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Autore: ladyvonmark    11/06/2009    7 recensioni
"Come ti chiami?" le chiesi.
"Non è questo il punto".
Sorrisi.
"Ah, sì? E secondo te come faccio a scriverti una dedica?"
Era simile allo scambio di battute che era avvenuto tra me e la Ragazza Senza Nome. Quando l'avevo letto, avevo riso, perchè lo stupore che avevo provato era lo stesso.
Guardai la Ragazza Senza Nome e vidi che stava indicando un'altra ragazza, davanti a lei. Le labbra si muovevano, formando sempre la stessa parola, lo stesso nome.
Genere: Generale, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kristen Stewart, Nuovo personaggio, Robert Pattinson
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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I'd do this for you

I’d do this for you

19 novembre 2009, Roma
Certamente non era nel mio stile. Certamente non era da me. Certamente non ci avrebbe creduto nessuno. Ma io ero . Non urlavo, non emettevo suoni strozzati per lo shock, non davo gomitate alle mie compagne per l’eccitazione. Io ero sola, lì. Non lo sarei stata ancora per molto, ma in quel momento avevo una missione da compiere.
Non sono mai stata una persona ambiziosa; neanche determinata; men che mai competitiva. Ma quel giorno avevo un obiettivo e nessuno, nessuno mi avrebbe distratta. Non lo facevo per me. Come ho detto, non ero il tipo. Anzi, fosse stato per me, quei poveretti avrebbero avuto la loro vita e non un fracassamento di timpani ad ogni singola apparizione pubblica. Però avevo deciso che Lui doveva sapere. Lui se lo meritava. Chiunque meriterebbe di ascoltare quelle cose.
 
Lui apparve con poco preavviso, ma sarebbe stato impossibile non accorgersi del suo arrivo: le urla salirono a un volume inimmaginabile. Ringraziai di essere abbastanza lontana dal Gran Sasso, altrimenti ci sarebbe stata di sicuro una valanga. Scese dalla macchina e io, in gloriosa prima fila, attaccata alla transenna, accanto al portone d’ingresso di uno dei più lussuosi hotel di Roma, persi due o tre costole.
< Dio, quanto sei bonooooo! >
< MORDIMII! >
< I LOVE YOU! >
Perso l’uso del timpano, mi affrettai a raccogliere il motivo della mia presenza lì davanti: un pacchetto di fogli, non troppo sottile. Darlo a Lui mi costava davvero, ma non perché non lo meritasse, anzi. Ma era veramente importante.
Persa nelle mie riflessioni, lo vidi sorridere al gruppo accanto a me e passare avanti. No! Non puoi! Non puoi, io devo! Tu devi leggere! Il tuo sorriso è stanco, lo vedo, ma –ti prego- guardami!
< ROBERT, NO! >, esalai, disperata. Diverse persone si voltarono verso di me. Qualcuno alle mie spalle chiese se mi sentissi male. Robert invece si voltò verso di me, preoccupato. Forse avevo urlato troppo.
Ma lui s’avvicinò, con il suo sorriso rassicurante, guardandomi. Venni spinta talmente forte contro la transenna, che pensai di essere diventata appartenente agli invertebrati.
< Ehi, please, calm down >, disse lui, sorridendomi e porgendomi la mano, per farmi rialzare. Estrasse una penna. < What’s your name? >
Fissai quegli occhi di ghiaccio e dimenticai, seppure per un istante, le galline alle mie spalle.
< No, you’re wrong! Take these >, dissi, porgendogli il pacchetto bianco. < Not love letters. Please, read them. It’s really important. >
Lui le prese, guardandomi, serio. Sembravo davvero drammatica, ma lui annuì.
< No autograph? >, chiese, accigliato.
< Who cares? >, sussurrai, sorridendo. < Go, Rob. Hope you’ll enjoy. >
E Robert sparì oltre la porta dell’albergo, i gridolini eccitati delle oche rimasero.
 
