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Autore: Stray cat Eyes     11/06/2009    2 recensioni
[England/America]
Ad America non è mai piaciuto dover dare spiegazioni.
Ovviamente, quello lì ne chiede sempre.
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dal titolo si può evincere come la fanfiction ruoti attorno al tema del “perché”. Importante non è tanto la domanda, quanto la risposta, ma... leggere renderà tutto più chiaro. Spero. XD
È costituita da quattro brevi parti (posso chiamarle drabbles? Mah.), assolutamente non in ordine cronologico: ragion per cui, se qualcosa non vi torna, non spaventatevi, neh?
(Date un’occhiata ai titoli: noterete che contengono ciascuno un doppio significato.)





[Because]






Can you help me?
Can you let me go?
And can you still love me
when you can’t see me anymore?
(KT Tunstall - Other side of the world)



Crying [out loud]


“Perché?”
Piove.
“Perché ho bisogno di essere libero.”
Piove. Acqua, terra, dolore, fango.
“Perché?”
Dolore, fango, Addio, orgoglio, Addio, onore.
“Perché voglio essere indipendente.”
Niente più dignità.
“Perché?”
Solo le ginocchia nel misto di pioggia, terriccio e sangue che gli corre giù dal cuore.
“Perché questa non è più una colonia. È la mia gente.”
Lacrima. Non ci credo, qualche altra lacrima, Dio non ci credo, un oceano di lacrime, sto piangendo...?
Perché?
Sta piangendo. Piange, cuore ed anima. Fa così male...?
“Perché non poteva essere altrimenti.”
Fortunatamente, la pioggia ha sempre fatto un bel lavoro, nel nascondere le lacrime.



*

Turn [off the light]


“Puoi spegnere la luce?”
È lui, voce decisa, gote arrossate.
“Perché?”
“Perché...” Deglutisce. Ad America non è mai piaciuto dover dare spiegazioni.
Ovviamente, quello lì ne chiede sempre.
“Perché devo dirti una cosa e preferisco farlo al buio, ecco.”
Inghilterra ride di tanto mistero. “E perché mai?” Chiede.
Lui sbuffa. “Perché così non potrai vedermi.”
Risatina. “E perché non dovrei vederti?”
Arriccia le labbra. “Perché mi vergogno, no?”
“E sentiamo, perché dovre...”
Un soffio: la fiamma del lume muore. I suoi occhi non vedono più granché, ma buona parte dei suoi sensi gli suggerisce che qualcuno si è avventato sulla sua bocca.
“Mi vergogno,” Esala, “perché non l’ho mai detto a nessuno, questo I love you.”



*

Fool [around]


“Mi ami?”
In piedi sul prato, con lui tra le braccia, Arthur si sente stranamente, piacevolmente stordito.
“Sì.” Risponde, con ovvietà. Ma per lui non c’è nulla di scontato.
Alfred, infatti, si allontana improvvisamente dal giovane, arretrando di un passo.
“Mi ami ancora?” Domanda.
Arthur è confuso, ora. “Cosa...?”
“Adesso,” Sottolinea lui, accennando un altro passo indietro. “Mi ami ancora?”
“Sì, certo.” Risponde infine.
America sorride, poi si sposta ancora. Due, tre, forse quattro passi.
“E adesso?” Vuole sapere.
Arthur lo guarda e annuisce, chiedendosi cosa significhi tutto ciò.
Ma Alfred si allontana di nuovo, altri sei, sette passi circa. “E adesso? Mi ami?”
Pensieroso, lui gli risponde di sì, alzando un po’ la voce perché riesca a sentirlo.
“E adesso...?”
Istante dopo istante, America si fa sempre più lontano.
“E adesso?”
Inghilterra comincia ad essere stanco di questo gioco.
Gridare perché la sua voce lo raggiunga, stare lì immobile come uno stupido mentre lui arretra e la distanza si fa più grande, sempre più grande. Non gli piace.
“America!”
Corre verso di lui a perdifiato, incurante dei fiori che calpesta lungo il cammino. Quando lo raggiunge, lo trova sorridente e tranquillo, il che lo irrita.
“Mi ami ancora?” Di nuovo la stessa domanda. Ma stavolta niente risposta.
“Che significa? Perché me lo chiedi? Perché...?”
Alfred esita, lo sguardo rivolto al prato sotto di sé. “Perché un giorno potrei essere lontano. E tu potresti non amarmi più.”
Arthur sospira. “Stupidi come te non ne nascono più.” Borbotta, sfiorandogli una guancia con un mezzo sorriso.
È cresciuto così tanto che ormai l’ha raggiunto in altezza, nota all’improvviso.
È cresciuto, e forse un giorno si allontanerà: e non saranno più cinquanta passi, ma cinquantamila miglia almeno.
Ma chi ti dice che non ti amerei ancora?



