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Autore: Sylvia Naberrie    11/06/2017    1 recensioni
Ursa è una giovane ragazza del villaggio di Hir'a, facente parte della Nazione del Fuoco. Nonostante le sue illustri origini, Ursa è una ragazza semplice come tante altre. Desidera sposarsi con Ikem, il suo promesso sposo, e vivere una vita felice e serena con la sua famiglia nel suo amato villaggio.
Ma i suoi sogni verranno brutalmente distrutti.
Il Re del Fuoco Azulon, per assicurare alla sua famiglia una discendenza potente e forte, vuole che Ursa, nipote dell'Avatar Roku, sposi il principe cadetto Ozai.
Ursa non può sottrarsi a quel destino crudele, altrimenti tutta la sua famiglia e l'intero villaggio ne risentiranno.
Costretta a sposare un uomo che non ama e ad abbandonare i suoi cari, Ursa dovrà farsi forza e cercare di sopravvivere nella reggia reale dove verrà travolta dagli intrighi della sua ormai nuova famiglia.
Quale sarà il destino della Principessa Fenice che, come il mitico uccello, muore e risorge dalle proprie ceneri?
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Azula, Ikem, Ozai, Ursa, Zuko
Note: Missing Moments, Otherverse, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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ATTO IV: NORIKO



This is who I am
Escapist, paradise seeker
Farewell now time to fly
Out of sight, out of time, away from all lies!


[from “Escapist” – Nightwish]




Ursa era riuscita a trovare un pescatore che fosse disposto a portarla all’isola di Hir’a. Era notte fonda e a quell’ora nessuno passeggiava per le stradine del piccolo villaggio. Nonostante ciò Ursa decise di tirarsi su il cappuccio, non voleva rivelare a nessuno la sua vera identità.
Giunta nella zona del villaggio dove si trovava la sua vecchia casa, esitò. Cosa avrebbero detto i suoi genitori? E gli abitanti del villaggio?
Decise di non pensarci e si avviò. La fattoria che ospitava casa sua era leggermente diversa. Ursa non ci fece caso, in fondo era mancata per tanti anni, e arrivata alla porta bussò con decisione.
Dopo poco, la porta si aprì e… apparve una bambina.
“Chi…?”, biascicò confusa Ursa.
“Posso aiutarla, signora?”, chiese altrettanto confusa la bambina sorreggendo un lumino.
“Perdonami per disturbare a quest’ora tarda. Sto cercando la mia… Sto cercando il magistrato Jinzuk e sua moglie Rina”, chiese con gentilezza la donna. Il viso della bambina si fece triste.
“Oh… Sono morti entrambi qualche anno fa. Mi dispiace”, rispose rattristita la bambina.
Delle lacrime calde fecero capolino dagli occhi di Ursa, che li trattenne. Ringraziò la bambina e andò via.
La sua famiglia non c’era più e lei non ne aveva saputo nulla… Non aveva potuto abbracciare sua madre, rivedere suo padre... Non aveva potuto assisterli nella loro vecchiaia... E loro non avevano potuto vedere e giocare con i loro nipotini... Com'era ingiusta la sua vita.
Ursa si guardò intorno. Molti recinti degli animali erano stati spostati. Chissà se la serra era ancora aperta. Ursa si girò e vide che nella sua vecchia casa il lumino della bambina era ancora acceso. Forse la stavano osservando. Decise così di andar via, salutando il luogo dove era nata e cresciuta. Ma... dove sarebbe andata adesso?
Si ritrovò a vagare per il villaggio e trovò il palco degli spettacoli teatrali allestito. Ursa sorrise. Quanti bei ricordi lì…
Sedette sul palco e lasciò cadere le sue lacrime.

