Amor
verus numquam moritur
La
luce della luna
rischiarava tenuamente le vie di San Pietroburgo, la cui quiete era
disturbata
dalla musica proveniente dall’ Obitalishhe
demonov, il locale gestito e frequentato dagli appartenenti
del mondo delle
Ombre.
All’interno,
le luci pulsanti
del locale creavano giochi di ombre sui corpi delle creature, i
Nascosti, che
danzavano al ritmo travolgente della consolle accompagnata dal suono
ipnotico
di un flauto. Nessuno fece caso all’arrivo di due Nephilim
dai tratti asiatici,
le cui rune facevano capolino dal colletto della camicia come
pennellate di
colore sulla loro pelle.
Osservando
la scena che
gli si presentava davanti, Yuuri mormorò al suo compagno di
battaglia, il suo parabatai,
con una nota di tensione nella voce: “Te l’avevo
detto che saremmo stati gli
unici cacciatori presenti. Non saremmo dovuti venire.”
“Fidati
di me, sarà
divertente! E poi non eri tu che volevi assolutamente vedere di persona
il
rappresentante degli stregoni nel Concilio, Victor
Nikiforov?” gli rispose
Phichit sorridendo malizioso, dandogli una pacca sulla spalla per poi
trascinarlo nella mischia, attirando al loro passaggio alcune occhiate
incuriosite da parte dei Nascosti.
L’ultima
nota del
flauto si dissolse nell’etere come una bolla di sapone quando
la fata che aveva
suonato fino a quel momento si allontanò dalla sua
postazione; non gli era
sfuggita la presenza di due Nephilim tra la folla e aveva deciso che
era giunto
il momento di movimentare la serata.
Si
diresse verso il
bancone del bar con passo sinuoso, il cui ritmo dava vita ai tralci di
foglie
brinate che si avvolgevano lungo il suo corpo flessuoso e ne faceva
ondeggiare
i capelli, la cui cortina bionda celava in parte il suo viso. Al
bancone era
seduto Victor, algido
ed impenetrabile
come un inverno russo, che osservava con distacco la folla che si
accalcava
sulla pista. Il gioco di luci ne metteva in evidenza gli zigomi e
faceva
risaltare il suo marchio dello stregone, la lunga chioma cangiante che
ricadeva
come argento fuso sulla spalla sinistra. Una voce stizzita che lo
chiamava,
seguita da un calcio ben assestato al suo sgabello, lo riscosse dallo
stato di
apatia in cui versava. Rivolse la sua attenzione alla fata dalla chioma
bionda
al suo fianco e la prima cosa che notò furono i due drink
fatati che reggeva, di
un acceso rosa dalla sfumature dorate.
Tirando
un altro calcio
alla sedia, la fata Yuri sbottò con tono irritato:
“Non ti ho trascinato fino a
qui perché tu facessi da mobilio al bar.”
“E
quindi hai pensato
che l’alcol potesse essere una soluzione?” chiese
Victor sollevando un
sopracciglio ed indicando con un cenno della mano i calici che
l’altro stava
reggendo.
“Non
è per te.” rispose
la fata con uno sbuffo, per poi proseguire compiaciuto: “Ci
sono dei Nephilim
in sala.”
Capendo
le intenzioni
di Yuri, lo stregone fece un mezzo sorriso. I drink fatati erano noti
per avere
degli effetti collaterali alquanto spettacolari. E proprio per questo
era
necessario un avvertimento: “Vacci piano, altrimenti chi lo
sente poi il
Conclave.”
“Non
posso garantirti
nulla” rispose divertito la fata mentre si allontanava,
inghiottito dalla folla
come un sasso lanciato in uno stagno.
La
musica avvolgeva il
pubblico nel suo calore, il ritmo magnetico che pulsava come il cuore
di una
creatura che si dibatte per liberarsi.
Un
giovane licantropo dai
tratti giapponesi e dalla folta zazzera bionda, tra cui spiccava una
ciocca
cremisi, si era avvicinato a Yuuri e Phichit visibilmente eccitato per
aver incontrato
di persona dei cacciatori per la prima volta, oltre che per aver
trovato un
connazionale in Yuuri. Il suo entusiasmo fu contagioso e ben presto i
due
Nephilim si ritrovarono a ballare con lui ed il suo branco.
