Like a Bird ~
Una volta
…
Una volta sentii dei richiami
impazziti.
Una volta vidi due
piccoli uccellini, una coppia, erano loro gli artefici di quegli
impazziti
richiami.
Urlavano, con voci
sottili, che stridevano e rimanevano
sospese nel rosso del tramonto. E cercavano, quei piccoli uccellini,
cercavano.
Cosa?
E poi lo vidi, c’era un
minuscolo pulcino nell’erba alta, era lui
che cercavano, era lui che chiamavano.
Stridii impazziti mi
risuonavano nelle orecchie, sempre più forti sempre
più acuti.
Perché? Perché quegli
uccellini urlavano così tanto?
Chi
avrebbe urlato così per me?
Paura,
impotenza,
disperazione, preoccupazione … amore.
C’era questo nel loro
folle richiamo, c’era questo nella loro richiesta
d’aiuto, c’era questo e molto
altro.
Osservai quel piccolo
uccellino che veniva circondato dai suoi genitori e provai rabbia.
Provai odio.
Provai
gelosia …
E la provo
tutt’ora.
Fa freddo, anche se il sole
è alto nel cielo, fa freddo. Ed è
buio, anche se la luce mi acceca, è buio.
Perché?
Non parlo, non mangio, forse ho dimenticato anche il mio
nome ma continuo a camminare.
Perché?
Urla mi rimbombano nella testa, le
urla mi rimbombano
dentro, e rimangono lì, a riempire questo mio vuoto, tutto
questo nulla che mi
porto dentro.
Fa male, anche se non sanguino, fa male.
Osservo il mondo, ma non lo vedo
veramente, l’osservo e non
ne capisco il senso.
E’ così grande questo mondo- mi ripetevo- ci dovrà pur
essere un posto per me, giusto?
Giusto…in questa vita
nulla è giusto! Mi viene da ridere ora ,ma, un tempo ci
credevo
veramente, speravo con ogni fibra del mio essere che, quel posto per
me,
esistesse veramente.
Mi ricredetti in fretta, smisi in fretta di sperare, crebbi
in fretta ed imparai, in fretta, ad odiare.
Le urla, gli insulti ,ora, mi
scivolano addosso … vorrei
crederci ma non è vero neanche questo.
Nella mia vita solo il buio è reale, solo il freddo
è
maledettamente vero.
Una volta
…
Una volta rividi
quella stessa coppia di uccellini difendere il loro piccolo pulcino.
Perché?
Vidi quell’uccellino
imparare dai genitori a volare.
Cinguettava, era felice e i suoi genitori con
lui ma non smettevano di preoccuparsi, non smettevano di amarlo.
Provai odio.
C’era stata, un tempo, mia
madre, ma quel tempo era passato.
Ed era passato troppo in fretta.
Tutto ciò che so, l’ho imparato da solo; tutto
ciò che sono
non esiste veramente.
Io non sono un demone ma non sono un
umano.
Cosa sono?
Ho cercato qualcuno, ho cercato me
stesso, ma non ho mai
trovato niente, ed ho finito per essere fatto di quel niente.
Lo sono ancora, sono ancora formato di nulla, di nulla e
dolore. Ho imparato da tempo ad abbassare gli occhi a non guardare mai
gli
altri, perché gli altri, a differenza mia, sanno
chi essere.
Ho imparato, da tanto tempo, a far finta di nulla. Ho imparato a creare una maschera d’arroganza con cui sfido chiunque, uccido, e lo faccio per sentirmi più forte. Lo faccio per sentirmi vivo, io, che vivo, forse, non lo sono mai stato, mai veramente.
Fa male, anche se non sanguino fa male, fa male conoscere l’animo umano senza però poterlo avere.
Fa male conoscere la vita del demone puro, senza poterla vivere.
Fa male conoscere l’amore senza poterlo provare.
Fa male, è buio … fa tanto freddo.
Un giorno
…
Un giorno, incontrai
un essere buffo. Era strana, quella ragazza, in quelle sue vesti corte
e mai
viste.
Era strana, ma i suoi
occhi erano così caldi e lei, lei mi guardava negli occhi.
Lei mi sollevava il
viso, mi diceva di non abbassarli questi miei occhi perché a
lei piacevano.
Lei mi ripeteva spesso
di quanto erano belli.
E me lo ripete ancora.
Ora ho incontrato una
persona, ho incontrato una luce che non mi acceca, ho incontrato un
buio che mi
culla.
“Chi sono?” un giorno le chiesi questo e lei sorrise, come faceva sempre e come fa tutt’ora.
“Tu sei InuYasha.” Lei, a differenza mia, non l’aveva dimenticato questo mio nome.
Ora.
L’ho rivisto
proprio ora quello che un tempo era un minuscolo uccellino,
è cresciuto e vola
alto, cinguetta piano.
Accudisce suo figlio e
gli insegna a volare.
Ora. Proprio adesso
lei mi sta insegnando a volare e non ho paura. Alzo gli occhi, osservo
il mondo
che ancora non capisco, ma li alzo ugualmente.
Non
sono più stanchi ,questi
miei poveri occhi, questi occhi che, una
volta, non avevano nemmeno la forza di alzarsi. Ora, invece, guardano
lei, la
guardano e le rubano un po’ di quel calore che porta con
sé.
Non
ho più freddo, non
sono più vuoto, non sono più solo.
Ora
sono qualcuno.
Sono InuYasha.
Non ti invidio più
piccolo uccellino perché
anche a me
hanno insegnato a vivere, anche a me hanno insegnato a volare.
...
Note della Red: L'altro giorno due uccellini facevano un gran baccano, mi sono sporta dalla finestra ed ho visto il loro piccolo pulcino, a terra, probabilmente era caduto dopo la sua prima prova di volo.
Sentendo le urla dei genitori mi sono immedisimata nella loro paura e, vuoi un pizzico d'ispirazione, vuoi l'onnipresente figura di InuYasha, ho scritto questa Shot.
Non so quando collocarla temporalmente, anche perchè, è come se avessi modificato leggermente la trama di InuYasha. In questa storia, infatti, la prima ad avere incontrato InuYasha è Kagome, non la mummia. Non mi andava proprio di mettere anche lei. >.>
Non ringrazio qui, le persone che commentano 'Come le perle di un Rosario' perchè altrimenti farei confusione, ma voi sapete chi siete e quanto io adori i vostri commenti. >.<
Alla prossima!