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Autore: Sospiri_amore    15/06/2017    0 recensioni
All'età di sedici anni Elena si trasferisce a New Heaven, USA, con il padre.
Qui vivono gli Husher, una famiglia con la quale sono grandi amici da sempre.
Elena frequenterà il Trinity Institute, una scuola esclusivissima, che la catapulterà in un realtà fatta di bugie, ambizione, menzogne e rivalità che la porterà a scontrarsi con parecchi studenti.
Un amico appena conosciuto le ruberà il cuore o qualcun altro riuscirà a farla innamorare?
Chi ha lasciato quello strano biglietto sul suo armadietto?
Chi ha scattato la foto scandalosa che gira per la scuola?
Elena riuscirà a non rivelare un grande segreto alla persona che ama?
© Tutti i diritti sono riservati
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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IERI:
La coppia perfetta
 

... Inizia nel capitolo precedente..

Un signore grasso mi sta parlando da non so quanti minuti. È un pezzo grosso, blatera di profitti, investimenti e altre cose che non capisco. Non mi importa nulla di quello che sta dicendo.

Ho appena saputo che c'è la possibilità che il Professor Martin non ci sia più il prossimo anno, l'unica cosa che voglio è stare appiccicata al muro insieme a Kate. Vorrei sparire.

 

Intorno a me ci sono altre persone che mi osservano incuriosite. Aver ballato con Nik non è passato inosservato, sembra che improvvisamente tutti siano accorti della mia presenza. Sembrano un branco di lupi pronti a sbranare la mia carcassa.

 

"Ciao carissima, complimenti per il ballo, sei stata magnifica", Rebecca mi bacia sulle guance, mi prende a braccetto ed inizia a parlare con il signore grasso. 

Entrambi ridono, fanno battute e spettegolano su persone che neanche conosco.

Si inserisce nella discussione una vecchia coppia, poi un paio di signori in smoking.

Rebecca mi tiene stretta a se, spostandomi leggermente sempre più lontana.

Tutti quanti parlano come se fossero amici di vecchia data.

"Sorridi e stai zitta. Tra un po' sarai libera", mi bisbiglia Rebecca prima di riprendere a conversare con quelle persone.

Adrian e Lucas arrivano e salutano con calore gli uomini in smoking. Parlano di progetti e idee da sviluppare in futuro, investimenti esteri senza farsi mancare battute e pettegolezzi. Lucas mi si piazza davanti continuando a parlare con quelli sconosciuti.

Rebecca mi lascia il braccio e inizia a giocare con i suoi capelli mettendo in mostra il suo lucente abito di paillettes. Tutti la guardano.

 

Mi sento prendere dai fianchi e tirare indietro.

È Stephanie che si è appiccica a me: "Tieni la testa bassa e sorridi. Sorridi sempre. Annuisci ogni tanto. Così, brava. Non guardare in faccia nessuno. Ok?".

Ubbidisco.

Insieme andiamo verso un paravento, dietro c'è la porta di uno sgabuzzino.

Entriamo.

Nella piccola stanza, piena di mensole con stoviglie, pentole e tovaglie, c'è James che cammina avanti e indietro.

 

"Che succede?", chiedo ad entrambi. Capisco benissimo che c'è qualcosa che non va, lo capisco dalle loro facce.

"Elena, hai ballato con il Professor Martin. Sai cosa significa?", Stephanie è molto ansiosa.

"N-no. Cioè, il Professore mi ha spiegato che è una specie di premio".

"Un premio che di solito viene concesso ad uno studente dell'ultimo anno. Il professore di ogni Club seleziona il miglior studente, con un ballo o semplicemente mettendolo in mostra. Il Professor Martin ha scelto te, capito? Non un diplomando, ma te!", James ha una sigaretta spenta tra i denti, è molto nervoso.

"Ti sei attirata molte antipatie. Quelli dell'ultimo anno dovranno affrontare tra poco la sfida con quelli del Saint Jude Institute. Come credi che si sentano se il loro insegnante non considera nessuno di loro il migliore? Negli ultimi tre anni ha vinto il Trinity... Ma quest'anno non so", Stephanie pare preoccupata.