Qualche ora dopo…
Aspettavo, nervosa. Lo scroscio della Fontana di Trevi arrivava ben udibile alle mie orecchie. Ero ben più agitata di quando avevo consegnato quei fogli a  Lui,  e ne avevo motivo. Avrei visto Lei. Dopo circa un anno di telefonate, di conversazioni su internet, di storie, di dediche, finalmente ci saremmo incontrate. Mi tremavano le mani. Non sapevo come ci saremmo comportate l’una con l’altra.
Certo, lei rimaneva la mia splendida Androgina, ma non sapevo se l’imbarazzo ci avrebbe bloccate.
L’IPod trasmetteva i Coldplay, In My Place. Le mani mi tremavano. Il cuore mi batteva come quello di un colibrì.
Poi la vidi.
So che può sembrare una storia d’amore.
In effetti, in un certo senso, lo è.
In questo mondo degenere, l’amore è solo la relazione tra due persone di sesso opposto, è desiderio fisico. Quello che c’era tra noi era l’intensità, l’empatia che pochi trovano. Mi chiese, qualcuno, se fossi lesbica. E io gli risi in faccia.
Tra noi c’era un’intensità che la maggior parte delle persone non ha mai sfiorato.
E a me non importava.
L’intensità di cui parlavo mi permise di riconoscerla senza il bisogno di parlarle. Era lei ed ero io e non avrei potuto sbagliare.
< Androgina! > urlai, talmente forte che altri si girarono a guardarci.
Lei sorrise e mi venne incontro e ci fu un abbraccio che mi mozzò il fiato. Fu incredibile.
 
Intanto, in una camera d’albergo…
Robert prese tra le mani il pacco che quella ragazza gli aveva affidato con tanta solennità. A caratteri cubitali, c’era scritto: “Not only Love Letters. Not Properly Love Letters”.
Robert volle vedere se quella ragazza era una bugiarda.
 
Dear Robert,
ciao. So che sarebbe educazione presentarmi. Conosco il tuo nome, tu il mio non lo sai. Ma non voglio. Il punto non sono io. Se stai leggendo questa lettera, significa che ce l’ho fatta. Questo è un regalo, per te e per Lei.
Continua a leggere questa lettera, prima di voltare pagina.
Ho diciotto anni e sono italiana, perciò perdona qualche errore grammaticale. Io non sono altro che un tramite.
Dicevo che questo è un regalo. È da parte di Lei. Si chiama Daiana. Si pronuncia come Diana, in inglese.
Vedi, lei è una persona per me fondamentale, probabilmente la più importante della mia vita. In lei c’è qualcosa di raro, una magia che non si trova nelle persone comuni. Lei crede che tu ce l’abbia.
Lei ha quindici anni. Lei ha scritto su di te.
Non prenderci per due sognatrici senza speranza. Probabilmente lo siamo, ma Lei ha una così alta opinione di te… non so come spiegarti. Ma spero che tu legga quelle storie che lei ha scritto e che io ho tradotto per te.
Non credo che tu sia il Robert che lei dipinge nelle sue pagine. Saresti un essere alieno. Solo, ti prego, leggi.
E, se tu volessi commentare, farle dei complimenti, anche insultarci, ecco, accludo il mio indirizzo e-mail.
Con tutto l’affetto che io posso provare,
Good Luck.
PS. Non ti dirò I Love You. Non ti aspetterai che io faccia come quelle altre? Edward, BITE MEEE! Che spreco di neuroni, quelle oche.
 
