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Autore: Yuki002    23/06/2017    1 recensioni
[Omegaverse] [Victor/Yuuri] [Ballet!AU]
-Questa storia partecipa al 1° contest Yuri on Ice - Italia Alternative Universe-
Prompt scelto (di Neko Hana): Ballet!AU
Trama:
Yuuri è un ballerino di danza classica, di fama mondiale, conosciuto con il nome "il Rivoluzionario". Il suo allenatore, nonché compagno di vita, Victor lo sta allenando per un'esibizione, dove parteciperà anche lui! L'emozione è alle stelle, tutto sembra andare per il meglio quando una strabiliante, ma sconvolgente, sorpresa cambierà la vita di Yuuri: da solo, dovrà tenere un segreto a Victor, che non può proprio rivelargli, riempiendolo di bugie e promesse mancate...
Buona lettura^^
Genere: Fluff, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Victor Nikiforov, Yuuri Katsuki
Note: AU | Avvertimenti: Mpreg
Capitoli:
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CAPITOLO II

 


"Quindi, aspetta, fammi capire..." sentì la sorella sospirare dall'altra parte della cornetta e questo gli raggelò le vene "Tu e Victor lo avete fatto, senza contraccettivo sperando di non beccare proprio il momento adatto per il concepimento? E invece, non è stato così e adesso sei ridotto a questa situazione" concluse, con un tono pacato. Troppo per i gusti di Yuuri.
Seguì un lungo silenzio, che fu straziante per il corvino prima che delle parole secche e crudeli gli arrivassero all'orecchio: "Ma ti ha dato di volta il cervello?"
Sussultò sul water, ancora rinchiuso in bagno, e non poté neanche ribattere: la colpa era sua e solo sua.
 
"Mari..." era sul punto di piangere mentre la sorella era in linea "So di aver fatto una cavolata e di essere stato sconsiderato, ma, ti prego, ho davvero bisogno del tuo aiuto" 
 
"Che poi, non eri tu il primo a non volere figli?" ignorò volutamente la sua richiesta d'aiuto "Yuuri..."
Il groppo alla gola era diventato intollerabile
Soprattutto quando quelle parole amare uscirono dalla bocca della sorella, ferendolo di nuovo: "Te lo dico sinceramente..." la paura lo assalì, come una morsa stretta al petto: quando Mari era sincera, sapeva per certo che voleva dirgli la verità.
"Sei certo di volerlo tenere?" un'altra pugnalata al cuore, che stordí il corvino.
Non aveva tutti i torti: quella piccola creatura non avrebbe dato altro che rogne a lui, a Victor, alla sua famiglia e, più importante, alla sua carriera da ballerino.
Era ancora in tempo, no?
Poteva andare in ospedale, firmare le carte e abortire. 
Veloce e indolore: Victor non si sarebbe accorto di nulla e avrebbero continuato a vivere insieme per un po' di anni.
Sarebbe arrivato un figlio, prima o poi, non è che non lo volevano. Solo...era troppo presto.
Ma era una scelta difficile per lui.
 
"Cazzo, che nervi..." sussurrò quel tanto che bastava a far sentire la sua imprecazione alla sorella. Sì grattò furiosamente il capo, tirando alcuni capelli gemendo di dolore.
 
"Ormai il casino è fatto, Yuuri..."
Pum, altra pugnalata: seriamente, per quanto ancora intendeva torturarlo così?
 
"Lo so Mari, lo so!" inveí contro di lei, pronto a pentirsene poco dopo con un singhiozzo "Scusa, scusa, scusa..."
Inutile trattenere quelle lacrime, che, maledette, avrebbero lasciato un segno indelebile sulla sua pelle e sulla sua anima: tutto rischiava di andare in malora solo per un suo capriccio. Solo perché aveva  voluto sentire il brivido di Victor dentro di sé senza alcuna barriera.
Ma ne era valsa la pena?
 
"Yuuri..." lo chiamò, con voce più calma e tranquilla "Avrai fatto pure un casino, ma non dimenticarti di Victor. Cosa ne pensa lui?"
 
Ah, sgamato...
 
"Ehhhhhhh, Mari, ecco ti devo dire un'ultima cosa" qualche gocciolina di sudore, unita alle lacrime, scivolò via dalla sua pelle.
 
"Aspetta..." sentì la sua voce alzare di tono e perdere quella pacatezza che aveva da poco acquistato "NON MI DIRE CHE NON HAI DETTO NULLA A VICTOR!!" strillò dalla cornetta "Yuuri!! Ma sei matto??"
Il corvino tremò sotto la voce imponente della sorella: poteva sembrare una persona tranquilla, apatica e di poche parole, ma quando ci si metteva diventava una bestia.
 
"No, Mari, aspetta non correre. Ho i miei motivi"
 
"E vai, illustrameli, allora!" sentì il rumore di una mano sbattere contro il tavolo, probabile, della cucina.
 
"Non posso dirlo a Victor, capisci? Se glie lo dicessi mi proibirebbe di esibirmi e-"
 
"Yuuri! Sono tornato, dove sei?" la voce squillante di Victor, non gli sciolse i nervi come accadeva la maggior parte di volte, più che altro glie li tese ancora di più.
Quanto stress poteva ancora accumulare il suo corpo?
 
"Mari, è arrivato Victor! Ti spiego meglio stasera" sussurrò prima di riattaccare e rispondere all'albino.
 
"Sono in bagno, fra poco esco" si alzò dalla tavoletta per avvicinarsi al lavandino e togliersi il segno del passaggio delle lacrime sulle sue guance: non era uno spettacolo, ma almeno gli occhi gonfi sembravano meno da cane bastonato e le guance avevano assunto un colorito roseo.
 
Uscì dalla stanza, venendo accolto dalle braccia calde e sicure di Victor: "Dov'è il mio Welcome Kiss??" si lagnò, utilizzando l'inglese che metteva in risalto l'accento russo, tanto amato da Yuuri.
Senza preavviso, il corvino si ancorò alle sue spalle ed eseguí un arabesque per raggiungere le sue labbra. Esse schioccarono rumorosamente, producendo un suono che entrambi gradirono molto: "Bentornato, Victor. Spero che questo elemento non valga come allenamento, perché domani non mi voglio ritrovare con gli addominali distrutti!" scherzò, sfregando il naso contro quello del compagno: era pazzesco quanto il suo umore potesse cambiare ogni due secondi. Si era quasi dimenticato che, due minuti prima, era in lacrime ad implorare aiuto da Mari.
 
