STRANGE
WARS
(*) ma con tutta la
tecnologia che c’è, le vicende dovrebbero svolgersi nel futuro, non nel
passato.
Effetto titoli di testa:
inclinati in avanti di 45° circa, scorrevoli verso l’alto ed in allontanamento.
EPISODIO MMMCCCXXXIII
(ma sempre meno della metà di
quelli di Beautiful)
GLI JEDI COLPISCONO ANCORA
Tanto tempo fa(*), in una galassia Lontana lontana,
si svolsero le avventure dei protagonisti di GUERRE
STELLARI. Le vicende di Luke e Leia, figli di Ana-
Kin e di Amidala, Anakin a sua volta figlio di Shmi
e di padre ignoto (il che la dice tutta su sua
madre e quindi su
di lui); Leia sposata con Han Solo e Luke, stanco della
sua vita di cavaliere solitario, sposato con una killer
(perché gli piace la vita tranquilla). A parte questo epilogo da
telenovela: finite le lotte intestine tra impero e repub-
blica (risolte con dosi di lassativo), nuove guerre si stavano
preparando con nuovi pericoli da affrontare. Una
nuova minaccia stava arrivando dalla parte opposta
della galassia Lontana, una nave madre interstellare
si stava avvicinando. Proveniva
dalla nebulosa
Foskya, più precisamente dal Sistema Planetario
delle Nebbie…
<< No, niente da fare! >> dice Darth Sontius, comandante supremo delle truppe speciali, il quale si stava provando degli occhiali da vista. Il medico di bordo gliene fa provare un altro paio. << E così? >>
Foskya, più precisamente dal Sistema Planetario
delle Nebbie…
<< No, così è paggio! >> << Certo
che la vostra miopia è difficile da curare. Proviamo con questi altri! >>
Foskya, più precisamente dal Sistema Planetario
delle Nebbie…
<< Un po’ meglio, ma ancora non ci siamo!
>> << Ecco, questo è il modello più avanzato! >>
Foskya, più precisamente dal Sistema Planetario
delle Nebbie…
<< Perfetto! Questi vanno bene! Prenderò
questi! >> <
Sekko, pianeta semi desertico in periferia del
Sistema Stellare della stella Flash, a sua volta periferia della zona di
sistemi planetari Isola Ke Non Cè.
Il pianeta Sekko si trova costantemente tra due
stelle messe in posizioni opposte, praticamente è sempre giorno e sempre
estate. Fortunatamente il pianeta ha una luna, che eclissa a turno i due soli,
una volta ogni quattro anni.
Numero 45, uno dei cento villaggi di tutto il
pianeta Sekko. Nella sesta casa sulla sinistra della via principale del
villaggio (nonché unica) abita la famiglia Skywalker. Così almeno è scritto
sulla buca delle lettere; di bussole per la posta ce ne sono due: uno è quello
vero, l’altro, senza nome, è invece il tritaposta; il postino a volte si
sbaglia, infila nella buca quotidiani sportivi e riviste di moda, ma non si
sbaglia mai con le bollette da pagare (che strano, eh?).
Alla fine di un viottolo, ai lati del quale ci sono
due serre contenente gli orticelli, c’è un’abitazione fatta completamente di
pietra stile Flintstones. Dentro ci abita Remus Skywalker, 40 anni, figlio di
Luke e fratello gemello di Romolus, il quale abita su un pianeta di un altro
sistema stellare dell’Isola Ke Non Cè, mentre Luke vive con sua moglie nel
sistema planetare centrale.
Remus fa il riparatore di astronavi e vive con la
moglie Proxima (no, non fa Centauri di cognome), 37 anni e quattro figli: due
gemelli di 14 anni, Drefos e Hartur, e due gemelle di 8 anni, Ryna (pron.:
ràina) e Star.
La casa ha quattro stanze e un bagno, mentre i
mobili come comodini e armadi, sono tutt’uno con le pareti di pietra. Sopra un
ripiano del salotto ci sono cinque portaritratti contenenti altrettanti
fotografie: la prima è un ritratto di famiglia, nella seconda c’è un giovane
biondo coi capelli a caschetto, con scritto: nonno Luke, nella terza c’è la foto
di una ragazza dai tratti somatici orientali, capelli neri lunghi, faccia
cattiva, con scritto: nonna Mara Jade WANTED, DEAD or ALIVE, taglia: 100.000
crediti; nella quarta c’è la foto di una ragazza con in faccia un fondotinta
bianco e coi capelli neri pettinati in modo stravagante in modo da formare un
mezzo cerchio, con scritto sotto: bisnonna Padmè Amidala; infine nella quinta è
raffigurato un minaccioso casco nero completo di maschera e valvola per
respirare anch’essi neri, con sotto scritto: bisnonno Anakin.
