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Autore: Rinalamisteriosa    11/06/2009    6 recensioni
Si era stancata; non c'era più la passione e la dedizione iniziale poiché tutta l'attenzione della ragazzina si era improvvisamente focalizzata sul nuovo e giovanissimo allievo del padre alchimista.
Già... conoscerlo le aveva fatto capire che stava sbagliando strada, che la carriera da musicista non faceva realmente per lei, che era soltanto un passatempo da bambina solitaria senza un futuro chiaro e prestabilito.
Futuro che, adesso, la vedeva protagonista assieme a lui.

- E se la piccola Riza avesse preso lezioni di violino? E se avesse smesso qualche anno dopo, in contemporanea all'apprendistato di Mustang?
[Happy RoyAi Day! ^O^]
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Riza Hawkeye, Roy Mustang
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Premessa: I personaggi non mi appartengono e, per questa fic, mi servivano fidanzati. XD

Avverto che Riza potrebbe sembrare un po' OOC a causa dell'influenza.

 

 

*****

 

VIOLIN

 

 

Riza era a letto, per la precisione in un confortevole letto matrimoniale di una comune camera in un hotel di periferia, avvolta da morbide e calde coperte azzurre; indossava un pigiama del medesimo colore e aveva i capelli sciolti e spettinati, gli occhi gonfi, il naso arrossato e una tosse catarrosa a tenerle compagnia.

Non le era mai capitato di ammalarsi nel corso di una missione.

Percepiva i nervi a fior di pelle all'idea di aver lasciato - suo malgrado - che Roy se la sbrigasse da solo; di essere stata pregata dallo stesso a non muoversi da lì per nessuna ragione al mondo!

Dopo un'imbarazzante lotta coi cuscini, aveva perso contro la testardaggine dell'uomo e, rassegnata e spossata, aveva ceduto e annuito mesta lasciandosi coprire prima che lui le scoccasse un amorevole bacio sulla fronte e sgattaiolasse fuori dalla porta, fiero di se stesso e delle proprie capacità galanti.

"Non cambierà mai." pensò la bionda, con gli occhi chiusi e il polso del braccio destro appoggiato alla tiepida fronte.

Senza rendersene conto, il tenente cadde in un sonno profondo, sonno senza sogni che venne soavemente interrotto due ore dopo da un assolo melodioso.

 

[Un suono già provato, già sentito, già vissuto.]

 

Si portò faticosamente a sedere e tese le orecchie, stiracchiando le braccia sopite.

Qualcuno stava suonando un violino nella stanza accanto, non aveva dubbi: se si alzava e si accostava alla parete laterale, avrebbe potuto udirlo perfettamente e riconoscerne persino le note.

 

**

 

Una bella bambina bionda scese con innata grazia e spontaneità dall'automobile scura, prendendo per mano il padre mentre con l'altro braccio sosteneva un contenitore di velluto blu sigillato da una cerniera di rame.

La piccola Riza fremeva dall'ansia, dall'agitazione e dalla curiosità di intraprendere la sua prima lezione di musica con un'insegnante privata, nella casa della quale si stavano appunto dirigendo in religioso silenzio.

Quando fu dentro e il padre se ne andò promettendo di tornare a prenderla due ore dopo, la bambina abbracciò con reverente emozione l'involucro prima di affrettarsi ad aprirlo sotto gli occhi della sconosciuta e svelarne il prezioso strumento musicale a corde, con l'archetto.

Un violino, regalo di un vecchio zio spuntato da chissà dove che era passato a trovare il padre una settimana prima.

Nell'ingenuità tipica dei sei anni d'età le parve lo strumento più bello del mondo mentre con le minute dita lo sfilava delicatamente dalla custodia, aiutata dalla donna che si accinse a spiegarle pian piano come sorreggere lo strumento, come impugnare l'archetto e come farlo scorrere lentamente sulle quattro corde, evitando strapazzamenti o stonature varie.

 

**

 

TOC - TOC.

Un bussare deciso alla porta la ridestò dal ricordo d'infanzia, che venne subito riposto con cura in un angolo della sua mente.

"Avanti!" esclamò incerta, con voce roca.

 

Da quel giorno di tanti anni prima aveva preso lezioni ogni tre giorni per sei mesi, imparando l'essenziale sulle note, sulle pause, sul pentagramma, sulla chiave di Sol e sulla musica in generale.

Il resto lo fece a casa, studiando sui libri ed esercitandosi costantemente e con impegno.

Finché un giorno l'incanto svanì e il violino, compagno di tanti pomeriggi, riposò in un angolo nella sua vecchia stanza di Villa Hawkeye per non essere più sfiorato da dita umane.

Si era stancata; non c'era più la passione e la dedizione iniziale poiché tutta l'attenzione della ragazzina si era improvvisamente focalizzata sul nuovo e giovanissimo allievo del padre alchimista.

Già... conoscerlo le aveva fatto capire che stava sbagliando strada, che la carriera da musicista non faceva realmente per lei, che era soltanto un passatempo da bambina solitaria senza un futuro chiaro e prestabilito.

Futuro che, adesso, la vedeva protagonista assieme a lui.

 

"Salve! Il colonnello le manda una tazza di tè e dei biscotti." la informò il cameriere che aveva bussato, entrando cautamente con un vassoio in mano.

Dopo averlo ringraziato e aver accettato l'oggetto imbandito, Riza venne lasciata nuovamente sola a consumare la calda bevanda coi biscottini secchi e ad ascoltare la bella sinfonia che, ormai, permeava l'ambiente.