Victor gli prese la vita e lo indusse ad ancorarsi ai suoi fianchi, con le gambe: "Penso che per questa volta possa fare un eccezione" sbatté dolcemente il corvino al muro, prima di baciare ogni punto del suo viso e del suo collo scoperto. Si nascose nel suo incavo, segno che voleva inspirare quel dolce profumo che emanava nei periodi più caldi del mese: Victor aveva sempre raccontato a Yuuri, di amare il suo Heat, dicendogli che era il più dolce ed inebriante che avesse mai sentito.
Si preparo a gustarsi la sua prelibata preda, mordendo i punti dove l'odore diventava più forte: solo che...
'Qualcosa non va' pensò, prima di prendere ad incidere coi denti vari punti della sua spalla 'Non è possibile...' morse con ancora più forza, dietro alla base dei capelli: lì, c'era la ghiandola principale che rilasciata feromoni ed era la zona che mandava più in visibilio Victor. Era capace di farlo eccitare anche solo inspirando quel buon odore, senza neanche sfiorarlo.
 
"V-Victor, mi fai...male" fremette sotto quelle attenzioni, un po' più violente del normale. Sentì il compagno annusare con foga vari punti del suo corpo, sulla zona che lui amava e non era normale: una volta trovato il suo punto più inebriante, smetteva di cercare.
Questo voleva dire che non riusciva più a trovare...
Ci arrivò in un battibaleno e meno male che Victor aveva il viso nascosto nel suo collo, perché i muscoli del viso si tirarono tesi al massimo per aver fatto quella scoperta: la gravidanza bloccava la produzione di feromoni durante l'Heat e, di conseguenza, quell'odore dolce che caratterizzava tutti gli Omega scompariva.
 
'E questa come glie la spiego??' sospirò mentalmente, prima di darsi dello stupido 'Sono le conseguenze, Yuuri. Adesso te le sorbirsci...' fece finta di non capire nulla di quello che stava accadendo, circondando le spalle larghe del russo come era solito fare.
Nel mentre Victor era ancora in preda al panico, anche se, come stava facendo Yuuri, fece finta di essere calmo.
 
'Perchè non riesco a trovarlo? Era proprio qui, ricordo benissimo' e mordicchiò quella zona, che era segnata da altri morsi dati precedentemente 'Sto forse perdendo potere come Alpha? Yuuri mi sta tradendo? No, dai, questo, è impossibile. Può anche essere che non sia giornata: ha rimesso due volte nell'arco di poco tempo, quindi è presumibile che non sia dell'umore adatto'
Si tranquillizzò così, ma un piccolo senso di inquietudine gli stava dicendo di stare attento.
 
'Andrà bene, è solo un momento. Victor, non preoccuparti'
 
'Calmati Yuuri, finché non ne parli non può sospettare di nulla. Andrà tutto bene...' e strinse a sé il busto del compagno contro il suo, sperando di potergli rubare un po' di serenità che lui aveva perso.
***
Il pomeriggio la coppia l'aveva passato programmando l'esibizione, senza mai toccare le barre e senza mai alzarsi dal pavimento, eccetto per mangiare e andare in bagno.
Per quanto Yuuri fosse ancora  sfiancato, le sue gambe fremevano al solo pensiero di eseguire la coreografia di "Stammi vicino": voleva immedesimarsi nel personaggio, sentirsi solo e vuoto fino a che non arrivava Victor...
La luce in fondo ad un tunnel buio, la sua luce: il suo uomo lo avrebbe preso in braccio, facendogli toccare le stelle con la punta delle dita. E Yuuri avrebbe contraccambiato, sollevando Victor e portandolo via da qualche parte nel mondo dove sarebbero stati felici.
Neanche si accorse di star sorridendo come un ebete, mentre uscivano dallo studio e si dirigevano nei rispettivi appartamenti.
Abitavano a due piani di distanza dello stesso edificio e faceva male il pensiero di doversi lasciare ogni sera, senza coccolarsi e scambiarsi effusioni nel letto. 
Purtroppo, non erano ancora riusciti a trovare un appartamento adatto a due persone nelle vicinanze e, siccome lo studio di danza si trovava al piano terra del condominio, avevano pensato che forse era meglio rimanere lì.
Anche se, alla fine, il corvino finiva sempre per sgattaiolare nell'appartamento del russo per sdraiarsi accanto a lui a sua insaputa. E lo avrebbe fatto anche quella sera, visto che era in possesso delle chiavi così come il compagno era in possesso delle sue, se non avesse avuto una paura tremenda di essere scoperto: curioso...
Una vita così piccola, che nessuno poteva ancora notare, se non con un leggerissimo rigonfiamento sulla pancia, gli faceva così paura.
 
Yuuri accompagnò Victor davanti alla porta di casa sua, con uno sguardo sconfortato: non voleva lasciarlo, andando in contraddizzione con ciò che aveva pensato poco prima. Aveva paura di stare con lui, ma lo amava talmente tanto da superarla.
Per qualche strano motivo, si sentiva terribilmente triste, come se lo stesse lasciando lì per poi non fare più ritorno.
 
"Buonanotte, Victor..." mormorò mogio mogio, torturandosi le mani.
L'albino rimase ad osservare il compagno e pensò a quanto si fosse comportato in modo strano questa giornata, sin dalla mattina: sudava più del dovuto, inoltre aveva il viso pallido e scarno, segnato da due occhi rossi protetti solo dagli occhiali.
 
"Yuuri..." lo chiamò a sé, per dargli il consueto bacio della buonanotte, anche se un sorrisetto malizioso mentiva le sue intenzioni caste e pure.
Il corvino si alzò sulle punte, fremendo dalla voglia di sentire le proprie labbra scontrarsi contro quelle del russo.
Ma doveva ormai essersi abituato alle sorprese che l'albino architettava per lui, spesso e volentieri quando vedeva questo grande desiderio da parte del giapponese, perché proprio nell'esatto istante in cui Yuuri si avvicinò al corpo del russo, esso lo prese per i fianchi.
Con un veloce movimento della mano libera, fece scattare la serratura e portò all'interno il compagno: ecco, adesso il corvino non poteva fare altro che affrontare la sua paura e sperare che andasse tutto bene.
 
