Serie TV > Sherlock (BBC)
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Autore: multifandomiana    28/06/2017    0 recensioni
DAL TESTO (POST 3x02- NO S4)
Sono passati solo due mesi dal tuo matrimonio con lei, con Mary e io non resisto, non ne sono in grado. Mi sento cosi solo, tu non ci sei più, mi hai lasciato per una donna che io so essere una bugiarda. La prima volta che l'ho conosciuta l'ho letta, sapevo che era una bugiarda, ma non sapevo e non so ancora su che cosa menta... mi sento cosi inerme, inutile. 
Sono sdraiato sul tappeto di Baker Street e vedo il raggio di luce provenire dalla finestra e grazie ad esso posso vedere la polvere che alleggia nella stanza, guardo una lieve crepa nel soffitto e mi chiedo come io abbia fatto a non notarla mai. Nella mia testa continua a risuonare quel leggiadro suono cosi romanticamente cavalleresco che ho composto per il tuo matrimonio, continuo a sentirmi cosi impotente! Dannazione ho trasformato il "preoccuparsi non è un vantaggio" nella filosofia della mia vita, rimuovendo tutte quelle stupide e inutili emozioni, le ho trasformate in qualcosa che solo i deboli possiedono e nonostante tutto ciò che ho fatto per ignorarle tu mi hai stravolto.
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ciò che so amare di te
                  
 
Sono passati solo due mesi dal tuo matrimonio con lei, con Mary e io non resisto, non ne sono in grado. Mi sento cosi solo, tu non ci sei più, mi hai lasciato per una donna che io so essere una bugiarda. La prima volta che l'ho conosciuta l'ho letta, sapevo che era una bugiarda, ma non sapevo e non so ancora su che cosa menta... mi sento cosi inerme, inutile. 
Sono sdraiato sul tappeto di Baker Street e vedo il raggio di luce provenire dalla finestra e grazie ad esso posso vedere la polvere che alleggia nella stanza, guardo una lieve crepa nel soffitto e mi chiedo come io abbia fatto a non notarla mai. Nella mia testa continua a risuonare quel leggiadro suono cosi romanticamente cavalleresco che ho composto per il tuo matrimonio, continuo a sentirmi cosi impotente! Dannazione ho trasformato il "preoccuparsi non è un vantaggio" nella filosofia della mia vita, rimuovendo tutte quelle stupide e inutili emozioni, le ho trasformate in qualcosa che solo i deboli possiedono e nonostante tutto ciò che ho fatto per ignorarle tu mi hai stravolto. Hai trasformato il mio mondo grigio in cui qualche volta coglievo delle sfumature di colore in un tripudio di colori. L'hai trasformato in qualcosa per cui vale restare, tu mi hai salvato John Hamish Watson. L'ho ripetuto tante volte al tuo matrimonio! Quando mi sono lanciato dal Bart's pensavo sarebbe stato facile, le emozioni come la paura, il senso della perdita, l'Amore mi sembravano così estranee, quanto mi sbagliavo! Oh si! Il grande Sherlock Holmes che sbaglia... quando ero nell'Europa dell'est continuavo a pensare che il mio cuore voleva tornare a casa, da te. E senza dirti nulla ti avevo fatto una promessa, che presto sarei tornato a Londra e  in quei momenti volevo solo essere accanto a te, accanto a te per poter sentire il tuo profumo, il tuo respiro, il tuo cuore. E quando mi sono buttato tu hai pensato che avessi un biglietto per l'altro mondo e non volevi che ti lasciassi. Ma la sai una cosa? Tu sei ciò che mi ha tenuto in vita. E ci sono alcune parole che sono così difficili da dire, come "Ti amo".  Anche " Addio" è stato così difficile da dire. Cosa dico delle coincidenze? Che raramente l'universo è così pigro; perciò sono fermamente convinto che questa è stata davvero una coincidenza, incontrarti, amarti... Per una volta non credo nel calcolo delle probabilità. Perché tu sarai sempre la mia prima scelta. Amarti non l'ho scelto, ma regalarti la felicità anche con qualcuno che non sono io è stata contemporaneamente una scelta e un errore. Perché io "Ti amo Jawn". Senza quasi rendermene conto lo dico ad alta voce e in quel momento sento una tazza cadere, non sono io, perché chiuso nel mio Mind Place immobile non posso aver commesso nessun errore se non aver parlato ad alta voce, quindi qualcuno è nell'appartamento. Riapro gli occhi che precedentemente ho chiuso e vedo Te, lì in piedi e la tazza a terra in frantumi con il tea che bagna le tavole di legno del pavimento. Mi hai sentito dannazione! Ti guardo, ma quanto sei bello! Anche tu mi guardi, ma non dici niente, semplicemente vai alla porta e prendi la giacca che probabilmente all'arrivo avevi appeso e poco prima di uscire ti giri e mi guardi negli occhi.
 