 

Non credevo che un semplice ballo avrebbe creato tanto trambusto.

 

"Inoltre non hai tra le medie più alte della scuola. Pensa a tutti quelli del terzo anno che faticano per raggiungere il massimo. Come credi si sentano?", James mi sta trattando in modo brusco, sembra voglia sgridarmi.

"Non è colpa mia. Che c'entro io?", sbotto. Non potevo certo sapere che ballando con Nik sarebbe successo un tale pandemonio.

"Già, tu non centri mai nulla", Rebecca è arrivata con Adrian, Lucas, Kate e Jo.

Tutti mi fissano con un'espressione preoccupata.

"Mi dispiace di averti rubato la scena. Giuro che non era nei miei piani", con un sorrisetto rispondo a Rebecca che indispettita alza le spalle.

"Il Professor Martin ha giocato un brutto scherzo a tutti noi, sia a quelli del terzo che quarto anno. C'è da capire perché ha scelto te tra tutti i suoi studenti", Lucas mi osserva, ha in mano un calice di champagne che sorseggia piano.

"Mi sembra ovvio", Kate ha un tono così squillante che tutti rimaniamo stupiti, "Elena non è voi. Se smetteste di essere così... Così... Insopportabilmente voi, potreste forse capire che c'è altro. Guardate la storia di Miss Scarlett, avete mentito, offeso, imbrogliato e chissà cos'altro. Cosa avrebbe dovuto fare il Professor Martin? Premiare uno studente che l'ha giudicato e incolpato a prescindere? Siete così ossessionati dal Trinity e dal Club di Dibattito che non vi rendete conto di quello che vi circonda. Il Professor Martin vi ha voluto dare un segnale bello è chiaro, compresi quelli dell'ultimo anno".

 

Tutti stanno zitti.

Non credo che James e gli altri abbiamo mai sentito Kate parlare in quel modo. 

 

"Bene. Allora brindiamo ad Elena, l'unica capace di dividere, confondere e ammaliare, tutti noi", Lucas alza il calice in alto, è chiaro il suo tono polemico, poi beve lo champagne tutto in un sorso, "Adesso non ho più voglia di giocare, mi sono stancato. Andiamo Stephanie, voglio ballare".

I due escono dallo sgabuzzino mano nella mano.

Jo mi si avvicina e mi abbraccia: "Hai ballato benissimo, non hai schiacciato il piede al Professor Martin. Credo sia una conquista, no?".

"Già, potevo renderlo zoppo a vita", dico ironica.

Jo mi schiaccia l'occhio e abbracciata Kate che mi sorride dolcemente, entrambi tornano nella sala principale.

"A me non importa nulla di te. Prima ti ho salvata solo perché James mi ha chiesto di intervenire. Fosse stato per me ti avrei fatta fare a pezzi", Rebecca ha le braccia conserte, percepisco tutta l'avversione che prova per me, "Adrian ho fame. Accompagnami al buffet".

Il ragazzo apre la porta dello sgabuzzino all'amica per poi prenderla a braccetto.

 

Restiamo solo io e James.

C'è molto silenzio, troppo.

 

"Cosa devo fare con te?", James ha messo la sigaretta dietro l'orecchio.

"In che senso?", dico.

"Mi fai impazzire. Quando mi sembra di averti capita, succede qualcosa che stravolge tutto. Quando mi sembra che le cose funzionino c'è sempre un imprevisto. Io sono... Sono... Cavolo, non so neanche come mi sento", James si accascia su un vecchio sgabello.

"Credi che per me non sia lo stesso? Mi hai mentito, hai un milione di personalità diverse, non so mai se sei il James che mi piace o..."

Vengo interrotta: "... O il James che odi? Quello che giudichi a priori? Credi che non sappia quanto detesti quando sono quello che sono", James è in piedi di fronte a me, è arrabbiato, "Tu hai un'idea di me che non è reale, è una fottutissima idealizzazione. Io non sono il cavaliere senza macchia che trovi nei tuoi romanzi, non sono l'eroe. Io sono il bastardo senz'anima, quello che non potrà mai essere diverso da quello che è".

