il Cappellaio prese
a mangiare un'altra tavoletta di cioccolata, rabbuiandosi pensieroso.
E il Ghiro pensò di avere la vittoria in tasca.
Mentre
aspettava una qualche risposta dai due, si mise più comodo
sulla sedia, ritirando una gamba al petto, e poggiò le manine
sul tavolo.
E aspettò, finchè la Lepre non rizzò
di nuovo le orecchie.
"Perchè non due?" chiese,
piegando la testa di lato.
"Due cosa?"
"Due
rondini"
"Ah" stavolta fu il turno del Ghiro di
sorridere. "due fanno."
La
Lepre arricciò le labbra pensieroso, e poi chiese di nuovo:"E
tre no?"
"No, tre no." rise il Ghiro, subito
seguito dalla Lepre.
"Mel, mi sa che abbiamo un vincitore"
lo chiamò il rossino, scuotendolo piano per le spalle.
"No,
non può essere!" sbottò il biondino arrabbiato,
rialzando la testa. "Io so tutto!"
"Tranne cosa non
fa una rondine" lo provocò il Ghiro, senza riuscire a
trattenersi.
E a quel punto il Cappellaio non ci vide più.
Scattò in avanti, verso il piccolo, senza che la Lepre
riuscisse a fermarlo. Il Ghiro si parò il viso con le braccia,
che subito però gli vennero afferrate dal biondo.
Nessuna
via di fuga, nessun modo per non farsi male.
Tutto quello che
riusciva a pensare era che, finalmente, stava riuscendo a farsi un
amico. Forse due.
Invece...
"Smettetela tutti e due!"
urlò la Lepre, riuscendo finalmente a dividerli, e spalmò
sulla punta dei loro nasi della cioccolata.
"Ehi!"
ringhiò il Cappellaio, dopo essersi ripreso dallo shock,
tastandosi il naso sporco.
"Te la sei voluta" lo
rimbeccò il rosso, aiutandolo a rialzarsi.
"Sì,
ma il cioccolato non va sprecato così, idiota!"
Il
Ghiro intanto guardava gli altri due, ammaccato per le botte e con il
naso sporco di cioccolata. Nessuno dei due gli prestava attenzione
mentre ricominciavano a litigare, a ridere e subito dopo ancora a
litigare.
E lui solo, per terra.
Come sempre.
Fu il
Cappellaio a notarlo per primo, di nuovo.
E, sistemandosi la
falda del cappello nero che continuava a scivolargli sugli occhi, gli
si avvicinò seguito dalla Lepre, sospirando "Lascia,
faccio io, Matt".
Si accovacciò accanto a lui e spostò
leggermente con le dita la frangia dal viso pallido del Ghiro, mentre
questo lo guardava ancora diffidente. Poi, veloce come un serpente,
gli leccò via dalla punta del naso tutto il cioccolato,
lasciandolo interdetto.
"Ma cos..."
"Il
cioccolato non va sprecato così" ripetè
indifferente il biondo rialzandosi e allontanandosi verso il tavolo
prendendo per il braccio la Lepre, che si voltò a salutarlo
con la mano..
Quando
si svegliò nel suo letto, non emise il minimo suono. Non un
gemito, nè un lamento. Eppure, se si fosse concentrato,
avrebbe potuto sentire nel silenzio il cuore premergli all'impazzata
contro la gabbia toracica.
Tu-tum, tu-tum.
E si alzò,
torcendo tra le dita pallide una ciocca di capelli bianchissima,
uscendo dalla stanza e chiudendo la porta dietro di sè.
Silenzio,
ancora.
Ma non avrebbe perso il controllo, non in quell'oscurità
così opprimente.
Si mosse piano lungo il corridoio,
appoggiandosi al muro, e, un passo dopo l'altro, raggiunse una porta,
una come le tante che costellavano le pareti della Wammy's House.
Questa, però, era un sollievo aprirla.
Il suo speciale
rimedio agli incubi.
"Matt?" chiamò nel buio,
aprendola.
Qualche grugnito in risposta, finchè un più
chiaro e sgarbato "Che vuoi, sgorbio?" non lo raggiunse da
un punto indefinito della stanza.
"Zitto Mel, non è
qui per te." mormorò una voce assonnata, prima che la
luce di un'abat-jour rischiarasse la stanza che i due
condividevano.
Fin da quando erano diventati compagni di stanza,
più di quando Near potesse ricordare, Matt e Mello avevano
avvicinato i loro due letti singoli per farne uno più grande e
comodo, di cui il biondo occupava la maggior parte dello
spazio.
Ovviamente.
Il rosso si stropicciò un occhio,
mentre con una mano lo invitava ad avvicinarsi.
Un deja-vu
perfetto che fece quasi trasalire Near.
"Avanti, salta sù"
lo chiamò il più grande, mentre Mello cominciava a
protestare.
"Ma poi non c'è più posto!"
"C'è
un sacco di posto, Mel." lo rimproverò, spingendolo verso
il lato opposto del letto e allungando una mano verso l'albino. "Dai,
Near."
Il più piccolo rimase interdetto per qualche
minuto, poi sorpassò Mello e salì sul materasso,
distendendosi accanto al rosso.
"Bene" sentenziò
con uno sbadiglio Matt tirando le coperte fino ad avvolgere tutti e
tre, "Ora, Mello se non ti dispiace, spegni la luce e buonanotte
a tutti."
Un grugnito di assenso e poi buio e silenzio,
mentre le coperte cominciavano a frusciare leggere finchè
tutti non trovarono la posizione più comoda.
Il sogno però,
era ancora fin troppo vivido e si ritrovò a stringere piano
tra le dita la manica del pigiama del più grande, che lo
nascondeva dalla vista e dai pugni del biondo.
"Near..?"
"Matt,
tu sai cosa non fa una rondine?" gli chiese in un sussurro,
strisciando il naso contro il tessuto.
Per
non rompere il silenzio, per non spezzare la tranquillità.
Per
non svegliare Mello.
"Uh?
Non lo so e non mi interessa" rispose, e Near era certo che in
quel momento un sorriso stesse piegando le sue labbra.
Poi uno
sbuffo, e le coperte vennero tirate tutte da una parte.
"Che
palle che siete." borbottò Mello rannicchiandosi lontano
da loro.
"E comunque è Primavera"
Matt
si mise a sedere, aggrottando le sopracciglia, e Near si appoggiò
al suo braccio, sporgendosi per guardare il biondo.
Un cuore
tranquillizzato, e un sorrisetto compiaciuto.
"Cosa?"
Mello
si voltò verso i due, sbuffando e spiegazzando tutte le
coperte. "La risposta, dico. Una rondine non fa Primavera,
ce ne vogliono due."
Silenzio.
Poi
Matt rise, ributtandosi sul cuscino, trascinando Near con sè e
afferrando il biondo per un braccio "E bravo Mello, che sa
sempre tutto!"
"But
I don't want to go among mad people", Alice remarked.
"Oh,
you can't help that", aid the Cat:"We're all mad
here."
"Prendi
più tè" disse la Lepre Marzolina ad Alice con
estrema serietà.
"Ma
se ancora non ne ho preso", rispose Alice piccata, "Non
posso certo prenderne di
più"
"Vuoi
dire che non puoi prenderne di
meno"
disse il Cappellaio:"Prenderne di più di niente è
facilissimo"
*
"Ma
non voglio andare fra i matti", osservò Alice.
"Oh,
non puoi evitarlo," disse il Gatto:"Siamo tutti matti qui."