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Autore: argentmist    23/06/2017    2 recensioni
[Posizionata al 2° posto nel contest Alternative Universe della pagina Yuri on Ice - Italia con il prompt: Shadowhunters!AU in cui Victor è uno stregone e Yuuri un Nephilim. Bonus: Yurio è una fata.]
Le luci pulsanti del locale creavano giochi di ombre sui corpi delle creature, i Nascosti, che danzavano al ritmo travolgente della consolle accompagnata dal suono ipnotico di un flauto. Nessuno fece caso all’arrivo di due Nephilim dai tratti asiatici, le cui rune facevano capolino dal colletto della camicia come pennellate di colore sulla loro pelle.
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Phichit Chulanont, Victor Nikiforov, Yuri Plisetsky, Yuuri Katsuki
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Amor verus numquam moritur

 

 

La luce della luna rischiarava tenuamente le vie di San Pietroburgo, la cui quiete era disturbata dalla musica proveniente dall’ Obitalishhe demonov, il locale gestito e frequentato dagli appartenenti del mondo delle Ombre. 

All’interno, le luci pulsanti del locale creavano giochi di ombre sui corpi delle creature, i Nascosti, che danzavano al ritmo travolgente della consolle accompagnata dal suono ipnotico di un flauto. Nessuno fece caso all’arrivo di due Nephilim dai tratti asiatici, le cui rune facevano capolino dal colletto della camicia come pennellate di colore sulla loro pelle.

Osservando la scena che gli si presentava davanti, Yuuri mormorò al suo compagno di battaglia, il suo parabatai, con una nota di tensione nella voce: “Te l’avevo detto che saremmo stati gli unici cacciatori presenti. Non saremmo dovuti venire.”

“Fidati di me, sarà divertente! E poi non eri tu che volevi assolutamente vedere di persona il rappresentante degli stregoni nel Concilio, Victor Nikiforov?” gli rispose Phichit sorridendo malizioso, dandogli una pacca sulla spalla per poi trascinarlo nella mischia, attirando al loro passaggio alcune occhiate incuriosite da parte dei Nascosti.

L’ultima nota del flauto si dissolse nell’etere come una bolla di sapone quando la fata che aveva suonato fino a quel momento si allontanò dalla sua postazione; non gli era sfuggita la presenza di due Nephilim tra la folla e aveva deciso che era giunto il momento di movimentare la serata.

Si diresse verso il bancone del bar con passo sinuoso, il cui ritmo dava vita ai tralci di foglie brinate che si avvolgevano lungo il suo corpo flessuoso e ne faceva ondeggiare i capelli, la cui cortina bionda celava in parte il suo viso. Al bancone era seduto Victor, algido ed impenetrabile come un inverno russo, che osservava con distacco la folla che si accalcava sulla pista. Il gioco di luci ne metteva in evidenza gli zigomi e faceva risaltare il suo marchio dello stregone, la lunga chioma cangiante che ricadeva come argento fuso sulla spalla sinistra. Una voce stizzita che lo chiamava, seguita da un calcio ben assestato al suo sgabello, lo riscosse dallo stato di apatia in cui versava. Rivolse la sua attenzione alla fata dalla chioma bionda al suo fianco e la prima cosa che notò furono i due drink fatati che reggeva, di un acceso rosa dalla sfumature dorate.

Tirando un altro calcio alla sedia, la fata Yuri sbottò con tono irritato: “Non ti ho trascinato fino a qui perché tu facessi da mobilio al bar.”

“E quindi hai pensato che l’alcol potesse essere una soluzione?” chiese Victor sollevando un sopracciglio ed indicando con un cenno della mano i calici che l’altro stava reggendo.

“Non è per te.” rispose la fata con uno sbuffo, per poi proseguire compiaciuto: “Ci sono dei Nephilim in sala.”

Capendo le intenzioni di Yuri, lo stregone fece un mezzo sorriso. I drink fatati erano noti per avere degli effetti collaterali alquanto spettacolari. E proprio per questo era necessario un avvertimento: “Vacci piano, altrimenti chi lo sente poi il Conclave.”