 

Le lacrime mi riempiono gli occhi.

Sentirlo parlare così mi fa venire in mente Rebecca qualche settimana fa, diceva le stesse cose su James.

 

"No. Non ci credi neanche tu. Non puoi pensarlo davvero", gli dico singhiozzando.

"Cosa importa cosa credo io. Io sono James McArthur, figlio di uno degli avvocati più importanti di Boston, erede di metà New Heaven e rampollo dell'alta societa, quella che conta. Io non posso essere che lo stronzo. Fidati, so interpretare bene il mio ruolo", James è a pochi centimetri dal mio volto, la punta del suo naso sfiora la mia.

Sento tutta la rabbia e la frustrazione che prova.

"Poi capiti tu. Che mi travolgi, mi sconvolgi. Trema tutto sotto i miei piedi quando sto con te. Riesci a tenere testa a Rebecca, hai la stima del Professor Martin, conquisti il mio cuore. Ma chi diavolo sei? Io non ti capisco. Mi sforzo di entrare nel tuo cervello, ma non riesco".

 

James appoggia le labbra su una lacrima che mi scivola sul volto. La assapora per qualche secondo, poi con le dita mi asciuga le guance. Con decisione mi prende la nuca mentre con l'altra mano mi accarezza il mento e le spalle, arrivando a sfiorare la curva del mio seno. Ansimo al contatto. 

Un bacio sul collo si trasforma in un morso deciso e delicato allo stesso tempo. La sua bocca risale e cerca la mia.

Ci baciamo con passione, foga, rabbia, desiderio. Sento un misto di emozioni contrastanti che mi portano a volere che James non smetta, non smetta mai.

Il suo petto preme contro il mio, James mi ha spinta contro uno scaffale, mi sta sollevando il vestito. Le dita stringono le mie cosce. Sento la sua forza, sento la voglia che ha di me. Lo abbraccio e infilo le mani nei suoi capelli, inarco la schiena cercando di aumentare il contatto con il corpo di James. Adoro il suo sapore, il suo profumo. 

È tutto così bello, così perfetto.

 

"Elena... Elena...", James smette di baciarmi, all'improvviso, "Siamo sbagliati insieme, come fai a non vederlo. Non voglio farti del male, non posso", James si stacca da me, "Credevo di poter essere migliore, ma non lo sono. Tu sei la parte buona, sei così candida che riesci a conquistare tutti. Potrei approfittarmi di te, potrei usarti. Non voglio ferire i tuoi sentimenti, credimi l'ho già fatto in passato con altre ragazze".

"Non mi importa del tuo passato. Non mi vuoi? Non ti piaccio?", sono confusa, ho ancora il sapore delle sue labbra sulle mie, il cuore mi batte all'impazzata.

 

James si passa le mani sul volto, poi si liscia i capelli. Appoggia le mani ad uno scaffale, se ne sta lì con la testa bassa.

"Io vorrei che tu volessi me. Il me che non deve indossare maschere, il me che potrebbe essere anche un bastardo senz'anima. Non sono diverso da come mi hai conosciuto, sono lo stesso che ti ha portato al picnic al campo di tennis, ma anche quello che farebbe di tutto per proteggere Adrian e i miei amici. Non voglio più mentirti, non voglio farti soffrire raccontandoti bugie".

"James non capisco. Cosa vuoi dirmi? Cosa?", le ultime parole sono cariche di rabbia e frustrazione. Vorrei poter leggere nel suo cervello, poter entrare nei suoi pensieri e cercare di comprendere quello che sente. Vorrei potergli spiegare chi sono, mettere chiarezza e porre fine a tutta questo casino.