Tra un bacio veloce e l'altro Victor gli sussurrò all'orecchio: "Come posso lasciare da solo il mio Yuuri da solo, quando mi sta supplicando di rimanere con me?" rise sulle sue labbra umide, prima di riappropriarsene con ingordigia.
Chiuse la porta e, senza neanche accendere la luce, stese il ragazzo sul letto poggiandosi sul suo petto: "Cosa proponi, allora?" disse malizioso, spostando l'indice dal lato delle labbra all'altro "Vogliamo fare una doccia insieme, ci prepariamo un the caldo e guardiamo qualcosa in TV oppure..." di colpo girò il corvino a pancia in giù, a dargli bella mostra della sua nuca scoperta "Possiamo rimanere qui, a divertirci un po'" lentamente scese verso il collo di Yuuri, pronto a rimarcare il suo territorio: non era ancora molto convinto sul fatto che qualcun'altro lo avesse marcato, contro o non contro la volontà del compagno. Aveva bisogno di certezze.
Nello stesso momento in cui il giapponese sentí i denti affondare nella sua pelle, gemette di dolore. E non di piacere, come accadeva da sempre. 
Non riusciva a godere di quel momento intimo tra loro, per questo rimase fermo a stringere i denti ogni qualvolta che Victor mordeva la nuca. Perché non riusciva più a condividere piacere con l'amore della sua vita? A quanto sapeva, non centrava la gravidanza, anzi, a volte lo stimolo sessuale era più forte per tutto il periodo dei nove mesi che dopo. O era solo l'ansia che opprimeva i suoi veri sentimenti?
Non se ne rese conto subito, ma, lentamente, gli stava ritornando la nausea accompagnata da una fame irresistibile: Pop corn e cioccolata...
Ne aveva una terribile voglia, in questo momento, anche se il senso di nausea gli toglieva tutto l'appetito. 
Era un continuo saliscendi tra fame e conati e questo non fece altro che peggiorare la sua condizione: gli faceva tutto schifo...si sentiva una schifo.
Che cosa avrebbe detto a Victor se fosse di nuovo ingrassato?
Quando aveva iniziato a danzare, a nove anni era il bambino più grasso del gruppo e ne superò di traumi per arrivare dove era ora.
Ricordava ancora i bulli, chi gli sparlavano dietro, la fatica che faceva a stare al passo delle lezioni: la sua anima era rimasta ancora fragile a quei ricordi.
Un anno dopo, Victor, rinomato allenatore, era venuto a fare visita alla loro scuola di danza e, ironia della sorte, aveva scelto proprio lui. Un bambino, di appena dieci anni, ancora un po' grassottello e impacciato nei movimenti: sembrava un maialino mentre ballava e impossibile da allenare.
Però, da quella giornata, non vide mai più la sua pancia riempirsi di grasso, complice una dieta rigidissima impostata dall'allenatore, e adesso aveva il timore di ritornare a quei tempi.
La nausea, d'improvviso, aumentò drasticamente al punto da pensare che avrebbe rimesso di nuovo per la quarta nella stessa giornata: gli faceva schifo tutto questo e non avrebbe mai smesso di ripeterlo.
Quelle sensazioni, quell'appetito, quelle labbra che toccavano il suo corpo, che ora non voleva su di sé.
Aria, gli serviva aria... qualsiasi cosa, bastava solo che non stesse fermo su quel letto.
 
"Yuuri..." la voce spezzata e seria di Victor, riportò la sua mente sulla terra uccidendo il suo cuore quando vide nel compagno un espressione sconfortata e dolorante "Non ti piace?" si calò verso il suo viso, per constatare che, sì, quella smorfia sul viso del giapponese era disgusto: il modo in cui arricciava il naso, le rughe sopra la bocca increspate e le iridi vuote di qualsivoglia emozione eccitante. Nessuno sguardo languido o lucido, solo un marrone piatto e noioso.
Non era quella la luce a cui era abituato e la cosa lo spaventò.
 
'Non riesco più a dare piacere a Yuuri' secco, questo pensiero gli trafisse il cuore, come quando il compagno gli aveva raccontato dei suoi episodi di bullismo.
 
"Scusa, Victor..." con le mani aperte, spostò il petto del russo lontano da lui: sentì il cuore più leggero, anche se non migliorò di molto il suo umore.
Aveva il costante terrore che potesse sentire dalla pancia un qualsiasi movimento o rumore sconosciuto o percepisse che qualcosa non andava per il verso di giusto: se anche fosse ingrassato di un kilo, lui si sarebbe accorto. Era un allenatore molto accorto.
 
"Ho bisogno di prendere un po' d'aria, mi dispiace. Non è proprio giornata oggi..." sospirò, sempre con quel maledetto senso di nausea a infettargli la gola: era stufo di sentire il gusto acre degli acidi grattargli la trachea.
E, senza dire nulla, Victor si alzò sparendo nel soggiorno lasciando Yuuri da solo steso sul letto, con il cuore distrutta e l'anima ridotta a brandelli.
***
"Dio ti maledica, Victor! Cosa cazzo chiami a quest'ora, lo sai che è mezzanotte passata?!" 
 
"Buongiorno, Yurio!" prese in giro il biondino con la sua solita vocina cantilenante, alimentando la furia omicida del piccolo gattino.
 
"Aspetta che ti venga a prendere domani, vediamo come mi dai il buongiorno così felicemente!" sbottò, con la voce ancora impastata nel sonno.
Sapeva che non era orario consono ad una chiacchierata tra amici, ma aveva davvero bisogno di lui: era l'unico a cui poteva rivolgersi. Era rimasto delle ore a contemplare il pavimento scuro del soggiorno, sperando di uscire da quella situazione da solo, ma la sua mente gli giocava brutti scherzi e Yurio era la persona più diretta e senza peli sulla lingua che conosceva. Poteva raccontargli anche che sarebbe morto tra due giorni, senza troppi giri di parole.
 
"Ok, ok perdonami!" si scusò, sospirando "Ma ho bisogno di te..."
Dalla cornetta sentì il biondino sussultare, mugolando qualcosa: "E quindi hai dovuto interrompere il mio momento di pace con Beka, solo per poter parlare con me?" sapeva che Otabek era un Dj di fama mondiale, quindi immaginava solo quanto poco tempo potesse ritagliarsi con Yurio. Si sentì subito in colpa per entrambi, ma in sottofondo, sentì chiaramente una voce grave urlare: "Fa lo stesso, Yuratchka! Abbiamo tutta la notte libera, quindi parla pure con Victor"
 
'Oh, santo uomo!' ringraziò mentalmente il kazakistano.
Il biondino sbuffò e si alzò dal letto e si spostò verso il soggiorno, incurante che fosse completamente nudo.
 
"Cosa vuoi?" disse con il suo solito tono perennemente arrabbiato. 
Poteva lasciarsi andare alle sue paranoie adesso...
 
"Yurio non riesco più a far eccitare il mio Yuuuuuri!" si lagnò, stando ben attento a non fare troppo casino: non si sarebbe mai perdonato se il compagno l'avesse sentito.
Ma era impossibile, visto che quest'ultimo era corco in bagno per l'ennesima volta a rimettere. Non era riuscito a sostenere la cena e il pranzo insieme, per quanto non fossero stati abbondanti, e aveva avuto il voltastomaco che di certo non aveva aiutato.
 
"Eh?" Yurio storse il naso, schifato "Mi hai veramente chiamato a quest'ora santa, solo per dirmi che non riesci a far avere un erezione al tuo ragazzo??" urlò, incurante che Otabek lo avesse sentito, con conseguente risata "E tu, Beka, non ridere come uno scemo!" 
 
"Ops" sussurrò ridendo: non biasimava Victor, un periodo simile lo avevano passato anche loro, ma quando si superava il ricordo pareva quasi comico.
 
