Premessa: I
personaggi non mi appartengono e, per questa fic, mi servivano fidanzati.
XD
Avverto che
Riza potrebbe sembrare un po' OOC a causa dell'influenza.
*****
VIOLIN
Riza era a
letto, per la precisione in un confortevole letto matrimoniale di una comune
camera in un hotel di periferia, avvolta da morbide e calde coperte azzurre;
indossava un pigiama del medesimo colore e aveva i capelli sciolti e spettinati,
gli occhi gonfi, il naso arrossato e una tosse catarrosa a tenerle
compagnia.
Non le era
mai capitato di ammalarsi nel corso di una missione.
Percepiva i
nervi a fior di pelle all'idea di aver lasciato - suo malgrado - che Roy se la
sbrigasse da solo; di essere stata pregata dallo stesso a non muoversi da lì per
nessuna ragione al mondo!
Dopo
un'imbarazzante lotta coi cuscini, aveva perso contro la testardaggine dell'uomo
e, rassegnata e spossata, aveva ceduto e annuito mesta lasciandosi coprire prima
che lui le scoccasse un amorevole bacio sulla fronte e sgattaiolasse fuori dalla
porta, fiero di se stesso e delle proprie capacità
galanti.
"Non
cambierà mai." pensò la bionda, con gli occhi chiusi e il polso del braccio
destro appoggiato alla tiepida fronte.
Senza
rendersene conto, il tenente cadde in un sonno profondo, sonno senza sogni che
venne soavemente interrotto due ore dopo da un assolo
melodioso.
[Un suono
già provato, già sentito, già vissuto.]
Si portò
faticosamente a sedere e tese le orecchie, stiracchiando le braccia
sopite.
Qualcuno
stava suonando un violino nella stanza accanto, non aveva dubbi: se si alzava e
si accostava alla parete laterale, avrebbe potuto udirlo perfettamente e
riconoscerne persino le note.
**
Una bella
bambina bionda scese con innata grazia e spontaneità dall'automobile scura,
prendendo per mano il padre mentre con l'altro braccio sosteneva un contenitore
di velluto blu sigillato da una cerniera di rame.
La piccola
Riza fremeva dall'ansia, dall'agitazione e dalla curiosità di intraprendere la
sua prima lezione di musica con un'insegnante privata, nella casa della quale si
stavano appunto dirigendo in religioso silenzio.
Quando fu
dentro e il padre se ne andò promettendo di tornare a prenderla due ore dopo, la
bambina abbracciò con reverente emozione l'involucro prima di affrettarsi ad
aprirlo sotto gli occhi della sconosciuta e svelarne il prezioso strumento
musicale a corde, con l'archetto.
Un violino,
regalo di un vecchio zio spuntato da chissà dove che era passato a trovare il
padre una settimana prima.
Nell'ingenuità
tipica dei sei anni d'età le parve lo strumento più bello del mondo mentre con
le minute dita lo sfilava delicatamente dalla custodia, aiutata dalla donna che
si accinse a spiegarle pian piano come sorreggere lo strumento, come impugnare
l'archetto e come farlo scorrere lentamente sulle quattro corde, evitando
strapazzamenti o stonature varie.
**
TOC -
TOC.
Un bussare
deciso alla porta la ridestò dal ricordo d'infanzia, che venne subito riposto
con cura in un angolo della sua mente.
"Avanti!"
esclamò incerta, con voce roca.
Da quel
giorno di tanti anni prima aveva preso lezioni ogni tre giorni per sei mesi,
imparando l'essenziale sulle note, sulle pause, sul pentagramma, sulla chiave di
Sol e sulla musica in generale.
Il resto lo
fece a casa, studiando sui libri ed esercitandosi costantemente e con
impegno.
Finché un
giorno l'incanto svanì e il violino, compagno di tanti pomeriggi, riposò in un
angolo nella sua vecchia stanza di Villa Hawkeye per non essere più sfiorato da
dita umane.
Si era
stancata; non c'era più la passione e la dedizione iniziale poiché tutta
l'attenzione della ragazzina si era improvvisamente focalizzata sul nuovo e
giovanissimo allievo del padre alchimista.
Già...
conoscerlo le aveva fatto capire che stava sbagliando strada, che la carriera da
musicista non faceva realmente per lei, che era soltanto un passatempo da
bambina solitaria senza un futuro chiaro e
prestabilito.
Futuro che,
adesso, la vedeva protagonista assieme a lui.
"Salve! Il
colonnello le manda una tazza di tè e dei biscotti." la informò il cameriere che
aveva bussato, entrando cautamente con un vassoio in mano.
Dopo averlo
ringraziato e aver accettato l'oggetto imbandito, Riza venne lasciata nuovamente
sola a consumare la calda bevanda coi biscottini secchi e ad ascoltare la bella
sinfonia che, ormai, permeava l'ambiente.
Chissà chi
era... avrebbe tanto voluto fare i complimenti a questa persona per la sua
impeccabile bravura e assoluta padronanza dello strumento, e si sarebbe alzata
dal letto se non fosse impedita dall'influenza.
La porta si
aprì di nuovo, cigolando.
"Ciao!" la
salutò Roy.
"Ciao.
Grazie per questi..." ricambiò Riza, prima di mordere un altro biscotto imbevuto
di tè.
