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Autore: DokuSasori    11/06/2009    1 recensioni
"Non avevamo mai voluto ricordare nient’altro che noi due e basta, sino a quel momento.Eppure sapevamo entrambi,che c’era qualcun altro"
I Gemelli dopo lo scontro nell'Arca di Noah si ritrovano a pensare al proprio passato e a rendersi conto di volerlo approfondire maggiormente. Ciò li porterà a incontri con persone della loro infanzia tormentata e a fare esperienze che li aiuteranno a crescere un pò di più. [JasdebixOC]
Genere: Romantico, Triste, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altro personaggio , Nuovo personaggio
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Cap.3 Pensieri 
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Durante il nostro vagabondaggio ci rendemmo conto che non era poi così male da una parte che molte delle persone che un tempo ci maltrattavano ora fossero diventate akuma. Per prima cosa entrambi ci sentivamo come soddisfatti, appagati da una piccola vendetta come quella, che purtroppo non era però venuta per mani nostre, come seconda cosa un sacco di gente ora ci sorrideva e salutava,cosa a cui non eravamo abituati, ma soprattutto ci aiutava quando chiedevamo informazioni. Dopo circa mezz’ora di cammino finalmente eravamo riusciti a trovare qualche akuma che ci portasse alla nostra destinazione senza troppe domande, insomma un lv2 silenzioso ed efficiente, sicuramente i nostri preferiti. Fummo lasciati davanti ad un edificio grigio, con diverse finestre a pezzi e che si estendeva per circa tre piani d’altezza. Non era circondato da molte case,ne tanto meno dava su una strada trafficata, solamente il fumo delle fabbriche poco lontano non lo aveva aiutato ad apparire da subito come un bell’edificio. Ad ogni modo, meglio così. Fu più facile ad entrambi ricordare il nostro passato quasi subito,visto che avevamo trascorso lì dentro circa tre quarti della nostra infanzia. 

Eravamo piccoli quando ciò accadde, circa quattro anni, da poco ci eravamo scoperti Noah e la trasformazione era stata fra le più tragiche.Non ricordavamo praticamente niente l’uno dell’altro, anzi, l’unica cosa che sapevamo era che avevamo bisogno di stare assieme e basta. Condividevamo gli stessi pensieri,eravamo in due,ma con una sola testa. Di notte stavamo vicini, per scaldarci e farci coraggio da soli, visto che all’improvviso ci eravamo ritrovati in mezzo ad una strada senza sapere il perché o cosa fosse successo. Rimanevamo seduti per terra,schiena al muro e con le dita intrecciate per avere un qualche contatto fisico.La fronte ci bruciava da morire e potevamo sentire chiaramente il sangue caldo scenderci lungo il volto, sino a fermarsi al collo e ad impregnarsi nei vestiti logori che indossavamo da chissà quanto. Restammo lì per giorni, non avevamo fame, non la sentivamo neanche, a malapena le voci scioccate dei passanti ci arrivavano alle orecchie. Evidentemente il nostro corpo non subiva già più i dolori dell’umanità. Comunque non tutti dovevano pensare alla stessa maniera in città quei giorni,o sennò non saremmo mai stati adottati. Ricordiamo benissimo la notte che accadde, era una di quelle giornate da pioggia,fredde e ventose in cui la gente si ritrovava a casa con i familiari sul divano e con in mano una tazza di cioccolata calda fumante. Gente che naturalmente non badava a due bambini rannicchiati in un angolo come spazzatura, o almeno così succedeva per la maggior percentuale. Non sappiamo se fu colpa nostra e dei nostri pianti o semplicemente fortuna quella che condusse quella donna a prenderci con se. Ci sentimmo presi in braccio all’improvviso,probabilmente non pesavamo molto dato che il nostro corpo da Noah non mangiava da settimane, e la cosa più chiara che ricordiamo accadde subito dopo fu il nostro risveglio in una piccola camera da letto, l’uno vicino all’altro sotto delle spesse coperte chiare,con abiti morbidi e puliti e bende che fasciavano la fronte di entrambi. 
Il volto ben chiaro che si mise davanti a noi ci rimase da allora sempre impresso bene nella mente: capelli raccolti,biondi, e due piccoli occhi azzurri che ci guardavano gentili, anche se era solo una sensazione sconosciuta visto che non avevamo mai guardato nessuno così da vicino fino ad allora.

