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Autore: AlnyFMillen    09/06/2017    2 recensioni
«Com'era quella storia?».
«Uhm... Io...».
Balbetta, non riesce a formulare parole dal senso compiuto.
Si sta divertendo, il bastardo, non c'è altra spiegazione.
«Non c'entravano forse –»
Come se non bastasse, poi, il solo suono della sua voce, ora così bassa e seducente, a farle perdere la concentrazione. Ma no, no signore: sia mai che Kyouya Sata lasci a metà un'opera di tortura appena incominciata!
«– Una corda e qualche giochetto interessante?».
Le labbra si muovono lente, lungo la guancia, giù per il collo, e di nuovo su, sino alla tempia.
Trattiene il fiato, gli occhi sgranati.
Il respiro di lui le inonda il volto e quasi vorrebbe schioccare la lingua contro il palato per verificare se davvero può saggiarlo, per riuscire a dare un nome all'essenza di colui che sarà la causa stessa della sua morte.
Io, quest'oggi, morirò per autocombustione.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Erika Shinohara, Kyouya Sata
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Dai solo uno!».
«No».
«Un bacino piccolo piccolo».
«No».
«Uno piccino, piccino, piccino».
«Un'altra parola e giuro che finirò col legarti a quella sedia».


L'ha detto, avrebbe dovuto dargli retta: si sa, non bisogna scherzare troppo con la famiglia Sata, men che meno con il suo esponente maschile più giovane.
Insomma, Erika Shinohara é, nonostante gli interminabili pregi — accompagnati ovviamente da altrettanti difetti — che lei stessa si attribuisce, una gran chiacchierona. Proprio così, le piace parlare, si tratti di futilità o discussioni con un certo peso: tutto va bene, purché si parli. Non é mai stato un problema per lei quanto per gli altri, ma tutto é radicalmente cambiato subito dopo l'inizio della relazione, questa volta veritiera, con il suo carissimo ragazzo.
Le cose stanno più o meno così.
Il più delle volte, il principe accetta, o quantomeno sopporta, di buon grado la loquace parlantina della compagna.
In una coppia, é ormai deciso, bisogna pur accordarsi su determinati punti.
Eppure esistono ancora momenti difficili, nei quali Kyouya, che ha sempre una certa tendenza nel definirsi “padrone”, ignora bellamente l'unica vera regola imposta al loro rapporto: il compromesso.
Ben chiaro, in questi casi non può essere che lui e solo lui a sbagliare, ma chi ne fa poi le spese é spesso e volentieri la povera ragazza, ormai dedita al masochismo più totale. Ovvio, la maggior parte delle volte lei non si fa problemi nel rispondere con chiarezza alle provocazioni dell'altro, ma forse quest'oggi, la nostra protagonista, avrebbe fatto meglio a tener bocca cucita.

«Te l'ho detto, Poochie. Non una sola parola».

Il profilo si adagia delicatamente sulla base del collo, quasi sfiorandolo.
Erika riesce solo a percepire un sorriso spontaneo, due labbra così dannatamente vicine alle proprie, e, sinceramente, non sa se esserne più indispettita o imbarazzata. Comunque, ci vuole relativamente poco perché una delle due emozioni prenda il sopravvento, causa il ragazzo che ha davanti gli occhi.
La punta fredda del naso, assieme a quel suo respiro fresco, si scontrano dolcemente contro un lembo di pelle scoperta, proprio sotto l'orecchio. E — per la miseria! — la cosiddetta Ragazza Lupo si ritrova ad avvampare improvvisamente, neanche l'avessero bruciata viva.
Arrossisce. Arrossisce come solo con lui le riesce.
Si, la situazione é virata decisamente all'imbarazzante: non può far a meno di agire per forza di cose. Se da una parte vorrebbe solo sprofondare fin nel profondo più profondo degli inferi, dall'altra...
«Com'era quella storia?».
«Uhm... Io...».
Balbetta, non riesce a formulare parole dal senso compiuto. Si sta divertendo, il bastardo, non c'è altra spiegazione.
«Non c'entravano forse –»
Come se non bastasse, poi, il solo suono di quella voce, ora così bassa e seducente, a farle perdere la concentrazione. Ma no, no signore: sia mai che Kyouya Sata lasci a metà un'opera di tortura appena incominciata!
«– Una corda e qualche giochetto interessante?».
Le labbra si muovono lente, lungo la guancia, giù per il collo, e di nuovo su, sino alla tempia.
«Uhm...».
Non sa nemmeno bene come sia successo, Erika, ma ora si ritrova lì, sulla maledetta sedia nella maledetta camera del maledetto fidanzato, maledettamente legata. Legata sul serio.
Certo, conosce bene il carattere ballerino di Kyouya, ma non credeva che l'avrebbe fatto davvero. Non davvero.
C'è anche da dire, però, che a tenerla ancorata sul malvagio mobile, non é propriamente nessuna cordicella, e questo solo perché é riuscita a bloccare l'irreparabile giusto prima che accadesse.
In compenso, il ragazzo che le ha imprigionato i polsi in una morsa tanto decisa eppure, chi l'avrebbe mai detto, dolce, sembra bastare ed anche avanzare per immobilizzarla.
Potrebbe benissimo lasciarla, non c'è possibilità che fugga via: se lo volesse con tutta se stessa, forse potrebbe riuscire a formulare una frase sensata. Scappare di lì, da lui, non é proprio tra le sue alternative.
Cerca disperatamente di ricordare ciò che sa al riguardo del... Giochino interessante, ma purtroppo, ciò che trova negli spazi più reconditi della mente, non da lei alcun motivo per tranquillizzarsi.
L'equivoco in mensa, venuto a crearsi per una bugia in più; Marin e Aki, una conversazione troppo privata da poter essere condotta in pubblico; la risposta del principe.