Il
colonnello si chiuse la porta alle spalle.
"Una volta
mi hai detto che, da piccola, prendevi lezioni di violino" disse allusivo "e ho
pensato che ti avrebbe fatto piacere ascoltare questa
sinfonia."
"Oh, ma
allora... Che cosa hai fatto? Chi hai chiamato?" domandò lei, piuttosto sorpresa
e confusa.
Ma lui sviò
il discorso. "Perché hai smesso?"
"Non faceva
per me!" si giustificò la bionda.
Anche se in
realtà non era una vera giustificazione, dato che sapeva perfettamente come mai
non aveva più preso in mano un violino.
"Era solo un
passatempo, nulla di più! Ora come ora ho altro per la testa."
"Però ti ha
fatto piacere, ammettilo!"
"Cos... sì!
Signore, che succede?"
Adesso stava
decisamente perdendo la pazienza, perciò passò imbronciata dal "tu" al "lei"
istintivamente.
Cosa che
capì anche Roy; infatti prima di rispondere ponderò le giuste parole per
calmarla.
"Anche se
hai smesso, anche se sei diventata un soldato per me, per aiutarmi a salire in
alto e a realizzare un sogno, io credo che la passione per la musica non ti
abbia mai abbandonato davvero. Che la stessa dedizione che riservavi per il tuo
violino sia andata tutta al dovere e alle armi... Ho
ragione?"
"Può darsi,
ma..."
"Tranquilla!"
la rassicurò. "Non è mia intenzione riportarti su quella via, anche se non mi
sarebbe dispiaciuto avere per fidanzata un'artista di fama mondiale." fece,
alzando gli occhi al cielo con una mano sotto al mento.
Riza arrossì
lievemente, ma poi scosse la testa e tornò seria.
"Scusa tanto
se ti ho sempre coperto le spalle." affermò, risentita.
Il moro
sospirò, dopo di ché si sbottonò il primo bottone della camicia del completo
nero da civile che portava e si stese sul fondo del letto.
Nella mente
continuava a darsi dell'idiota perché le sue intenzioni di farle una sorpresa
piacevole per tirarla su di morale sono state fraintese; la sua Riza influenzata
appariva più nervosa e suscettibile del solito.
Aprì bocca
solo per dire: "Di là c'è la tua vecchia insegnante di violino. Quando vuoi, ti
aiuto ad alzarti e ti accompagno a salutarla."
Trascorsero
cinque minuti senza proferire verbo.
Infine la
donna si sporse per appoggiare il vassoio con la tazza vuota e i biscotti finiti
sul pavimento e si aiutò con le braccia a togliersi le coperte, ad alzarsi dal
letto quel tanto che bastava per stendersi affianco all'uomo, che le cinse
meccanicamente le spalle con il braccio.
Aveva appena
commesso uno sbaglio nel giudicarlo nella sua imprevedibilità, e voleva
ammetterlo.
"Scusa. Ho
frainteso... pensavo fosse un motivo per liberarti dai miei servigi. L'influenza
mi ha rovinato!"
"Non potrei
mai, lo sai."
"Lo
so."
Tutto
sembrava essere tornato alla normalità tra di loro, tanto che si sorrisero
complici.
E il momento
sarebbe stato davvero perfetto se si fossero scambiati un lungo bacio
rappacificatore.
Ma quando i
loro visi distavano appena tre centimetri, la mano scattante del tenente si
antepose tra di loro.
"Dove sei
stato in queste ore?" si incuriosì lei, girando la testa dall'altra parte per un
improvviso colpo di tosse.
"Ho pedinato
l'uomo della missione, poi sono andato a prendere la signora Hakkai e l'ho
portata qui, nella stanza accanto. Nonostante l'età avanzata è davvero una
signora adorabile, sai?"
"Ah,
davvero?" Una minuscola nota di gelosia tradì la voce angelica di
Riza.
"Adorabile,
sì! E anche sorda. Ma non sarà mai bella quanto te. Nessuna lo è" sussurrò Roy,
accarezzandole amorevolmente una guancia.
La strinse
per la vita e sperò di ricevere la sua ricompensa, ma la mano di lei era -
ancora una volta - pronta a scattare.
"Ti ricordo
che sono ammalata, caro il mio casanova," mormorò, suadente "e non voglio
assolutamente che tu faccia la stessa fine."
Il testardo
colonnello ghignò, malizioso. "Correrò questo rischio."
E il
passionale assolo di sottofondo proseguì, lento e instancabile.
FINE
*O*
Era
da parecchio che non scrivevo qualcosa su Roy e Riza, e riprenderli in occasione
del RoyAi Day mi ha fatto cadere in uno stato adorante e
gelatinoso.
E'
una one-shot senza troppe pretese: non ho potuto approfondire il discorso sul
violino (mio strumento preferito dopo il pianoforte) o su altre parti della
storiella perché ho anche da studiare per due esami; in compenso sono stata più
sentimentale del solito. XD (Per loro questo e altro *O*)
Il
finale è aperto ^O^ a voi lettori immaginare il resto.
*O*
Spero
vi piaccia^^ e se vorrete darmi qualche consiglio o suggerimento per migliorare
lo accetterò volentieri.
Bacioni
Rinalamisteriosa
magic_katrin
Katia