E’ mezzogiorno e Proxima sta portando in tavola il
pranzo, mentre Remus è stravaccato sul divano in soggiorno e si sta leggendo il
giornale dal titolo A LOT OF NEWS con le immagini che si muovono, come in HARRY
POTTER; Drefos e Hartur sono nell’autorimessa a trafficare sui hoverscooters,
mentre Ryna e Star sono a giocare in camera loro; per tutte le stanze, vaga
senza meta il droide R2-D2 che, in modalità di aspirapolvere, sta pulendo il
pavimento.
Improvvisamente, dalla cucina tuona la voce di Proxima:
<< Il pranzo è pronto!! Venite tutti a tavola!! Subito!! Immediatamente!!
>>. Convulsioni di fastidio vengono a Remus, tanto che stropiccia e
strappa il giornale che stava leggendo, facendo spegnere le immagini. <<
Aarrghh! Cacchio urli? >> dice Remus con voce tremolante
essendogli venuta una gran voglia di strangolare la
moglie per farla stare zitta. << C’è bisogno di urlare in questo modo?
Sembri un gork vecchio di cent’anni! >> (gork, unico uccello rapace
presente su Sekko. Più invecchia, più la sua voce si fa stridula ed
insopportabile per l’orecchio umano. Vive fino a cinquant’anni.) <<
Volevo dire che il pranzo è pronto! >> dice Proxima abbassando
fortunatamente la voce. << E ho capito! Sto arrivando! >> <<
Va a chiamare i ragazzi! >>.
<< Non ce n’è bisogno, siamo già qui! >>
dice Hartur << Credo che abbiano capito che il nostro pranzo è pronto
anche gli abitanti di Numero 95, il villaggio esattamente opposto al nostro!
>> dice Drefos << Ci hai fatto prendere paura, mamma! >> dice
Star uscendo dalla sua camera. << Io stavo giocando con la mia bambola
aliena dalla testa appuntita, che, quando hai gridato, per lo spavento l’ho
lanciata in alto ed è rimasta conficcata sul soffitto! >> si lamenta
Ryna. << Va bene, basta discutere! A tavola adesso! >> dice Remus.
Tutti hanno molta fame e non vedono l’ora di
mangiare, naturalmente conoscono la scarsa abilità culinaria di Proxima, ma con
il feroce appetito che si ritrovano sono pronti ad ingurgitare di tutto.
<< Eccomi qua! >> dice proxima portando in tavola il vassoio chiuso
dal coperchio a campana. << Ho preparato l’arrosto di porakes (mammifero
da allevamento simile al maiale)! Solo che… >> << Solo che… cosa?!
>> chiede preoccupato Remus << Ehm… solo che è venuto un po’
bruciatino… >> Proxima solleva il coperchio dal vassoio si leva una
cortina di fumo denso, nero e puzzolente. Quando il fumo si dirada si può
distinguere quello che resta dell’arrosto: pezzi bruciati più neri del carbone.
Delusione generale, Remus ha un’intuizione improvvisa: << Nnooo! Non
dirmi che hai ancora tagliato l’arrosto con la mia spada laser! >>
<< Ehm… è così. >> dice timidamente Proxima.
Come nei fumetti, si può per un attimo intravedere
una nuvolona nera piena di tuoni e fulmini che esce dalla testa del rabbioso
Remus dove immagina di affogare, impiccare, strangolare, sparare, avvelenare,
seppellire viva, scorticare, schiacciare, ma soprattutto uccidere la moglie.
Morale: la famiglia Skywalker del villaggio N.45, ha
dovuto pranzare con le verdure raccolte negli orticelli attorno all’abitazione.
Nel frattempo, a qualche migliaio di anni luce di
distanza, sulla nave madre proveniente da Foskya era ora di pranzo.
Nella prima (di tre) sala ristorante le porte
scorrevoli pneumatiche si aprono di scatto ed entra Darth Sontius seguito da
soldati in armatura bianca, con la sua solenne camminata, sotto quel suo casco
nero e dietro quegli occhialini da vista tondi…
Alt, stop, ferma un momento. Io narratore devo dire una cosa: va bene che l’autore è in crisi perenne d’idee, ma deve proprio copiare da Mel Brooks?