Stavano spuntando i primi raggi di sole quando Ursa vene destata da una voce maschile.
“Se sta cercando un ruolo nella produzione di quest’anno ho cattive notizie per lei. I provini sono terminati settimane fa”
Ursa alzò lo sguardo di scatto.
A parlare era stato un uomo più grande di lei, con capelli che si stavano ingrigendo legati a coda da un cordoncino rosso e il viso incorniciato da una barba curata e dei folti baffi. Ursa abbassò lo sguardo e cercando di non farsi notare tentò di pulire il viso dalle lacrime cristallizatesi sulle sue guance.
“Oh no… Non sapevo dove altrimenti… Io sto… sto solo ricordando vecchi momenti”, biascicò la donna.
“Oh… Scusami, non me ne ero accorto”, mormorò imbarazzato l’uomo, grattandosi la testa nervoso. Ursa non si accorse che l’uomo la stava fissando intensamente e con gli occhi spalancati, mentre lei si asciugava l’ultima lacrima solitaria.
“Il mio nome è Noren. Sono il direttore della troupe teatrale di Hir’a”, si presentò Noren facendo un rispettoso inchino.
“E nonna Gouhl?”
“Ho preso il suo posto quando si è ritirata”
Ursa ricambiò l’inchino.
“È un piacere conoscerti, Noren”
“Sai, i vecchi ricordi non devono essere sempre sgradevoli”
“Che cosa intendi?”
“È quasi l’alba. Stare seduta su un palco vuoto sembra un modo terribile per iniziare la giornata. Forse potrei comprarti la colazione?”, le propose Noren tendendole una mano. Ursa sorrise.
“È molto gentile da parte tua. Grazie”

Trovarono un tavolo libero in uno dei piccoli chioschetti di Hir’a. Ordinarono da mangiare e sedettero. Nonostante non lo conoscesse affatto, Ursa sentiva una certa familiarità con quell'uomo e lo osservò più attentamente.
“Il tuo nome pare proprio una strana coincidenza”, commentò Ursa.
“In che senso?”
“Ne ‘L’amore tra i Draghi’ l’Imperatore Dragone prende il nome di ‘Noren’ quando entra nel mondo mortale. Ora tu, un uomo chiamato Noren, dirigi quello stesso spettacolo. Strano, vero?”, sorrise Ursa.
Noren si pulì la bocca dalla zuppa e le rispose affabile.
“Beh, hai ragione Ursa”
La donna alzò lo sguardo impaurita. Il cuore le battè all’impazzata.
“Sono certa di non aver mai rivelato il mio nome!”, sussurrò impaurita.
Possibile che quell’uomo la conoscesse? Era forse una spia di Ozai? Una delle tante che aveva tenuto sott'occhio lei e Ikem prima del suo arrivo?
“Oh, io…”
Noren sembrava imbarazzato. Ursa posò le bacchette sul tavolo e si alzò.
“Non so a che gioco stai giocando… Grazie per la colazione, buona giornata”, e fece per andarsene. Sentì alle sue spalle che Noren si era alzato dal tavolo.
“Per favore, non andartene! Siediti! Lasciami spiegare!”
Ursa non l’ascoltò e continuò imperterrita la sua strada. Non si sarebbe lasciata abbindolare da quello sconosciuto.
“Quando avevamo sei anni, mi hai dato un calcio nello stomaco e gettato a terra nel fango…”
Ursa si fermò. I suoi occhi erano spalancati e increduli. Si voltò titubante.
“E quando avevamo ventun anni hai distrutto il mio cuore…”, continuò Noren.
“Non può essere…”, sussurrò Ursa con il cuore che le batteva all'impazzata.
“… E ora te ne stai andando prima di avere una discussione vera e propria?”
Ursa lo guardò incredula. Possibile…?
“Mia amata Ursa, non credi di avermi fatto male abbastanza?”, disse Noren con le lacrime agli occhi.
Una lacrima calda scivolò sulla guancia di Ursa.
Era un sogno. Non poteva essere altrimenti.
Dalle sue labbra uscì un sospiro che mostrava tutti i suoi sentimenti, la sua gioia ma anche il suo dolore.
Ikem…