“Non posso garantirti nulla” rispose divertito la fata mentre si allontanava, inghiottito dalla folla come un sasso lanciato in uno stagno.

La musica avvolgeva il pubblico nel suo calore, il ritmo magnetico che pulsava come il cuore di una creatura che si dibatte per liberarsi.

Un giovane licantropo dai tratti giapponesi e dalla folta zazzera bionda, tra cui spiccava una ciocca cremisi, si era avvicinato a Yuuri e Phichit visibilmente eccitato per aver incontrato di persona dei cacciatori per la prima volta, oltre che per aver trovato un connazionale in Yuuri. Il suo entusiasmo fu contagioso e ben presto i due Nephilim si ritrovarono a ballare con lui ed il suo branco.

Una volta che la canzone si concluse, al loro fianco comparve silenziosamente una fata dalla chioma dorata che li osservava, i cui occhi verdi rilucevano come fili d’erba bagnati dalla rugiada mattutina.

“Qualcosa da bere? Offre la casa.” chiese porgendo uno dei due calici e nonostante il tono cordiale e melodioso, suonava quasi come una minaccia.

Accettare qualcosa offerto dal popolo Fatato non era mai una buona idea, specialmente se si trattava di alcolici, per questo Phichit rifiutò prontamente. A differenza di Yuuri che, senza pensarci, accolse volentieri il calice offertogli e bevve tutto d’un fiato il suo contenuto, prima che l’altro potesse fare nulla per fermarlo.

Phichit osservò con orrore il suo parabatai per un interminabile istante, temendo che si sarebbe trasformato in qualche strano animale o che si ritrovasse a correre nudo per strada urlando. Quando fu evidente che la prima possibilità non si sarebbe verificata, il cacciatore sospirò di sollievo e si assicurò delle condizioni del suo amico, chiedendogli come si sentisse.

Yuuri lo osservò in silenzio per un momento, gli occhi accesi da uno strano luccichio febbrile e le labbra dischiuse in un sorriso provocante, per poi rispondere con tono fremente: “Mai stato meglio.”

Quindi con rinnovato vigore tornò a ballare, muovendosi con la sensualità letale di una pantera ed attirando gli sguardi di coloro che rimanevano colpiti ed incantati dalle sue movenze e che lasciarono uno spazio sempre più ampio attorno al giovane cacciatore. I lembi della camicia sbottonata ondeggiavano ai lati e sottolineavano i suoi movimenti ed esponevano la pallida pelle del suo petto, segnata dalle cicatrici e dalle rune di innumerevoli battaglie.

I sensi di Yuuri erano annebbiati per via dell’effetto dell’alcol, riusciva a concentrarsi unicamente sulla musica il cui ritmo lo avvolgeva come l’abbraccio di un amante facendogli assaporare un estatico momento di pura libertà, dove tutte le sue angosce e restrizioni venivano messe da parte e l’unica cosa di cui si doveva preoccupare erano i movimenti del suo corpo.

Si muoveva turbinando nell’ampio spazio libero attorno a sé, registrando a malapena i battiti di mani ed i fischi di incitazione da parte della folla che gli appariva come una vasta e sfocata macchia di colore, fino a quando la sua attenzione non venne attirata da uno sprazzo argenteo che identifico come colui che tanto aveva desiderato di poter incontrare. Lo stregone si ergeva statuario a bordo pista osservando il cacciatore danzare, con sguardo cristallino ed impenetrabile come la superficie del lago Lyn.

Victor si era unito alla folla, attirato dal clamore che diffondeva e rimase ammaliato dalle movenze del giovane cacciatore e dalla vitalità che emanava, travolgente come un incendio che avrebbe arso nella sua passione chiunque si fosse avvicinato. Mai nella sua lunga esistenza aveva assistito ad uno spettacolo simile, soprattutto non da parte di un Nephilim, e si sentì scuotere dall’apatia, flagello dell’immortalità, in cui sempre più spesso stava sprofondando.