Piantala narratore! Non è vero che ho copiato da Mel
Brooks. Il fatto che il mio personaggio somigli vagamente (vagamente???) a quello
di “BALLE SPAZIALI” si tratta di pura coincidenza! (l’autore).
D’accordo,
lasciamo perdere ed andiamo avanti.
Al centro della sala c’è una lunga tavola
rettangolare, con una tovaglia nera, apparecchiata per una persona a
capotavola, dal pavimento, composto da mattonelle di metallo di forme diverse
incastrate l’una all’altra, si forma una poltrona a cuscini elettromagnetici.
Sontius ordina ai soldati di fare dietro-front e di abbandonare la sala, poi
prende posto a tavola; davanti a lui c’è un piatto piano vuoto di metallo,
sulla destra una posata che somiglia ad una pinza per raccogliere le olive
ascolane, davanti al piatto un bicchiere di cristallo ed alla sua sinistra un
campanellino. Sontius si guarda in giro per assicurarsi che non ci fosse
nessuno, preme un tasto sul casco ed esso comincia ad aprirsi dividendosi in
piccoli scomparti a scorrimento laterale, insomma, un po’ come la maschera
cibernetica di Schwarzy in “ATTO DI FORZA”; si sfila il casco e lo appoggia
sulla tavola, in questo modo si può notare la calvizie avanzata di Sontius, per
questo motivo non vuole togliersi il casco di fronte a qualcuno. Prende il
campanellino e lo suona, subito dal centro della tavola si apre un pannello
scorrevole e ne escono due braccia meccaniche: il primo deposita una pastiglia
appena più grossa di un uovo di quaglia nel piatto di Sontius (sarebbe il pranzo)
mentre l’altro, con una cannuccia all’estremità, si avvicina al bicchiere e lo
riempie con del vino rosso liofilizzato. Ora Sontius può iniziare a pranzare.
<
Improvvisamente si aprono le porte della sala ed
entra di corsa un soldato: << Darth Sontius! >> << Gulp!
>> per lo spavento inghiotte la pastiglia che gli resta bloccata in gola.
Sontius rimane bloccato con gli occhi spalancati e fuori dalle orbite, con una
mano sul collo e non riuscendo più a respirare: << … …! …! ………! >>,
con l’altra mano indica il soldato, poi il collo e poi la schiena. <<
Cosa succede? >> chiede ingenuamente il soldato. La faccia di Sontius,
dall’espressione tirata, passa da un violaceo, al cianotico, al verdolino, al
bianco cadaverico. Col pugno libero, Sontius picchia rabbiosamente sul tavolo,
poi indica ancora la sua gola e la sua schiena. << Non capisco. Devo far
qualcosa? >> chiede il soldato con la sua espressione ebete. Il colore
della faccia di Sontius è ora sul verde-giallino, ma sta anche diventando rosso
dalla rabbia, il risultato finale è quindi un arancione verdino pallido tipo
mandarino non ancora maturo. Perdendo la pazienza ed anche per evitare di
morire soffocato, Sontius decide di usare i suoi poteri di sith per far capire
al microcervello del soldato quello che deve fare; distende un braccio verso il
soldato per manovrare la sua volontà, il quale sembra aver capito, si avvicina
a Sontius e gli da un colpo secco sulla schiena, finalmente sputa la pastiglia
andatagli di traverso e riprende a respirare normalmente. << Anfh! Anfh!
Deficiente! Idiota! Imbecille! Volevi farmi morire soffocato? >> <<
Ma… io non sapevo… non pensavo… >> << E lo credo bene, il tuo
cervello non sfamerebbe nemmeno una mosca a dieta ipocalorica! >>
<< Non capisco! >> << Ecco, appunto! Piuttosto, che mi volevi
dire di tanto urgente? >> << Signore! C’è una chiamata
dall’imperatore Darth Velenom! >> << Ah! Sua maestà l’imperatore!
>> dice Sontius con un’espressione di sorpresa << Vado subito! Ma
prima… >> torna alla sua solita espressione cupa << Tu, soldato, mi
hai visto senza casco! >> << Oh, no, signore! Non ho visto affatto
la sua testa pelata! >> << Ah, sì? >> dice Sontius in tono
calmo << Allora, in questo caso… >>
Ora sposto la scena all’esterno della sala, perché
al suo interno accadono fatti che potrebbero impressionare i lettori più
sensibili. Detto tra noi, in realtà si tratta di pigrizia dell’autore. Guarda
che ti ho letto, sai? Non è affatto vero, questo!