"Eh, dai!" sbottò l'albino leggermente in imbarazzo "Non peggiorare solo le cose! Parlo seriamente, credo di non valere più nulla per Yuuri come Alpha. E se, a mia insaputa, sta frequentando un altro?"
La risata del biondino smise di colpo, quando sentì quelle due parole: un altro...
 
"Victor..." mormorò lentamente, incrementando la sua ansia "Seriamente, a cosa stai pensando?! Ti pare che il maiale sia in grado di tradirti?" 
 
'Da quando Victor è diventato così scemo?'
 
"E che ne so! Yurio, non sento più il suo dolce profumo, quello che sa di zenzero e vaniglia e che mi fa impazzire senza neanche averlo ancora toccato. E se avesse smesso di produrre feromoni, perché è stato marchiato da un altro Alpha, eh?? Non funziona così con gli Omega?" si mise la testa tra le gambe, le braccia troppo pesanti per sostenere il cellulare: era la prima volta che si sentiva così insicuro di se stesso.
 
"Victor, ma hai almeno studiato come funziona l'organismo degli Omega o ti devo fare un ripasso io, che lo sono?!" gli sembrava di sentire un discorso ridicolo, infondato e senza senso: non era da Victor sospettare così tanto.
 
"Ascoltami, vecchio, gli Omega non smettono MAI di produrre feromoni. Che stia con te o con un altro, l'odore lo dovresti sentire sempre. La marchiatura serve solo ad abbassare il rilascio" gli spiegò, con tutta la pazienza del mondo: è vero che era stato lui a fargli conoscere Otabek, quindi, in teoria, gi doveva un favore, ma non per questo doveva sorbirsi i problemi di impotenza di un vecchio bacucco come lui.
 
"Gli unici due casi, dove un Omega smette di emettere feromoni sono, 1" e segnò con il pollice, il primo numero, nonostante fosse da solo nella sala "Quando prende una dose eccessiva di soppressanti e 2" alzò l'indice "Quando ha concepito"
L'ultima frase fece rabbrividire Victor da capo a piedi: no, non poteva essere così. Ne avevano già discusso e si erano anche promessi di rispettare questa "regola". I suoi occhi rotearono da un parte all'altra della casa, in preda al panico: si fidava di Yuuri e, comunque, non ricordava altre notti, dopo quella passata allo studio, dove si erano presi il rischio. Certo, non aveva mai chiesto al corvino se avesse avuto dei sintomi simili alla gravidanza perché era sicuro, che, se fosse stato così, lui glie li avrebbe detti sin da subito.
 
"Victor, ascoltami bene, non te lo ripeto più: se hai paura che il tuo maiale sia incinto, togliti quest'idea dalla testa: la gravidanza degli Omega maschi è terribile. Ho amici, che sono dovuti andare più volte in ospedale a causa dei forti dolori alla schiena, testa, pancia senza contare che rimettono ogni due secondi. Lo noteresti, senza dubbio: almeno che il porcello non sia molto bravo a nascondere il tutto, ma conoscendolo... È incapace di nascondere i suoi sentimenti, lo sai bene anche te" concluse, riprendendo fiato. Mai si era preso così tempo per calmare le paranoie di una persona: sprecava fin troppo fiato, che avrebbe volentieri usato per catturare il respiro di Otabek quando si baciavano.
 
"E per quanto riguarda le medicine che prende?" a sentire Yurio così sicuro si tolse quel dubbio dalla testa, del resto se l'aveva detto un Omega, che ci viveva con quel corpo, poteva stare tranquillo.
 
"A volte, il nostro Heat è talmente forte e violento da avere delle ripercussioni fisiche. Io stesso, sono dovuto rimanere a letto dei giorni a causa delle febbre e della nausea. Per questo, quando si individua il primo periodo violento, bisogna aumentare la dose delle pillole" spiegò il biondino, sperando di aver levato ogni dubbio nella testa del russo.
E, per Victor, quella frase fu musica per le sue orecchie: ecco giustificate le continue corse in bagno di Yuuri e sul perché fosse così stanco.
 
"Yurio, grazie" gli disse con un tono traboccante di felicità "Mi hai salvato da una notte piena di incubi.
L'uomo sentì l'amici borbottare: "La prossima volta che andate in Giappone, portatemi con voi. Voglio andare in quei Maid Cafè coi gattini dentro..." mormorò, con quel tono carino e dolcioso: diveniva così solo quando c'erano di mezzo i gatti, neanche con Beka si scioglieva così tanto.
 
"Va bene, va bene..." sorrise al telefono, prima che l'incurvatura delle sue labbra scomparisse del tutto.
 
"Però, qualcosa non mi torna ed è per questo che ti ho chiamato: perché non riesco più a far provare piacere a Yuuri?"
 
"Victor!!" lo riprese, alzando un po' di troppo il tono, ammonito da Otabek nella camera da letto "Quelli sono problemi tuoi, non posso fare nulla se non ti si alza o se non riesci a farlo alzare a Yuuri!" sbottò, con le guance leggermente arrossate: perché il discorso aveva preso improvvisamente quella piega imbarazzante?
 
"Solo, togliti dalla testa che si stia vedendo con qualcun'altro, per carità! Più fedele di lui, ho solo visto il cane di Otabek, anche se ormai è defunto. Smettila di farti paranoie, perché non mi va di farti da psicologo, ok? Bene, grazie ciaooo"
E senza neanche dare tempo a Victor di rispondere, riattaccò.
L'albino poggiò il cellulare sul divanetto, sospirando: si stava solo facendo venire delle stupide paure, doveva stare tranquillo...
Il rumore piacevole dell'acqua che scorreva, gli fece presagire che Yuuri aveva deciso di farsi una doccia. Oh, quanto avrebbe voluto unirsi a lui come facevano spesso dopo gli allenamenti.
Si immaginò il corvino sotto l'acqua bollente, spalmarsi il bagno schiuma su ogni parte del suo corpo dove lui avrebbe volentieri lasciato dei segni viola, succhiando quella pelle morbida e profumata. Provò ad immedesimarsi nella sua mano, che scorreva lungo tutto la superficie pallida fino ad arrivare...
Gli scappò, involontario, un gemito e ringraziò il rumore della doccia, che attutí quel suono rotto dal piacere.
Una sensazione calda, scese dalla viscere fino al cavallo dei pantaloni: li tolse con lentezza, stupendosi della condizione in cui riversava dopo due pensieri  erotici sul suo ragazzo.
Decisamente, lui non aveva problemi di impotenza se le conseguenze erano quelle, poteva stare tranquillo!
 
