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Autore: Sheron    29/06/2017    1 recensioni
- _Unmei no akai ito_ ricordi?- la ragazza scosse la testa ricordandosi poi di non poter essere vista.
-...no, non ricordo-
-Mh, era una storiella che raccontavo a te e al tuo amico di infanzia quando eravate piccoli e non volevate fare il riposino.- ridacchiò. -Unmei no akai ito è un termine giapponese e vuol dire "il filo rosso del destino": si narra che ogni persona porta, fin dalla nascita, un invisibile filo rosso legato al mignolo della mano sinistra che lo lega alla propria anima gemella. Il filo ha la caratteristica di essere indistruttibile: le due persone sono destinate, prima o poi, a incontrarsi e a sposarsi. C'è tutta una leggenda dietro, che magari ti racconterò, ma quello che voglio farti capire è che forse il tuo filo rosso non era legato al suo, devi avere pazienza... la persona giusta prima o poi arriverà.-
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Park Jimin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era stesa sul suo letto ascoltando l'incessante rumore della pioggia che sbatteva contro la sua finestra. Sospirò e chiuse gli occhi, alcune lacrime scesero sulle sue guance proprio come la pioggia cadeva sulla strada. Le asciugò velocemente ed allungò la mano verso il cellulare che aveva preso a squillare, diede una veloce occhiata per poi rispondere. -Ehi, mà...- tirò su con il naso. -Oh tesoro.. come stai?- la ragazza scoppio a piangere incapace di parlare. -Stai tranquilla piccola mia... shh calmati, non è successo niente, non era quello giusto... passerà stai tranquilla.- la madre cercava di tranquillizarla con parole dolci ma tutto sembrava inutile. - Unmei no akai ito ricordi?- la ragazza scosse la testa ricordandosi poi di non poter essere vista. -...no, non ricordo- -Mhh, era una storiella che raccontavo a te e al tuo amico di infanzia quando eravate piccoli e non volevate fare il riposino.- ridacchiò. -Unmei no akai ito è un termine giapponese e vuol dire "il filo rosso del destino": si narra che ogni persona porta, fin dalla nascita, un invisibile filo rosso legato al mignolo della mano sinistra che lo lega alla propria anima gemella. Il filo ha la caratteristica di essere indistruttibile: le due persone sono destinate, prima o poi, a incontrarsi e a sposarsi. C'è tutta una leggenda dietro, che magari ti racconterò, ma quello che voglio farti capire è che forse il tuo filo rosso non era legato al suo, devi avere pazienza... la persona giusta prima o poi arriverà.- La madre era sempre stata un'appassionata di cultura orientale e fin da piccola le raccontava tante storie tipiche orientali che l'avevano sempre affascinata. - Va bene...- sospirò e smise di piangere. -Bimba mia, non devi stare male... ho un'idea, perché domani non vieni a stare un po' qui da me e rimani per il fine settimana? È da tanto che non stiamo un po' insieme e cambiare aria non può farti altro che bene.- -Ci penserò..- -Nono, devi assolutamente venire. Ho tante cose da farti vedere e da raccontarti.  Ora però devo andare... ti aspetto domani, un bacione e non stare male! Ciao tesoro!- -Ciao mamma, ti voglio bene a domani.- Chiuse la chiamata e gettò il cellulare sul letto respirando rumorosamente. I ricordi con il suo ex ragazzo passavano per la sua mente, scosse il capo e rivolgendo lo sguardo al soffitto della sua stanza cercava di tenere la mente occupata con altro. -Unmei no akai ito...