Una
volta che la
canzone si concluse, al loro fianco comparve silenziosamente una fata
dalla
chioma dorata che li osservava, i cui occhi verdi rilucevano come fili
d’erba
bagnati dalla rugiada mattutina.
“Qualcosa
da bere?
Offre la casa.” chiese porgendo uno dei due calici e
nonostante il tono cordiale
e melodioso, suonava quasi come una minaccia.
Accettare
qualcosa
offerto dal popolo Fatato non era mai una buona idea, specialmente se
si
trattava di alcolici, per questo Phichit rifiutò
prontamente. A differenza di Yuuri
che, senza pensarci, accolse volentieri il calice offertogli e bevve
tutto d’un
fiato il suo contenuto, prima che l’altro potesse fare nulla
per fermarlo.
Phichit
osservò con
orrore il suo parabatai per un interminabile istante, temendo che si
sarebbe
trasformato in qualche strano animale o che si ritrovasse a correre
nudo per
strada urlando. Quando fu evidente che la prima possibilità
non si sarebbe
verificata, il cacciatore sospirò di sollievo e si
assicurò delle condizioni
del suo amico, chiedendogli come si sentisse.
Yuuri
lo osservò in
silenzio per un momento, gli occhi accesi da uno strano luccichio
febbrile e le
labbra dischiuse in un sorriso provocante, per poi rispondere con tono
fremente: “Mai stato meglio.”
Quindi
con rinnovato
vigore tornò a ballare, muovendosi con la
sensualità letale di una pantera ed attirando
gli sguardi di coloro che rimanevano colpiti ed incantati dalle sue
movenze e
che lasciarono uno spazio sempre più ampio attorno al
giovane cacciatore. I
lembi della camicia sbottonata ondeggiavano ai lati e sottolineavano i
suoi
movimenti ed esponevano la pallida pelle del suo petto, segnata dalle
cicatrici
e dalle rune di innumerevoli battaglie.
I
sensi di Yuuri erano annebbiati
per via dell’effetto dell’alcol, riusciva a
concentrarsi unicamente sulla musica
il cui ritmo lo avvolgeva come l’abbraccio di un amante
facendogli assaporare
un estatico momento di pura libertà, dove tutte le sue
angosce e restrizioni venivano
messe da parte e l’unica cosa di cui si doveva preoccupare
erano i movimenti
del suo corpo.
Si
muoveva turbinando
nell’ampio spazio libero attorno a sé, registrando
a malapena i battiti di mani
ed i fischi di incitazione da parte della folla che gli appariva come
una vasta
e sfocata macchia di colore, fino a quando la sua attenzione non venne
attirata
da uno sprazzo argenteo che identifico come colui che tanto aveva
desiderato di
poter incontrare. Lo stregone si ergeva statuario a bordo pista
osservando il
cacciatore danzare, con sguardo cristallino ed impenetrabile come la
superficie
del lago Lyn.
Victor
si era unito
alla folla, attirato dal clamore che diffondeva e rimase ammaliato
dalle
movenze del giovane cacciatore e dalla vitalità che emanava,
travolgente come
un incendio che avrebbe arso nella sua passione chiunque si fosse
avvicinato.
Mai nella sua lunga esistenza aveva assistito ad uno spettacolo simile,
soprattutto non da parte di un Nephilim, e si sentì scuotere
dall’apatia,
flagello dell’immortalità, in cui sempre
più spesso stava sprofondando.
Yuuri
si scostò
all’indietro i capelli corvini dalla fronte sudata e con
passo deciso si
diresse verso Victor, gravitando attorno alla sua figura come un
serpente che
circonda la preda e lasciando al suo passaggio scie incandescenti date
da
tocchi leggeri sulla pelle dello stregone. Infine lo afferrò
per la maglia e
abbassandolo alla sua altezza, proferì al suo orecchio:
“Seguimi e ti mostrerò
come danzano gli angeli.”