-Buongiorno,signorini-
la voce che catturò entrambi era calda e acuta allo stesso tempo, voce appartenente ad una giovane donna che probabilmente mai in vita sua aveva
parlato a due bambini della nostra età.
-Dormito bene?-
-Signora, non credo che dovrebbe avvicinarsi troppo!-
-Oh,sciocchezze!-
-Signora potrebbero avere la malaria o qualche altra malattia!-
-Suvvia, cosa possono mai fare due bambini così piccoli di male?!-
Lasciammo scorrere lo sguardo sull’altra figura imponente accanto alla donna che ci parlava. Era più piccola e tarchiata di lei e i suoi capelli seppur raccolti sul capo non le conferivano per niente un aria da signora,anzi, la facevano sembrare una vecchia strega.Ricordo che sorridemmo entrambi a quel pensiero che ci era passato per la testa, probabilmente il primo sorriso divertito della nostra vita in due.
-Non sono adorabili,Debitto e Jasdero!?-
-Gli ha già dato dei nomi! Signora! Non vorrà tenerli?!-
-Certo che sì, rompiscatole di una badante che non sei altro!-
Sorridemmo entrambi nuovamente a quella scenetta di lite che ci si parava davanti.Le parole con cui si era rivolta a noi continuavano a ronzarci in testa incuriosendoci.
-Cosa…- parlai io per primo,come al solito.. -..sono dei nomi?-
Ci sorrise,e sedendosi sul bordo del letto accanto a noi iniziò a spiegarci
-Un nome è una cosa che si da a una persona,bambini. In questo modo quando la chiamerete lei tornerà sempre da voi,perché saprà che la state cercando!-


Da quel momento decidemmo di farci chiamare Jasdebi, e non gemelli. Perché per la prima volta,quelle parole,quella donna, ci avevano fatto sentire una persona.
Durante la permanenza in quella casa venimmo entrambi trattati alla pari di bambini normali,e non Noah. Ci venivano dati cibo e acqua e ogni genere di comfort che potevamo volere. La signora non faceva mai riferimento in modo maligno alle stigmate che avevamo in fronte, ogni volta che le chiedevamo informazioni si limitava a dire che erano segni di Dio, perché anche noi,come angeli terrestri, dovevamo portare la sua parola alla gente. Quando dopo tre anni di notti insonnie e sofferenze la memoria di Noah fu completamente risvegliata fu il conte a venire direttamente a reclutarci. Ci fece abbandonare casa senza troppi saluti alla nostra “mamma”dicendo che aveva già pensato lui a tutto. Gli credemmo come solo due bambini di sette anni avrebbero potuto fare e,neanche a dirlo, da quel giorno non mettemmo più piede in quella casa.

Inutile dire che la signora non sa nulla di quel che è successo ad entrambi, che probabilmente si aspetterebbe di rivedere due adolescenti per bene,che studiano,escono con amici e hanno entrambi la ragazza. Non di certo due “Noah” assassini che fanno danni e stanno sempre l’uno con l’altro.
Dopotutto io e mio fratello abbiamo sempre avuto paura di rimanere soli,e non solo perché così i nostri attacchi non hanno effetto. 
Semplicemente ritrovarsi l’uno senza l’altro è un pensiero che ci fa rabbrividire entrambi,allo stesso tempo. Non è difficile da credere che il Legame dei Noah abbia paura della separazione,vero? E allora mi domando: perché siamo qui,di nuovo?Perché rischiamo ancora di venir trattati diversamente? Cos’è che ha smosso il nostro velo di diffidenza e finzione? Mi basta guardarlo negli occhi per capire al volo che anche lui ha paura. Quell’espressione seria e impaurita che ha scacciato via l’eterno sorriso allegro sul suo volto mi fa titubare un attimo della scelta fatta poco prima,ma ormai è troppo tardi e me ne rendo conto quando tolgo da sopra il campanello il mio indice destro.

