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Autore: Anown    20/06/2017    2 recensioni
Celia va a prendere all'uscita da scuola il suo fratellino Harold che è voluto andarci nonostante abbia da poco subito un'operazione, ma inizialmente la ragazza non troverà il fratellino da nessuna parte...
Se vi va di leggere e magari anche lasciare un parere mi fa molto piacere.
Grazie dell'attenzione.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harold, Nuovo Personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Tornai a casa verso le dieci di mattina. Ero molto assonnata, la notte l’avevo passata in aereo e praticamente non avevo chiuso occhio, un po’ a causa delle turbolenze, un po’ a causa della paura che mi provocavano… nemmeno il sonnifero era servito…
Invece di coricarmi subito andai nella stanza del mio fratellino, mentre ero in Polonia per uno scambio culturale avevo saputo che il piccoletto aveva subito un’operazione a causa di una deformazione dei reni, volevo vedere come si sentiva. In realtà era abituato a stare spesso in ospedale, era piuttosto fragile, si ammalava facilmente e a volte aveva avuto degli attacchi d’asma abbastanza violenti, ma questa era la prima volta che subiva un’operazione vera e propria quindi ero un po’ in pensiero. Magari aveva avuto paura, in fondo aveva solo sei anni ed io dall’alto dei miei quindici anni di vita pensavo che rimandare l’ora del riposo per confortarlo fosse il mio dovere di sorella maggiore.
-Uhm… Harold, ma dove sei?- dissi ad alta voce non trovandolo a letto. Chiesi spiegazioni a mia madre che mi informò che era voluto andare a scuola. La cosa mi lasciò perplessa e un po’ preoccupata ad essere sincera, ma ormai stavo per crollare così mi diressi verso il materasso e mi ripromisi di andare a prenderlo all’uscita per compensare.
Una volta arrivata a scuola setacciai il cortile da cima a fondo, ma del mio fratellino nemmeno l’ombra… mi avvicinai a un’insegnante, la maestra di mio fratello, cercando di non mostrare né ansia, né stanchezza. Nonostante il riposo mi sentivo ancora a pezzi… forse avrei dovuto chiamare qualcuno per raccogliermi…
-S-scusi…- la donna si voltò verso di me e cominciò a squadrarmi per capire chi fossi. -Sa dove si trova mio fratello?- l’insegnante sembrò pensarci un po’.
-Tuo fratello…- ripeté poi qualcosa sembrò tornargli in mente. -Ah, Harold Mcgrady… giusto?- io annuì fiduciosa… -No, mi spiace.-
Che fosse già tornato a casa da solo?  In teoria sapeva che la mamma sarebbe dovuta andare a prenderlo, ma magari avevo dormito troppo, si era stancato di aspettare e ora stava provando a tornare a casa per conto suo… la cosa non mi suonava affatto rassicurante… Mi guardai intorno, ma notai c’è c’erano ancora molti bambini che aspettavano i genitori quindi lo ritenni improbabile, del resto non era così tardi.
Feci un altro giro e per un attimo mi sembrò di scorgere una testolina rossa… in mezzo al fogliame di un albero… Perché quel piccolo dannato stava sopra un ramo?!
-Scendi subito o ti faccio a pezzi! Prima di tirarmi del fango sulla maglietta ci penserai almeno trenta volte la prossima volta!- minacciò una bimba brunetta imbestialita ai piedi dell’albero.
-Se non mi tiravi i capelli non avrei avuto motivo di sporcarti col fango…- rispose indispettito mio fratello. -E poi perché dovrei scendere se minacci di farmi a pezzetti?- tirò fuori la lingua e le fece una smorfia, poi si accorse della mia presenza e sorrise nonostante fossi certa di guardarlo minacciosa… forse dopo essere stata via abbastanza a lungo il mio sguardo torvo non era più super efficace su di lui? Avrei dovuto fare qualcosa a riguardo… Improvvisamente scese dal ramo, terrorizzandomi e non curandosi della bambina che colse l’occasione per inseguirlo, e mi salto addosso abbracciandomi.
-Celia! Celia! Sei qui!- esclamò un po’ cantilenando, la bambina osservò la situazione dubbiosa, poi si avvicinò ad Harold, gli afferrò una ciocca di capelli e la tirò con forza.