Lo
stregone, attonito
per un momento, afferrò infine la mano tesa che il Nephilim
gli stava porgendo
e venne trascinato in una vorticante rapsodia di corpi e melodie. La
spontaneità della danza e del cacciatore scaldarono il cuore
di Victor e sul
suo viso comparve un sincero sorriso che raggiungeva gli occhi,
illuminandoli
come stelle del firmamento. Le braccia del cacciatore ora gli cingevano
la vita
e, perdendosi nella dalla calda sfumatura castana dei suoi occhi, si
trovò a
desiderare che quella notte non finisse mai.
*
Il
mattino dopo, Yuuri
si risvegliò sentendosi come se un intero esercito di demoni
lo avesse
calpestato ripetutamente. Dall’altro lato della stanza
Phichit lo osservava con
un sorriso impertinente, a cui replicò borbottando
scorbuticamente:
“La prossima volta
che proponi di imbucarci in
un locale dei Nascosti, ti prendo a testate finché non vedi
l’Angelo in persona.”
Il
sorriso di Phichit
si allargò e con tono canzonatorio rispose: “Non
essere così drammatico. Te lo
avevo detto che ci saremmo divertiti e così è
stato. Soprattutto tu, a quanto
ricordo, ti sei decisamente divertito”
concluse ammiccando.
“Cosa
intendi dire?” chiese
Yuuri quasi urlando ed alzandosi di scatto a sedere.
“Oh,
nulla di che”
affermò con voce piena di sarcasmo, per poi proseguire
“Hai solo stupidamente
accettato un drink fatato, diventando così l’anima
della festa per tutti i
Nascosti presenti e trascinato giù Victor Nikiforov dal suo
algido scranno per ballare
tra noi comuni mortali.”
Yuuri
per tutta
risposta si ributtò sul letto, coprendosi con le mani il
volto che bruciava per
l’imbarazzo, mentre il suo amico e compagno di armi scoppiava
in una fragorosa
risata alla vista della sua reazione.
Frammenti
della notte
precedente riemersero nella sua memoria, sotto forma di sensazioni e
colori,
come il turbinio di una chioma argentea ed il calore di un collo
slanciato sotto
la sua mano. Venne colto da una fitta di rimpianto nel non riuscire a
ricordare
lucidamente l’unica possibilità di contatto che
aveva avuto con lo stregone.
*
Nei
mesi successivi all’interno della comunità
dei Nascosti ci fu un incremento vertiginoso della mortalità
a causa del
traffico di yin fen, la droga
demoniaca
che poteva essere smerciata da alcuni stregoni nei bassifondi della
città.
Per
questo l’Istituto di San Pietroburgo aveva agito
tempestivamente e richiesto la consulenza e collaborazione dello
stregone
Victor, in quanto rappresentante della categoria. Ma nonostante
ciò, non erano
ancora riusciti a risalire alla fonte che produceva e smerciava la
droga; ogni
volta che pensavano di essere ad una svolta si ritrovavano invece
davanti ad un
vicolo cieco. Era possibile dunque che chiunque si trovasse dietro al
traffico
avesse il supporto di qualcuno di potente, forse addirittura un Demone
Superiore.
Nella
squadra di ricognizione sul campo era presente
anche Yuuri ed inizialmente si era trovato in imbarazzo nel lavorare
con lo
stregone per via di quanto accaduto al locale perché,
sebbene i suoi ricordi fossero
frammentari, riteneva di essersi comportato in modo deplorevole e poco
degno di
un Nephilim, il cui compito era di essere sempre vigile e pronto
all’azione.
Victor però non aveva mai sollevato l’argomento,
cosa di cui il cacciatore gli
fu grato e in breve tempo riuscì a superare
l’impaccio iniziale per
concentrarsi al massimo sulla missione.
Nei mesi di lavoro a stretto contatto si era reso conto che la fredda indifferenza dello stregone era solo una facciata e dietro di essa si celava invece un animo gentile, la cui solitudine non era stata una scelta ma imposta dalle circostanze. Lentamente, come la neve che si scioglie pigramente ai primi raggi primaverili, si era andato così a creare un rapporto di fiducia e di rispetto reciproci e divennero sempre più frequenti le occasioni in cui i due si ritrovavano a parlare per lungo tempo davanti a qualcosa di caldo, una volta concluso il pattugliamento notturno.