"Allora è vero, tutto. Ma perché non mi hai mai detto nulla, non mi hai mai detto cosa provi per me, perché non hai combattuto! Tu fai questo no!" attendi la mia risposta che non tarda ad arrivare:
 
"Lo sai che non combatto per le cause perse e poi volevo solo vederti felice, se la felicità te la può dare Mary allora è giusto che sia cosi. -Dico con la voce più calma e controllata che possiedo- ed è stato un errore che tu abbia... che io abbia... parlato ora... non me ne sono accorto." Questa volta le parole escono a fatica e tu mi guardi sgranando ancora di più gli occhi.
 
"Ah! Quindi tu volevi tenermi all'oscuro di tutto questo? Volevi continuare a soffrire per un... per questo?" Non hai detto amore non corrisposto.
 
"Scusa, ma perché ti interessa tanto?" Chiedo. Ma tu non rispondi. Apri la porta e sparisci. Continuo a guardare la polvere. Tu non potresti mai amarmi, siamo così diversi e io sono così... così stupido e rude e antipatico e mille cose che tu sai, quindi non mi ameresti mai, siamo gli antipodi, il giorno tu e la notte io. Ho negato per tanto il mio amore per te, ma io sapevo, ho dubitato di tutto quello che credevo vero, ma il mio cuore era certo, io ti amavo e ti amo tuttora. Ho pregato tanto che tu mi riportassi indietro, che mi facessi cambiare idea sui miei sentimenti, ma nulla. Ricordo che prima di partire dopo il mio finto suicidio avevo letto su un giornale che  avevi affermato che ero morto come chiunque anche se ero come nessun altro. Mi aveva spezzato il cuore, avevo capito quanto ti avessi fatto male. E mentre penso continuo a guardare la polvere, lei c'è, ma non la puoi vedere poiché è così effimera come L'uomo Effimero. La vedi solo quando, come in questo momento, la luce non la illumini e la riveli. Vorrei davvero stare con te, essere insieme, insieme in matematica è un cerchio con all'interno elementi della stessa identica categoria, ecco perché ho sempre odiato le relazione, è difficile trovare qualcosa in cui siamo della stessa categoria, ergo essere insieme è complicato. Punto. È un ragionamento liscio, pulito. Mi definiscono un coraggioso, perché affronto criminali e risolvo casi irrisolvibili, ma ci vuole più coraggio a lasciarsi voler bene, a farsi vedere deboli, far vedere la paura che si prova e lasciare che qualcuno di voglia bene non è sempre facile, questo è coraggio, ci vuole coraggio a stare insieme e ci vuole coraggio per farsi amare. L'amore dovrebbe sanare le nostre ferite, dovrebbe far brillare gli occhi, far sentire le farfalle nello stomaco, dovrebbe far stare bene, ma per me non è cosi. Io prima di te non vedevo sfumature, davvero. L'amore è come una malattia, ci sono giorni in cui ti lascia stare e altri in cui stai cosi male da non poterti alzare. La malattia è cattiva. L'amore è cattivo.
 
Sono passati due mesi da quello che è successo. Non ne abbiamo più parlato io e te. Ma ora tua moglie mi ha sparato e tu hai scoperto che non è quella che dice di essere realmente. Sei a Baker Street pochi giorni prima di Natale, sei passato per un saluto e sei solo. Ti siedi sulla tua poltrona.
 
"Ti amo anche io, sai?" chiedi con voce dolce.
 
"No che non mi ami, tu sei sposato, tua moglie è incinta e non mi ami." Dico cercando di nascondere la sorpresa, ho passato due mesi ad ignorare ciò che provo per te. 
 
"Sei così bravo a dedurre che non te ne sei nemmeno accorto! Che idiota- lo dici ridendo, quindi non lo pensi davvero- ma soprattutto che idiota io! Continuavo a ripetermi che essendo un sociopatico non potevi provare questo sentimento, ho fatto finta di niente e quando sei "morto" sono andato avanti, poi hai detto di amarmi e di voler la mia felicità prima di tutto e ho cercato di ignorare il tutto di nuovo, ma non ci riesco." Mi guardi sgranare gli occhi e un lieve sorriso accompagnato da un luccichio agli occhi si deposita sul mio volto. 
 
