I’d do this for you
- 19
novembre 2009, Roma
- Certamente
non era nel mio stile. Certamente non era da me. Certamente non ci avrebbe
creduto nessuno. Ma io ero lì. Non
urlavo, non emettevo suoni strozzati per lo shock, non davo gomitate alle mie
compagne per l’eccitazione. Io ero sola, lì.
Non lo sarei stata ancora per molto, ma in quel momento avevo una missione da
compiere.
- Non
sono mai stata una persona ambiziosa; neanche determinata; men che mai
competitiva. Ma quel giorno avevo un obiettivo e nessuno, nessuno mi avrebbe distratta. Non lo facevo per me. Come ho detto,
non ero il tipo. Anzi, fosse stato per me, quei poveretti avrebbero avuto la
loro vita e non un fracassamento di timpani ad ogni singola apparizione
pubblica. Però avevo deciso che Lui
doveva sapere. Lui se lo meritava.
Chiunque meriterebbe di ascoltare quelle cose.
- Lui apparve con poco
preavviso, ma sarebbe stato impossibile non accorgersi del suo arrivo: le urla
salirono a un volume inimmaginabile. Ringraziai di essere abbastanza lontana
dal Gran Sasso, altrimenti ci sarebbe stata di sicuro una valanga. Scese dalla
macchina e io, in gloriosa prima fila, attaccata alla transenna, accanto al
portone d’ingresso di uno dei più lussuosi hotel di Roma, persi due o tre
costole.
- <
Dio, quanto sei bonooooo! >
- <
MORDIMII! >
- <
I LOVE YOU! >
- Perso
l’uso del timpano, mi affrettai a raccogliere il motivo della mia presenza lì
davanti: un pacchetto di fogli, non troppo sottile. Darlo a Lui mi costava davvero, ma non perché
non lo meritasse, anzi. Ma era veramente importante.
- Persa
nelle mie riflessioni, lo vidi sorridere al gruppo accanto a me e passare
avanti. No! Non puoi! Non puoi, io devo! Tu devi leggere! Il tuo sorriso è
stanco, lo vedo, ma –ti prego- guardami!
- <
ROBERT, NO! >, esalai, disperata. Diverse persone si voltarono verso di me.
Qualcuno alle mie spalle chiese se mi sentissi male. Robert invece si voltò
verso di me, preoccupato. Forse avevo urlato troppo.
- Ma
lui s’avvicinò, con il suo sorriso rassicurante, guardandomi. Venni spinta
talmente forte contro la transenna, che pensai di essere diventata appartenente
agli invertebrati.
- <
Ehi, please, calm down >, disse lui, sorridendomi e porgendomi la mano, per
farmi rialzare. Estrasse una penna. < What’s your name? >
- Fissai
quegli occhi di ghiaccio e dimenticai, seppure per un istante, le galline alle
mie spalle.
- <
No, you’re wrong! Take these >, dissi, porgendogli il pacchetto bianco. < Not love letters. Please, read them. It’s really important. >
- Lui le prese, guardandomi, serio. Sembravo davvero
drammatica, ma lui annuì.
- <
No autograph? >, chiese, accigliato.
- <
Who cares? >, sussurrai, sorridendo. <
Go, Rob. Hope you’ll enjoy. >
- E
Robert sparì oltre la porta dell’albergo, i gridolini eccitati delle oche
rimasero.
- Qualche ora dopo…
- Aspettavo,
nervosa. Lo scroscio della Fontana di Trevi arrivava ben udibile alle mie
orecchie. Ero ben più agitata di quando avevo consegnato quei fogli a Lui, e ne avevo motivo. Avrei visto Lei. Dopo circa un anno di telefonate,
di conversazioni su internet, di storie, di dediche, finalmente ci saremmo
incontrate. Mi tremavano le mani. Non sapevo come ci saremmo comportate l’una
con l’altra.