In un’altra camera d’albergo…
< Androgina, scusami, posso usare un momento la tua connessione? Devo controllare una cosa… >, chiesi, buttandomi sul suo letto. Accanto a me, giaceva un portatile. Ti prego, ti prego…
< Ma certo! Che me lo devi chiedere?! > rispose lei, bloccata in bagno.
Mi fiondai sul portatile e controllai subito la posta elettronica. Una parte di me, molto grande in verità, mi sbeffeggiava: Lui rispondere a me? Era più facile incontrare Orlando Bloom, Gerard Butler e James Franco insieme, che mi dichiaravano il loro amore. E poi, insomma, ero negata per queste cose; le mie aspettative venivano deluse puntualmente. Perciò chi me lo faceva fare a-…
 
Dear Unknown Girl,
non mi hai detto il tuo nome, non è importante, ma io non so come chiamarti. Ammetto che questa è una situazione nuova, mai nessuno mi aveva regalato queste cose…
 
Sospirai, quando terminai di leggere quella lunga lettera.
Ero decisamente impazzita.
 
*
 
20 novembre 2009, Roma
 
Le urla avevano ripreso a pieno ritmo. Sospirai, rassegnato. Non potevo farci niente. Quella volta mi era andata meglio del solito, si trattava solo di arrivare all’ingresso del cinema, dopo aver sorriso e firmato qualche autografo.
Odiavo le ragazzine.
Odiavo quegli urli acuti, odiavo i ‘Mordimi’, così come, soprattutto, odiavo Edward Cullen. Be’, chiunque lo avrebbe odiato. Nessuno è perfetto, tantomeno quel vampiro. E, a maggior ragione, io. Io e la perfezione eravamo due cose molto distanti, ma tutte quelle oche urlanti non volevano proprio capirlo.
Kristen mi lanciò un’occhiata divertita, prima di scendere dalla macchina.
Nella mischia.
Di nuovo, come sempre, riprendemmo a fingere di essere quello che non eravamo: persone indistruttibili e senza sentimenti. Le ragazze erano talmente scontate… nessuna aveva chiesto qualcosa di diverso da un bacio o da un… sì, un morso.
Avevo quel pacco che mi si era impresso a fuoco nella memoria. E chissà quando l’avrei dimenticato…
 
< Oh, Edward, bite me! >, erano testarde davvero, quelle tipe. Risi, fingendo di divertirmi. Proprio un bel divertimento, pensai tra me e me, quando l’ennesima ragazza mi toccò il braccio. Odiavo essere toccato in continuazione. Che cos’ero, un cucciolo di barboncino?
A un certo punto, nella folla, incontrai gli occhi scuri della Ragazza Senza Nome del pacco. Mi venne più che naturale sorridere a lei che era l’unica che mi aveva chiesto qualcosa di diverso.
Mi aveva chiesto di leggere.
“Come ti chiami?”  le chiesi.
“Non è questo il punto”.
Sorrisi.
“Ah, sì? E secondo te come faccio a scriverti una dedica?”
Era simile allo scambio di battute che era avvenuto tra me e la Ragazza Senza Nome. Quando l’avevo letto, avevo riso, perché lo stupore che avevo provato era lo stesso.
Guardai la Ragazza Senza Nome e vidi che stava indicando un’altra ragazza, davanti a lei. Le labbra si muovevano, formando sempre la stessa parola, lo stesso nome.
Daiana.
Era lei. Quella Lei di cui la Ragazza Senza Nome aveva tanto parlato.
“Sì”, sussurrai.
“Solo per te, Rob”.
Mi diressi a grandi passi verso di loro. La Ragazza Senza Nome prese a sorridere, mentre Lei spalancava gli occhi. Le urla si fecero più assordanti, ma non me ne curai. Quando arrivai davanti a loro, feci la cosa più spontanea che mi venne in mente.
Abbracciai forte Lei.
< Anche se non sono l’uomo migliore del mondo >, le sussurrai, stringendola < vorrei che mi chiamassi davvero Admeto >.
Sentii le sue mani tremanti sulla mia schiena e sorrisi. Non m’importava delle altre ragazze urlanti. Mi rimbombavano nella testa tutte le parole meravigliose che aveva scritto di me.
< You have to go, Rob >, la Ragazza Senza Nome poggiò una mano sulla mia spalla. Non fu prepotente come tutte le altre mani e non rovinò quel momento. Alzai la testa e le sorrisi, commosso.
< Thank you. >
< You both deserve this. >
Il mio sguardo si spostò su Lei. Le sorrisi, allontanandomi un poco.
< Time to go, Darling. Goodbye. >
Lasciata la sua guancia, mi voltai tornai alla mia vita ordinaria.
 