"Meglio se vado a dormire!" ridacchiò leggero: risolvere problemi a volte faceva miracoli. Nonostante non fosse completamente libero da tutte le sue preoccupazioni, riuscì ad andare a dormire con il cuore più leggero.
Non poteva di certo sapere che, a poco meno di due passi da lui, Yuuri stava cercando di frenare una crisi di pianto.
Si sentiva estremamente solo a combattere una battaglia, che lui stesso aveva causato.
Il suo cuore, la sua anima e il suo corpo erano a pezzi e, conscio del fatto che avrebbe dovuto passare altri sei mesi così, si lasciò andare alla disperazione, fregandosene del fatto che rischiasse che qualcuno potesse sentirlo: si sarebbe inventato l'ennesima scusa, tradendo la fiducia di Victor. 
Tradendo lui, sé stesso e la vita che portava in grembo.
 
"Non puoi farmi meno male, piccolino?" sussurrò, sfregando dolcemente la mano sulla pancia "Perché il tuo papà non può soffrire così tanto, capisci?"
 
---
 
Per due giorni Yuuri non aveva fatto altro che ripensare a cosa gli aveva detto Mari. Una domanda, non riusciva a togliersela dalla testa, spuntava in ogni momento in cui si doveva fermare a metà delle prove, quando doveva correre al bagno, quando, notando il gonfiore crescente della pancia, ci passava sopra le fasce stringendo un po', quando la paura di essere scoperto divenne impossibile da sostenere.
 
"Lo vuoi tenere? "
 
Non sapeva cosa provasse di preciso per suo figlio, per questo non aveva il coraggio di decidere della sua vita: provava un misto di amore e odio, perché, sì, l'affetto materno, c'era ma a volte desiderava solo che la sua pancia fosse vuota, senza alcuna vita al suo interno.
Fu in quel momento della mattinata, dopo l'ennesima corsa in bagno a rimettere nulla, se non saliva e succhi gastrici, che si rese conto di aver fatto uno sbaglio a tenere quella piccola vita.
I sintomi della gravidanza non stavano facendo altro che peggiorare, oltre che distrarlo dagli allenamenti.
O da Victor...
Da quanto tempo era che non si baciavano con un po' più di passione? Erano passati pochi giorni, ma già la sua gola chiamava il suo respiro e le labbra cercavano quelle perlate del compagno. 
Si sentiva in gabbia, stretto tra quelle fasce, che celavano la sua vera condizione: ormai quelle strisce bianche erano diventate la sua pelle.
Non solo lo aiutavano a muoversi con più facilità durante l'allenamento, ma lo aiutavano anche a nascondersi da Victor.
Era triste come pensiero, ma sapeva che non c'erano alternative
Si sedette sul divano dell'appartamento di Victor, chinando la testa all'indietro sullo schienale, chiudendo gli occhi e posando la mano sulla pancia. Fu in quel momento, mentre pensava col cuore contratto al pensiero che bastava solo una chiamata e in una giornata sarebbe stato libero di tornare alla vita di un tempo, con una bella cicatrice a ricordargli ciò che poteva essere e non è stato, qualcosa che solo l'abbraccio di Victor poteva far scivolare via, anche solo per un po', che lo senti. 
Una bolla d'aria scoppiò nello stomaco facendolo tossire, tirando su di colpo la testa. Si porto le mani sulla pancia, premendo un po': lo sentiva, anche se flebile, sentiva il pulsare forte di un battito del cuore oltre al suo e gli venne da piangere.
Era assurdo come potesse innamorarsi di suo figlio così velocemente, quando un secondo prima era sul punto di porre fine alla sua debole esistenza.
 
"Ti sento, ti sento..." premette di più sullo stomaco, sperando di sentire meglio quelle pulsazioni "Vedi, per quanto il tuo papà sia cattivo, non riesce proprio a lasciarti andare" sorrise, mentre calde lacrime scesero lungo le sue guance, già provate da altre crisi di pianto "Mi dispiace che tu debba vivere tutto questo, è colpa mia, lo so... Ma sono felice di sentirti..."
Per la prima volta, dopo tanto tempo, pianse di felicità: non accadeva da quando Victor, mesi addietro, gli aveva chiesto se mai avesse voluto sposarlo con lui un giorno. 
Per quanto assurda e difficile, fosse la sua gravidanza, sapeva donargli un po' di soddisfazione come un'oasi nel deserto. E Yuuri si sentiva rinfrescato da quella pulsazione che batteva sui polpastrelli, come acqua che scivola lungo la schiena durante una giornata d'estate.
 
"Mi dispiace aver pensato quelle cose su di te..." disse con un filo di voce, straziato e stanco da quelle giornate rocambolesche "Non sa cosa fare il tuo papà, è un po' imbranato" rise sottovoce, per paura che qualcuno di inesistente lo sentisse.
Rimase lì sul divano a ridere, accarezzando ossessivamente il ventre: quel gesto, oltre ad infondergli calma, lo amava perché era l'unico contatto che poteva avere con la piccola creatura che portava in grembo. Inoltre, per lui, era un gesto di tenerezza che equivaleva, quasi, al baciarsi con Victor: semplice, passionale ed estremamente intossicante. 
Non gli sarebbe mai bastata quella sensazione della sua mano accarezzare attraverso le le fasce bianche la zona dove si presumeva essere il feto.
Gli sarebbe mancato quel gesto, quando avrebbe dato vita al genero suo e di Victor.
 
"Eh?" sbarrò gli occhi, incurante di sembrare un'idiota "Da quando, da quando penso al parto?" si portò due dita sulle labbra schiuse, troppo stupito per notare quel piccolo gesto, che, col tempo, era diventato un suo vizio. Era bastato solo quel pensiero, un solo pensiero, per fargli passare per la testa mille dubbi e paranoie, che, si andarono ad aggiungere a quelli già presenti, rendendo la sua testa un gran casino.
 
'Ma farà male? E cosa faccio se qualcosa va storto? E se il bambino avesse dei problemi? Rischio di morire? In che modo partorirò? Con dei chirurghi con un bisturi in mano, ad aprirmi il ventre o in altri modi? Cosa-"
La suoneria inconfondibile di un remix della musica di Eros (trovata a caso su YouTube), gli fece schizzare i nervi da tutte le parti: seriamente, se non si fosse dato una calmata con le sue ansie, le sue vene avrebbero rischiato di scoppiare!
Prese nervosamente l'apparecchio e, senza neanche vedere chi era, rispose con un tono sfacciato: "Chi è?"
 
"Ma buongiorno, Yuuri! Desideri un the per colazione? O forse è meglio un caffè, per svegliarti e farti ricordare che, FORSE, avresti dovuto fare una certa chiamata, ad una CERTA persona!" 
"Ah..." il suo sguardo si appiattí, quando un sorrisetto isterico comparve sul suo viso "Ciao, Mari..."
***
"Non mi degno neanche di salutarti a dovere: hai idea di quanto io sia stata in pena per te?" come sempre le sue parole sapevano benissimo come colpire i punti più deboli di Yuuri e farlo sentire in colpa "Ho aspettato, credendo ti servisse tempo. Pensavo che avessi bisogno di stare sulle tue, ma non ci ho più visto quando, dopo due, ripeto DUE giorni, non ho più avuto notizie su di te e beh... Ho pensato di richiamarti io" disse, con fare sornione: gli piaceva far notare al fratello quanto fosse imbranato o pigro. Un giorno o l'altro si sarebbe dovuto svegliare, no?
 