- Certo,
lei rimaneva la mia splendida Androgina, ma non sapevo se l’imbarazzo ci
avrebbe bloccate.
- L’IPod trasmetteva i Coldplay, In My Place. Le mani mi tremavano. Il
cuore mi batteva come quello di un colibrì.
- Poi
la vidi.
- So
che può sembrare una storia d’amore.
- In
effetti, in un certo senso, lo è.
- In
questo mondo degenere, l’amore è solo la relazione tra due persone di sesso
opposto, è desiderio fisico. Quello che c’era tra noi era l’intensità,
l’empatia che pochi trovano. Mi chiese, qualcuno, se fossi lesbica. E io gli
risi in faccia.
- Tra
noi c’era un’intensità che la maggior parte delle persone non ha mai sfiorato.
- E
a me non importava.
- L’intensità
di cui parlavo mi permise di riconoscerla senza il bisogno di parlarle. Era lei
ed ero io e non avrei potuto sbagliare.
- <
Androgina! > urlai, talmente forte che altri si girarono a guardarci.
- Lei
sorrise e mi venne incontro e ci fu un abbraccio che mi mozzò il fiato. Fu
incredibile.
- Intanto, in una camera
d’albergo…
- Robert
prese tra le mani il pacco che quella ragazza gli aveva affidato con tanta
solennità. A caratteri cubitali, c’era scritto: “Not only Love Letters. Not
Properly Love Letters”.
- Robert
volle vedere se quella ragazza era una bugiarda.
- Dear Robert,
- ciao. So che sarebbe
educazione presentarmi. Conosco il tuo nome, tu il mio non lo sai. Ma non
voglio. Il punto non sono io. Se stai leggendo questa lettera, significa che ce
l’ho fatta. Questo è un regalo, per te e per Lei.
- Continua a leggere
questa lettera, prima di voltare pagina.
- Ho diciotto anni e sono
italiana, perciò perdona qualche errore grammaticale. Io non sono altro che un
tramite.
- Dicevo che questo è un
regalo. È da parte di Lei. Si chiama Daiana. Si pronuncia come Diana, in
inglese.
- Vedi, lei è una persona
per me fondamentale, probabilmente la più importante della mia vita. In lei c’è
qualcosa di raro, una magia che non si trova nelle persone comuni. Lei crede
che tu ce l’abbia.
- Lei ha quindici anni.
Lei ha scritto su di te.
- Non prenderci per due
sognatrici senza speranza. Probabilmente lo siamo, ma Lei ha una così alta
opinione di te… non so come spiegarti. Ma spero che tu legga quelle storie che
lei ha scritto e che io ho tradotto per te.
- Non credo che tu sia il
Robert che lei dipinge nelle sue pagine. Saresti un essere alieno. Solo, ti
prego, leggi.
- E, se tu volessi
commentare, farle dei complimenti, anche insultarci, ecco, accludo il mio
indirizzo e-mail.
- Con tutto l’affetto che
io posso provare,
- Good Luck.
- PS. Non ti dirò I Love
You. Non ti aspetterai che io faccia come quelle altre? Edward, BITE MEEE! Che
spreco di neuroni, quelle oche.
- In un’altra camera
d’albergo…
- <
Androgina, scusami, posso usare un momento la tua connessione? Devo controllare
una cosa… >, chiesi, buttandomi sul suo letto. Accanto a me, giaceva un
portatile. Ti prego, ti prego…
- <
Ma certo! Che me lo devi chiedere?! > rispose lei, bloccata in bagno.
- Mi
fiondai sul portatile e controllai subito la posta elettronica. Una parte di
me, molto grande in verità, mi sbeffeggiava: Lui rispondere a me? Era più facile incontrare Orlando Bloom,
Gerard Butler e James Franco insieme, che mi dichiaravano il loro amore. E poi,
insomma, ero negata per queste cose; le mie aspettative venivano deluse
puntualmente. Perciò chi me lo faceva fare a-…
- Dear Unknown Girl,
- non mi hai detto il tuo
nome, non è importante, ma io non so come chiamarti. Ammetto che questa è una
situazione nuova, mai nessuno mi aveva regalato queste cose…
- Sospirai,
quando terminai di leggere quella lunga lettera.