Qualche minuto dopo…
 
< Da quanto abbracci le fan? > chiese Kristen, beffarda. Sollevai un sopracciglio. Sembrava così abituata alla nuova vita, che non credevo qualcosa come quello che mi era appena accaduto avrebbe potuto sorprenderla.
< Da quando alcune di loro sono incredibili >, dissi, alzando le spalle. Osservai uno degli uomini del servizio d’ordine.
< Oh, davvero? >, rise lei, divertita < non ti ha urlato nell’orecchio di morderla? Facciamo progressi! >
< Chiedo scusa >, feci a quell’uomo che avevo visto, ignorando Kristen < avrei bisogno di una cosa… >
 
Ancora qualche minuto dopo…
< A che pensi, Rob? >, fece Kristen, voltandosi verso di me. Alzai le spalle.
< A volte davvero possono stupirti. >
< Ancora quelle fan incredibili? >, rise lei, sistemandosi nella poltrona < io non vedo l’ora di tornare a casa! >
In teoria anche io. Ma…
< Mi scusi, signor Pattinson >, l’uomo della sicurezza si avvicinò, guardandosi intorno con circospezione; dietro di lui, un sorriso a 50 denti ed un viso sconvolto.
< Oh, thank you very much! >, ringraziai, contento. L’uomo s’allontanò. < Hi, Unknown Girl. >
La Ragazza Senza Nome sorrise, alzando le spalle, e spinse avanti Lei.
< Hi >, salutai, sorridendole. Le indicai il posto alla mia destra e lei, fissandomi con quei suoi occhi grandi, sedette, imitata dalla sua amica.
Ignorai la faccia sconvolta di Kristen. Nessuno le aveva rivolto parole belle quanto quelle che Lei aveva scritto per me, quindi non poteva capire. Alle spalle di Lei, vidi la Ragazza Senza Nome sorridere, soddisfatta, per poi attaccare tranquillamente bottone con Taylor e Peter.
< Non… >, la voce di Lei mi colse alla sprovvista, < non riesco a capire che stia succedendo… >
Sorrisi e le mostrai le parole che più mi avevano colpito; Lei  sbiancò, facendomi ridere.
< Sai… io credo che tutti dovrebbero avere un’Alcesti. Se lei fosse come te. Tutti meriterebbero di sentire parole così meravigliose, Alcesti. Perciò… per stasera, vorresti essere la mia Alcesti? >
Non rispose. Le luci si abbassarono in sala, il film stava per iniziare.
Ma il suo sorriso emozionato fu una risposta più che sufficiente.




Note e disclaimer…

Questa è, probabilmente, la più difficile storia che io abbia scritto.
E, credo, anche quella che mi sta a cuore di più.
Non voglio annoiarvi.
Scusate il pessimo inglese, se ci sono errori di grammatica -e ci saranno, di sicuro- perdonate la mia ignoranza. 
Alcuni pezzi sono tratti dalla fiction Solitude, di Doddola93.
Avrete capito, spero, per chi è.
Mi sono scoperta, ho messo davvero in evidenza i miei sentimenti. Ma carpe diem. Le persone speciali capitano una volta nella vita.
Perciò è per te, Androgina.
E’ tutto quello che ho da offrire.
Love you.
 
Purtroppo non è successo. Non ho conosciuto Robert, né Kristen, né Taylor, né Peter. Lei sì, però! Non credo che New Moon verrà trasmesso in anteprima qui da noi e, di certo, non avrò un posto accanto a Taylor e Peter. Sennò pensate che sarei ancora in libertà, dopo il tentato stupro?
  
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