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Autore: Churros25    15/06/2017    1 recensioni
“Ehi, piccola, che stai facendo?” La bambina lo osservò un momento, indecisa se fidarsi o no. I suoi papà le avevano sempre detto di non parlare con gli sconosciuti, ma questo signore sembrava simpatico e gentile.
“Sto cercando di afferrare le goccioline d’acqua.”
“E ce la stai facendo?” La bambina annuì, intenta nella sua missione.
“Ora che ne dici se mi porti dalla tua mamma? Ho paura che tu possa ammalarti qua fuori.”
“Io non ho la mamma. Ho due papà!” disse fiera la piccola, mostrando il due con le dita. Dean rise, prendendole la mano e alzandosi. “Va bene, allora portami dal tuo papà.”
(tratto dal primo capitolo)
Genere: Commedia, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Benny, Castiel, Claire Novak, Dean Winchester, Gabriel
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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CAPITOLO 4



Durante quella notte, che a Dean parve interminabile, tra ricoveri e urgenze, il dottore si sorprese a passare molto spesso davanti alla camera del pasticcere, sperando di trovare la porta aperta e poter scorgere cosa stesse facendo il moro. Desiderava poter scambiare due parole con lui, scavando in quei occhi blu, per poter scoprire quale parte della vita e dell’essenza di lui lo stesse attraendo così tanto. Perché Dean aveva dovuto ammetterlo a se stesso durante quella notte: si sentiva incuriosito da quel pasticcere così rigido e austero, che però celava, dietro a un trench beige e dei capelli quasi sempre spettinati, il sorriso di chi avrebbe dato tutto per le persone che amava. Forse è per questo che quella mattina, in piedi davanti alla macchinetta del caffè e con due tazze bollenti in mano, Dean si era sentito molto stupido. Ma non ricoperto di quella stupidaggine goffa e adorabile, propria degli adolescenti alle prese con i loro primi amori; no, la sua era patetica e pervasa di doppi fini, che il dottore cercò di evitare accuratamente. Eppure aveva percorso quel corridoio, accompagnato soltanto dalla pioggia che orgogliosa si abbatteva sulle strade londinesi, con passo sicuro e il mento alzato, fiero, e aveva bussato con accortezza alla camera numero 401, facendo sbucare la sua testa dentro la stanza.                                                        “Buongiorno” sussurrò, sorridendo a Castiel, il quale però, posto in piedi di fianco a alla figlia, non parve dare molta attenzione al dottore,.                       “Signor Smeraldo, ciao” squittì Claire, mettendosi seduta.                                   “Come andiamo oggi, principessa Claire?”                                             “Molto bene, grazie.” Dean rivolse il suo sguardo al moro, troppo preso a fare qualcosa di inutile.                                                      “E il papà come sta?” Castiel alzò la testa di scatto, sorpreso, ma anche lusingato. Doveva ammettere che quel dottore non era poi così male.                      “Un po’ dolorante, ma bene, grazie.” Dean trovò adorabile quella punta di timidezza che traspariva dalle parole del moro e si fece coraggio, porgendogli il caffè.           “Per farla sentire un po’ meglio.” Castiel arrossì, abbassando lo sguardo, e prese la tazza, stringendosela al petto con fare protettivo.                          “Se posso fare qualcos’altro per farla stare meglio non esiti a farmelo sapere” aggiunse Dean, mostrando il suo sorriso conquistatore, sicuro di riuscire a fare colpo. Ma il moro, anche se aveva avuto un attimo di incertezza, sapeva fin troppo bene dove il dottore voleva arrivare, così decise di giocare anche lui.                    “Avrei tanto bisogno di un massaggio. Vuole concedermi l’onore di provare le sue mani?” chiese Castiel, avvicinandosi e mostrando il viso più innocente che avesse, sollevando un sopracciglio. Dean lo guardò a lungo con un sorriso malizioso sulle labbra, stupito e allo stesso tempo fiero della risposta dell’altro. Gli piacevano le persone che erano in grado di stupirlo e sapeva che non erano molte.                “Papà!” urlò Claire, riportando sulla terra il dottore e il padre, annegati l’uno negli occhi dell’altro. I due si voltarono verso la porta, imbarazzati, dove uno Zeke alquanto infastidito stava facendo la sua entrata.                            “Oh, ciao…non ti aspettavamo così presto” disse Castiel, avvicinandosi al compagno.      “Volevo farti una sorpresa” sussurrò Zeke, per poi dare un bacio tutt’altro che casto all’altro. Dean abbassò lo sguardo, non volendo invadere quel loro momento intimo. “Come se già non ti stessi prendendo troppi spazi” gli sussurrò la sua coscienza. Il dottore sbuffò, cercando di allontanare quei pensieri molesti e rialzò il capo, cercando gli occhi di blu del pasticcere.                                   “Dato che sei qui tu, io posso andare ad aprire il negozio” disse Castiel, prendendo il suo trench. Si avvicinò al letto di Claire e per un attimo Dean credette che volesse salutarlo, ma lo vide baciare la figlia sulla fronte e dirigersi verso la porta e si ritrovò deluso. Sconfitto, rialzò lo sguardo da terra e fu allora che lo vide: Castiel si era bloccato alle spalle di Zeke, per non poter essere visto da questi, e lo stava osservando, con un sorriso stampato sulle labbra. Il dottore ricambiò lo sguardo, cercando di non arrossire, e si mosse verso la porta, ma Zeke lo bloccò, incominciando a tempestarlo di domande:                                      “Ha dormito tutta notte mia figlia? Ha ancora la febbre? Quando potrà tornare a casa?” Dean rispose con calma a tutte le domande e quando si volse nuovamente verso la porta non vi era più nessuno a sorridere per lui.