-Ahi!- esclamò Harold voltandosi verso la bimba, lei gli restituì la smorfia e se ne andò… con il discreto numero di capelli rossi che le erano rimasti in mano…
Mi staccai il bambino di dosso e avanzai senza rivolgergli uno sguardo, avevo deciso di ristabilire l’equilibrio e di fargli capire che ero arrabbiata ignorandolo. Il bambino era inizialmente un po’ sorpreso e spaesato, poi abbassò il capo intristito, nonostante mi seguisse lo faceva a distanza… sempre maggiore… Mi voltai leggermente per guardarlo, lui teneva lo sguardo così basso da non rendersene conto, mi sentì come trafitta dal senso di colpa da una parte... Data la distanza che c’era fra noi in quel momento, con ogni probabilità la gente osservandoci non pensava certo che fossimo diretti nello stesso posto o che fossimo fratello e sorella… in fondo non ci somigliavamo nemmeno così tanto… o meglio, avevamo entrambi il viso ricoperto da lentiggini, ma non erano quelle le cose che si potevano notare a distanza… tutto ciò che potevano constatare era che c’era una ragazza di prima o seconda superiore non particolarmente alta e dai capelli castani che camminava, mentre diversi metri dietro stava un bimbetto con la testa rossa e l’aria abbattuta. Però in un modo o nell’altro dovevo punirlo per fargli capire che non avrebbe dovuto arrampicarsi su un albero, giusto? Ma mi resi conto che mi stavo mostrando scontrosa con lui senza nemmeno avergli spiegato il perché… beh, non… non ero mai stata un asso in pedagogia ad essere sincera… Feci un profondo respiro e mi voltai verso il mio fratellino. Teneva gli occhi puntati troppo in basso, a tal punto da non vedere dove andava… finì per prendere in pieno un palo, ma cadde a terra senza fiatare.
-Oddio! Tutto bene?- esclamai allarmata. Lui sgranò gli occhi vedendomi vicina, ma dopo qualche istante fece un’espressione offesa e si mise a braccia conserte… sempre rimanendo disteso a terra.
-Non hai intenzione di alzarti se non ti sollevo io?- domandai rassegnata. Lui annuì e strizzò un po’ gli occhi, erano arrossati, una volta in piedi cominciarono a lacrimare ed il bambino emise pure qualche singhiozzo. Come reazione era abbastanza in ritardo… Io mi chinai verso di lui per guardarlo negli occhi.
-Senti, come ti è venuto in mente di arrampicarti su quell’albero?- gli domandai irritata, ma lui era troppo occupato a piangere per rispondere. -E perché sei voluto andare a scuola? Ok, sei stato dimesso dall’ospedale, ma avresti dovuto rimanere un po’ a riposo…- dissi alleggerendo il tono.
-Non volevo rimanere da solo…- disse smettendo di piangere per la caduta. -L’unica ad essere rimasta con me è stata la mamma, ma solo per poco, non è venuto nessun’altro a farmi compagnia mentre stavo ancora in ospedale.- disse intristito, poi mi guardò un po’ irritato e sospirò. -Sei proprio crudele sorella, mentre dovevo operarmi non eri nemmeno nel mio stesso continente.-
-Va bene, mi dispiace.- lui sembrò abbastanza soddisfatto nel sentirmelo dire, ma un attimo dopo era nuovamente corrucciato.
-Andare a scuola non è stata una buona idea comunque… mi hanno ignorato! Tranne i soliti tre quattro bulletti, loro se ne sono fregati del fatto che fossi ancora convalescente e mi hanno dato fastidio comunque.- mi spiegò parecchio indispettito.
-Certo che hai proprio talento nell’attirare rompiscatole…- sospirai infastidita dandogli una leggera pacca sul capo. -O forse è colpa della tua classe? Anche le bambine sembrano delle assatanate.- Harold mi guardò con aria confusa, perlomeno inizialmente.
-Uhm… ti riferisci a Annie? Ah, no… a lei ho dato fastidio di proposito.-
-…Eh?-
-Ho messo la caricatura che aveva fatto alla maestra proprio sulla cattedra. La maestra l’ha quasi vista!- spiegò sorridendo innocentemente.
-C-come scusa?- dissi attonita. -Ma sei cretino?- non riuscivo davvero a capire cosa passasse per la testa di quella pulce.
-No ma… Mi piace il modo di arrabbiarsi di Annie, ha delle reazioni esagerate, ma solo se la stuzzichi. Non prende di mira gli altri bambini solo per divertirsi. È ammirevole.- annuì serio. -Mi sentivo solo ad essere ignorato e non volevo che gli unici a darmi delle attenzioni fossero quegli idioti così ho preferito dare fastidio ad Annie per passare un po’ di tempo con lei almeno. Meglio passare il tempo con qualcuno che ti sta simpatico e che hai stuzzicato apposta piuttosto che con degli idioti che non sopporti e che non ti lasciano in pace anche se per attirare la loro attenzione non hai fatto proprio nulla, no? Non credi?-
-…Sei contorto… piccola pulce.- era tutto ciò che riuscivo a dire in quella situazione. Notai che mio fratello era leggermente rosso.