"Dobbiamo comunque proteggere tua moglie da Magnussen. Non fare domande, solo fidati di me." Ti dico serio. Mi alzo e suo per te.
 
Ormai è Natale e io e te siamo da Magnussen a Appledore. Io l'ho ucciso per proteggerti e non me ne pento, ora tu Mary e il bambino siete al sicuro. 
 
Sono costretto all'esilio, poi morirò, morirò lontano da te e morirò nel luogo in cui sono stato torturato per tanto. Sto scherzando con te davanti all'aereo che mi condurrà verso la morte, ma tu non lo sai, non sai che lo faccio per alleggerire la tensione. Ad un certo punto mi dici che mi ami e io non posso fare altro che sorriderti e dirti che ti amo anche io e che lo farò per sempre. Ti saluto e mi avvicino a mio fratello, sento i tuoi occhi puntati su di me e poi spostarsi su Mycroft.
 
"Fratello, devi promettermi una cosa." 
 
"Certo fratellino, tutto quello che vuoi." 
 
"Promettimi che appena sarò morto laggiù recupererai il corpo, lo porterai qui e dirai, anzi ricorderai a John che l'ho amato, quanto l'ho amato e che un giorno forse ci rincontreremo. Devi stargli vicino, è l'unica cosa che abbia amato dopo Barbarossa."  Gli chiedo una semplice cosa e so che la manterrà. Gli lascio cadere nella tasca che per abitudine so che controllerà dopo una lista di quello che ho preso prima di partire, è un iniezione letale. Mi sono sparato un'overdose. Salgo sull'aereo e parto verso la mia morte. Quando mi risveglio sono di nuovo a Londra con Mycroft infuriato e John e Mary al mio capezzale. Poi perdo i sensi nuovamente e appena mi sveglio tu mi abbracci, davanti a tutti. Appena mi lasci andare riesco solo a pensare che ho un piede nella vita d'oro che sei tu e uno nella fossa che è la droga, così vicino alla morte e così lontano dal miracolo. Sono così stanco di questo continuo braccio di ferro che mi trascina più verso la sconfitta che verso la vittoria.
Sono due settimane che tu non mi lasci da solo e per me è come vivere in paradiso. C’è sempre il tuo profumo, così intenso, virile, maschile. È stupendo. E io ti amo. Da quando sei qui costantemente accanto a me non riesco a smettere di pensare che io ti amo, ho perso solo tempo con tutta quella storia de i sentimenti sono solo un difetto chimico della parte che perde. Serviva prima di incontrare te, il mio conduttore di luce. Sarei perso senza il mio blogger. Tu lo sai. Perché sai che saresti perso anche tu senza me. Mi hai reso un uomo migliore, e tu sei qualcuno per cui vale la pene vivere almeno un giorno in più. Almeno altri cento e uno giorni in più. Usciamo, andiamo da Angelo, io e te come quando ci siamo conosciuti. Anche questa volta Angelo aggiunge una candela al tavolo, tu sorridi, probabilmente ricordando la caccia al tassista e il “Benvenuto a Londra!”.
“Io ho deciso di lasciare Mary, continuare cosi, amando te – e quando lo dici il mio cuore si ferma- la prenderei solamente in giro. E poi so di averle detto di averla perdonata per tutte le bugie, ma non riesco a pensare che in tre anni lei mi abbia mentito, se ci fossi stato tu avresti mandato a monte tutti gli appuntamenti con lei.” Sorridi a questa tua ultima affermazione, un sorriso dolce, quasi nostalgico. Mi rendo conto che forse dovrei parlarti, ma ho paura.
“Io... io credo che ti devo delle scuse. Sai anche tu che in queste cose non sono bravo, ma quando mi sono buttato da quel tetto io... dovevo proteggerti, era l’unica cosa che contava...volevo tornare il prima possibile, già quando ero appena atterrato mi sentivo così destabilizzato, mi mancava la tua presenza. Era come camminare nel buio completo senza uno spiraglio di luce, perché tu... tu sei la mia luce. Io... per me questo... è difficile. Non so esprimere ciò che provo, prima di te non provavo nulla, niente mi toccava. Poi... beh poi tu sei tu e i miei sentimenti mai provati sono esplosi e ho visto colori, luce, mondo, vita. Non pensavo potesse essere così. Mycroft mi aveva sempre detto che le preoccupazioni non servono a nulla, uno spreco di tempo. Da dopo Barbarossa, il mio cane, pensavo che avesse ragione, perché tutte le vite finiscono, tutti i cuori si spezzano e io mi sentivo una sorta dio perché non era cosi per me. Ma tu hai