*
Quando
lo stregone fece ritorno al suo loft, non si
stupì della presenza sul suo divano della fata Yuri; non era
la prima volta che
si introduceva in casa sua e non sarebbe stata di certo
l’ultima. Solitamente
questo suo gesto segnalava l’arrivo imminente di una
discussione, pensò
sovrappensiero Victor mentre accarezzava il suo amato cane che gli era
corso
incontro scodinzolando per salutarlo.
Ci
fu un momento di silenzio gravido di tensione,
che eruppe quando Victor raggiunse la poltrona adiacente al divano e
Yuri
sbottò:
“Proprio
non capisco
come tu possa essere interessato a quel misero mortale.”
Il
tono carico di
giudizio della fata fece scattare Victor sulla difensiva, che
così ribatté
tagliente:
“Beh
sai, non tutti
possiamo ricevere le attenzioni di un re della
Caccia Selvaggia.”
Yuri
cercò di rimanere
impassibile, non pensava che Victor fosse a conoscenza del suo rapporto
con il
cacciatore fatato che solcava i cieli del Canada e non voleva dargli la
soddisfazione di essere riuscito a coglierlo di sorpresa; anche se
nulla poté
fare per nascondere il rossore che gli colorò la pelle
diafana. Prima che
potesse dire nulla però, Victor lo procedette: “E
non cercare di negarlo,
sappiamo entrambi che la tua gente non può
mentire.”
La
fata per tutta
risposta roteò gli occhi, e tornò
all’argomento principale della discussione con
tono più grave da cui si poteva percepire la preoccupazione
per lo stregone, nonostante
cercasse di non darlo a vedere:
“Mi
chiedo solo se ne
valga la pena. Le vite dei mortali sono volatili come fuochi fatui e
quelle dei
Nephilim lo sono ancora di più.”
Victor
ne era
consapevole ma nonostante tutto non poté impedirsi di
sorridere timidamente mentre
replicava: “Questo non fa che rendere ogni momento ancora
più prezioso. La sua
vita è come una lanterna che illumina il cupo grigiore
dell’immortalità ed attorno
alla quale varrebbe la pena scaldarsi anche solo per un fugace istante,
conservandone
il ricordo come il più prezioso dei tesori in questo eterno
viaggio” concluse
quasi mormorando, fissando un punto nel vuoto.
*
Il
lavoro di ricerca
dei cacciatori stava iniziando a dare i suoi frutti, il trafficante
sentendosi probabilmente
messo alle strette stava commettendo sempre più errori nel
coprire le tracce
del suo operato, cosa che porto alla sua quasi cattura durante un
inseguimento
nei pressi di uno dei tanti locali frequentato dai Nascosti.
Nonostante
infine fosse
riuscito a fuggire, la missione non fu completamente fallimentare;
avevano identificato
il suo marchio distintivo di stregone, dato dalla presenza di una
carnagione
dalla sfumatura purpurea. Inoltre, un lembo di tessuto insanguinato si
era
strappato dalla sua veste, a seguito di una breve colluttazione con uno
dei
cacciatori, e poteva essere utilizzato per eseguire un incantesimo di
localizzazione che li avrebbe condotti al suo nascondiglio.
Giunti
sul luogo, lo
stregone incriminato questa volta non ebbe possibilità di
fuga per via della
superiorità numerica data dall’unione delle forze
dei cacciatori e del loro
alleato. Venne immobilizzato e trascinato fuori dal suo covo, quando un
nugolo
di aculei trafisse alcuni Nephilim, che caddero a terra e le cui zone
colpite
assunsero una tonalità grigiastra e percorsa da venature
nere.
Dalle
tenebre emerse la
figura che aveva sferrato l’attacco, il Demone Superiore che
era stato invocato
e soggiogato dallo stregone coinvolto nel traffico di yin
fen. Il camuffamento umano del demone aveva ceduto posto alla
sua vera forma: su due zampe, ricoperta di squame e la cui coda
ricordava
quella di uno scorpione da cui venivano proiettati sottili aculei
velenosi.
Sotto
attacco e senza possibilità
di riparo in mezzo alla strada, i cacciatori richiesero a Victor la
tempestiva creazione
di un Portale in modo da portare velocemente all’Istituto i
feriti ed il
prigioniero. Al loro passaggio però si richiuse
immediatamente, lasciando
Victor ed un paio di cacciatori, tra cui Yuuri, ad affrontare il demone.
