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Autore: _Magica_    13/06/2017    0 recensioni
|Bellarke|Modern AU|
Che succede quando incontri l'anima gemella ed affidi al destino la possibilità di poterla rincontrare?
dal testo:
Non sapeva dove, quando, come, ma l'avrebbe rivisto. Dio, sì, che l'avrebbe rivisto.
Non aveva altro che un nome.
''Bellamy, Bellamy, Bellamy''
E tutto dentro di lei sembrava gridare:
''Trovami, trovami, trovami"
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Bellamy Blake, Clarke Griffin
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 4

 

5 anni dopo

 

Bellamy Blake. New York.

 

<< Quando mi hanno chiesto di organizzare il discorso di questo matrimonio, lo ammetto, mi sono sentito un poco a disagio. >>

Murphy prese un profondo respiro prima di riprendere a parlare.

<< Io e Bellamy, ormai, ci conosciamo da tanto, troppo tempo, e mi ritengo l’unica persona in grado di giudicare quando egli è felice oppure no. Octavia, non guardarmi così male, perché, la maggior parte delle volte, sei tu la causa della sua infelicità >>

Bellamy scoppiò a ridere perché Jhon aveva inserito nel discorso del matrimonio un riferimento ad Octavia. La cosa divertente fu che alle prove sua sorella non ci fosse, (Era a San Francisco con il suo ragazzo) ma Murphy l’aveva comunque nominata come se fosse presente.

Era davvero ubriaco.

<< Fatto sta che io, Jhon Murphy, per anni sia stato costretto a sorbirmi i suoi continui momenti di depressione dopo la rottura con qualche ragazza. Nono, non mi guardate così tristi, era depressione per astinenza dal sesso, non dall’affetto >>

Le persone al tavolo scoppiarono a ridere. Bellamy sentì le proprie labbra arricciarsi in un sorriso, adorava il suo amico.

<< Si dice che solo una volta nella vita si ha la fortuna di conoscere quella persona perfetta che era destinata a stare con te. Quella persona con la quale percepisci ogni attimo eterno ed ogni anno istantaneo. Quella persona che ti conosce più a fondo di quanto tu non conosca te stesso. Quella persona che, nel momento stesso in cui la incontri, sai che è quella giusta >>

Il cuore di Bellamy fece un capriola.

 Il ragazzo trattenne il respiro, cercò di mantenere i pensieri ancorati a terra, inspirò a fondo una volta. Poi fu tutto come se non fosse mai successo nulla.

Nessuno si accorse del suo mancamento.

 Bene, anche per questa volta ha funzionato.

<< Per Bellamy Blake quella persona ero io >>

Di nuovo tutti scoppiarono a ridere. Era un ambiente tranquillo, il matrimonio ci sarebbe stato da lì a 4 giorni e ,per quanto strane, le prove stavano andando bene.

Bellamy sorrise alla ragazza al suo fianco, la sua futura moglie, mentre la osservava coprirsi la mano con la bocca, divertita dal discorso di Jhon.

<< Ma, a parte gli scherzi, una sera Bellamy tornò a casa diverso, era completamente cambiato, qualcosa lo aveva sconvolto … >>

Il cuore di Bellamy perse un altro battito, mentre proibiva alla propria mente di soppesare troppo le parole dell’amico.

<< Era perche aveva incontrato lei >> disse indicando la ragazza che sedeva al fianco di Bellamy, la sua futura moglie.

<< E’ bella, spiritosa, e divertente. E non potrei pensare a nessun altro migliore per lui di Echo >>

Il tavolo dei familiari, applaudì alle prove del ricevimento con un grande entusiasmo.

Echo, la ragazza di fianco a lui, la sua futura moglie, si protese nella sua direzione per baciarlo.

  Fu un bacio lento, dolce; come se ne erano scambiati tanti in quegli anni.

<< Quanto è ubriaco da una scala da uno a dieci? >> Chiese Echo nel suo orecchio.