Noren la portò al vecchio deposito delle maschere. Quanti ricordi che aveva lì! I giochi, le risate, i baci rubati…
“Quando ero a palazzo ne avevo una scorta segreta fatta per ricordarmi della troupe. Per ricordarmi di te”, disse Ursa sollevando la maschera dell’Imperatore Dragone.
“Dopo che te ne sei andata sono morto. Non letteralmente, ma era come se lo fossi. Tutti in città ci conoscevano come Ursa e Ikem. A volte la gente veniva qui per dirmi che tutto sarebbe andato bene, ma nel profondo sapevano di mentire. Altre volte non dissero nulla. Mi osservarono e basta, come se fossi stato sfigurato. Forse lo ero”, Noren sospirò, poi risprese.
“Era troppo doloroso rimanere là, sebbene fosse stato l’unico posto a cui appartenevo. Così ho fatto come fanno le persone quando vogliono dimenticare le proprie pene. Sono andato nella Valle Dimenticata. E là… sono successe delle cose incredibili. Sai cosa dicono le persone riguardo al mondo degli spiriti? Beh, è tutto vero. Un potente spirito erra nella valle dimenticata da millenni… e se si è fortunati abbastanza, lei può darti un nuovo volto. Una nuova identità… una nuova vita! Sono tornato a Hir’a nei panni di un’altra persona”
Ursa accarezzò la guancia di Noren.
“Sembra tutto così impossibile. Eppure sei qui, di fronte a me. Il mio amato Ikem, con un nuovo volto”
Rimasero qualche secondo in silenzio, che venne successivamente interrotto da Ursa.
“Perché non ti sei sposato? Avuto dei bambini?”
“Ursa… lo sai il perché”, rispose sconsolato Noren.
“Quindi Ozai mentiva. Non ti ha mai trovato. Il tuo nuovo volto ti ha sempre tenuto al sicuro”, mormorò sollevata Ursa.
“Ecco… un nuovo volto potrà tenere al sicuro anche te! Ti porterò alla Valle Dimenticata e troveremo lo spirito! Così potremmo ricominciare, insieme!”, esclamò con veemenza Noren, afferrandola per le spalle con dolcezza. Ursa sorrise ma il suo sorriso si spense veloce come era arrivato.
“Ci sono tante cose che vorrei lasciarmi alle spalle là al palazzo reale… Ma sono una madre ora, capisci? Non posso abbandonare i miei bambini”, constatò tristemente lei.
Ursa posò la maschera dell’Imperatore Dragone che teneva tra le mani. Un’idea le balenò nella mente.
“Ma se ottengo un nuovo volto… Forse potrò ritornare alla capitale non vista! Forse così potrò almeno vedere i miei bambini… Assicurarmi che stiano bene!”
“E dopo cosa succederà? Vorresti stare in città, sperando di poterli vedere di sfuggita? Guardarli che crescono da lontano? Che razza di vita sarebbe?”, esclamò con veemenza Noren. Ursa distolse lo sguardo.
“Tu non sai cosa si prova. Loro sono sempre qui. Una parte di me si chiede cosa stiano facendo… Si chiede se siano felici, o tristi, o se soffrono… sempre. È una tortura!”, pianse Ursa. Noren la guardò impotente.
'Però... Se ottengo un nuovo volto potrò restate a Hir'a senza che Ozai possa spiarmi... Potrei tornare alla capitale qualche volta. E vivere una nuova vita con Ikem. Sarò libera!'
Ursa sollevò lo sguardo, nel suo volto Noren lesse una nuova determinazione.
“Forza, andiamo alla Valle Dimenticata, Ikem. Incontriamo questo tuo spirito”

Prepararono quel giorno tutto l’occorrente per stare via molte settimane, anche mesi. Prepararono numerose bisacce e sacchi a pelo. E così quando il sole era già alto in cielo, Ursa e Noren si incamminarono nella Valle Dimenticata mano nella mano.
Passarono le prime notti dormendo abbracciati sui rami dei grandi alberi della Valle, per proteggersi da eventuali predatori e spiriti. Ursa tra le braccia di Ikem si sentiva al sicuro e amata. Non vi era confronto con Ozai. Finalmente, dopo tanto tempo, poteva dormire serena.
I giorni successivi invece iniziarono a tagliare rami e a costruirsi un’abitazione che fosse più o meno confortevole e che potesse ospitarli per un periodo indeterminato. Impararono a cacciare, a pescare, ad accendere un fuoco nonostante la pioggia battente, a seguire le orme.
I mesi passavano, ma della Madre dei Volti ancora non vi era alcuna traccia.