stravolto tutto! E se davvero vuoi scegliere me, se davvero preferisci me, ti chiedo di perdonarmi per il dolore che ti ho arrecato, non pensavo che a qualcuno potesse interessare così tanto di me e anche questo mi ha destabilizzato. Come fai tu, sempre! Mi destabilizzi. Non potevo farti sapere che c’ero, che ero qui, più o meno accanto a te, eri ancora in pericolo! Non riuscivo a pensare ad altro, questo mi ha fatto sopportare le torture, le fustiga-“ “Come scusa!? Torture?! Ti... ti hanno torturato, fustigato e tu non mi hai detto nulla? Hai sofferto come un cane pur di proteggermi. Sceglierei sempre te, preferirei sempre te. Mary mi ha salvato quei due anni, ma tu ora sei qui e io non posso fare altro che scegliere te, preferire te. Perché tu mi salverai sempre! Io ti ho perdonato subito, senza neanche doverci pensare. Perché ti amo- ecco che lo ridici, il mio cuore batte troppo forte e il mio stomaco si rivolta e si contorce come invaso da mille farfalle, che cosa surreale...- e tu sei tutto ciò che voglio.” Lo dici seriamente. Come pervaso da questa consapevolezza.
Dopo quella serata le cose sono più serene tra noi e tu spesso depositi dei leggeri baci sulle mie labbra, innocenti baci che mi scatenano emozioni impressionanti. La prima volta è stato come sentire la pioggia in una giornata bollente, era come se l’inverno la primavera l’autunno e l’estate mi fossero scivolati addosso per poi essere risucchiati dalla mia pelle. Tu e gli strani effetti che mi causi. Mi sentivo come svuotato e poi riempito. Mi avevi baciato, come se fosse qualcosa di normale, come se fosse una cosa da tutti i giorni e piano piano lo era diventato seriamente.
Un mese dopo ti eri nuovamente trasferito qui, a Baker Street, senza chiedere, non che servisse, e le cose erano tornate normali. E mentre penso a tutto questo ti vedo prendere il telefono e con sguardo scocciato rispondere.
“Mary, sei tu?-chiedi- si, capisco, certo, sisi arriviamo subito.” chiudi la chiamata e mi guardi, dici solo: “Lei... Mary è deceduta alle sei di questo pomeriggio” quando pronunci quelle parole sei ferito, ma non come se avessi perso tutto. Mary ha avuto un incidente, capita e l’unica cosa che ti teneva ancora legato a lei era la bambina, ma lei aveva deciso di abortire dopo il divorzio di due settimane prima e questo tu non l’avevi deciso o previsto. Eri ferito da questo. Andiamo in ospedale e io cerco di non darti fastidio, mi trattengo in molte cose fino a quando una ragazza sorridente, 25 anni carnagione bianca molto chiara con lentiggini e i capelli rossicci. Bella, è una bella ragazza e sembra simpatica a prima vista. Aspetta cosa!? Sherlock Holmes che cerca di relazionarsi, John mi hai trasformato.
“Piacere, sono Roberta. Conoscevo da un mesetto circa Mary, mi hanno appena chiamato, che è successo?” mentre lo dice passa da un sorriso dolce ad una faccia preoccupata e poi ritorna nuovamente a sorridere. Sembra davvero simpatica. Si è ufficiale, sto uscendo fuori di testa.
“Oh ciao Roberta, io sono John, l’ex marito di Mary. Lei...-ti si rompe la voce e io vorrei stringerti, ma ho paura- lei purtroppo è morta, è stata investita da una macchina.” Soffri e non lo dai a vedere, lo permetti solo a me perché io ti so leggere meglio di chiunque e questo mi riempie di un misto di emozioni che non riesco a definire.
“Stava... stava venendo da me, dovevamo vederci.” Qualche lacrima le riga il volto e anche tu un po’ ti lasci andare, ti appoggi a me e io ti avvolgo nelle mie esili braccia e sento la camicia bordeaux che tu ami tanto bagnarsi delle tue calde lacrime.
Poi poggi una mano sul braccio di lei in segno di conforto e anche qui non riesco a pensare ad altro che ti amo.