- sussurò. Pensò al motivo per cui la madre era così appassionata di cultura orientale: tutto partì da una sua amica che si trasferì da ragazza nella sua stessa scuola, aveva origini coreane. Le due ragazze passavo il tempo insieme più che volentieri e la nuova arrivata le raccontava spesso cose tipiche del suo paese, la madre ne rimase così affascinata che iniziò ad informarsi anche sulla cultura cinese e giapponese, quella che la incantava particolarmente e da cui aveva tratto ispirazione per il nome di sua figlia ovvero Yuki che in giapponese vuol dire "felicità", "fortuna". Sperava che questo nome avrebbe auspicato una vita piene di gioie alla figlia, ma da come le stavano andando ultimamente le cose, il suo nome era del tutto inadatto. Comunque le due ragazze rimasero amiche per molto tempo e i rispettivi figli divennero altrettanto amici, la ragazza ed il ragazzo avevano un legame molto stretto, poi però per diverse ragioni questo legame andò via via a perdersi ed erano anni che non si vedevano. Chiuse gli occhi orma stanca, si addormentò e sogno dei lunghi capelli neri su una versione piccola di se stessa e un ragazzo della sua età con cui stava giocando. Si risvegliò un'oretta dopo ricordando il suo amato amico di infanzia che ormai non vedeva e sentiva da tempo e che le mancava. Sospirò, quella giornata era fatta di soli sospiri, e si alzò preparando il necessario per il viaggio. La mattina dopo prese il primo treno per tornare nella sua città Natale, la madre le aveva chiesto se volesse essere presa alla stazione ma non era necessario, conosceva quelle strade cento volte meglio di quelle in viveva attualmente. Il viaggio non durò molto e andò tutto tranquillamente, se non fosse per il suo arrivo in stazione: mentre scendeva dal treno si era scontrata con un ragazzo. -Scusami, non volevo.- disse lui. -Oh no scusami tu, guardavo altrove.- gli sorrise per poi scendere definitivamente, chiuse gli occhi e prese una boccata d'aria respirando l'aria del posto in cui era cresciuta, sorrise e riaprì gli occhi, notò un ragazzo che salutava quello con cui si era scontrata poco prima, le era sembrato così familiare. Si diresse verso casa sua, ad aspettarla trovò la madre sorridente. -Oh, piccola mia! Quanto mi sei mancata vieni qui e fatti abbracciare!- si ritrovò tra le braccia materne incapace di muoversi, lasciò la presa al borsoni e ricambiò l'abbraccio della madre. -Mi sei mancata tanto anche tu mamma.- si accoccolò sul suo petto cercando di trattenere le lacrime. -Shhh, tesoro mio stai tranquilla su entra.-  riprese i borsoni ed entrò nella sua vecchia casa, le era mancata così tanto. Tutti i ricordi che aveva un quella casa le fecero salire la nostalgia. -Vai a lasciare le cose in camera e poi datti una rinfrescata veloce, andiamo da Solhyun. È da parecchio che non ti vede.- -Ci sarà anche lui??- la ragazza era speranzosa di poter finalmente rivedere il suo vecchio amico di infanzia, la madre le rispose con un'alzata di spalle. -Non saprei.- Fortunatamente la casa dell'amica di sua madre era parecchio vicina, a dividere le due case c'era solo un giardino comunicante con entrambe. Passandoci lo rivide e le vennero in mente tutti i ricordi d'infanzia passati con il suo migliore amico. Si riusciva a vedere anche l'albero di ciliegio piantato quando lei era appena una bambina e il cui fine non era altro che la passione della madre. Solhyun, l'amica della madre che l'aveva fatta appassionare al mondo orientale, la accolse con altrettanta calorosità. -Oh Yuki Yuki, come sei cresciuta. Sei diventata proprio una bella ragazza!- -Grazie mille, sono molto felice di rivederti.- Erano tutte e tre a parlare dei vecchi tempi, delle cose cambiate durante l'assenza della ragazza quando sentirono il rumore della porta che si apriva. -Eomma! Sono tornato!- Yuki sorrise, non stava più nella pelle di rivederlo. -Tesoro vieni un attimo in cucina! Devi vedere chi c'è!- si sentirono dei passi avvicinarsi. -Va bene, Eomma ma sono di fret..- Yuki si alzò di scatto dalla sedia e si girò verso di lui sorridente. -Yuki?? Sei tu!- accelerò il passo verso la ragazza che si era ormai alzata e gli andava incontro, si scontrarono in un abbraccio goffo e ridevano. -Quanto sei cambiato! Prima alla stazione ti ho visto e non ti avevo mica riconosciuto!