"Significa che non voglio rovinare ciò che sei, non voglio distruggere il tuo carattere, i tuoi sogni e il tuo essere speciale. Non voglio farti male, ma finirò per fartelo, non posso nascondermi dietro a un muro di bugie. Vorrei riuscire a lasciarti andare, ma l'idea che qualcuno possa stare con te, il pensiero che tu non sia al mio fianco mi fa impazzire. Sono totalmente perso senza di te. Non sarei capace di vivere senza i tuoi baci, morirei dentro. Ti voglio, ma ho paura di distruggerti, voglio che tu sia solo mia, ma finirò per rovinare tutto... Io ho paura".

 

James spinge la sua fronte contro la mia.

Il suo respiro, le sue lacrime, le sue carezze sono così intensi da entrarmi dentro all'anima.

 

"Anch'io ho paura", sussurro, "Ho paura di perderti, paura che tu capisca che poi non sono così speciale, paura che tu ti possa annoiare di me... Che ne dici, potremmo aver paura insieme, se ti va".

James abbozza un sorriso:"Ti ricordi che ti avevo paragonato alla neve d'estate? Ecco, adesso sei come una tormenta di ghiaccio a ferragosto".

"Copriti allora, perché io non voglio smettere di far nevicare".

 

Con delicatezza appoggio le mie labbra a quelle di James, piccoli baci, dolci e delicati. Accarezzo il suo volto soffermandomi sulle curva degli zigomi e del mento. Ho voglia di tenerezza, di tranquillità, ho voglia di noi.

 

"È meglio andare adesso. Sarai la ragazza più ricercata della festa, ti vorranno conoscere tutti", James mi prende per mano mentre si avvia verso la sala principale.

Nell'istante in cui apre la porta la musica e la luce dei grandi lampadari di cristallo invade il piccolo sgabuzzino. Decine di persone, intorno a noi, chiacchierano, ballano e sorseggiano champagne.

"Sei pronta?", James mi stringe la mano sorridente.

Sto per rispondergli quando Vivian ci si para davanti, ha il fiatone.

"Carissimo James. Per fortuna ti ho trovato. Rebecca ha bisogno di un cavaliere per il valzer di fine serata. Sai che non può non ballarlo, sarebbe un affronto per lei. Tutti la giudicherebbero. Su, su. Raggiungila", Vivian prende il braccio di James e lo stacca a forza dalla mia mano.

"Tu permetti cara, vero?", Vivian mi sta fissando con finta dolcezza.

"Ce-certo", dico.

"Se vuoi rimango, Rebecca troverà un altro cavaliere", James mi scruta con attenzione.

"No, vai pure. Lei è una tua amica e ha bisogno di te. Fa parte di te e devo accettarlo, giusto?", cerco di sorridere anche se sento dentro un peso enorme.

James mi bacia sulla guancia, poi raggiunge Rebecca a bordo pista.

 

Il valzer attacca.

Rebecca scivola sulla pista come fosse una farfalla.

James muove i piedi con precisione ed eleganza.

 

"Sono belli vero?", Vivian, con le braccia sui fianchi, osserva la figlia, "Sono così belli che credo tutti pensino siano perfetti insieme. Una coppia perfetta, sì. James e Rebecca sono la coppia perfetta".

 

James e Rebecca sono la coppia perfetta?

Li osservo danzare, non stacco gli occhi dal loro ballo. 

I movimenti, l'armonia, la complicità tra di loro è evidente.

Così evidente che non posso dar torto a Vivian.

 

Mi manca l'aria, non riesco a respirare.

 

James è James, non cambierà e non voglio che lo faccia.

Lui e i suoi amici avranno sempre un ruolo importante nel suo cuore.

Sono gelosa di quello che lui ha, vorrei che James fosse tutto mio.

Solo mio.

 

Devo uscire, devo andarmene di lì il prima possibile.

 

Sono una codarda, sono una perdente.

Non voglio vedere James tra le braccia di un'altra. 

Preferisco scappare.

 

Senza guardare indietro esco dalla sala da ballo in cerca di aria fresca. Le stelle illuminano la notte buia e, come fossero una pista, le seguo e non mi fermo. Le seguo finché non mi portano in strada, in città, persa tra i vicoli di New Heaven.

Persa tra le mie paure.

Tra la mia paura più grande, perdere James.

   
 
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