Con calma quella mattina si trascinò fuori dall’ospedale stanco e confuso, con l’unico desiderio di crollare sul suo letto e non svegliarsi mai più. I suoi piani, però, furono mandati all’aria da Benny che con insistenza aveva iniziato a suonare il campanello del dottore, non appena quest’ultimo aveva varcato la soglia di casa.              “Benny, cristo santo, cosa c’è?” chiese Dean al citofono, esasperato.                        “Sono colpito dalla tua gentilezza, come sempre, fratello” ribattè l’altro, “Non sapevo cosa fare e sono venuto a trovarti.”                                               “Ci siamo visti ieri mattina!”                                                                 “O mi apri o butto giù la porta.” Dean aprì controvoglia, anche se la tentazione di vedere l’amico prendere a spallate l’entrata era tanta. Si sdraiò poi sul divano, nell’attesa dell’amico che non appena entrò in casa scoppiò a ridere.                 “Ma cosa ti sta succedendo in questi giorni? Non ti ho mai visto così dopo un turno di notte.” Dean grugnì qualcosa.                                             “Non sono più così giovane.”                                       “Già, vedo che se ne stanno accorgendo anche le donne; è da una vita che non ti vedo uscire con qualcuno.”                                             “Hey, starò anche invecchiando ma là sotto va ancora tutto a meraviglia!” ribattè Dean, risentito, “E poi te l’ho detto: non è detto che debba stare con una donna.” Benny lo guardò con occhi sospetti.                                            “Hai conosciuto qualcuno?” Il dottore contrasse la mandibola, facendo segno di no con la testa.                                                                   “Comunque, devo parlarti del matrimonio.” Dean si mise a sedere, sapendo quanto fosse importante l’argomento per l’amico, e si mise in ascolto.                          “Abbiamo deciso di sposarci il mese prossimo” disse Benny, mostrando un sorriso tirato.                                                                “Cosa? Ma siete impazziti?” urlò Dean, sorpreso ma non riuscendo ad essere arrabbiato. Benny alzò le spalle, abbassando lo sguardo imbarazzato.                      “Aspetta un attimo…” Dean lo guardò con un sorriso malizioso sulle labbra e riprese:                                                                “Andrea aspetta un bambino?” Benny rialzò il capo, rosso in volto, ma con un sorriso a 32 denti e Dean lanciò un urlo.                                                   “Ma è fantastico, fratello!” disse e si alzò, abbracciando l’amico e sentendosi fiero di lui.                                                                   “Grazie, e ti devo chiedere una cosa per quanto riguarda il matrimonio.”                   “Spara.”                                                                        “Ti va di farmi da testimone?” Dean alzò il mento e sorrise, emozionato.                   “Assolutamente.” Quel loro raro momento sentimentale fu interrotto dalla suoneria del cellulare di Benny.                                               “Ciao Castiel, dimmi tutto.” A Dean si rizzarono le orecchie.                           “Certo, arrivo.” Benny chiuse la telefonata e guardò l’amico, dispiaciuto.                     “Scusa, fratello, ma devo andare a lavorare.”                                       “Non c’è problema, ti accompagno.” Benny lo guardò perplesso.                         “Che c’è?” chiese Dean, indossando la giacca di pelle.                             “Tu non mi accompagni mai da nessuna parte.”                                   “Questo non è vero!” L’amico scoppiò a ridere.                                       “Dici sempre che non fai scomodare Baby per me” disse Benny, aprendo la porta.              “Oggi mi sento in vena di fare eccezioni!”