Stavano chiacchierando animatamente quando all’improvviso, alle loro spalle, sentirono lo sciabordio dell’acqua, come se un gigantesco animale si stesse abbeverando nel lago alle loro spalle.
Ursa e Noren si girarono di scatto… ed effettivamente un gigantesco lupo grigio stava intingendo la sua lingua nell’acqua intento ad abbeverarsi.
Il cuore di Ursa iniziò a battere più velocemente. Noren le aveva riferito che, affinchè la Madre dei Volti potesse palesarsi, un gigantesco lupo-spirito doveva bere in uno dei numerosi laghi della Valle.
“Noren, quello è…?”
“Lo spirito lupo. Significa che siamo nel posto giusto. La Madre dei Volti deve essere vicina”
Ursa abbassò lo sguardo. Aveva paura e allo stesso tempo era triste. Avrebbe detto addio al suo volto, a quello che le avevano dato i suoi genitori per uno nuovo e sconosciuto.
Noren si accorse del suo dispiacere.
“Non essere triste, Ursa. Questo è quello che vuoi. Con un nuovo volto, potresti essere in grado di vedere di nuovo i tuoi bambini”
Ursa si commosse. Ikem la amava nonostante tutto, nonostante fosse stato costretta ad abbandonarlo. E sapeva che nel suo cuore il suo amore era rivolto anche ai suoi figli. Sebbene fossero nati dalla sua unione con Ozai, Ursa li amava più della sua stessa vita e Ikem aveva accettato tutto ciò.
In quei mesi avevano imparato a conoscersi, tutto quel tempo passati lontani l'uno dall'altra li aveva cambiati ed entrambi avevano accettato le reciproche differenze e avevano scoperto che il loro amore era ancora più forte di quando si erano lasciati.
“Questi ultimi mesi, vivendo nella foresta con te… Mi sento come se avessi finalmente trovato il mio posto nel mondo”
Noren le prese dolcemente le spalle.
“Magari c’è un’altra opzione! E se portassi i tuoi bambini a Hir’a? Potremmo vivere insieme, come una vera famiglia!”
Ursa lo guardò sorridente. Amava profondamente Noren, ancor più per ciò che le aveva appena detto. Ma il suo sorriso si spense ripensando alle ultime parole di Ozai.
'Se proverai a rimanere o a portare i bambini con te, in ogni caso ti darò la caccia, fino alla fine dei tuoi giorni. Ricordati solo cosa ho fatto al tuo prezioso fidanzato.'
“Tu non sai com’è fatto Ozai. Non metterei solo in pericolo me e i miei bambini, ma anche te e probabilmente l’intero villaggio”
Noren la osservò impotente. Il suo sguardo si distolse non appena dal lago si sentirono numerosi sciabordii. La Madre dei Volti stava per arrivare.
“Andiamo”, le disse trascinando la donna verso le sponde del lago.
Un’enorme figura si erse dal lago. Sembrava fatta di fronde: presentava cinque teste il cui volto era indefinibile e mostrava solo le labbra. Attorno questa maestosa figura ruotavano numerosi volti di tutti i tipi e carnagioni.
Ursa si avvicinò titubante, guardando timorosa Noren che le sorrideva tentando di rassicurarla. Una voce tonante, dal timbro femminile, squarciò l’aria silenziosa della foresta.
“Umana, cosa mi chiedi?”
Ursa chinò il capo tra l’intimorito e il rispetto.
“Madre dei Volti, perdoni questa intrusione. Il mio nome è Ursa. Io… Io ho sentito che lei può darmi un nuovo volto. Una nuova identità”
“Perché un’umana di tale bellezza dovrebbe desiderare un nuovo volto? Saresti disposta ad accettarne uno molto più semplice del tuo?”, la mise alla prova la Madre dei Volti, mostrandole con una mano di fronde un volto di una donna che sembrava più grande di lei. Il volto aveva le guance più grosse delle sue ed era meno aggraziato del suo, più sempliciotto e sbozzato. Era il tipico volto di una contadinella anonima.
“Qualsiasi volto mi va bene, purchè sia nuovo”, rispose Ursa determinata.
“Ursa, avverto molto dolore in te. Credi davvero che un nuovo volto rimuoverà tutta questa sofferenza?”
“No, certamente no. Il mio dolore viene dai ricordi di una vita che non mi sono scelta”
“Posso fare di più che darti un nuovo volto. Posso darti una nuova mente… Una che non ricorda la vita che ti lasci alle spalle”
Ursa guardò stupita la Madre dei Volti. Davvero poteva dimenticare tutto? Ma…
“Mi ricorderò di lui?”, chiese girandosi verso Noren.
“Fa parte della vita che vuoi dimenticare?”
“No”
“Allora ti ricorderai di lui”
“E riguardo i miei bambini? Mi ricorderò dei miei bambini?”, domandò preoccupata Ursa.
“Fanno parte della vita che vuoi dimenticare?”
“Sì”
“Allora non ti ricorderai di loro”
Ursa scoppiò in lacrime. Come poteva scegliere? Avrebbe per sempre dimenticato i suoi bambini, il suo amore per loro, le loro risate, i loro pianti… I loro sogni.
Poteva veramente fare una cosa del genere?
“Devi scegliere”, ordinò la Madre dei Volti.
Lacrime calde bagnarono il viso di Ursa. Stava per fare una cosa terribile per una madre.
“Zuko… Azula… Sono davvero orribile…”, sussurrò tra sé e sé.
“Desideri avere sia un nuovo volto sia una nuova mente?”, ripetè la Madre dei Volti.
“Sì”
“Stai ferma”
Ursa fece come le aveva ordinato lo spirito. Chiuse gli occhi e rimase immobile.
In quel momento ripensò ai suoi bambini, a tutti i bei momenti che aveva passato con loro. Ai loro sorrisi, ai loro occhi, alle loro risate… Ripensò ai loro abbracci, alle loro parole d'amore, ai giochi sulla spiaggia, alla loro gioia di vivere... E infine ripensò a quando erano nati, alla gioia che aveva provato quando li aveva stretti a sé per la prima volta.
Qualcosa di caldo e luminoso le sfiorò il viso e sentì le mani della Madre dei Volti stringersi sul suo volto. Un’improvvisa luce l’accecò e Ursa gridò dallo spavento. Una voce la chiamò ma Ursa non riuscì a sentirla.
All’improvviso tutti i suoi ricordi svanirono, come se qualcuno li stesse cancellando uno ad uno. L’ultima immagine della sua mente che ritraeva i suoi bambini gioiosi su una spiaggia, all’improvviso si ingrigì fino a diventare nera… e tutto si fece nero.
Cosa…? Cosa stava cercando di ricordare? Non lo sapeva… L’ultimo ricordo che aveva era di Noren che la chiamava. Noren…! Dov’era?
La donna cominciò a muoversi alla cieca. Non vedeva più nulla.
“Noren? Dove sei?”
L’uomo chiamato Noren le si avvicinò e l’abbracciò stretta a sé.
“Sono qui. Sarò sempre qui”