Sono passati altri due mesi, Mary è morta e Roberta non so come è entrata a far parte delle nostre vite. Roberta la ragazza italiana che vive a Londra da due anni. La simpatica Roberta. La ragazza che mi sta dando una mano con te. Quel giorno a Londra c’era il sole ed ero ritornato a casa senza farmi sentire da te per lasciare i guanti. Era la prima volta che uscivo con Roberta e non volevo che tu sapessi. Eppure dopo due ore tu eri lì dove c’eravamo io e lei. Quando Roberta stava per andarsene le dissi solamente: “Si trova nella mia tasca.” Lei avrebbe capito. Tu eri lì in piedi e mi guardavi. Roberta aveva appena finito di percorrere i diciassette scalini scricchiolanti che per me indicavano casa. Baker Street, casa nostra, il luogo in cui amarti non è così impossibile. Facciamo l’amore e la sera ti ritrovi piacevolmente sorpreso dal trovarti un tavolo non più occupato da provette ed esperimenti, ma da una cenetta con tanto di lume di candela. Mangiamo e mi studi con quei tuoi occhi blu come l’oceano profondo, cercando di capire che ho in mente. Io penso, la prima volta che abbiamo fatto l’amore è stato pochi giorni dopo la morte di Mary e io ero in tilt. Se baciarti la prima volta era stato emozionante questo era anche peggio. Io... ero andato in panico, ero nudo alla finestra, stringevo l’archetto del mio violino in una mano e lo strumento nell’altra e avevo la necessità di comporre, di sfogare in note tutto ciò che avevo provato e provavo. Ma non potevo, ti avrei svegliato eppure dopo poco tempo da quel pensiero tu eri lì a coccolarmi, a cercare di far smettere il mio insulso corpo di tremare. Mi riporti alla realtà con una frase.
“Allora, perché questo-e accompagni le parole con un ampio gesto della mano per indicare il tavolo- un motivo deve pur esserci” dici ridacchiando. Allora mi alzo e mi avvicino alla tua poltrona, sollevo il cuscino e tiro fuori una piccola scatoletta di velluto nero. All’inizio non capisci e mi guardi curioso, ma poi mentre mi inginocchio deduci le mie intenzioni e spalanchi la bocca.
“Dimmi... dimmi che è proprio quello che penso.” Tu e la tua mania di constatare l’ovvio! Ti rifilo uno dei miei sguardi e so già che tu capisci.
“John Hamish Watson, credo di aver già ribadito in precedenza la tua importanza per la mia sopravvivenza e credo che tu sappia che persona sono, ma io ti amo, ho aspettato troppo, ho sprecato tempo prezioso perché avevo il terrore di essere ferito. Eppure mai, mai avrei pensato di essere qui ai piedi dell’unico uomo che sia riuscito a cambiarmi. Perciò io, William Sherlock Scott Holmes, chiedo a te di sposarmi John. Fammi l’onore di poter vivere per sempre accanto a te in ogni modo possibile, perché ti amo e voglio te.” Ti guardo, per tutto il discorso i miei occhi color del ghiaccio sono nei tuoi simili al mare aperto e piano piano li vedo riempirsi di lacrime, velandosi. Roberta aveva ragione, amarti è come respirare e so che nulla potrà interrompere questo.
“Sherlock, io voglio sposarti. Voglio che quando le persone ti vedano la smettano di ammiccare e sorriderti, voglio che tu sia mio in ogni modo.” Mi rispondi così e inizio a piangere anche io.
“Io voglio che quelle che ti ronzano intorno capiscano che sei solo mio. Solo ed esclusivamente mio.” Sottolineo il secondo mio con tono seducente e tu ammicchi. Ti lecchi le labbra per inumidirle, ma con quello sguardo sembra altro. E mio dio quanto sei bello alla luce delle candele. La mia mente ritorna a quando vicino al Big Ben quella donna ti aveva “accidentalmente” sfiorato la mano e il mio stomaco si era rivoltato alquanto disgustato dal solo pensiero di te toccato da altre. Ti avevo preso per mano e ti avevo voltato prendendo così il tuo volto per poi depositare un bacio appassionato sulle tue labbra e dopo avevo rivolto lo sguardo alla donna che aveva un cipiglio disgustato. E io sorrisi mentalmente, però poi ti avevo guardato e tu mi guardavi con uno sguardo stranito ed emozionato.
“Sei geloso” avevi detto soltanto aggiungendo poi “Sai è la prima volta che mi baci in pubblico” e con un grande sorriso mi presi per mano.
Quella notte fu forse la più bella.
Quando ritorno alla realtà mi guardi sorridendo e poi guardi l’anello, liscio, oro bianco e c’è scritto: “221B home”. Perché al 221B io e te siamo così tranquilli, rilassati, a casa. Per me qualsiasi posto sarebbe casa con te, ma non come il 221B.
Roberta mi scrive il giorno dopo per sapere com’è andata, in fondo è grazie a lei se ho fatto questo passo avanti. Lei mi sta salvando dalla paura che è l’amore, John dice che lei è genuina e mi basta il suo parere per capire che ha ragione.
 