Yuuri si scostò all’indietro i capelli corvini dalla fronte sudata e con passo deciso si diresse verso Victor, gravitando attorno alla sua figura come un serpente che circonda la preda e lasciando al suo passaggio scie incandescenti date da tocchi leggeri sulla pelle dello stregone. Infine lo afferrò per la maglia e abbassandolo alla sua altezza, proferì al suo orecchio: “Seguimi e ti mostrerò come danzano gli angeli.”

Lo stregone, attonito per un momento, afferrò infine la mano tesa che il Nephilim gli stava porgendo e venne trascinato in una vorticante rapsodia di corpi e melodie. La spontaneità della danza e del cacciatore scaldarono il cuore di Victor e sul suo viso comparve un sincero sorriso che raggiungeva gli occhi, illuminandoli come stelle del firmamento. Le braccia del cacciatore ora gli cingevano la vita e, perdendosi nella dalla calda sfumatura castana dei suoi occhi, si trovò a desiderare che quella notte non finisse mai.

 

*

 

Il mattino dopo, Yuuri si risvegliò sentendosi come se un intero esercito di demoni lo avesse calpestato ripetutamente. Dall’altro lato della stanza Phichit lo osservava con un sorriso impertinente, a cui replicò borbottando scorbuticamente:

 “La prossima volta che proponi di imbucarci in un locale dei Nascosti, ti prendo a testate finché non vedi l’Angelo in persona.”

Il sorriso di Phichit si allargò e con tono canzonatorio rispose: “Non essere così drammatico. Te lo avevo detto che ci saremmo divertiti e così è stato. Soprattutto tu, a quanto ricordo, ti sei decisamente divertito” concluse ammiccando.

“Cosa intendi dire?” chiese Yuuri quasi urlando ed alzandosi di scatto a sedere.

“Oh, nulla di che” affermò con voce piena di sarcasmo, per poi proseguire “Hai solo stupidamente accettato un drink fatato, diventando così l’anima della festa per tutti i Nascosti presenti e trascinato giù Victor Nikiforov dal suo algido scranno per ballare tra noi comuni mortali.”

Yuuri per tutta risposta si ributtò sul letto, coprendosi con le mani il volto che bruciava per l’imbarazzo, mentre il suo amico e compagno di armi scoppiava in una fragorosa risata alla vista della sua reazione.

Frammenti della notte precedente riemersero nella sua memoria, sotto forma di sensazioni e colori, come il turbinio di una chioma argentea ed il calore di un collo slanciato sotto la sua mano. Venne colto da una fitta di rimpianto nel non riuscire a ricordare lucidamente l’unica possibilità di contatto che aveva avuto con lo stregone.

 

*

 

Nei mesi successivi all’interno della comunità dei Nascosti ci fu un incremento vertiginoso della mortalità a causa del traffico di yin fen, la droga demoniaca che poteva essere smerciata da alcuni stregoni nei bassifondi della città.

Per questo l’Istituto di San Pietroburgo aveva agito tempestivamente e richiesto la consulenza e collaborazione dello stregone Victor, in quanto rappresentante della categoria. Ma nonostante ciò, non erano ancora riusciti a risalire alla fonte che produceva e smerciava la droga; ogni volta che pensavano di essere ad una svolta si ritrovavano invece davanti ad un vicolo cieco. Era possibile dunque che chiunque si trovasse dietro al traffico avesse il supporto di qualcuno di potente, forse addirittura un Demone Superiore.

Nella squadra di ricognizione sul campo era presente anche Yuuri ed inizialmente si era trovato in imbarazzo nel lavorare con lo stregone per via di quanto accaduto al locale perché, sebbene i suoi ricordi fossero frammentari, riteneva di essersi comportato in modo deplorevole e poco degno di un Nephilim, il cui compito era di essere sempre vigile e pronto all’azione. Victor però non aveva mai sollevato l’argomento, cosa di cui il cacciatore gli fu grato e in breve tempo riuscì a superare l’impaccio iniziale per concentrarsi al massimo sulla missione.

Nei mesi di lavoro a stretto contatto si era reso conto che la fredda indifferenza dello stregone era solo una facciata e dietro di essa si celava invece un animo gentile, la cui solitudine non era stata una scelta ma imposta dalle circostanze. Lentamente, come la neve che si scioglie pigramente ai primi raggi primaverili, si era andato così a creare un rapporto di fiducia e di rispetto reciproci e divennero sempre più frequenti le occasioni in cui i due si ritrovavano a parlare per lungo tempo davanti a qualcosa di caldo, una volta concluso il pattugliamento notturno.