- -Anche tu sei cambiata tantissimo... sei così.. cresciuta.- ridacchiò e le passò una mano sui capelli della ragazza, scompigliandoli e guardandola con affetto. Guardò poi l'orologio. -Yuki, mi piacerebbe stare qui a parlare con te! Ma ora sono davvero di fretta.... ci vediamo dopo, va bene?- lei annuì, si salutarono velocemente e poi lui corse via da casa. Rimasero a parlare un altro po' con lei, arrivato un certo orario ritornarono a casa, dove Yuki aiutò la madre con le varie faccende e prepararono poi il pranzo insieme: erano solo loro due. Ogni tanto, quando era in città e pensava alla madre da sola in quella casa grande, si sentiva in colpa, potevano vedersi solo poche volte a causa dei suoi studi ed esami, ma fortunatamente stava per concluderli e sarebbe presto tornata a casa. Era stata una mattinata tranquilla, nel pomeriggio presto la madre si andò a riposare e Yuki, non sapendo che fare, prese un libro e andò nel giardino con l'intento di leggere, c'era un bel venticello e tutto sommato si stava parecchio bene. -Sei mancato anche tu..- aveva appoggiato una mano sul ciliegio e alzò lo sguardo vedendo tutti i suoi fiori che sbocciavano. Si mise all'ombra dell'albero e iniziò a leggere, era così presa della lettura che perse la cognizione del tempo e della realtà, non si accorse neanche che qualcuno era arrivato e la stava guardando. -Che leggi di così interessante?- disse lui e lei sobbalzò per lo spavento. Alzò lo sguardo. -Oh Cristo Jimin sei tu! Mi hai fatto venire un colpo!- mise una mano sul petto e sgranò leggermente gli occhi. Lui ridacchiò. -Si, ricordo che è sempre stato facile farti spaventare.- lei gli rivolse uno sguardo di finto interesse. Chiuse il libro e appoggiò la guancia sul palmo della sua mano e chinò leggermente il capo, rivolse uno sguardo scrutatore al ragazzo. -Che c'è?  Perché mi guardi così? Sono per caso sporco?- si indicò il viso. Lei scosse la testa lentamente. -...no, è che... sei cambiato così tanto.- gli sorrise. -prima eri così aw ed ora sei così.. oh- ridacchiò vedendo lo sguardo che le rivolse il ragazzo. Tese la mano verso il ragazzo, che la afferrò e si ritrovò seduto a fianco a lei. Lei non era mai stata una ragazza particolarmente delicata. -Dove sono le tue guanciotte così carine!- disse con il tono che si suole rivolgereai bambini piccoli e gli iniziò a tirare pizzicotti sulle guance. -Yuki.. Yuki! Mi fai malee- tolse dal suo viso le mani della ragazza che scoppiò a ridere. Era sempre andata così, si erano sempre infastiditi a vicenda. Jimin si accarezzava le guance con sguardo di dolore. Lei si avvicinò e gli stampò un bacio sulla guancia. -Così la bua passa!- rise ancora questa volta accompagnata dal ragazzo. Dopo le risate si stesero sul prato come avevano sempre fatto: in lato opposti, il piedi dell'altro vicino la testa dell'altra e viceversa, le braccia stese l'una verso l'altro e un dito intrecciato. L'altro braccio sotto la testa. Parlavano e ricordavano i tempi dell'infanzia. Ridevano. -Ricordi il tuo ottavo compleanno???- la ragazza scoppiò a ridere. - quel bambino di cui non ricordo il nome che vomitò la cena addosso a tua madreee- non riusciva quasi a parlare, aveva sempre avuto una risata contagiosa e il ragazzo la seguì a ruota libera. -Perché il tuo 15esimo compleanno?! Ci credevamo grandi abbastanza per marinare la scuola, ma non avevamo pensato a dove nasconderci! E fummo subito scoperti!- - Oh oh! È verooo, la vecchia grassona ci vede nel parco e avviso le nostre mamme!- Non riusciva a smettere di ridere. -E pensare che sono già passati alcuni anni... mi sale la nostalgia.- Yuki sospirò. -comunque, cambiamo discorso ora.- continuò sempre lei. -Come va lo stage di danza?- -Oh è andato benissimo! Come pensi che sia diventato così bello se no eheh..- disse lui e lei gli tirò una piedata in testa. -Yah! Vedo che sei ancora aggressiva!