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Autore: mrs konstantyn    11/06/2017    2 recensioni
Da quasi tre anni a quella parte, coltivava nel profondo del suo cuore quella sorta di infatuazione segreta per l'energico insegnante di storia, tuttavia, senza aver mai neanche immaginato, nemmeno nelle sue fantasie più fervide, di portare ad una qualche evoluzione quella storia, convinto che non ci sarebbe potuto essere nulla oltre una corte silenziosa ed innocente. Quella convinzione non lo rattristava, tanto meno lo spingeva ad abbandonare il suo sogno proibito, la sua pudica ma profonda ossessione per qualcuno di totalmente ignaro, che mai avrebbe potuto intuite quel tipo di coinvolgimento da parte di uno studente così silenzioso ed ambiguo.
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Rochu, Highschool!AU
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Cina/Yao Wang, Russia/Ivan Braginski
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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I rumori che giungevano alle orecchie di Ivan erano ovattati. Dal chiasso prodotto dagli studenti seduti agli ultimi banchi,
all'alternarsi tra il picchiettare ed il graffiare del gesso sulla lavagna di ardesia. Nessuno di essi aveva il potere di distogliere la sua attenzione da soggetto che l'aveva irrimediabilmente catturata, quel mattino, come durante decine di altri molto simili. Quest'ultimo, in piedi dietro alla cattedra di legno che occupava la testa della classe, i lunghi capelli di ebano raccolti in un'ordinanata coda di cavallo, il corpo esile avvolto perfettamente da un completo color cenere, formale, ma privo di cravatta, forse per abbandonare un portamento troppo ostentato. Per colpa di Yao Wang ed il suo dannato fascino, il russo combatteva quotidianamente con la propria mascella, per impedirle di raggiungere il suolo alla velocità della luce. Il ricordo del primo momento in cui aveva posato gli occhi sulla figura dell'asiatico, quando era ancora un quindicenne spaesato, era impresso nella sua mente in maniera indelebile.
Da quasi tre anni a quella parte, coltivava nel profondo del suo cuore quella sorta di infatuazione segreta per l'energico insegnante di storia, tuttavia, senza aver mai neanche immaginato, nemmeno nelle sue fantasie più fervide, di portare ad una qualche evoluzione quella storia, convinto che non ci sarebbe potuto essere nulla oltre una corte silenziosa ed innocente. Quella convinzione non lo rattristava, tanto meno lo spingeva ad abbandonare il suo sogno proibito, la sua pudica ma profonda ossessione per qualcuno di totalmente ignaro, che mai avrebbe potuto intuite quel tipo di coinvolgimento da parte di uno studente così silenzioso ed ambiguo.

«Ivan, ti senti bene?»
L'incantesimo fu spezzato dal suo stesso inconsapevole fautore, che con fece cadere la testa di Ivan dalle nuvole sulle quali si era adagiata. Si mise immediatamente ritto sulla propria sedia, aggiustando la propria postura per risultare più composto.
«Sì, assolutamente.» Annuì, sfoggiando il suo consueto sorriso lieve ed impenetrabile. Yao gli rivolse un'occhiata sospettosa, ma decisamente breve, e in men che non si dica, ritornò alla sua lezione sul primo Novecento, permettendo allo studente di immergersi nuovamente nel suo mondo.

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Accadeva spesso che Ivan, origliando con discrezione quasi totalmente assente i discorsi dei suoi compagni di classe, tentasse di catturare qualche singhiozzo di informazione, per poi insinuarsi nella conversazione con nonchalance -non senza disappunto dei suddetti, che tuttavia si apprestavano ad ignorarlo-. Quel genere di comportamento, era, purtroppo, il massimo grado di socializzazione di cui il giovane fosse capace, del quale egli si accontentava di buon grado, senza chiedersi se avrebbe potuto ottenere qualcosa di più.