Bellamy sorrise, sconsolato << Non saprei, magari dodici >>

 

   ***

 

<< Echo ascoltami, non è tardi per cambiare idea, puoi ancora farlo. Non sposare questo rifiuto umano, meriti di meglio >>

Erano proprio fuori dall’albergo, la ragazza scosse la testa divertita, mentre Bellamy si piegava in due dalle risate.

<< Buona notte anche a te, Murphy. Emori, portalo a casa, prima che combini qualcosa di grave! >>

Poi Murphy si girò per abbracciare Bellamy. Lo strinse forte e gli sussurrò all’orecchio.

<< Sai quante bevute dovrai pagarmi dopo avermi fatto rischiare di prendere il diabete per tutte le cose schifosamente romantiche che ho detto stasera? >>

Bellamy lo strinse a sua volta. Sussurrò indietro un ‘’grazie’’ perché gli era riconoscente per averci provato.

Si rivolse poi ai parenti della sposa.

<< Allora, scusatemi tutti, ma domani ho una giornata pienissima e devo proprio andare a dormire, ci vediamo al matrimonio  >>

Bellamy, veramente, non vedeva l’ora di allontanarsi da quel posto, perché qualcosa, che aveva cercato di reprimere per tanto tempo, quella sera era tornato a galla.

 E gli aveva fatto malissimo.

Sorrise a tutti, poi diede un bacio ad Echo.

<< Ci vediamo domani mattina >>

Annui sorridendo e, quando lei fu tornata dentro, alzò gli occhi verso il nome dell’hotel.

Un’insegna a lettere illuminate blu elettrico recitava la sigla ‘’Arkadia’’.

Quella fitta che aveva provato durante la prova del ricevimento, si fece risentire ancora.

La scacciò immediatamente e si incamminò verso casa.

 

Le strade erano quasi vuote a quell’ora tarda, ogni tanto si scorgeva una coppia di amanti, impegnati a baciarsi, oppure qualche venditore ambulante.

Mentre passava sul marciapiede si accorse che alcune persone avevano allestito dei banchetti improvvisati.

Si vendeva di tutto: orecchini, borse, scarpe, libri.

Libri.

 

Bellamy si fermò di colpo scorgendo tra i volumi uno con la copertina verde foresta dal titolo: ‘’L’amore ai tempi del colera’’.

Tutto nella sua mente gli ordinò di andare avanti e non fermarsi.

Ma si sentì inevitabilmente incatenato dal desiderio di aprirlo sulla prima pagina.

Titubante fece due passi verso il banchetto, sollevò il libro e stette a fissarlo due minuti interi indeciso se aprirlo o meno.

 Fu come stare nell’orlo di un precipizio e provare al contempo la necessità istintiva di indietreggiare e il desiderio impellente di lasciarsi cadere.

Anche quella volta, come tutte le volte prima, lo aprì giurando a se stesso che ,se il suo nome non ci fosse stato, avrebbe rinunciato per sempre.

Anche quella volta, come tutte le volte prima, la prima pagina del libro fu vuota.

Lo chiuse sconsolato e lo rimise a posto, mentre si batteva una mano in testa e si dava dell’imbecille per averci anche solo provato.

Impose a se stesso che non avrebbe mai, e poi mai riaperto uno di quei libri.

Anche quella volta, come tutte le volte prima, non fu così sicuro di poter mantenere quella promessa.

 

 

***

 

 

Clarke Griffin. San Francisco.

 

 

<< Perché, dottoressa Griffin, non glielo so spiegare bene. So solo che ho incontrato questa ragazza, ho trascorso con lei una serata fantastica alla festa ma poi … >>

Clarke sorrise comprensiva mentre fissava il suo paziente seduto nel divanetto.

<< Avanti Jasper, non avere paura, raccontami tutto >>

<< Okay. Come le dicevo era meravigliosa, si chiamava Maia,  purtroppo ho lasciato che se ne andasse … ed ora non la rivedrò mai più >>

Clarke percepì un pensiero doloroso mandarle una stilettata nel cervello, scosse immediatamente la testa per scacciarlo.