Tre mesi dopo io e John non avevamo ancora deciso la data del matrimonio, ma quel giorno avremmo detto a tutti la verità. Cena a Baker Street, la più banale delle scuse. Dopo aver mangiato tu hai preso la mia mano in modo deciso ma con un tocco un po’ timido e io decido di depositare un piccolo bacio sulle tue labbra, innocente certo, ma comunque pieno di amore.
“Ma finalmente!! Ce ne avete messo di tempo!” dice Lestrade ridendo.
“Ecco però c’è una cosa di cui abbiamo bisogno...” e mentre parli io continuo a guardarti, così perfetto e così mio.
“Qualsiasi cosa! Ovviamente!” dice Molly con un sorriso un po’ tirato. Sembra delusa, ma come se già se lo aspettasse.
“Sherlock mi ha chiesto di sposarlo, tre mesi fa- e intanto tiri fuori dalla tasca l’anello che ti ho donato e vedo la signora Hudson piangere, probabilmente commossa- noi non ne abbiamo parlato perché era tutto nuovo per noi e lui- dici indicandomi saccentemente- voleva godersi la vita senza l’intromissione di suo fratello e della signora Hudson. Testuali parole, le ha dette lui!” ridi e so che lo dici più per beffeggiarmi che altro e così mi faccio sempre più vicino a te e deposito un lieve bacio sulla tua fronte, portando un braccio a circondare i tuoi fianchi tonici e l’altra mano che tiene un po’ malamente la tua. Senza che me ne accorga ci fanno una foto e con la coda dell’occhio vedo Mycroft che ha una faccia fredda e indifferente, ma appena Greg lo guarda si scioglie un po’. Devo proprio indagare! Credo ci sia qualcosa tra i due e voglio scoprirlo.
“Beh ora la stanza di John è vuota, giusto giusto per un bimbo!” lo dice la signora Hudson e mi scivola il bicchiere di mano, tu sei rosso e sai che lei stava solo scherzando, ma io non ho mai pensato ad una famiglia, nessuno mi ha mai voluto e senza volerlo mi chiudo nel mio palazzo mentale. La mia mente continua a registrare quello che dicono, ma non posso partecipare, sono nella stanza dedicata a te, non ci vado mai, ma c’è tutto. Dalla prima volta che ti ho visto ad ora.
“Sarà meglio che andiate, per organizzare la data del matrimonio ci penseremo... più avanti” “Oh ma ho detto qualcosa che non andava?” “Ma... come... cosa...” “Vi ho scattato una foto, te l’ho appena mandata. Sai eravate molto dolci” e poi mi perdo nei nostri ricordi. Tutto ciò che ho sempre voluto è qui, ancora tra le mie braccia. Ma tu... e se io non ti dovessi bastare, se io non fossi abbastanza per te? Tu mi ameresti lo stesso?
“Amore, vieni se ne sono anda- mentre parli ti accorgi prima di me delle lacrime che solcano il mio volto – Sherlock, lo so che non sei abituato a queste cose, ma tranquillo non è niente” lo dici sinceramente e so che per te è così, ma quello a cui penso ora non è niente, è troppo.
“Che dovrei fare? Se io non ti bastassi? Se non fossi abbastanza? Tu vivi nel pericolo stando accanto a me! Come puoi volermi ancora accanto? Mi hai dato tutto, ma ci rinuncerei solo per sapere che sei al sicuro e felice... come... come ho fatto con Mary” te lo dico spontaneamente, la mia mente non ragiona più.
“Dopo tutto quello che abbiamo passato, dopo tutto quello che abbiamo dovuto fare per stare insieme tu... tu mi vieni a dire che non sei pronto?” mi chiedi una cosa di cui sono certo, sono pronto per te, ma non sono pronto a perderti.
“Certo che si! Non avrei mai fatto tutto quello che abbiamo fatto se non fossi pronto per te, ma non sono pronto a perderti, non sono pronto a negarti quello che hai sempre desiderato con i tuoi saldi principi.”
“Allora non fare nulla, io sono qui e non mi frega un cazzo dei saldi principi che avevo prima o della famiglia che volevo prima, io voglio te ora! Ti è così difficile capirlo!?”
“Il vento dell’est” ti dico solo.
“Il vento di cosa?! Che c’entra ora!?” mi chiedi e io ti guardo.
“Oh, il vento dell’est. Sai è una storia che raccontavo a Sherlock da piccolo e lui è ancora convinto che ogni cosa per cui prova interesse o amore venga travolto dal vento dell’est. Non pensavo ci pensassi ancora fratellino.” Dice ad un certo punto Mycroft che è entrato senza che lo sentissi.
“Fatti i fatti tuoi fratello.” Ma mentre lo dico non guardo lui, guardo te e ti vedo ferito. Prendi la giacca ed esci, non ti fermo, so che ne hai bisogno, ma prima che tu esca pronuncio:
“Perdonami se puoi, travolgerà anche te.” E poi vai via, lontano da me.
Sei uscito da due ore e probabilmente stanotte non tornerai. Quando ricevo un messaggio che credo tuo mi rincuora.
“Corri, corri. L’orologio fa tic tac. L’amore è proprio uno svantaggio. Lui morirà. Corri corri. Tic-tac tic-tac... la morte sopraggiungerà più veloce di te.” No, non è tuo. Ragiono e capisco subito dove devo andare, ci metto un quarto d’ora per arrivare lì, al Big Ben. Appena arrivo vedo una piccola folla, mi avvicino e ti vedo. Quella sera pioveva. Avevo l’ombrello. Strano. Sei li accasciato a terra, c’è molto sangue e per la prima volta mi da ribrezzo, hai un colpo d’arma da fuoco al torace e vedo i tuoi occhi blu. Qualcuno preme sulla ferita per fermare l’emorragia. Alzo di poco lo sguardo e la vedo, Roberta è lì, ti tiene sveglio e capisco che se non fosse per lei tu ora saresti morto. Mi accascio accanto a te e ti guardo.
“La- l’am- l’ambulanza do-dov’è?- Chiedo, ma la voce mi trema talmente tanto che è uno sforzo disumano. -John, amore mio, t-ti prego, rest-resta con me. Io... io ho bisogno di te. Non lasciarmi. Ti-ti amo.” Mentre ti parlo ti guardo il più a lungo possibile.
“Ti amo così tanto Sherlock” dici e poi i tuoi occhi si chiudono. No, tu non morirai oggi.
“NO! Ascolta apri gli occhi, per me, un’ultima volta, basta che non ti arrendi.” Ti sto praticamente pregando e dio no! Non ci voglio pensare. Tu NON morirai. Roberta è sempre lì, accanto a te e grazie alla pressione esercitata dalle sue mani il sangue diminuisce, poi l’ambulanza, le mie lacrime e i mille grazie che pronuncio diretti a lei in un sussurro, lei mi guarda soltanto. In ospedale se non fosse per Roberta sarei già impazzito. Sono stato fuori a fumare per due ore e mezza, sotto la pioggia. All’inizio non mi ero bagnato, ma poi dopo la prima mezz’ora le maniche del mio Belstaff sono molto umide e dopo la prima ora sono fradicio escludendo ovviamente la parte malamente coperta dall’ombrello. Dopo nove ore in sala d’attesa un medico esce dalla zona riservata alle sale chirurgiche, non ha una bella faccia. Sembra estremamente stanco e avvilito. Aspetta avvilito. No lui non è morto no... non è possibile!
“Signor Holmes, il signor Watson è stabile, la pallottola ha sfiorato un’arteria, se non fosse stato per la continua pressione esercitata sul posto non credo sarebbe sopravvissuto- sorride, ma so che c’è altro- ma il suo corpo per cercare di sopravvivere è entrato in coma, non sappiamo come e quando si riprenderà... ci dispiace”** è serio, per il momento mi concentro solo sullo stabile, sei stabile, vivo. In coma è la seconda cosa che analizzo, piango, è un colpo dritto allo stomaco. Però devo essere forte, forte per te.
“Posso vederlo?” lo chiedo con innocenza e questo mi spaventa.
“Certo che si. Mi segua.” Mi risponde lui.
Quando entro è un altro colpo, respiratore, elettrocardiogramma, elettroencefalogramma, aghi, mille cose che non mi permettono di vedere i tuoi occhi. E io decido che il mio posto è al tuo fianco stringendo la mano sinistra, quella a cui tra poco ci sarà la fede.
 