-Debi e se non si ricorda di noi?!-
mi voltai un attimo ad osservarlo, e neanche a dirlo aveva già le lacrime agli occhi
-Non essere stupido! Certo che si ricorda di noi!- 
-…E se non le piacciamo?-
Sbuffai,roteando gli occhi
-Bhe, siamo così, prendere o lasciare-
-Ih! Non ci farà lasciare vero?!-
-Ma figurati!!-

Già, perché la paura che non ci volesse vedere era tanta. Non sapevamo neanche che scusa avesse inventato il Conte. E se in realtà non sapesse la verità? Se in realtà avrebbe chiamato la polizia per farci riportare dai nostri genitori? Non che ne avessimo,o almeno, non lo sapevamo di certo. Sì, l’idea assurda che ci avesse tenuto solo perché da piccoli si fa tenerezza ci era balenata in mente. Chiamateci paranoici,ma di far fuori lei ed eventuali poliziotti proprio non ci andava,così come l’ipotesi di venire portati via perché minorenni e di doverci,appunto,separare. Che giri contorti che ci eravamo fatti venire in mente.
Passò neanche un minuto da quando avevo schiacciato il campanello che il rumore della porta che si apriva fece scattare entrambi su l’attenti. 
Mi venne quasi spontaneo iniziare a mordermi il labbro inferiore in tic nervoso, che sottoforma di “importunamento ai capelli” avvenne anche in mio fratello. 

-Chi è?-
Titubammo un attimo, ma neanche il tempo di posare lo sguardo sulla figura della donna bionda davanti a noi che subito ci accorgemmo entrambi che effettivamente non era una donna.
-Umh? Non vogliamo comprare niente,andate via!-
Sicuramente le nostre facce in questo momento dovevano essere del tipo “è?!”
-Tu…non sei vecchia!-
-E non hai il seno mollo! Ih!-
-E neanche le borse sotto gli occhi!-
-E neanche la pelle flaccida! Hi Hi!-
La figura della ragazza davanti a noi sembrò sul punto di esplodere
-MA COME VI PERMETTETE!! MA DICO VI SIETE VISTI?! SEMBRATI USCITI DA UN FILM DELL'ORRORE!- 
E con una pernacchia sonora ci sbatté mooolto delicatamente la porta in faccia.

Restammo in silenzio sconvolti a fissare il legno scuro davanti a noi mentre le voci all’interno della casa ci arrivavano a stento alle orecchie
“Chi era Mia?” “Due idioti!” “Due idioti?” “Uno biondo con un antenna in testa e uno coi capelli a scopino neri! Hanno iniziato ad insultarmi e gli ho chiuso la porta in faccia!” “…che strana descrizione,ma sei sicura?”
Il rumore di passi che sostituì le parole ci fece capire che qualcuno stava apprestandosi ad aprire la porta e finalmente entrambi tornammo coi piedi per terra.
-Quella demente! Adesso le faccio vedere io chi è da film dell’orrore o meno! Non si riconoscerà neanche allo specchi dopo,tzè!-
-Esatto,Hi Hi!-
Aspettammo entrambi con le pistole puntate alla porta che quella put…simpatica signorina, ci venisse ad aprire nuovamente, e quando ciò accadde…

-MUORI  SCE..!-
-…-
-…Ah??-
-…-
quella non era decisamente la persona di prima.
-…LEI E’ VECCHIA!-
-…bambini?!-

 

 

 

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@inthemirror: in parte avevi azzeccato :D il racconto flash back era sulla madre, mentre il personaggio OC sarà...sarà...vedrai nel prossimo :P
cmq il mio preferito, se proprio dovessi scegliere con una pistola alla tempia, direi Debit, ma in realtà adoro entrambi. Deb fisicamente è più carino solo perchè non fa le facce stralunate di suo fratello, perchè sono sicura che anche Jasdero quando è normale è tenerissimo come nella cover del capitolo "Twins room" *w* in più i loro caratteri sono complementari, quindi è difficile avere uno senza l'altro... ma a me va bene anche il paghi 1 prendi 2 :P spero di aver reso in parte come la penso sulla loro infanzia, io per prima ho le idee confuse a riguardo comunque al massimo provo a buttare giu altre idee e nel prossimo cap. ti dico :D

Grazie a chi legge, anche se non commenta XD (dopotutto lo faccio anche io con altre fiction quindi vi capisco XD) e a chi ha messo in fav. :)

  
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