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Autore: Kicca95    11/06/2009    3 recensioni
Hikari correva. Correva e non si fermava. Le gocce di pioggia bagnavano i suoi abiti ma a lei non importava. I passanti si voltavano a fissarla ma lei non li vedeva. Doveva solo correre. Lontana dal presente. Lontana da una stupida azione. Lontana da lui.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hikari Yagami/Kari Kamiya, Takeru Takaishi/TK
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Rivelazioni sotto la pioggia

Hikari correva. Correva e non si fermava. Le gocce di pioggia bagnavano i suoi abiti ma a lei non importava. I passanti si voltavano a fissarla ma lei non li vedeva. Doveva solo correre. Lontana dal presente. Lontana da una stupida azione. Lontana da lui.
…...........................................
Quella mattina, Takeru non era stato svegliato dalla luce del sole che filtrava attraverso il vetro della finestra. Era stato svegliato da un suono. Un suono cristallino e trillante, come mille campanelli che suonavano all'unisono. Il suo cuore iniziò ad accelerare il ritmo. Avrebbe riconosciuto quel suono anche in capo al mondo: era la voce di Hikari.
Qualche istante dopo, sentì qualcuno bussare alla porta della sua camera.
“Tk, sono io. Dovevamo studiare insieme, ricordi?”
Guardò l'orologio: segnava le nove e un quarto. Aveva dormito troppo! Si era completamente dimenticato di dover studiare con Hikari. Si alzò di scatto dal letto, inciampando sulle coperte e finendo rovinosamente a terra.
“Ho sentito uno strano rumore...è successo qualcosa, Tk? Se non apri subito questa porta, mi arrabbio sul serio!”
Hikari stava iniziando a innervosirsi. Bruttissimo segno. Pochi l'avevano vista veramente arrabbiata e ancora meno erano sopravvissuti. Si fa per dire, ovvio.
Takeru si guardò allo specchio, sperando di avere un'aria presentabile. L'effetto non fu quello desiderato: i capelli biondi erano in disordine e somigliavano ad un cespuglio di rovi, gli occhi blu erano ancora socchiusi per il sonno e indossava solamente un paio di boxer bianchi a pois azzurri. Ma Hikari non poteva più aspettare. Se non le avesse aperto, entro qualche minuto la porta sarebbe caduta sotto i suoi pugni, che si facevano via via più forti e frequenti.
Takeru sospirò e aprì la porta. Eccola, l'oggetto dei suoi desideri e sogni più segreti: Hikari Yagami, quindicenne, capelli castani e occhi caldi e dolci come cioccolata. A dire il vero, in quel momento i suoi occhi non erano affatto dolci: erano infuriati ma in fondo ad essi si leggeva una strana preoccupazione.
Non appena lo vide, le sue guance si tinsero di rosso e abbassò istintivamente gli occhi. Non capitava certo tutti i giorni di vedere il tuo migliore amico in boxer e con l'aria di essersi appena svegliato.
“Ehm...ciao. Non sapevo che...dovessi ancora svegliati.
“No, è stata colpa mia. Mi ero dimenticato dell'appuntamento.”
Alla parola “appuntamento” entrambi diventarono ancora più rossi. Forse non era esattamente la parola adatta. O forse sì?
Takeru sospirò ancora. Doveva cercare di spezzare quel silenzio imbarazzante.
“Se non ti dispiace, vado a mettermi qualcosa. Vai in cucina, nel frattempo. Mi vesto e sono subito da te.”
Lei annuì e si diresse nell'altra stanza. Tk indossò una maglietta a maniche corte arancione e dei pantaloncini blu, poi tornò dalla sua amica. Hikari si era seduta su una sedia e lo aspettava paziente. Quando i loro sguardi si incrociarono, una luce si accese nei loro occhi. Succedeva sempre così.
Riecco quel silenzio carico di imbarazzo, ma almeno questa volta non c'era nessuno in boxer.
Il ragazzo si sedette e prese i libri, fissando l'amica sotto i ribelli capelli dorati che gli coprivano gli occhi.
“Allora, che cosa dobbiamo studiare oggi?”
“Non saprei. Scegli tu, Tk.”