- lei ridacchiò. -Comunque ora l'ho finito, sono tornato qui giusto da qualche giorno.. Beh e tu che mi dici? All'università? Il tuo ragazzo??- le si bloccò il cuore. -..all'università tutto bene, mi mancano pochi esami e poi ho finito.- Jimin si mise seduto e guardò yuki dall'alto. -E il ragazzo?- chiese con tono malizioso. Lei deglutì. -... mi ha lasciata, l'altro ieri... mamma mi ha fatto venire qui proprio per farmi cambiare aria.- -Oh.. scusami non volevo...- lei alzò le spalle. -Non preoccuparti, non potevi saperlo... poi ormai è andata così, non era quello giusto...- sospirò e stettero in silenzio per un po', le dita ancora intrecciate. Soffiava un leggero venticello, lei chiuse gli occhi. Sentì una mano sfiorarle il viso, aprì gli occhi: jimin le stava aggiustando una ciocca di capelli con la mano destra, lei gli sorrise e strinse di più il mignolo del ragazzo. Si mise seduta anche lei e guardò il ragazzo.  -Jimin..?- -Mh?- -Unmei no akai ito..- notò lo sguardo perplesso del ragazzo. -la ricordi??? La storiella che ci raccontava mamma da piccoli...- Jimin stette in silenzio per qualche secondo e con sguardo pensieroso. -Oh! Quella del filo rosso???- -Siii, me la stava raccontando di nuovo ieri mamma, solo che non mi ha ancora detto la leggenda..- ci pensò su. -Vorrà dire che prima di partire me la farò dire.- -Ah.. già. Quando torni in città?- -Rimango qui fino a domani e poi lunedì mattina presto prendo il treno...- -Così tante cose da recuperare in così poco tempo...- scosse la testa. -Abbiamo il resto di oggi e tutto domani, poi potremmo scambiarci i numeri magari... così staremo in contatto tramite cellulare, non voglio perderti di nuovo.- Lui annuì scettico. Cambiarono nuovamente discorso e passarono così il resto della serata, uno vicino all'altra, le dita incrociate e a parlare della loro vita. Arrivata sera tardi si diedero la buona notte e tornarono ognuno alla propria casa. Entrò in casa con un sorrisone sul volto e sentì la madre borbottare in cucina con Solhyun. -si è stata la scelta migliore...- stava dicendo la madre. -...poi prima li ho visti insieme nel giardino ed erano così felici.- -Già, poi così è anche una buona occasione per far riprendere Yuki...- diceva invece Solhyun. -Mà..- chiusa la porta. - Sono tornata.- andò in cucina. -Oh ciao tesoro, stavamo giusto parlando di te e Jimin, vi abbiamo visti prima in giardino.. sembra di essere tornati indietro nel tempo..- sospirò felice e sorrise. -Come stai cara?- le chiese l'amica della madre. -Tutto bene grazie.- le rivolse un sorriso. -ora però vogliate scusarmi ma credo di essere un po' assonata e penso che dormirò. Vi rilascio ai vostri discorsi. -Buona notte tesoro.- le dissero insieme le due mamme, si guardarono e risero. Rivolse loro un ultimo sorriso ed andò poi in camera sentendo le due donne che ripresero a parlottare. Si stese sul letto e chiuse gli occhi pensando al pomeriggio che aveva passato. Sorrise istintivamente e si addormentò. Dormiva tranquillamente quando una luce le colpì il volto. -Sveglia che è mattina!- lei mugugnò contrariata. -Ohhh Jiminn, lasciami dormire.- Si coprì con una coperta. -Eh no! Abbiamo tante cose da fare!- il ragazzo si buttò sul letto, proprio sopra il corpo della ragazza, che lo spinse prepotentemente giù dal letto. -Io. Ho. Sonno.- si girò dall'altro lato e riprese a dormire, il ragazzo nel frattempo si era alzato da terra ridendo. -Sei rimasta la solita dormigliona! Però oggi non la scampi.- le tolse le coperte, e la alzò per la vita portando la ragazza a mo' di sacco di patate sulla propria spalla. -Daii jiminnnn, è domenica e voglio dormire.- si dimenava e gli tirava pugni. -Bhe non oggi.- lasciò la ragazza solo una volta arrivati in cucina. Una volta a terra la ragazza schiacciò il piede del ragazzo. -Non. Farlo. Mai. Più.- gli sorrise ironicamente. -Ouch! Ed io che volevo anche essere gentile!