"Scusami..." si mise nella posizione del dogeza, anche se davanti non aveva altro che la TV "Ma, sì, hai ragione: avevo bisogno di stare sulle mie. Questi due giorni sono stati terribili" disse, con voce stanca e distrutta: quella di uno che non dorme da un bel po' di nottate "Ma..." sorrise alla cornetta "Lo sai, mi è successa una cosa meravigliosa stamattina. Anche se lieve, ho sentito il cuore del mio bambino battere" mormorò con voce bassa e spezzata.
Mari quasi si commosse, se non fosse che, nonostante fosse donna, non provava alcun istinto materno: curiosa questa situazione, dove a provare quell'amore fosse un maschio!
 
"Yuuri..." era felice che il suo fratello stesse meglio "Non ti conviene dirlo a Victor, adesso?" però doveva sbattergli in faccia la verità.
Il sorriso, seppur piccolo, del corvino si dileguò lasciando che un'ombra scurisse il suo viso: "Mari, ne abbiamo​ già parlato. Se glie lo dico, non mi permetterà mai di esibirmi con lui. In qualità di allenatore, può sospendere l'evento dedicato a noi in qualsiasi momento" rabbrividì al solo pensiero di un Victor che correva verso Yuuko per dirle di togliere dalla lista i loro due nomi: non lo avrebbe mai permesso.
 
"Quanto puoi essere cocciuto da 1 a 10?" sospirò la sorella, ormai rassegnata.
 
Il moro sorrise: "11"
 
"Yuuri...io ti metto in guardia, ho come il presentimento che non andrà a finire bene di questo passo. Davvero una normalissima esibizione vale di più del rapporto che hai con Victor e del bambino che porti?"
 
"Sì" disse subito, seduta stante "Stammi vicino, è una coreografia alla quale ci stavamo lavorando mesi addietro in vista di una gara: quest'opera di beneficenza è la nostra occasione di risplendere, non più come coach e allievo, ma come due ballerini alla pari. Uniti, insieme, collegati da un filo rosso che non ci separerà mai! È la nostra occasione, Mari, capisci? È da quando ci siamo conosciuti che sogniamo questo momento, non posso mandare in frantumi il sogno, non solo mio, ma anche di Victor!" in poco meno di due minuti, prese così sul serio quella risposta da alzare il tono di voce fregandosene dell'orario.
Mari buttò fuori l'ennesimo sospiro: ormai era un caso perso, l'unica cosa che poteva fare era augurargli buona fortuna e offrirgli supporto, quando sarebbe servito.
 
"Ho capito, ho capito..." disse con un pizzico di disinteresse "Ma, raccontami allora, cosa non sta andando per il verso giusto? A parte la tua condizione fisica"
Ancora una volta, la sorella fu in grado di far scemare tutto l'entusiasmo che si era creato il fratello.
 
"Ecco..." il suo tono, da grande e poderoso, passò ad uno più basso e insicuro " Il punto è che il rapporto tra me e Victor è peggiorato molto in questi due giorni. Non riusciamo più a fare bene quello, tu capisci cosa intendo" disse con un velo di imbarazzo "E questo lo ha reso geloso e sospettoso. Non mi abbraccia più come un tempo e i nostri baci sono privi di amore, Mari... Mi manca tutto questo.
A volte finisce che gli urlo contro, gli rinfaccio cazzate vecchie di mesi a cui nemmeno io davo peso, lo metto al corrente delle mie paranoie sul nulla dandogli la colpa. Mi lamento di tutto ciò che fa: che sia cucinare, lavare, allenarmi, chiaccherare.. 
Cioè sono diventato la versione maschile della moglie isterica. Ed è terribile sentirmi così: un attimo in purgatorio, dopo in paradiso, un altro dopo all'inferno. È un disastro, un disastro. Mi sento in colpa per Victor e mi dispiace per lui, perché so benissimo che non centra nulla ma, a volte, sono talmente nervoso da non riuscire a contenermi e..."
 
"Oi, oi, oi frena un po'!" lo bloccò Mari "Respira, formula la frase e parla. Lentamente, se possibile" precisò.
 
"Non so, vuoi anche un caffè e brioche, adesso?" borbottò innervosito.
 
La sorella si lasciò sfuggire un leggero risolino: "Tipico comportamento da don-" si fermò imbarazzata "Ehh, da uomo incinto..."
 
"Cosa intendi per tipico??" gli rinfacciò con fare minacciatorio.
 
"Che, chiunque, stia passando una gravidanza diventa isterico e perennemente incazzato. È normale" spiegò e si sentì utile, quando, dalla parte opposta della cornetta, udì un sospiro di sollievo.
 
"Però, ciò non cambia che, comunque sia, il mio rapporto con Victor non è dei migliori. Non riesco neanche più a ricordare l'ultima volta che mi ha steso sul letto e mi ha riempito d'amore" mormorò, con tono assorto e una punta d'amarezza nella sua frase.
 
"Per questo ti dicevo di dirglielo subito. Prova a metterti nei suoi panni: il suo compagno si sta comportando in modo stranamente inusuale, molto spesso sta male e ha delle crisi isteriche e di pianto. Contando che lui non sa della tua situazione, cosa vuoi che pensi?" allargò le braccia, per poi poggiarle sul letto "Si sente perso, perché non sa come aiutarti. Prova a restare più calmo, come adesso. Respira, conta per tre secondi ed espira. Dai, su, fallo! Respira..."
Il corvino gonfiò il petto al massimo, come gli era stato ordinato.
 
"1, 2, 3. Espira" 
Appena tutta quell'aria compressa, uscì fuori, si sentì subito meglio: come ringiovanito.
 
"Mari, funziona!" battè i piedi sul divano color mandarino, eccitato.
 
"Vedi?" sorrise calorosamente, anche se il fratello non lo poteva sentire "Ripeti questo procedimento tre volte al giorno, in particolare, fallo meglio di sera. Aiuta, anche se poco, a lenire lo stress: almeno di notte riesci a dormire un po'!" 
 
"Ricevuto, grazie!" un largo e spensierato sorriso, si fece largo sul suo volto, togliendo i segni di stanchezza e debolezza.
Poteva, farcela! Dipendeva da lui e non avrebbe mai rinunciato né a Victor né al bambino né all'esibizione.
E, non avrebbe rinunciato, neanche a sé stesso.
 
"Mari, non so cosa fare per-"
 
"Non provare neanche a dire che ti devi sdebitare, se no prendo il primo volo per Mosca e vengo a riempirti di botte!" scherzò, ma il tono deciso bastò a spaventare il corvino.
 