Lui finse di pensarci, ma in verità aveva già preso una decisione. Erano le vacanze estive, dopotutto. Perché dovevano restare chiusi in casa a studiare, quando potevano uscire?
Un sorriso affiorò sul suo volto.
“Ho un idea: che ne dici di uscire per oggi? Non dobbiamo per forza studiare...”
“D'accordo, ma domani studieremo il doppio del tempo.”
Takeru si alzò e l'abbracciò.
“Grazie, grazie, grazie, Hikari!”
Per lui, passare il doppio del tempo con lei (anche se per studiare) era la cosa migliore che gli potesse capitare.
“Dove potremmo andare?”
In effetti, non aveva pensato al luogo. Ma la sua mente ne realizzò subito uno.
“Andiamo al parco!”
La sua amica annuì e sorridente si incamminò verso la porta. Tk la guardò: sembrava così allegra. Sentì il cuore sprizzare gioia. L'unica cosa che voleva era che lei fosse felice.
Usciti dal palazzo ove Takeru abitava, camminarono verso il parco. Erano così vicini, che le loro dita si sfioravano ad ogni passo. Ultimamente passavano molto tempo insieme, con la scusa dello studio.
Una volta arrivati, si sedettero su una panchina, guardando il cielo ricoperto di nuvole.
Restarono immobili, persi nei propri pensieri, per qualche minuto.
Poi Hikari fece una cosa che nessuno si sarebbe mai aspettato: guardò Takeru negli occhi, si avvicinò a lui e posò delicatamente le sue labbra sulle sue.
Un fiume di emozioni si riversò in lei, ma ad un certo punto la paura di aver fatto una sciocchezza ebbe la meglio.
Corse via, con le lacrime agli occhi. Perché lo aveva baciato? Perché era stata così stupida?
Nel frattempo, dal cielo avevano iniziato a cadere le prime gocce di pioggia.
…......................................................
Ed ora eccola lì a correre. Fuggendo dal presente. Da un'azione ingenua. Da lui.
Una mano le prese il polso, abbastanza forte da poterla fermare ma non troppo da farle male. Una voce spezzò i suoi singhiozzi.
“Hikari. Calmati.”
Inutile chiedersi chi fosse. Si voltò e lo guardò, perdendosi nei suoi occhi profondi come l'oceano.
Takeru l'abbracciò e le accarezzò dolcemente i capelli, ormai bagnati dalla pioggia che cadeva fitta su di loro.
“Scusami, sono stata una sciocca...”
“Stai tranquilla. Non hai fatto niente di male. Ma ora devi dirmi la verità: che cosa provi per me?”
Hikari aveva atteso quella domanda a lungo. Sapeva che prima o poi sarebbe giunto quel momento. Sospirò e si fece coraggio.
“Io...io...io ti amo, Tk.”
Sulle labbra di lui si aprì un sorriso.
“Ti amo anche io.”
Lei non ebbe il tempo di riflettere sulle parole che aveva appena detto, perché egli posò le sue labbra su quelle di lei. Senza pensarci, senza rendersi conto che un intero quartiere li stava fissando, lei ricambiò quel bacio, pieno d'amore a lungo trattenuto.
Lentamente si staccarono e arrossirono guardandosi e sorridendo.
Hikari non seppe calcolare il tempo che passò, sapeva solo che non avrebbe più avuto paura, ora che aveva Tk. E lui sapeva che l'avrebbe protetta sempre, in ogni situazione, solo per vedere quel sorriso che tanto amava, farsi strada timido sul suo volto.
“Hikari?”
“Dimmi, Tk.”
“Dobbiamo davvero studiare domani? Sai ho sentito parlare di un nuovo ristorante...”
Lei lo fermò, baciandolo dolcemente.
“Certo che sei proprio un pigrone! E va bene, ma dopodomani si studia!”
“Abbiamo tutta l'estate per studiare!”
Questa volta, Hikari non osò discutere. Aveva ragione Tk e d'altronde nemmeno lei aveva voglia di studiare.
E così iniziarono a correre sotto la pioggia, come due bambini.
Ma in fondo, chi sono gli adolescenti? Sono soltanto dei bambini che cercano di somigliare agli adulti. 
  
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