<< Era la mia anima gemella >>

Qualcosa nel cuore della ragazza si strinse, le fece trattenere il respiro, le mandò un centinaio di scariche elettriche in tutto il corpo.

Poi semplicemente si quietò.

<< Jasper, ascoltami, credo fortemente che, molte volte, sia eccessivo utilizzare la parola ‘’anima gemella’’ >> Si bloccò un secondo per riprendere fiato << Perché implica un fattore magico e mistico su cui noi non abbiamo alcun controllo, tipo il fato, o il destino>>

Dicendo quelle parole quasi si mangiò la lingua e dei pensieri, che aveva coscienziosamente sepolto dentro se stessa, tornarono velocemente a galla.

<< Credo che, il credere in convinzioni come questa, ci tenga lontani dal concentrarci sulla vita vera, quella reale. >>

Jasper non sembrò veramente convinto, forse perché neanche lei disse col tono giusto.

Perciò Clarke mise su l’espressione più seria e distaccata che possedesse e, guardando il ragazzo negli occhi, gli ripeté quello che per 5 anni aveva costantemente ripetuto a se stessa.

<< Se ti concentrassi nella realtà, seguissi la mia terapia, e ti guardassi intorno con gli occhi aperti, scopriresti che ci sono tante, tante e tante altre persone con cui potresti benissimo vivere bene >>

Sorrise di nuovo, incerta, mentre qualcosa le continuava a pungere il cuore.

<< Lei ci crede veramente, Clarke? >>

Jasper sembrava quasi convinto.

Clarke si prese un secondo per respirare e chiudere gli occhi.
Deglutì con forza.

Poi con la voce più ferma possibile gli sorrise e gli disse.

<< Sì, ne sono assolutamente convinta >>

Poche cose in vita sue le erano mai sembrate più false.

 

***

 

Quando tornò a casa infilò stanca le chiavi nella porta d’ingresso.

Una volta dentro trovò centinaia di petali di rosa sul pavimento. Si guardò intorno sorpresa.

In mezzo alla stanza c’era uno scatolone coperto da un velo rosa, mentre tutto il salotto era disseminato di candele.

Clarke scoperchiò la scatola e dentro ve ne trovò un’altra. Come una matriosca ne aprì una dopo l’altra.

I veli di carta velina finivano a terra frusciando e si mischiavano con le rose dello stesso colore.

Finché non scorse nell’ultima un portagioie nero simile a quelli che si vedono nei film.

Per un istante ebbe paura di aprirlo poiché sapeva già quello che vi avrebbe trovato all’interno.

Poi, semplicemente, lo fece e vi trovò dentro un anellino argento con una pietra incastonata sopra.

Il suo cuore sussultò.

In quel momento fu felice, e le parole che aveva detto quel pomeriggio a Jasper sembrarono un po’ più vere.

Finn uscì da dietro la porta della cucina e le venne in contro, gli occhi profondi e gioiosi.

Quando le fu vicino le prese il volto tra le mani.

Clarke pensò di volergli proprio bene.

<< Non mi hai ancora detto di si >> Le fece notare lui.

Clarke percepì qualcosa, una lucina infondo all’anima sussurrarle che quello non era ciò che desiderava.
Ella la mise solo a tacere, perché, in fondo, questo era ciò che aveva sempre voluto.

Finn era lì, c’era sempre stato da 6 anni a quella parte.

Finn era lì, paziente, a trascorrere ogni giornata al suo fianco.

Finn era lì, dolce e romantico, in ogni cosa che faceva.

Ma soprattutto Finn era lì … vivo.

Reale.

Concreto.

Non un volto confuso di una serata di dicembre lontana 5 anni nel passato.

Disse di si perché era probabilmente ciò che voleva.

In quel momento, convinse se stessa a credere più vere le parole che aveva detto a Jasper quel pomeriggio.

 

 

  
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