"O-ok, ma-"
 
"E fatti sentire ogni tanto, voglio sapere se sei vivo o meno!" continuò, sempre con quella voce da dittatore.
 
"Va bene, volevo solo dirt-"
 
"E dopo l'esibizione dí tutta la verità a Victor, mi raccomando!" continuò troppo divertita all'idea di uno Yuuri col volto, che man mano, andava a colorarsi di rosso.
 
"E, non so, gradisce anche che mi stenda per terra e che lei mi passi sopra coi piedi!?" borbottò gonfiando le guance, anche se la sorella non poteva vederlo.
 
Ma di sicuro, non le serviva un genio per capire la reazione di Yuuri!
 
"Sto scherzando, dai!" rise leggermente, portandosi la mano alla bocca "Però quello che ti ho detto è vero: stai attento!"
 
"Sì, sì Mari!" alzò gli occhi al cielo stanco di quella paternale che era durata, controllò sul display del cellulare, venti buoni minuti "Ti chiamerò per novità, va ben-" non riuscì a concludere la frase, perché si gelò sul posto: il rumore della serratura che scattò, gli fece scorrere un brivido lungo tutta la spina dorsale. Victor era tornato.
 
"Yuuri! Sono a casa"
Era uscito per andare a fare la spesa in un negozio aperto 24 ore: di certo sarebbe stato difficile trovare un supermercato aperto alle 4:30 del mattino. Per loro era l'orario ideale per iniziare ad allenarsi e, per Yuuri, il momento perfetto per chiamare i parenti dal Giappone che erano ancora svegli.
 
"Mari, mi dispiace, ti devo salutare! È arrivato Victor" non diede neanche il tempo di far rispondere alla sorella, che riattaccò.
Una volta premuto il tasto rosso, fece un lungo respiro e si disse: 'Ce la posso fare, ce la posso fare, ce la posso fare!"
E, con quel pensiero fisso in testa, superò la mattinata senza particolari problemi fisici: quella chiamata gli aveva donato una pace e una tranquillità che non sentiva da un bel po'.
E, mentre eseguiva un Battement, per iniziare a riscaldarsi, ringraziò col corpo e con lo spirito sua sorella.
***
Erano da poco passate le quattro del pomeriggio, ma Yuuri non sentiva alcuna stanchezza: forse perché aveva la mente più sgombra o forse il destino aveva deciso di dargli una gioia ogni tanto, fatto sta che quel pomeriggio stava andando per il verso giusto.
Era riuscito ad eseguire tutti gli elementi che componevano la prima parte della coreografia "Stammi vicino", dove si esibiva per prima lui da solo: un Arabesque, poi si accarezzava il viso disperato, un Cabriolet, dove poi si metteva in ginocchio ad invocare con le braccia un aiuto. 
Si rimise in  piedi, facendo un giro di  360° sulle punte, per poi spostarsi verso Victor e sfiorargli la guancia.
Un invito a partecipare...
 
Per quanto il russo non avesse programmato di iniziare oggi a provare gli elementi in coppia, vedere Yuuri così coinvolto con la musica e così calato nella parte gli fece fremere le punte dei piedi: aveva una voglia di entrare in scena, marcare il parquet di chasse fino a raggiungere il suo amato, ma, anche se avesse voluto così alla follia, non era il momento.
 
'Ancora un Jeté e un Entrechat...' si ripeté in testa, l'esibizione che si erano studiati insieme.
Infatti, il corvino eseguí il primo elemento alla perfezione, atterrando come una piuma sul pavimento. Impreziosí quel momento, con movimenti fluidi e ben studiati delle braccia: si accarezzò la pelle nivea e morbida del braccio sinistro con quello destro, per poi sfiorare la spalla, le clavicole, la spalla opposta e, infine, distenderlo sempre in direzione del compagno.
Ecco, in quel momento, Victor avrebbe dovuto fare il primo passo: entrò con eleganza, aprendo le braccia in segno di accoglienza, con un sorriso sereno ad incorniciargli il viso. 
Era già calato nella parte del salvatore e, doveva ammetterlo, gli si addiceva molto.
Le sue labbra si incurvarono verso il basso, quando vide il giapponese allontanarsi con piccoli passetti per poi sfidarlo con un Entrechat preciso, conciso e veloce.
L'uomo non si lasciò scoraggiare e, con un Pas jeté en l’air en tournant in  arabesque si avvicinò pericolosamente al viso di Yuuri.
Sorrise: era fatta!
 
Lo baciò dolcemente, prima di passare il braccio dietro alla sua nuca: "Sei stato fantastico..." mormorò e, senza dargli il tempo di rispondere, si riappropriò delle sue labbra.
Rimasero dei minuti ad amoreggiare, mentre le note di Stammi vicino si rincorrevano per la sala: tutto sembrava perfetto, terribilmente normale.
Yuuri si sentì a casa tra le braccia di Victor, le sue labbra sulle sue e il desiderio di averlo tutto per sè. Gli erano mancati quei sentimenti, talmente tanto da averlo soffocato per tutti questi giorni. Victor era l'aria che respirava e se solo si fosse permesso di distruggere il loro rapporto, per colpa della sua condizione, non se lo sarebbe mai perdonato.
Sussultò dallo spavento, quando sentì la mano del russo scendere dalla nuca fino all'elastico dei pantaloni aderenti da danza: erano e rimanevano la parte preferita di Victor quando si scambiavano effusioni. Risaltavano il fondoschiena del compagno, già di per sè meraviglioso, facendogli venire voglia di arpionarlo con le mani e sentire la sua morbidezza sulla pelle, ma qualcosa lo fece destare.
Il ricordo di quella serata di due giorni fa, dove, per la prima volta, aveva visto in Yuuri un'espressione disgustata quando erano in procinto di fare l'amore, fu l'elemento che lo bloccò proprio quando stava giochicchiando con l'inizio del pantaloni. 
Quelle rughe sulla fronte e le labbra arricciate erano rimaste ben impresse nella sua mente, ferendo il suo orgoglio e la sua sicurezza.
Da quel momento, aveva continuamente chiamato Yurio alla ricerca di conforto da lui: gli chiedeva consigli su come invogliare il corvino a farlo o su come potesse approcciarsi a lui dopo un litigio. Erano giorni che gli rinfacciava cose minimamente senza senso ed ogni chiaccherata era sempre un buon pretesto per iniziare a lamentarsi e bisticciare, per non parlare di quando andava a fare lui la spesa: il giorno dopo quella famosa serata, dove aveva fatto flop col compagno, Yuuri aveva iniziato a chiedere sempre più spesso a Victor di poter mangiare dei dolcetti. Qualsiasi cosa andava bene, che fossero pop corn dolci, cioccolata, muffin, budini...
 