-Credo che le bambine siano davvero incredibili quando ti attaccano…- spiegò con leggero imbarazzo. -Tu non pensi?- mi domandò incuriosito.
-Ti piacciono le persone aggressive?- chiesi ad alta voce senza nemmeno accorgermene.
-Uhm… no, non credo. Le persone forti più che altro.- rispose candidamente. Gli afferrai le orecchie e cominciai a tirarle.
-E questo che dovrebbe significare?- sbuffai. -Ti sei messo nei guai per una cosa simile? Sei finito con il muso contro un palo e sei caduto giusto un secondo fa, sei maldestro e tutt’altro un asso dell’equilibrio, ma semplicemente per stuzzicare una tua compagna hai finto per arrampicarti su un albero! Ma hai idea di quello che ti sarebbe potuto succedere? E se perdevi l’equilibrio? Eh? Vuoi tornare di nuovo in ospedale?!- gli dissi furiosa mentre lui si lamentava per la tirata di orecchie, non le stavo tenendo forte, era solo un gesto rappresentativo... Poi il bambino si tirò indietro con un movimento brusco.
-Lo so, lo so!- si lamentò offeso, ma ad un certo punto la sua espressione si fece triste, quasi spaventata e si toccò l’addome. -C-credi che se cadevo si potevano riaprire le cuciture?- mi domandò il bambino tremolante.
-Non sono un medico…- gli ricordai, poi decisi di calcare la mano, forse sarebbe servito per insegnargli la lezione… ma lo ammetto, da una parte stavo semplicemente cercando di spaventarlo, così tanto per fare… -Magari si riaprivano e tutto il contenuto del tuo pancino sarebbe uscito fuori.- dissi così su due piedi, ma a giudicare dall’espressione di mio fratello probabilmente avevo esagerato… e forse facevo addirittura più schifo nella pedagogia pratica che in quella teorica…
-D-dici che i miei organi sono arrabbiati con me perché li metto in pericolo? E se approfittassero delle cuciture per scappare dalla mia povera pancina mentre dormo?- si chiese preoccupato… Ok… forse la situazione mi era leggermente sfuggita di mano… -Gli organi si chiamano interni perché devono rimanere dentro il corpo, giusto? Li puoi estrarre se operi qualcuno, ma non devono fuggire per conto loro… Aiuto, come dovrei convincerli a rimanere dove sono?! Non voglio che mi riaprano la pancia per uscire, non sarebbe per niente una bella cosa.- apparentemente sembrava che ci stesse ragionando sul serio. Credevo che l’idea che avessero messo mano sui suoi organi interni, anche se si trattava di un’operazione necessaria, avesse colpito la sua fantasia negativamente in qualche modo…
-V-vuoi che ti porti a casa in braccio? Così i tuoi organi si riposano…- suggerì cercando di rimediare. Harold si guardò la pancia.
-Credo che lo apprezzerebbero.- rispose sorridendo. E così mi toccò trasportarlo per tutto il tragitto… fortunatamente era un bambino abbastanza leggero.
-Comunque… non c’è bisogno che parli alla mamma di organi fuggivi, in realtà lo so che gli organi non scappano… non sono scemo.- non sapevo se si trattasse di un tentativo di rassicurarmi, se semplicemente non voleva che lo considerassi stupido o se non volesse che ne parlassi con qualcuno, in ogni caso mi tranquillizzai almeno un po’.


Angolo dell’autrice.
Questa è una cosa che ho scritto fra le quattro e le cinque del mattino (questo spiega alcune cose?) non riuscivo a dormire e avevo tanti pensieri per la testa così ho pensato che mi sarebbe stato utile per distrarmi…
Di soliti i bambini ispirano tenerezza o qualcosa del genere, ma a me ispirano soprattutto ragionamenti strani… Però ho l’impressione che anche Celia sia venuta un po’ strana… Comunque, anche se in a tutto reality azione, Harold accenna qualche volta di aver passato diverso tempo in ospedale, nonostante lo scadente senso dell’equilibrio e i vari colpi ricevuti non si è mai fatto male sul serio durante il programma a differenza di Trent nella prima stagione e Tyler nella terza… ironico. Scherzi a parte, mi scuso per eventuali errori (e orrori), ringrazio chiunque abbia letto fin qui e se volete darmi qualche parere mi fa molto piacere…
  
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