*

 

Quando lo stregone fece ritorno al suo loft, non si stupì della presenza sul suo divano della fata Yuri; non era la prima volta che si introduceva in casa sua e non sarebbe stata di certo l’ultima. Solitamente questo suo gesto segnalava l’arrivo imminente di una discussione, pensò sovrappensiero Victor mentre accarezzava il suo amato cane che gli era corso incontro scodinzolando per salutarlo.

Ci fu un momento di silenzio gravido di tensione, che eruppe quando Victor raggiunse la poltrona adiacente al divano e Yuri sbottò:

“Proprio non capisco come tu possa essere interessato a quel misero mortale.”

Il tono carico di giudizio della fata fece scattare Victor sulla difensiva, che così ribatté tagliente:

“Beh sai, non tutti possiamo ricevere le attenzioni di un re della Caccia Selvaggia.”

Yuri cercò di rimanere impassibile, non pensava che Victor fosse a conoscenza del suo rapporto con il cacciatore fatato che solcava i cieli del Canada e non voleva dargli la soddisfazione di essere riuscito a coglierlo di sorpresa; anche se nulla poté fare per nascondere il rossore che gli colorò la pelle diafana. Prima che potesse dire nulla però, Victor lo procedette: “E non cercare di negarlo, sappiamo entrambi che la tua gente non può mentire.”

La fata per tutta risposta roteò gli occhi, e tornò all’argomento principale della discussione con tono più grave da cui si poteva percepire la preoccupazione per lo stregone, nonostante cercasse di non darlo a vedere:

“Mi chiedo solo se ne valga la pena. Le vite dei mortali sono volatili come fuochi fatui e quelle dei Nephilim lo sono ancora di più.”

Victor ne era consapevole ma nonostante tutto non poté impedirsi di sorridere timidamente mentre replicava: “Questo non fa che rendere ogni momento ancora più prezioso. La sua vita è come una lanterna che illumina il cupo grigiore dell’immortalità ed attorno alla quale varrebbe la pena scaldarsi anche solo per un fugace istante, conservandone il ricordo come il più prezioso dei tesori in questo eterno viaggio” concluse quasi mormorando, fissando un punto nel vuoto.

 

*


Il lavoro di ricerca dei cacciatori stava iniziando a dare i suoi frutti, il trafficante sentendosi probabilmente messo alle strette stava commettendo sempre più errori nel coprire le tracce del suo operato, cosa che porto alla sua quasi cattura durante un inseguimento nei pressi di uno dei tanti locali frequentato dai Nascosti.

Nonostante infine fosse riuscito a fuggire, la missione non fu completamente fallimentare; avevano identificato il suo marchio distintivo di stregone, dato dalla presenza di una carnagione dalla sfumatura purpurea. Inoltre, un lembo di tessuto insanguinato si era strappato dalla sua veste, a seguito di una breve colluttazione con uno dei cacciatori, e poteva essere utilizzato per eseguire un incantesimo di localizzazione che li avrebbe condotti al suo nascondiglio.

Giunti sul luogo, lo stregone incriminato questa volta non ebbe possibilità di fuga per via della superiorità numerica data dall’unione delle forze dei cacciatori e del loro alleato. Venne immobilizzato e trascinato fuori dal suo covo, quando un nugolo di aculei trafisse alcuni Nephilim, che caddero a terra e le cui zone colpite assunsero una tonalità grigiastra e percorsa da venature nere.

Dalle tenebre emerse la figura che aveva sferrato l’attacco, il Demone Superiore che era stato invocato e soggiogato dallo stregone coinvolto nel traffico di yin fen. Il camuffamento umano del demone aveva ceduto posto alla sua vera forma: su due zampe, ricoperta di squame e la cui coda ricordava quella di uno scorpione da cui venivano proiettati sottili aculei velenosi.