Dean era nervoso e si dava dello stupido per questo; neanche avesse avuto 15 anni! Aveva le mani sudate e non riuscì ad alzare lo sguardo da terra fino a che non fu dentro al negozio e una voce calda e profonda giunse al suo orecchio.                        “Oh bene, sei arrivato!” urlò Castiel, sporco in viso di farina, spuntando dalla cucina. Benny lo saluto con un cenno della mano, togliendosi la giacca, e si fece di lato, mostrando il dottore in tutto il suo imbarazzo al pasticcere.                             “Dean?” chiese Castiel perplesso, cercando di pulirsi in qualche modo la faccia.                “Hey, come va?” Dean avrebbe voluto sprofondare in quel momento tanto era in imbarazzo. Sentiva le guance colorarsi pian piano di rosso e iniziò a grattarsi il retro della testa.                                                     “Mmm bene. Come mai è qui?” Dean cercò di trovare una scusa plausibile, sotto gli occhi attenti di Benny che si era messo ad osservare la scena con estrema attenzione e che non riuscì a trattenere un sorriso.                                                          “Vuole una fetta di torta alle mele?” chiese Castiel, cercando di rendere la situazione meno tesa. Il biondo lo guardò un attimo a bocca aperta e accennò un piccolo sorriso.                                                    “E’ la mia preferita.”                                                 “Lo prenderò per un si.” Il pasticcere scomparve in cucina, lasciando i due amici da soli.                                                                  “Non dire nulla” disse Dean a Benny, sentendosi soffocato dallo sguardo sospettoso dell’amico.                                                        “State dicendo tutto voi!” rise Benny, sistemando la vetrina. Dean sbuffò sedendosi ad un tavolino e Castiel lo raggiunse con un’abbondante fetta di torta.                     “Non doveva” sussurrò il biondo, incrociando lo sguardo del moro che gli sorrise timidamente.                                                   “Si invece.”




Perché Dean aveva un’inclinazione verso gli uomini già occupati? Se lo domandò spesso quella sera, mentre si dirigeva a piedi verso l’ospedale per l’ennesimo turno di notte. Perché doveva sempre complicarsi la vita? Non poteva farsi semplicemente piacere una delle tante donne che Andrea gli aveva fatto conoscere? Sarebbe stato tutto molto più semplice, eppure la sua mente di rifiutava di nascondere in un angolo quel viso dai giganti occhi blu e dai capelli arruffati, che in un modo strano e ancora inspiegabile lo aveva incuriosito. Castiel non si era imposto, ne aveva cercato in alcun modo di attirare la sua attenzione, eppure lui ci era cascato lo stesso, come mai prima d’ora, e sapeva che se non l’avesse dimenticato subito sarebbe finito in un grosso guaio. E quella notte aveva pregato in un tutte le lingue di non incontrarlo in ospedale ma evidentemente Dio o chi per lui aveva altri piani.                                                          “Dean!” si sentì chiamare il dottore. Castiel. Si voltò lentamente, deglutendo a fatica, e fece un cenno con la mano.                                              “Zeke mi ha appena detto che Claire domani torna a casa.”                            “Non c’è motivo di trattenerla di più.” Castiel lo fissò a lungo, perdendosi in quei occhi verdi, e Dean dovette dare un colpo di tosse per uscire da quella situazione imbarazzante.                                                          “Ecco…volevo ringraziarla per tutto quello che ha fatto per Claire” continuò Castiel.              “Dovere.”                                                           “E volevo inoltre invitarla a pranzo per ripagarla di tutto.” Dean rimase a bocca aperta.                                                           “Ci sarà anche Zeke?” Castiel trattenne un sorriso malizioso e si avvicinò.                   “Preferirei di no” disse infine il moro. Il dottore arrossì, sorridendogli.                    “Ok, ci sto. Ma a patto che iniziamo a darci del tu.”                           “D’accordo, Dean.”  
   
 
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