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Autore: KH4    26/06/2017    0 recensioni
"Tu sai cosa vuol dire amare qualcuno?"
La loro era una relazione fatta di fili rossi intrecciati che evocavano la stessa sinuosità degli Higanbana quando arricciavano le punte e si sporgevano in più direzioni con la corolla a fiammeggiare orgogliosa.
Paring: Pendulumshipping (YuyaxReiji).
Note: Gender Bender – Possibile OC – Angst- Sentimentale.
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akaba Reiji/ Declan Akaba, Yuya Sakaki
Note: OOC | Avvertimenti: Gender Bender
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HIGANBANA / WINTER (I).

"Tu sai cosa vuol dire amare qualcuno?"
Cominciò a rendersene conto sotto le prime forme spumose dell'Inverno. 
L'accorciarsi dei giorni e il congelare dei polmoni con la forza di un singolo respiro l'avevano visto ponderare la ferma decisione di abbandonare l'isolato studio in virtù di una morale che gli imponeva di accompagnare almeno quel dì la ragazza nel suo tragitto verso casa. Pur fosse stato lui ad avanzare la richiesta di poter partecipare, in veste di osservatore, al lavoro sull'Evocazione Pendolo, era occorso poco per fare della costanza la qualità a cui Yuya Sakaki più attingeva per riuscire nei suoi piccoli intenti. O cocciutaggine, dipendeva dai casi, ma i suoi piedi l'avevano già portato fuori dall'edificio quando ancora stava riflettendo su quale fosse la definizione più adeguata per un simile carattere. Tutti i giorni le porte vetrate del grattacielo le davano il benvenuto e fra il cemento e l'acciaio che incastravano i lussuosi piani si avvertiva distintamente il palesarsi di uno spaccato fra la sistematicità dominante e lei, predisposta a irradiare affetto discostando particolarità o complicanze che ostruirebbero il senso delle sue azioni.
"Coraggio, Senpai! Non morirai mica se prendi un pò d'aria!"
Entrava dentro qualunque cosa fosse per legge impenetrabile. Non una volta aveva mancato di salutarlo. Di sfasare la giornata programmata con qualche imprevisto dipartito dal volerlo scrollare da tanta sedentarietà. Ad aggiornarlo anche del benché minimo progresso su quella magia cristallina la cui pienezza calcava un'intima importanza, immensa più di quanto lui stesso concepiva. A ricordargli di mangiare e dormire fra una riunione e l'altra. A dissipare un pezzettino alla volta la fragile emotività di Reira, a lei affezionatosi in una misura pari a quella covata per lui, dove le manine minute stringevano la maglietta arancione della ragazza con la tacita richiesta di rimanere un paio di minuti in più. E in tutto ciò non c'era stata maniera che lei accettasse un singolo "No", sebbene non di rado la sua perseveranza avesse superato l'invisibile linea di confine che Reiji aveva segnato per mantenere integra la propria privacy; da parte sua, condivideva la stessa prerogativa, sicché difficilmente riusciva a distogliere l'attenzione da qualcosa che voleva ottenere - e che otteneva considerata la riluttanza ad arrendersi -. 
La prima neve cominciò a cadere nell'istante in cui la scorse in mezzo alla folla del quartiere tradizionale; la chioma carmina ondulava in un'unica fiamma scarlatta che non concedeva paragoni alle misere luci quiete delle lanterne di carta. In mezzo alla folla, scivolava sapendo esattamente dove andare, sicura nei passi che percorsero la curva gradinata grigia che portava a un tempietto scintoista dove il ragazzo la vide, per i giorni che seguirono, porre un'offerta e battere le mani prima di rivolgergli la sua preghiera. 
Quale che fosse l'ora o il tempo, la osservò ripetere il rito del kashiwade* senza aggiunte o mancanze, con una dedizione da cui trasparì un'essenza che riuscì a irrigidirne le fredde ametiste, fin troppo cosciente di doversi salvaguardare da ferite la cui lettura non poteva ne doveva valicare il muro che la sua bocca rendeva pressoché inespugnabile. 
Conosceva il dolore, Yuya Sakaki, profondo e fisico che è destinato a fermentare con il prolungarsi dell'attesa. L'amaro sapore di un vuoto intessuto sotto le membra, ferite che faticavano a cicatrizzarsi completamente e sopra cui aveva imparato a sorridere per non lasciarle espandersi oltre le sbucciature. Il suono cristallino che ha avuto il privilegio di udire non si era mai lasciato sfuggire un singolo singulto da parte di quelle mancanze significative, nascoste nel buio.
Dietro, un volto rattrappito dal silenzio, la tristezza acciambellata fra le lacrime incastrate nelle ciglia nere dove la carne scoperta affievoliva quell'intensità che la rendeva lei e basta, senza paragoni, similitudini, immagini definite in uno spazio comunque troppo minuscolo per contenerne la totalità. Nel flebile eco delle mani che si congiungevano, schioccando sordamente, l'eco di una promessa che tesseva quella trama di gioia, abbandono e incertezza a cui la fedeltà della ragazza rivolgeva ogni singola briciola di fulgida determinazione, l'impervia costanza nel voler creare con il Pendolo un messaggio che, sperava, raggiungesse il suo Tou-san e lo riportasse a casa, ovunque fosse.
E benché l'addensarsi di quella afflizione si tingesse di empie tonalità, deturpando lo splendore racchiuso nelle iridi vermiglie, Reiji Akaba, in quel preciso istante, pensò ugualmente che Sakaki-san fosse come gli ultimi Higanbana rimasti a guardia del tempietto, simbolo di morte, abbandono e di memorie destinate a disperdersi nelle torbide acque che miscelano il tempo, intoccabili per il veleno che scorreva nei gambi sottili: bellissima.

Note di fine capitolo:
Kashiwade*: termine che denota il gesto di battere le mani quando si prega in un tempi shintoista.
 
  
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