Il giorno prima avevi dato segni di ripresa, sei uscito dal coma, ma non ti sei ancora svegliato, respiri autonomamente certo è già qualcosa e secondo i medici in qualche giorno sarai vigile e cosciente.
“L’unica che riesce a farmi smuovere dal tuo capezzale è Roberta. L’avresti mai immaginato? Io no. -Comunque ora sono accanto a te e piango bagnandoti la mano.- Non ti ho mai lasciato in queste tre settimane e ti giuro che non ho intenzione di farlo mai più. Mi dispiace se il vento dell’est ti ha travolto, ma se ancora vorrai stare con me, ti darò tutto, una famiglia, un matrimonio sfarzoso, la felicità con me. Davvero potremmo adottare una bambina, o un bambino. Hai sempre voluto una famiglia, dei figli. Ho magari adottarne due. Come vuoi basta che torni da me.-“
“Guarda che se continui cosi potrei anche prenderti in parola, e poi scherzi, sposarti è un tale onore per me. Ma vederti con il passeggino e due bambini sarebbe il colmo” mi parli, non lo sto immaginando. Sei sveglio, vedo i tuoi occhi blu che in tre settimane mi sono mancati così tanto e ti bacio. Passione, calore, sentimento, amore, nostalgia, tristezza, rimpianti, errori, malinconia, felicità, gioia, spensieratezza. Racchiudo tutto in un bacio passionale e ci racchiudo anche la promessa di una vita piena con te.
“Ti amo anche io Sherlock, scusami se me ne sono andato così.” Me lo dici piangendo e io asciugo le tue lacrime con lievi baci sul tuo volto.
“Se avessi saputo che Victor Trevor ti avrebbe sparato perché geloso di te... beh io non ti avrei permesso di uscire e poi mi sono comportato come un bambino... tu mi hai trasformato in qualcuno con sentimenti e mi sono spaventato parecchio... ma si, ti amo anche io John, non sai quanto.”
 
