Auguri collega èOé!
Il titolo non si riferisce ad un già ben
noto sogno porno-gay,
state tranquilla X°°°
Ricordate che non s’invecchia fino a quando non vengono
spente le
candeline, e la torta me la sono già spazzolata io ;)
Una dedichina piccina picciò anche a
miss. Flavia, tanto per
farle capire cosa si è persa o_______ò.
Mi devi un gelato, signòòòra!
Le citazioni fanno parte della canzone che ha dato anche il titolo alla
fanfic, appartenenti all'opera popolare Giulietta e Romeo.
*
La regina
della notte.
Pace.
Quella voce, quel profumo, quello studio immerso nella calda luce del
tramonto gli ispirano pace.
Un sentimento profondo e sincero, quasi quanto gli occhi di mare in
tempesta che lo scrutano.
Cercano il fondo della sua anima, un’espressione serena a
piegare le labbra
rosee e sottili.
Il professore sospira. Lo sguardo indecifrabile del cardinale su di lui
lo intimorisce.
Una paura segreta e lontana, quasi un terribile ricordo
d’infanzia
ormai sbiadito.
« Sembrate sicuro di quel che dite. » azzarda,
forse spera di non venir
udito.
L'altro lo fissa, poi s’ abbandona a una saggia –
anomala – risata.
« Perché lo sono, Langdon... » esita.
Poi sorride. « Robert. »
fa sognare cose vere ma che sono sogni ]
Ma quando il nome invade le orecchie e la bocca rossa la risoluzione
scompare.
Il viso del Camerlengo è attraversato da un qualcosa
d’insolito e quasi
difficile da individuare.
Silenzio teso fra le mura.
La mano del cardinale si posa sulla sua spalla,
amichevole, leggera
come un soffio di vento.
« Avete trovato di vostro gradimento la visita alla nostra
biblioteca,
professore? »
« Direi di sì, » ridacchia
l’altro, riscosso dal caldo torpore dello
studio.
Getta lo sguardo fuori dalla finestra, dimentico del tempo.
Un nuovo blu incalza l’azzurro carico di minuti prima.
« Penso di dover andare. » si solleva dalla sedia
con una smorfia,
chiedendosi quanto tempo ha trascorso in quella posizione.
[ e chi dorme non
lo sa
e ci crede e vede tutto vero
dove niente lo è! ]
La stretta sul braccio si fa possessiva, quasi dolorosa.
Torna sul viso del religioso, piegato ora in un sorriso.
« Una visita alla biblioteca? Posso accompagnartici io.
»
Un riso nasce spontaneo in Langdon, di fronte alla sicurezza
dell’altro.
« Dopo tutto quel che è successo,... »
sogghigna « non penso ciò sia
possibile. »
« Ti difenderò io dalle guardie del Vaticano,
promesso. » fa il
Camerlengo, divertito.
Lo scrittore aggrotta la fronte, cerca di recuperare frammenti della
sera precedente.
Cos’era successo? Perché avrebbe dovuto essere
ricercato dall’esercito
vaticano?
« Prima, però, »
attira nuovamente la sua attenzione « bisogna
tu ti confessi. »
[
La regina della notte
sveglia in testa i mostri,
brucia, accende e scioglie i
cuori dentro le passioni ]
Travolto dall’esaltante – estenuante
– burrasca dello sguardo
fisso nel suo, il mare placa le fiamme cremisi che lambiscono la carne,
scaldano le grida di dolore.
« Tu... »
Il pugno si chiude, preso da un moto di stizza. Un singolo brivido
attraversa la spina dorsale, i corti capelli sulla nuca si rizzarono.
« Tu sei morto. »
« Be’, » allarga le braccia, espressione
neutrale « non penso ciò
sia possibile. »
[ per quei visi
belli che al
risveglio piangi
come fosse per davvero un
addio! ]
Si alza, lo guarda come dall’alto. Il Papa è qui.
[ Superbia. ]
« Non titubare, non chiediamo più
compensi per simili pratiche. »
sorride, rompendo il silenzio.
[ Avarizia. ]
Di fronte all’ostentato astio nello sguardo del professore,
una nervosa
eccitazione prende il cardinale.
« Chiunque ha degli scheletri
nell’armadio. »
[ Invidia. ]
« Di fronte alla mia autorità, io ti ordino
di rivelarmi i tuoi!
»
La voce rimbalza sulle pareti dello studio.
[ Ira. ]
[ Entra come abbraccio nei cervelli
più
eccitati,
come merce viaggia nei
cervelli commerciali, ]
Langdon dà uno sguardo alla porta, cercando la chiave che
manca nella
toppa.
Con un sospiro, si risiede con movimenti meccanici.
[ Accidia. ]
Allunga la mano sul tavolo, recupera una manciata di zollette di
zucchero.
Con una smorfia le scioglie contro il palato, sotto lo sguardo scettico
del cardinale.
« Sto cercando di evitare la scomunica. »
[ Gola. ]
Un sorriso inquietante piega le labbra del Camerlengo, che segue
l’ospite.
Accavalla le gambe – senza? –
malizia.
« Avete allora intenzione di provocare la mia, Robert?
»
Il professore china il capo di lato, più che perplesso.
« Che le ragion sottomettono al talento*. »
[ Lussuria. ]
Lo studioso guarda il soffitto con un sospiro disperato.
Cerca una risposta, cerca una soluzione.
Quando riporta gli occhi innanzi a sé, incontra lo sguardo
troppo
vicino del cardinale.
Una goccia d’acqua sconosciuta gli sfiora
la guancia, quello sfiorare
troppo leggero, troppo innocente.
« La chiave è su quel ripiano. »
è il bisbiglio sul suo collo.
[ Tristezza. ]
[
come un'altra storia,
come un'altra vita nei destini
addormentati! ]
Apre gli occhi sul libro con un sussulto.
Riconosce poco dopo le pareti del salotto, il televisore acceso che
trasmette brani commemorativi.
Disinteressato, spegne prima di scoprire
l’identità del defunto
cantante.
Come esausto, si lascia sfuggire un sospiro, si riprende dal sogno.
Guarda le proprie mani, mostrandosi incredulo.
Lacrime salate sui suoi polsi.
[ 709 parole, senza
citazioni. ]
*Inferno V, 39. Girone dei Lussuriosi.