Quella gelida mattina di febbraio, l'imponente russo, di certo, non fu da meno. Appoggiato contro la parete color crema del corridoio del secondo piano, poco distante dalla sua aula, stava prestando un'attenzione molto più che mediocre alle chiacchiere di un gruppo di coetanei, raggruppati in cerchio di fronte alla porta del bagno dei maschi. Nessuno degli argomenti gli sembrava particolarmente interessante, poiché la conversazione girava perennemente intorno a nomi di varie ragazze a lui sconosciute, ma, proprio quando stava per darsi per vinto ed allontanarsi, notò un decisivo incremento dell'entusiasmo da parte della comitiva. Un ragazzo, affidandosi a ciò che egli riuscì a vedere, aveva interrotto i gossip superflui per mettere tutti a conoscenza di una notizia, a detta sua, a dir poco sconcertante. La curiosità del biondo crebbe enormemente, così si avvicinò di qualche passo al gruppetto, appena in tempo per udire una breve frase che lo fece gelare.
Avvertì con certezza, all'interno del proprio cranio, il fracasso provocato dalla rottura di qualcosa di estremamente fragile, seguito dalla un dolore profondo, contemporaneo all'aprirsi di una voragine dentro al suo petto. I suoi occhi si svuotarono, diventando niente più di due pozzi di luce fredda ed effimera. Quelle cinque parole lo pietrificarono, sottraendogli la facoltà di pensare ad altro, che non fossero loro stesse, persistenti come spari sordi nelle sue orecchie.
«Finalmente Mr Wang è stato trasferito.»

~~~

La porta dell'aula di storia, situata al piano terra dell'edificio, si spalancò producendo un immenso fragore, non desiderato da colui che lo produsse, che tuttavia non vi diede un gran peso. L'uomo seduto alla cattedra saltò istintivamente in piedi, sussultando spaventato.
Ivan non aveva alcuna intenzione di perdersi in convenevoli od inventare scuse che giustificassero la sua presenza, perciò sostituì una qualsiasi forma di saluto con la ragione della sua inquietudine.
«Perché non ci ha detto che vuole andarsene?»
Il professor Wang, sospirando avvilito, si passò una mano tra i capelli, che, insolitamente sciolti, ricadevano senza alcun ordine sulle spalle strette. «Non credevo che vi avrebbe preoccupati così tanto.- Scosse lentamente il capo, con noncuranza. -Sei l'unico che non mi abbia ancora fatto le congratulazioni.» Aggiunse tristemente, sottolineando il trattamento subito con una punta di sarcasmo.
Il suo caratteristico entusiasmo appariva essere scemato, rimpiazzato da un atteggiamento malinconico ed arrendevole.
Lo studente avrebbe voluto investirlo con una pioggia di quesiti ed incitamenti, ma essi non uscirono dalle sue labbra. Tra tutti i dubbi, una domanda ben più semplice e sintetica prevalse: «Perché?»
Yao non sembrava dell'umore per fare un resoconto dei motivi che lo avevano portato ad essere trasferito ad un altro istituto, chissà quanto distante da quello attuale, ma parve quasi che la delusione, trasparente negli occhi del ragazzo, lo spingesse a fidarsi, e raccontare tutto ciò che si teneva dentro. Sedette nuovamente sulla sua sedia, appoggiando un gomito al bracciolo sinistro, ed abbandonare la testa sulla stessa mano. Il suo sguardo evitò quello dell'altro, che nel frattempo si era fatto più vicino a lui, e lo osservava con le labbra dischiuse, senza fiatare.
«Ho discusso con il preside Kirkland.- Iniziò, schioccando leggermente la lingua sui denti, come per sottolineare il suo astio. -Sembra che molti dei genitori non approvino i miei metodi, o almeno, questo mi è stato riferito.- Alzò le spalle, rassegnato. -Il nuovo istituto in cui lavorerò è a Birmingham. Per te ed i tuoi compagni non sarà una gran perdita, il mio sostituto sarà sicuramente molto preparato, e forse più idoneo.»
Probabilmente avrebbe portato avanti il suo discorso, espandendolo ad altri argomenti, compatendosi ulteriormente tra le righe, ma gli fu impedito. Il russo di intromise, utilizzando un tono talmente intransigente, che sarebbe certamente riuscito a mettergli i brividi, se non fosse stato per l'espressione addolorata che aveva.
«Io non voglio nessun altro.»