Per
creare un diversivo
e lasciare il tempo di agire ai Nephilim, Victor evocò delle
fiamme dalla
sfumatura glaciale, che andarono a stringersi attorno alle zampe del
demone in
modo da impedirne così i movimenti, seppure non sarebbe
riuscito a mantenerlo
confinato troppo a lungo data la sua natura di demone di livello
superiore.
I
due cacciatori si
lanciarono rapidamente all’attacco, sfoderando le lame
angeliche che ardevano
di luce come il cuore pulsante di una stella. Uno di essi venne
scagliato via
da un potente colpo di coda che lo raggiunse in pieno petto mentre
l’altro
riuscì ad avvicinarsi e tranciare di netto la coda del
demone, che emise un
sibilo acuto di sofferenza. Nello stesso momento, il demone
riuscì a liberarsi
delle fiamme magiche che lo confinavano e si diresse verso lo stregone
afferrandolo per la gola, lo sollevò e lo sbatté
contro il muro facendogli
strisciare il volto sulla ruvida superficie in cemento.
Uno
schiocco secco
fendette l’aria ed il demone si ritrovò il collo
stretto dal laccio di una
frusta, maneggiata da Yuuri. Lasciò quindi andare lo
stregone nel tentativo di
liberarsi, artigliandosi la gola con entrambi gli arti. Le rune
angeliche
presenti sulla frusta resero però vano ogni tentativo di
liberazione, bruciando
la pelle squamosa del demone ad ogni tocco, mentre la morsa attorno al
suo
collo si stringeva sempre di più.
Yuuri
diede uno
strattone violento alla frusta ed il demone cadde a terra, e
raggiungendolo con
uno scatto felino, aggraziato e letale, sguainò la lama
angelica e gli trafisse
il petto, trapassandone il cuore. La figura del demone così
si dissolve,
facendo ritorno alla dimensione a cui apparteneva.
Il
cacciatore accorse
al fianco dello stregone e quando vide che metà del viso di
Victor era
insanguinato per via delle numerose escoriazioni, si sentì
stringere il petto
in una morsa, annaspando come se gli avessero strappato
l’aria dai polmoni; sentendosi
responsabile per le condizioni in cui si trovava lo stregone.
Crollò in
ginocchio mormorando come fosse stata tutta colpa sua, che se avesse
fatto di
più ora Victor non sarebbe rimasto ferito, di come fosse un
pessimo esempio di cacciatore
e di come avesse gettato discredito sul nome della sua famiglia.
Sentì
la mano di Victor
posarsi sul suo volto ed asciugargli gentilmente le lacrime che non si
era
accorto di stare versando, replicando alle sue parole con voce carica
di
emozione:
“Io
non penso invece
che tu sia un pessimo cacciatore, la
tua volontà di dare sempre il massimo e di migliorarti
costantemente combattendo
per ciò che ritieni giusto, fa di te il miglior esempio
possibile. È stato un
privilegio per me lavorare assieme in questi mesi e scoprire la
meravigliosa
persona che si cela dietro la tenuta da battaglia, così
piena di vita e
determinazione.”
Si
interruppe per un
istante, cercando di trovare le parole giuste per ciò che
voleva esprimere e con
un sorriso pieno di calore, proseguì:
“E
sarei onorato se
potessi restare al tuo fianco per tutto il tempo che mi
concederai.”
Yuuri
rimase in
silenzio per un momento, mentre il reale peso e significato di quelle
parole si
facevano strada nella sua mente per poi rispondere con tono trepidante
e sorridendo
tra le lacrime, che avevano ripreso a scorrere copiose mentre ascoltava
il
discorso di Victor:
“Allora
ti farei
rimanere fino al mio ultimo respiro.”
Una
singola lacrima
cristallina cadde dagli occhi di Victor, luminosi dalla gioia, quando
si chinò
ad assaporare le labbra di Yuuri, in un bacio che sapeva di lacrime e
sangue e dove
riversarono l’intensità di ciò che non
erano riusciti ad esprimere a voce, suggellando
la promessa di affrontare assieme qualunque cosa avesse portato il
domani.