- Ero
decisamente impazzita.
- *
- 20 novembre 2009, Roma
- Le
urla avevano ripreso a pieno ritmo. Sospirai, rassegnato. Non potevo farci
niente. Quella volta mi era andata meglio del solito, si trattava solo di
arrivare all’ingresso del cinema, dopo aver sorriso e firmato qualche
autografo.
Odiavo le ragazzine. - Odiavo
quegli urli acuti, odiavo i ‘Mordimi’, così come, soprattutto, odiavo Edward
Cullen. Be’, chiunque lo avrebbe odiato. Nessuno è perfetto, tantomeno quel
vampiro. E, a maggior ragione, io. Io e la perfezione eravamo due cose molto
distanti, ma tutte quelle oche urlanti non volevano proprio capirlo.
- Kristen
mi lanciò un’occhiata divertita, prima di scendere dalla macchina.
Nella mischia. - Di
nuovo, come sempre, riprendemmo a fingere di essere quello che non eravamo:
persone indistruttibili e senza sentimenti. Le ragazze erano talmente scontate…
nessuna aveva chiesto qualcosa di diverso da un bacio o da un… sì, un morso.
Avevo quel pacco che mi si era impresso a fuoco nella memoria. E chissà quando l’avrei dimenticato… - <
Oh, Edward, bite me! >, erano testarde davvero, quelle tipe. Risi, fingendo
di divertirmi. Proprio un bel divertimento, pensai tra me e me, quando l’ennesima
ragazza mi toccò il braccio. Odiavo essere toccato in continuazione. Che cos’ero,
un cucciolo di barboncino?
- A
un certo punto, nella folla, incontrai gli occhi scuri della Ragazza Senza Nome
del pacco. Mi venne più che naturale sorridere a lei che era l’unica che mi
aveva chiesto qualcosa di diverso.
- Mi
aveva chiesto di leggere.
- “Come ti chiami?” le chiesi.
- “Non è questo il punto”.
- Sorrisi.
- “Ah, sì? E secondo te
come faccio a scriverti una dedica?”
- Era
simile allo scambio di battute che era avvenuto tra me e la Ragazza Senza Nome.
Quando l’avevo letto, avevo riso, perché lo stupore che avevo provato era lo
stesso.
- Guardai
la Ragazza Senza Nome e vidi che stava indicando un’altra ragazza, davanti a
lei. Le labbra si muovevano, formando sempre la stessa parola, lo stesso nome.
- Daiana.
- Era
lei. Quella Lei di cui la Ragazza
Senza Nome aveva tanto parlato.
- “Sì”, sussurrai.
- “Solo per te, Rob”.
- Mi
diressi a grandi passi verso di loro. La Ragazza Senza Nome prese a sorridere,
mentre Lei spalancava gli occhi. Le
urla si fecero più assordanti, ma non me ne curai. Quando arrivai davanti a
loro, feci la cosa più spontanea che mi venne in mente.
- Abbracciai
forte Lei.
- <
Anche se non sono l’uomo migliore del
mondo >, le sussurrai, stringendola < vorrei che mi chiamassi davvero Admeto >.
- Sentii
le sue mani tremanti sulla mia schiena e sorrisi. Non m’importava delle altre
ragazze urlanti. Mi rimbombavano nella testa tutte le parole meravigliose che
aveva scritto di me.
- <
You have to go, Rob >, la Ragazza Senza Nome poggiò una mano sulla mia
spalla. Non fu prepotente come tutte le altre mani e non rovinò quel momento.
Alzai la testa e le sorrisi, commosso.
- <
Thank you. >
- <
You both deserve this. >
- Il
mio sguardo si spostò su Lei. Le
sorrisi, allontanandomi un poco.