All'inizio lo aveva assecondato, credendo che si trattasse veramente di una voglia temporanea, ma, col tempo, era diventato sempre più ossessionato da quelle schifezze. Se non glie ne portava, come aveva iniziato a fare, si innervosiva e, anche qui, iniziava a lamentarsi, sbraitare, accusarlo.
Seriamente, cosa gli stava succedendo?
Non ci capiva più nulla: un giorno era calmo e tranquillo, l'altro isterico e polemico, un altro ancora era dolce e passionale.
Ma, il cambio di umore peggiore, e su questo aveva le idee ben chiare, era quando diventava depresso. Finiva per scusarsi con lui, piangere a dirotto, cercarlo durante il sonno piangendo sulla stoffa del suo pigiama mormorando delle scuse in giapponese: gli si spezzava il cuore nel vederlo in quello stato, perché gli ricordava troppo lo Yuuri di tanti anni fa quando ancora era vittima di bullismo.
C'era stata una giornata, e non se la dimenticherà mai, dove il corvino era uscito dal bagno dello studio di danza in lacrime, dicendo a Victor di voler morire, che non lo meritava e che doveva dedicarsi a qualcun'altro.
 
"Trovati un altro ballerino, Victor! Sempre meglio che allenare uno grasso e brutto come me! Chi mi vuole?? Cioè, guardami! Cosa ci vedi in me?!"
 
E si ricordò pure di come lo aveva zittito in meno di un secondo e sorrise a quel piccolo ricordo, soffiando involontariamente sulla schiena semi-nuda del corvino.
 
"Cosa ci vedo in te?" si mise alla sua altezza, prima di prendergli entrambe le mani e portarle molto vicine alle sottili labbra "Yuuri, adoro come il tuo corpo crea musica senza bisogno di accendere la radio. Riesci a farmi esplodere le orecchie di suoni meravigliosi solo con il movimento del tuo corpo. Sei un gioiello grezzo: con un po' di lavoro e fatica risplenderai sicuramente!"
 
Come dimenticarsi anche di tutta la storia che gli aveva raccontato del suo passato: in Giappone, alla sua scuola di danza, c'erano tre bambini che lo avevano bullizzato  insultandolo, denigrandolo, isolandolo dal resto del gruppo, solo per colpa del suo peso.
Era sempre stato un bambino più grassottello degli altri, per questo faticava a stare dietro agli allenamenti. Ma nessuno si era minimamente accorto della sua grande resistenza fisica o di come fosse flessibile con le gambe. Certo, i suoi movimenti erano molto goffi e poco aggraziati, ma erano tutti dettagli, che, con una maggiore cura nell'allenamento, potevano essere superati.
Gli aveva fatto anche vedere sulla schiena una piccola cicatrice, che ancora adesso portava sulle spalle, reduce da una rissa avvenuta fuori dalla scuola.
Nonostante la scarsa fiducia in sé stesso, Victor era riuscito e tirare fuori il meglio di lui rendendolo il ballerino più conosciuto al mondo e di questo ne andava fiero: aveva visto come Yuuri era cresciuto col tempo, aumentando la sua fiducia e permettendosi ogni tanto di darsi del "bravo", quando, secondo lui, se lo meritava. Erano passati anni ormai dall'ultima volta che il corvino era ridotto in questo stato: insicuro, depresso e ferito nell'animo.
 
"Yuuri..." mormorò il suo nome, riallacciando col il presente "P-posso?" con l'indice e il medio sforbiciò l'elastico dei pantaloni, impaziente di scendere più in basso: era da troppo tempo che non lo facevano, ne sentiva il bisogno.
Ma quando Yuuri non rispose alla sua domanda, ottenne l'ennesima delusione e una convinzione in più: il giapponese stava smettendo di amarlo.
 
"Victor..." sbucò da sotto il suo abbraccio, con gli occhi velati di lacrime "Scusa, scusami..." alcune gocce sfuggirono al suo controllo, bagnando le magliette di entrambi: ecco, era ritornato ad essere depresso e Victor ebbe un tonfo al cuore.
 
"Shh, shhh... Ci sono qua io" provò a confortarlo come meglio gli riusciva: aveva provato mille tecniche per farlo smettere di piangere, ma, ormai, era a secco di idee.
 
"Mi dispiace...alla fine rimango sempre il ragazzo grasso e brutto di un tempo, io..." le sue parole scoppiarono in una crisi di pianto, rompendo quella pace che si era, a fatica, venuta a creare.
Il suo corpo si rimpicciolí di colpo, tra le sue braccia, tremante a tal punto che l'albino dovette sostenerlo, le lacrime scendevano copiose lungo il suo viso, già provato da altre crisi, prosciugando tutte le sue energie, faticosamente, riacquistate e, che, adesso, non erano altro che ricordi.
 
"Victooooor! Mi-mi dispiace, scusa, scusami! Sono pessimo, il peggior Omega che tu potessi mai avere e..." si aggrappò disperato alla sua vita, trattenendo quanto più a lungo il suo calore, il suo profumo, la sua essenza...
Perché non sapeva quanto sarebbe durata ancora: quelli potevano essere gli ultimi giorni con lui, prima che lo lasciasse per avergli mentito tutto questo tempo. E allora si sarebbe ritrovato senza casa, senza lavoro, con una vita in grembo e solo la sua famiglia ad aiutarlo.
Sí, sarebbe andata sicuramente così: nel suo futuro vedeva solo solitudine, tristezza e...
 
"...uri! Yuuri!!!" la voce di Victor, prepotente, lo risvegliò dai pensieri negativi
Alzò di poco lo sguardo e quel che vide furono due perle azzurre intrinse di preoccupazione, con una leggera ombra che buttava giù il loro colore vispo e vivo.
 
"Non farti prendere dal panico, parla! Che ti succede?" incorniciò il suo viso con le mani, scacciando via coi pollici quelle maledette lacrime: erano cariche solo di amarezza e disperazione, mentre lui avrebbe voluto solo riempirle di felicità. Fece scontrare dolcemente le loro fronti: "Lo sai che con me, puoi parlare..." mormorò stanco, il silenzio rotto solo da alcuni singulti di Yuuri.
 
"V-Victor..." balbettò "Stringimi forte, non lasciarmi mai andare"
 
"Ma sono qui, Yuuri!" rise per alleviare la tensione "Dove vuoi che vada?" prese con più forza le spalle del compagno e lo strinse forte a sé, fino a farlo soffocare: voleva schiacciare le sue ansie inutili, alleggerire il suo cuore dalle sue preoccupazioni. Desiderava unire i propri cuori fino a diventare una cosa sola, fino a vedere cosa lo preoccupava e aiutarlo.
 
Ti darò certezze contro le tue paure
Per poter essere le tue cure
 
Non temere nulla, io sono al tuo fianco
Ti offro il mio cuore per curare il tuo pianto
 
"Ti prego..." mormorò sfinito il corvino "Stammi vicino"
 
L'albino sorrise: "Non me ne vado"
   
 
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