Proseguiamo. Dal di fuori si sentono: <<
Aaahhrrgh! Pietààhh! Rraahhhhh! >> Poi si aprono le porte pneumatiche ed
esce Sontius che si sistema bene il casco in testa. << Ehi, guardie! Date
una ripulita alla sala da pranzo togliendo di mezzo quel cadavere! >>
dice poi ai soldati. I soldati eseguono l’ordine e Sontius si reca alla sala
principale. Arrivato sul posto << Benvenuto signore! Stabiliamo
immediatamente il contatto! >> dicono gli operatori seduti ai comandi. In
mezzo la sala c’è una piattaforma per comunicazioni olografiche e Sontius si
piazza davanti ad essa. Dalla piattaforma si proietta una figura a grandezza
naturale dell’imperatore Darth Velenom avvolta ed incappucciata in un saio
nero.
Vzzzz! << Darth Sont…zzz... >> vvzzzz! L’imperatore non fa nemmeno
in tempo a presentarsi che subito la figura svansce. << Che succede?
>> dice Sontius alterandosi. << Non lo so signore! >>
risponde un operatore << Il contatto è riuscito, ma sembra esserci dei problemi
con il proiettore olografico! >> << Ma porca miseria! Quante volte
vi ho detto di ripararlo? >>. Vvzzzz! Ora l’immagine sta tornando,
ma non è nitida e sparisce subito. Crrszz!!
<< …artz… zzz….oblemi…zzz…ubito…rrzz…ccido, cap…zzz… >> vvzzz! L’imperatore tenta di
stabilire un contatto, ma è tutto inutile: la sua immagine va e viene. Sontius
ha perso la pazienza e comincia a prendere a calci la console del proiettore
olografico; ad ogni colpo l’immagine appare e scompare finché non si stabilizza
definitivamente. Vzzzz! << Darth Sontius!
Spero tu abbia risolto i problemi di comunicazione! >> << Sì, sire! >> <<
Molto bene! Il motivo della mia chiamata è che volevo accertarmi che tu stia
portando a termine correttamente il tuo compito! >> << Sì, sire! Mi sto
infatti recando al sistema planetario Isola Ke Non Cè per eliminare gli ultimi
jedi rimasti! >> << Eccellente! Prosegui, allora! >> << Sì, sire! >>
L’immagine ora svanisce definitivamente. Vzzzz! Bip! Fine
trasmissione!
Contemporaneamente, al villaggio Numero 45 del
pianeta Secco, anche per la famiglia Skywalker è finito il pranzo.
Proxima sta finendo di sparecchiare, mentre Remus e
i figli cercano di distrarsi per non pensare al pessimo pranzo. << R2,
vieni qua! >> dice Proxima. R2-D2, l’unità droide bianca con parti blu,
di forma cilindrica e la testa semisferica, che si esprime a fischi, pernacchie
e pigolii, raggiunge Proxima in cucina. << R2, attiva la funzione C23!
>> << Piipiiiu, rrrrrrnn! >> risponde R2, facendo uscire un
pedale sotto la sua base; Proxima pigia il pedale e la testa di R2,
incernierata da un lato, si apre come il coperchio di una pattumiera. Proxima
ci butta dentro i pezzi dell’arrosto bruciato e le bucce della verdura e della
frutta, poi lascia andare il pedale e la testa si richiude, poi il pedale si
ritira. << Ok, R2. Ora puoi andare! >> << Fiiih! Piuupiii!
Nnrrrr, rururitu! >>.
Mentre i figli continuano a fare le attività che
stavano facendo prima di pranzo, Remus è fuori (all’ombra della casa) che gioca
a scacchi, ma dall’altra parte della scacchiera non è seduto nessuno; Remus fa
una mossa, le pedine dell’avversario si muovono da sole come mosse da una mano
invisibile. << Alfiere in E-4! >> dice Remus. Una voce echeggiante
che sembra provenire dall’alto dice: << Torre in H-5! >> << Ah-ah! Muovo la
regina e… scacco matto! >> << Mi hai
battuto ancora! La Forza scorre potente in te, figlio di Luke! >> << Piantala di
chiamarmi così, Obi-Wan! Io sono Remus! E poi non usare la scusa della Forza
ogni volta che perdi! Sei una schiappa con gli scacchi e basta! Altra partita?
>> << Non c’è tempo! Sento un turbamento
della Forza provenire da casa tua! >> << Che stai dicendo? >>.