- < Time to go, Darling. Goodbye.
>
- Lasciata
la sua guancia, mi voltai tornai alla mia vita ordinaria.
- Qualche minuto dopo…
- <
Da quanto abbracci le fan? > chiese Kristen, beffarda. Sollevai un
sopracciglio. Sembrava così abituata alla nuova vita, che non credevo qualcosa
come quello che mi era appena accaduto avrebbe potuto sorprenderla.
- <
Da quando alcune di loro sono incredibili >, dissi, alzando le spalle.
Osservai uno degli uomini del servizio d’ordine.
- <
Oh, davvero? >, rise lei, divertita < non ti ha urlato nell’orecchio di
morderla? Facciamo progressi! >
- <
Chiedo scusa >, feci a quell’uomo che avevo visto, ignorando Kristen <
avrei bisogno di una cosa… >
- Ancora qualche minuto
dopo…
- <
A che pensi, Rob? >, fece Kristen, voltandosi verso di me. Alzai le spalle.
- <
A volte davvero possono stupirti. >
- <
Ancora quelle fan incredibili? >, rise lei, sistemandosi nella poltrona <
io non vedo l’ora di tornare a casa! >
- In
teoria anche io. Ma…
- <
Mi scusi, signor Pattinson >, l’uomo della sicurezza si avvicinò, guardandosi
intorno con circospezione; dietro di lui, un sorriso a 50 denti ed un viso
sconvolto.
- < Oh, thank you very much! >, ringraziai, contento.
L’uomo s’allontanò. < Hi, Unknown Girl. >
- La
Ragazza Senza Nome sorrise, alzando le spalle, e spinse avanti Lei.
- <
Hi >, salutai, sorridendole. Le indicai il posto alla mia destra e lei,
fissandomi con quei suoi occhi grandi, sedette, imitata dalla sua amica.
Ignorai la faccia sconvolta di Kristen. Nessuno le aveva rivolto parole belle quanto quelle che Lei aveva scritto per me, quindi non poteva capire. Alle spalle di Lei, vidi la Ragazza Senza Nome sorridere, soddisfatta, per poi attaccare tranquillamente bottone con Taylor e Peter. - <
Non… >, la voce di Lei mi colse
alla sprovvista, < non riesco a capire che stia succedendo… >
- Sorrisi
e le mostrai le parole che più mi avevano colpito; Lei sbiancò, facendomi
ridere.
- <
Sai… io credo che tutti dovrebbero avere un’Alcesti. Se lei fosse come te.
Tutti meriterebbero di sentire parole così meravigliose, Alcesti. Perciò… per
stasera, vorresti essere la mia Alcesti? >
- Non
rispose. Le luci si abbassarono in sala, il film stava per iniziare.
- Ma il suo sorriso emozionato fu una risposta più che sufficiente.
Note e disclaimer…
- Questa
è, probabilmente, la più difficile storia che io abbia scritto.
- E,
credo, anche quella che mi sta a cuore di più.
- Non voglio annoiarvi.
- Scusate il pessimo inglese, se ci sono errori di grammatica -e ci saranno, di sicuro- perdonate la mia ignoranza.
- Alcuni pezzi sono tratti dalla fiction Solitude, di Doddola93.
- Avrete
capito, spero, per chi è.
- Mi
sono scoperta, ho messo davvero in evidenza i miei sentimenti. Ma carpe diem.
Le persone speciali capitano una volta nella vita.
- Perciò
è per te, Androgina.
E’ tutto quello che ho da offrire. - Love
you.
- Purtroppo
non è successo. Non ho conosciuto Robert, né Kristen, né Taylor, né Peter. Lei sì, però! Non credo che New Moon
verrà trasmesso in anteprima qui da noi e, di certo, non avrò un posto accanto
a Taylor e Peter. Sennò pensate che sarei ancora in libertà, dopo il tentato
stupro?