Si appoggiò alla cattedra con entrambe le mani, reggendosi sulle braccia, arrivando con lo sguardo alla stessa altezza di quello dell'insegnante. Senza farlo a posta, si era fatto talmente vicino da poterlo toccare. Il cinese fu sorpreso da una reazione così emotiva, spontanea ed incontrollata. Si fece indietro con la schiena, poggiando poi un braccio sulla spalla del più giovane, che rimase immobile. «Posso farti una domanda?» La sua voce era bassa, simile ad un sussurro, ed amorevole, senza celare una certa compassione. Ivan non tentennò neanche un secondo, affrettandosi ad acconsentire. Ciò che udì lo lascio a dir poco sorpreso. Yao sorrise accennatamente, senza abbandonare la sua malcelata tristezza. «Perché non mi odi?»
Il russo esitò, cercando di articolare una risposta convincente, tale che avrebbe spinto il professore a lottare con le unghie e con o denti per il suo posto in quella scuola, ma nulla di tutto quello che pensò, gli parve sufficientemente convincente. I suoi buoni propositi si ridussero ad una velata confessione, di tutto quello che teneva nascosto nella parte più remota di sé: «Lei mi piace.»
Il più adulto parve cogliere, intuire qualcosa di più profondo in quel concetto così ermetico: compassione, pietà, chissà cosa?
Puntò i suoi occhi scuri e dal taglio allungato verso quelli singolari ed ipnotici dello studente, e quest'ultimo ebbe quasi paura che gli avrebbe letto nell'anima. Il cinese non espresse un giudizio sul commento del russo, limitandosi a svincolarsi dalla responsabilità di giudicarlo. Dopo aver scosso la testa, buttò fuori l'aria un'altra volta. Stranamente, sembrava quasi essersi alleggerito da un peso sconosciuto.
«Credo sia giunto il momento per entrambi di andare.» Prima di alzarsi, l'asiatico aprì il secondo cassetto della cattedra, estraendo da essa una sciarpa azzurra appartenente al russo, che egli aveva ovviamente dimenticato l'ultima volta che era stato nella stanza. «Fai più attenzione alle tue cose.» Consigliò, sorridendo dolcemente, quasi materno. Aggirò il suo banco, per posizionarsi davanti a lui, e si alzò leggermente sulle punte, per avvolgere l'indumento attorno al collo dell'altro, facendo attenzione a non stringere troppo. Dopo aver terminato il suo lavoro, rimase immobile a fissare il giovane di fronte a lui, mentre chissà quanti, e soprattutto quali pensieri attraversavano la sua testa. Ivan fu quasi tentato di fare un passo indietro, per permettere al professore di lasciare l'aula, ma fu costretto a rivedere i suoi piani quando fu tirato in avanti dallo stesso uomo, che aveva sfruttato la sua stessa sciarpa per abbassarlo verso di sé. Credette che il suo cuore lo avrebbe abbandonato, saltando fuori dal petto, mettendosi a correre e rimbalzare per tutto l'istituto, quando le labbra sottili del cinese si posarono con delicatezza sulle sue. I suoi occhi si sgranarono, il suo intero corpo smise di rispondere a qualsiasi comando. Era sicuro che sarebbe stato in grado di imparare a memoria il disegno della forma di quella bocca, se solo l'uomo avesse mantenuto il contatto più a lungo.
Quando si separarono, il ragazzo si accorse improvvisamente di quanto la sua stessa temperatura corporea si fosse alzata.
Sbatté le palpebre, tentando gradualmente di riprendersi, cosa che avvenne appena in tempo per vedere Yao che lo superava adagio, dirigendosi verso l'uscita della classe. Prima di aprire la porta, si voltò verso di lui, regalandogli un ultimo sorriso, facendogli perdere un ennesimo battito cardiaco.
«Comportati bene, Ivan.»

Quando egli lasciò la stanza, il russo abbassò lentamente lo sguardo verso la propria sciarpa, della quale aveva iniziato a stringere inconsciamente i lembi. Una lacrima solitaria, prova tangibile del miscuglio di emozioni delle cui era preda in quell'istante, rigò la sua guancia, fino a raggiungere le labbra, che creavano una morbida curva all'insù. Chiuse gli occhi, ritornando indietro con il pensiero a qualche minuto prima, quando aveva vissuto il momento, indubbiamente, più bello di tutta la sua vita, e mentalmente, promise che non avrebbe deluso il suo insegnante.
«Lo farò.»

   
 
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