*

Ever [since that day]


Dal momento in cui lui ha rimesso piede in casa sua per la prima volta dopo diverse decadi, Arthur se l’è sempre chiesto.
Ogni volta che si è trovato in difficoltà e quell’esuberante America è sopraggiunto a risollevarlo dalle sue stesse ceneri.
Ogni volta che si sono ritrovati insieme, in quella o in altre stanze, davanti ad un vassoio di scones o un paio di hamburger, sopra o sotto le lenzuola, seduti o stravaccati sul divano, in lotta per la supremazia sul telecomando.
Ogni volta che ha potuto guardarlo negli occhi, Arthur se l’è chiesto.
E poi, non trovando una sola risposta adatta fra le mille e mille ipotesi made in Britain, l’ha chiesto a lui.
“Perché?” Gli ha domandato.
Perché te ne sei andato?
Perché sei tornato?
Perché mi ami?
Perché, fra tanti, proprio io...?

Gioia è stata quando Alfred gli ha sorriso, rubandogli l’ultimo sorso dalla lattina di birra.
“Deve proprio esserci un perché?”

Inghilterra ha sempre avuto bisogno di spiegazioni razionali - sebbene spesso abbandoni la razionalità per la fantasia - ed è altamente probabile che continui a porre i suoi “perché?” anche in futuro, alla ricerca di risposte che, a volte, non vorrebbe neppure ascoltare.
C’è però da dire che, finora, la sua preferita è stata proprio questa.



.End




Beh, cosa dire? Era da tanto che volevo, e finalmente ce l’ho fatta: ho scritto un’altra cavolata, evvai!
Ok, serietà, serietà. Uhm.
C’è bisogno di qualche spiegazione, pare. Eh? Allora rimbocchiamoci le maniche.
Innanzitutto, la fanfiction qui presente partiva come una serie di drabbles, naturalmente sconfinata in qualcos’altro; qualcosa di evidentemente ben più lungo, noioso, barboso e lacrimal-stucchevole, come mi diverto a definirlo (XD).
È bene ricordare (ancora una volta, sì) che non sono in ordine cronologico, per cui se credete di aver scovato da qualche parte un salto temporale all’indietro piuttosto che in avanti, ebbene avete visto giusto. Non avete vinto niente, ma avete visto giusto XD. Poi.
Poi c’è la questione del “questo I love you”, che non è una cosa buttata lì a caso come potrebbe sembrare; o meglio, se preferite credere che lo sia, fate pure, ma in realtà ci sarebbe una piccola, microscopica spiegazioncina. Insomma, tutti sappiamo che in inglese (così come in diverse altre lingue) le parole “ti voglio bene” e “ti amo”, che hanno due significati sostanzialmente diversi, sono dette alla stessa maniera. Cosicché, a seconda dei casi, uno dovrebbe essere in grado di capire se gli si sta dicendo “ti voglio bene, saremo amici forevah" oppure “mi sono innamorato/a di te”.
Bene, l’I love you a cui si riferisce qui America non è, ovviamente, quello che si direbbe ad un genitore, ad un amico o un fratello (e che durante l’infanzia potrebbe aver pronunciato diverse volte, nei confronti di Inghilterra), ma quello di secondo tipo, ovvero quello che direste solo e soltanto al vostro fidanzato o alla vostra fidanzata (e che generalmente marito e moglie stentano a dirsi dopo un certo numero di anni dal matrimonio XD).
Ora, è probabile che voi sagaci lettori l’aveste già ipotizzato, ma io ho preferito dirvelo lo stesso. ^^
Poipoipoipoipoi...?
Ah, già. Perché (e sottolineo il perché XD) ho reso England così monotono?
Bah, non lo so.
E perché (idem di prima) ho azzardato il fatto che lui voglia sempre e comunque spiegazioni razionali?
Uh, beh, ho semplicemente ricordato tutte le volte che ha (immancabilmente) smontato le fantasiose trovate di America (accusandolo di dire assurdità, o cose prive di logica); a questo punto, mi sono detta “Sarà un tipo razionale, no? Almeno, quanto basta per contenere la sua controparte d’oltreoceano.”. Poi mi è tornata in mente la sua passione per le creature fantastiche e/o mitologiche (fatine, folletti, unicorni ecc.) ed ho pensato che fosse un personaggio piuttosto contorto (un pochino contraddittorio, se vogliamo), visto che per poter credere e vedere determinate cose bisogna, in un certo senso, lasciare da parte il freddo raziocinio, no?
Vabbè, ma questo probabilmente non v’interessava. XD
Infine, la citazione del telecomando nell’ultima parte: non è un errore, è solo che ho voluto dare un indizio di quanto tempo fosse passato da che le due nazioni si erano riavvicinate. Capisco che possa suonare strano, ma c’è un salto temporale notevole, no? Se può aver dato fastidio, scusate. ^^’
D’accordo, non credo ci sia altro da dire. Casomai doveste avere domande, non fatevi problemi a pormele, ok?
Grazie mille per la lettura!

  
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