Chissà chi era... avrebbe tanto voluto fare i complimenti a questa persona per la sua impeccabile bravura e assoluta padronanza dello strumento, e si sarebbe alzata dal letto se non fosse impedita dall'influenza.

La porta si aprì di nuovo, cigolando.

"Ciao!" la salutò Roy.

"Ciao. Grazie per questi..." ricambiò Riza, prima di mordere un altro biscotto imbevuto di tè.

Il colonnello si chiuse la porta alle spalle.

"Una volta mi hai detto che, da piccola, prendevi lezioni di violino" disse allusivo "e ho pensato che ti avrebbe fatto piacere ascoltare questa sinfonia."

"Oh, ma allora... Che cosa hai fatto? Chi hai chiamato?" domandò lei, piuttosto sorpresa e confusa.

Ma lui sviò il discorso. "Perché hai smesso?"

"Non faceva per me!" si giustificò la bionda.

Anche se in realtà non era una vera giustificazione, dato che sapeva perfettamente come mai non aveva più preso in mano un violino.

"Era solo un passatempo, nulla di più! Ora come ora ho altro per la testa."

"Però ti ha fatto piacere, ammettilo!"

"Cos... sì! Signore, che succede?"

Adesso stava decisamente perdendo la pazienza, perciò passò imbronciata dal "tu" al "lei" istintivamente.

Cosa che capì anche Roy; infatti prima di rispondere ponderò le giuste parole per calmarla.

"Anche se hai smesso, anche se sei diventata un soldato per me, per aiutarmi a salire in alto e a realizzare un sogno, io credo che la passione per la musica non ti abbia mai abbandonato davvero. Che la stessa dedizione che riservavi per il tuo violino sia andata tutta al dovere e alle armi... Ho ragione?"

"Può darsi, ma..."

"Tranquilla!" la rassicurò. "Non è mia intenzione riportarti su quella via, anche se non mi sarebbe dispiaciuto avere per fidanzata un'artista di fama mondiale." fece, alzando gli occhi al cielo con una mano sotto al mento.

Riza arrossì lievemente, ma poi scosse la testa e tornò seria.

"Scusa tanto se ti ho sempre coperto le spalle." affermò, risentita.

Il moro sospirò, dopo di ché si sbottonò il primo bottone della camicia del completo nero da civile che portava e si stese sul fondo del letto.

Nella mente continuava a darsi dell'idiota perché le sue intenzioni di farle una sorpresa piacevole per tirarla su di morale sono state fraintese; la sua Riza influenzata appariva più nervosa e suscettibile del solito.

Aprì bocca solo per dire: "Di là c'è la tua vecchia insegnante di violino. Quando vuoi, ti aiuto ad alzarti e ti accompagno a salutarla."

Trascorsero cinque minuti senza proferire verbo.

Infine la donna si sporse per appoggiare il vassoio con la tazza vuota e i biscotti finiti sul pavimento e si aiutò con le braccia a togliersi le coperte, ad alzarsi dal letto quel tanto che bastava per stendersi affianco all'uomo, che le cinse meccanicamente le spalle con il braccio.

Aveva appena commesso uno sbaglio nel giudicarlo nella sua imprevedibilità, e voleva ammetterlo.

"Scusa. Ho frainteso... pensavo fosse un motivo per liberarti dai miei servigi. L'influenza mi ha rovinato!"

"Non potrei mai, lo sai."

"Lo so."

Tutto sembrava essere tornato alla normalità tra di loro, tanto che si sorrisero complici.

E il momento sarebbe stato davvero perfetto se si fossero scambiati un lungo bacio rappacificatore.

Ma quando i loro visi distavano appena tre centimetri, la mano scattante del tenente si antepose tra di loro.

"Dove sei stato in queste ore?" si incuriosì lei, girando la testa dall'altra parte per un improvviso colpo di tosse.

"Ho pedinato l'uomo della missione, poi sono andato a prendere la signora Hakkai e l'ho portata qui, nella stanza accanto. Nonostante l'età avanzata è davvero una signora adorabile, sai?"

"Ah, davvero?" Una minuscola nota di gelosia tradì la voce angelica di Riza.

"Adorabile, sì! E anche sorda. Ma non sarà mai bella quanto te. Nessuna lo è" sussurrò Roy, accarezzandole amorevolmente una guancia.

La strinse per la vita e sperò di ricevere la sua ricompensa, ma la mano di lei era - ancora una volta - pronta a scattare.

"Ti ricordo che sono ammalata, caro il mio casanova," mormorò, suadente "e non voglio assolutamente che tu faccia la stessa fine."

Il testardo colonnello ghignò, malizioso. "Correrò questo rischio."

 

E il passionale assolo di sottofondo proseguì, lento e instancabile.

 

FINE

 

 

 

 

 

*O*

Era da parecchio che non scrivevo qualcosa su Roy e Riza, e riprenderli in occasione del RoyAi Day mi ha fatto cadere in uno stato adorante e gelatinoso.

E' una one-shot senza troppe pretese: non ho potuto approfondire il discorso sul violino (mio strumento preferito dopo il pianoforte) o su altre parti della storiella perché ho anche da studiare per due esami; in compenso sono stata più sentimentale del solito. XD (Per loro questo e altro *O*)

Il finale è aperto ^O^ a voi lettori immaginare il resto.

*O*

Spero vi piaccia^^ e se vorrete darmi qualche consiglio o suggerimento per migliorare lo accetterò volentieri.

 

Bacioni

 

Rinalamisteriosa

magic_katrin

Katia

 

 

  
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