Questo è il giorno del nostro matrimonio e secondo me tu vestito così elegantemente sei bellissimo, ti risalta in un modo cosi romantico e non resisto, ti prendo per i fianchi e poso le mie labbra per un bacio certamente non delicato. Quando la cerimonia termina al ricevimento non riesco a smettere di sorridere e anche tu. La giornata è magnifica e sono talmente estasiato che non mi lamento di nulla per la tua felicità. Il mio testimone, Lestrade e il tuo, Mike parlano per un po’ e sembra che anche Mycroft si stesse divertendo. Roberta, la nostra più cara amica non ci aveva mai abbandonato. Lei aveva salvato l’unica ragione della mia vita, te. Verso la sera dopo il valzer passiamo un po’ di tempo finalmente da soli.
“Sai che ho pensato... beh sai... io ho pensato che magari se vuoi... potremmo adottare una bambina, un bambino... vorrei... vorrei avere seriamente una famiglia con te.” Mi sento emozionato per quello che stai dicendo, lo desidero anche io.
“Lo sai che è ciò che ho detto in ospedale. Lo voglio anche io. Magari un bambino! Sai un maschietto appassionato di chimica... ho riflettuto e avere una bambina da crescere è difficile per due uomini, l’adolescenza, la pubertà...” Ti rispondo tranquillamente.
“Un bambino! Va bene. Sono così felice!” mi rispondi. E poi Roberta sarebbe stata perfetta come zia! Non l’ho pensato seriamente, non è possibile!
Mai avrei pensato di poter essere felice, soprattutto stando accanto ad un uomo meraviglioso come te. Mai avrei immaginato che tu potessi ricambiare il mio amore. Perché alla fine sei stato in grado di amarmi, con tutti i miei difetti e questo è ciò che non sono mai riuscito a fare prima di te. Spero che quando domani mattina ci sveglieremo e vedremo le fedi luccicare al dito tutto sarà perfetto. Io e te. Ti amo mio amato John, non mi stancherò mai di dirlo. Sei la mia vita. Ti bacio un’ultima volta prima di rientrare nella sala e so che non desidero altro che questo.

NdA 
Scusate per gli eventuali errori e se ce ne fossero non fatevi scrupoli a farmeli notare! 
 
   
 
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