«Beh ecco, forse mi piace».


Va bene Erika, calmati. Non c'è niente per cui dovresti essere nervosa. Si tratta solo di Kyouya, lo vedi tutti i giorni.
Era una cosa tanto per dire, quella, detta poi dal tuo ancor finto ragazzo. Vi trovavate in una brutta situazione e–
La guancia di lui le sfiora il lobo.
“É solo Kyouya” un bel niente! Perché diamine devo andare sempre a cacciarmi in situazioni così complicate?!
Apre di poco la bocca, vuole fare qualcosa per rimediare.
«K– Kyou–»
Due labbra ben conosciute carezzano delicatamente le sue, piano, con lentezza. Vi si sfregano, leggere, timide, in un movimento perpetuo.
Non crede di essere mai stata così vicina all'autocombustione, Erika, ed é certa che non vivrà abbastanza a lungo per avere altri termini di paragone.
Come se non fosse abbastanza, un sussusso gentile si propaga fin alla vertebra più remota della spina dorsale.
«Silenzio», le intima il ragazzo a fior di pelle.
Trattiene il fiato, gli occhi sgranati.
Il respiro di lui le inonda il volto e quasi vorrebbe schioccare la lingua contro il palato per verificare se davvero può saggiarlo, per riuscire a dare un nome all'essenza di colui che sarà la causa stessa della sua morte.
Io, quest'oggi, morirò per autocombustione.
Kyouya scosta finalmente le mani dai suoi polsi, le prende il volto fra le mani, sfiorando le guance con una delicatezza che le ricorda il loro primo bacio. Poggia la fronte contro la sua, i nasi a contatto.
Erika lo fissa incapace, indifesa.
«Cosa farebbe, adesso, il tuo fidanzato immaginario?».
Quella frase ha il suono di una sveglia, così la ragazza si muove, acquisisce una minima parte della propria volontà. Il corpo torna attivo, ma purtroppo della mente non si sa ancora nulla.
Sporge il busto in avanti, avvicina ancor più il viso a quello dell'altro. Socchiude gli occhi, protende le labbra. Avanza, avanza ancora, fin quando non si ritrova ad annaspare nel vuoto, come un pesce rosso alla ricerca di ossigeno.
A pochi passi da lei, già sullo stipite della porta, il demone di cui ha avuto la sciagurata sfortuna di innamorarsi la fissa con un sorrisetto di scherno stampato sulle labbra.
«Alla fin fine», sopraggiunge lui. «Ho capito cosa avete in comune tu e quella tua amica».
Non capisce come sia successo, Erika, e a dirla tutta sono troppe le cose che in pochi attimi sono sfuggite al suo controllo.
Gli occhi pizzicano per la frustrazione, nelle vene scorre la voglia di fare qualcosa, qualunque cosa, dal tiragli uno schiaffo al baciarlo.
Perché lo aveva detto, che avrebbe smesso di prenderla in giro, e forse anche quella era solo una bugia.
Eppure a lei tutto sommato non dispiace, se lo ricorda. É fatto così, solo la Ragazza Lupo può vederlo nella sua interezza.
Non per questo, però, può pretendere di fargliela passare liscia.
Con un balzo, si rizza in piedi, afferra con decisione la cravatta bianca e rossa al collo del biondo, così da portarlo alla sua stessa altezza.
Con voce malferma per l'imbarazzo e l'emozione, lo riprende.
«Sicuramente, ad Aki non é permesso fare questo».
La prossima volta, decide Erika, anziché chiedergli il permesso, si limiterà a baciarlo e basta.
Altro che giochetti erotici.




A(l)n(y)golino: Salve a tutti e grazie essere arrivati fin qui^^
Insomma, ho finito questo anime proprio ieri e non ho potuto far a meno di scrivere al riguardo! So che la shot non é un granchè, non ha né capo né coda, ma, nonostante sia stata fatta di getto, ho voluto comunque pubblicarla. In un momento di noia mi sono chiesta “Chissà se l'argomento del primo episodio sarebbe potuto essere ripreso in futuro”, così ecco qui il risultato. Spero soprattutto di non essere caduta nell'OOC dei personaggi, Kyouya in particolare: descrivendo scene così particolari brancolavo un po' nel buio. Mi piacerebbe quindi avere qualche vostro parere al riguardo, se vi gira fatevi sentire :P
Salutoni,
AlnyFMillen
   
 
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