Sotto attacco e senza possibilità di riparo in mezzo alla strada, i cacciatori richiesero a Victor la tempestiva creazione di un Portale in modo da portare velocemente all’Istituto i feriti ed il prigioniero. Al loro passaggio però si richiuse immediatamente, lasciando Victor ed un paio di cacciatori, tra cui Yuuri, ad affrontare il demone.

Per creare un diversivo e lasciare il tempo di agire ai Nephilim, Victor evocò delle fiamme dalla sfumatura glaciale, che andarono a stringersi attorno alle zampe del demone in modo da impedirne così i movimenti, seppure non sarebbe riuscito a mantenerlo confinato troppo a lungo data la sua natura di demone di livello superiore.

I due cacciatori si lanciarono rapidamente all’attacco, sfoderando le lame angeliche che ardevano di luce come il cuore pulsante di una stella. Uno di essi venne scagliato via da un potente colpo di coda che lo raggiunse in pieno petto mentre l’altro riuscì ad avvicinarsi e tranciare di netto la coda del demone, che emise un sibilo acuto di sofferenza. Nello stesso momento, il demone riuscì a liberarsi delle fiamme magiche che lo confinavano e si diresse verso lo stregone afferrandolo per la gola, lo sollevò e lo sbatté contro il muro facendogli strisciare il volto sulla ruvida superficie in cemento.

Uno schiocco secco fendette l’aria ed il demone si ritrovò il collo stretto dal laccio di una frusta, maneggiata da Yuuri. Lasciò quindi andare lo stregone nel tentativo di liberarsi, artigliandosi la gola con entrambi gli arti. Le rune angeliche presenti sulla frusta resero però vano ogni tentativo di liberazione, bruciando la pelle squamosa del demone ad ogni tocco, mentre la morsa attorno al suo collo si stringeva sempre di più.

Yuuri diede uno strattone violento alla frusta ed il demone cadde a terra, e raggiungendolo con uno scatto felino, aggraziato e letale, sguainò la lama angelica e gli trafisse il petto, trapassandone il cuore. La figura del demone così si dissolve, facendo ritorno alla dimensione a cui apparteneva.

Il cacciatore accorse al fianco dello stregone e quando vide che metà del viso di Victor era insanguinato per via delle numerose escoriazioni, si sentì stringere il petto in una morsa, annaspando come se gli avessero strappato l’aria dai polmoni; sentendosi responsabile per le condizioni in cui si trovava lo stregone. Crollò in ginocchio mormorando come fosse stata tutta colpa sua, che se avesse fatto di più ora Victor non sarebbe rimasto ferito, di come fosse un pessimo esempio di cacciatore e di come avesse gettato discredito sul nome della sua famiglia.

Sentì la mano di Victor posarsi sul suo volto ed asciugargli gentilmente le lacrime che non si era accorto di stare versando, replicando alle sue parole con voce carica di emozione:

“Io non penso invece che tu sia un pessimo cacciatore, la tua volontà di dare sempre il massimo e di migliorarti costantemente combattendo per ciò che ritieni giusto, fa di te il miglior esempio possibile. È stato un privilegio per me lavorare assieme in questi mesi e scoprire la meravigliosa persona che si cela dietro la tenuta da battaglia, così piena di vita e determinazione.”

Si interruppe per un istante, cercando di trovare le parole giuste per ciò che voleva esprimere e con un sorriso pieno di calore, proseguì:

“E sarei onorato se potessi restare al tuo fianco per tutto il tempo che mi concederai.”

Yuuri rimase in silenzio per un momento, mentre il reale peso e significato di quelle parole si facevano strada nella sua mente per poi rispondere con tono trepidante e sorridendo tra le lacrime, che avevano ripreso a scorrere copiose mentre ascoltava il discorso di Victor:

“Allora ti farei rimanere fino al mio ultimo respiro.”

Una singola lacrima cristallina cadde dagli occhi di Victor, luminosi dalla gioia, quando si chinò ad assaporare le labbra di Yuuri, in un bacio che sapeva di lacrime e sangue e dove riversarono l’intensità di ciò che non erano riusciti ad esprimere a voce, suggellando la promessa di affrontare assieme qualunque cosa avesse portato il domani.

  
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