Un paio di mesi dopo, Noren e Noriko1 convolarono a nozze. Il villaggio festeggiò l’unione di Noren con quella sconosciuta che aveva conosciuto chissà dove ma che già aveva iniziato a farsi amare da tutti, quasi come se fosse nata e cresciuta lì da tanto tempo.
Un anno dopo la loro unione, i due amanti ebbero una bellissima bambina di nome Kiyi, dolce come la madre e attiva e curiosa come il padre.
E la vita scorse tranquillamente per altri quattro anni, quando dei misteriosi forestieri arrivarono ad Hir’a…










1Noriko è la nuova identità di Ursa, come Noren lo è per Ikem.












































Angolo dell'autrice

Bonjour! O bonsoir, dipende a che ora state leggendo questo capitolo xD
Come sempre sono in ritardo, scusatemi ^^"
Siamo quasi giunti alla fine! Come ho scritto nelle note del primo atto, non so se la continuerò finché Ursa ritorna al palazzo, ma ci sto facendo un pensierino ;)
Il prossimo, che potenzialmente sarà anche l'ultimo capitolo, sarà più cortino. Ve lo dico prima così non vi lamentate xD
Non so molto che dire stavolta ahah quindi vi lascio direttamente i link utili dove potete trovarmi ^^


Come sempre, ringrazio Donnasole e in particolare LanceTheWolf per avermi lasciato un loro parere e ringrazio anche tutti voi, lettori silenziosi, che leggete, mettete tra le preferite, seguite e/o ricordate questa raccolta!
Il prossimo aggiornamento sarà il 24 Giugno.
A presto!
Vostra

Sylvia Naberrie
   
 
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