- -Pff.- la ragazza diede le spalle al ragazzo e trovò tutta la tavola apparecchiata e piena dei suoi cibi preferiti. Si girò nuovamente verso il ragazzo che la guardava già e con le sopracciglia alzate. -Ohh jiminnn, che carino! Sei stato tu??- Il ragazzo scoppiò a ridere. -No, in realtà è stata tua madre.- -Ah..- rispose lei delusa. -Mi sembrava strano che avessi fatto una cosa del genere.- -Pff, faccio anche di meglio.- -.....tipo?- chiese la ragazza perplessa. -Tipo organizzarti una giornata bellissima?? Che avevi capito?- sogghignò il ragazzo e lei arrossì. -Niente... Non avevo capito niente.- -Uhuh, come dici tu.- le sorrise. -Bhe dai, ora facciamo colazione, poi ti lavi e prepari per uscire. Ci aspetta una lunga giornata.- Stavano mangiando in silenzio, quando improvvisamente la ragazza di accorse della mancanza della madre. -Ma mamma dov'è?- -Sinceramnete non so, appena sono arrivato io lei aveva appena finito di preparare la colazione. Mi ha salutato e poco dopo è andata via. Sicuramente starà a casa mia...- -Mhh, già probabile...-  Finirono di fare colazione e la ragazza si andò a lavare mentre Jimin la aspettò stesa sul suo letto. La ragazza entrò in camera sua in solo intimo, Jimin le rivolse un veloce sguardo per poi distoglierlo e arrossire leggermente. Yuki non notò niente, frugò nel suo borsone cercando qualcosa da mettere. Sbuffò. -Uffa, che posso mettere?- posò le mani sui fianchi, il ragazzo alzò le spalle. -È indifferente, staresti bene con qualunque cosa.- disse senza pensarci troppo. -Oh, ma quanto sei carino quando cerchi di farti perdonare per avermi svegliato presto di domenica.- il tono della ragazza era sarcastico. -Gne gne, piuttosto muoviti che è già tardi.- La ragazza alla fine si mise qualcosa di comodo ed uscirono velocemente di casa. -Bhe, dove andiamo?- -Al parco.- la guardò sorridendo. -Oh si, è da tantissimo che non ci vado!- -Lo so, è proprio per questo che ti ci sto portando.- ridacchiò. Passeggiavano tranquillamente nel parchetto, le dita come al solito intrecciate. -Perciò domani mattina parti?- -Già... domani si ritorna alla solita routine.- -Perché non rimani un altro po'??- -Jimin, vorrei tantissimo ma mi è impossibile. Ho le lezioni e gli esami all'università... Non posso lasciarla proprio all'ultimo.- -Ah, capito...- sospirò. La ragazza guardava davanti a se e il suo sguardo all'improvviso si illuminò. -Ci sono le anatre nello stagnetto!- iniziò a correre in quella direzione tirandosi il ragazzo dietro. Ma tutto ad un tratto, come nel più banale dei film, Yuki inciampò nella radice di un albero. Jimin vide un groviglio di capelli neri andare verso il basso, e presto li imitò. Si trovarono entrambi a terra, lui su di lei che non smetteva di ridere. La sua risata contagiò anche Jimin. Finalmente la ragazza si calmó e guardò il ragazzo. Lui, che aveva smesso di ridere poco prima di lei, la stava già guardando. Lei mise le mani intorno al collo del ragazzo, e piano piano si avvicinò al viso di Jimin, che si era come congelato e la guardava. Arrivo a una piccolissima distanza e Yuki lasciò un bacio sulla punta del suo naso, si allontanò poi sorridendo. Il ragazzo ancora la guardava e scosse la testa come per tornare alla realtà, arrossì lievemente. Sembrava come se tutto ciò che lei facesse quel giorno lo mettesse in imbarazzo. Si alzò velocemente da terra, si pulì i pantaloni e tese una mano alla ragazza per aiutarla ad alzarsi. -Tutto okay?- gli chiese mentre si puliva anche lei i pantaloni. Lui annuì leggermente. Prese la mano della ragazza e ricominciò a camminare. A pranzo si fermarono in una tavola calda, cui erano soliti andare. E poi nel primo pomeriggio mangiarono un gelato. -Mh! Jimin mi sono sporcata?- lui scossa la testa. -No, ed io?- la ragazza sorrise. -Si. Qui.- sporcò il dito con un po' di gelato e gli macchiò la guancia. -Non l'hai fatto...- -Ops.- scoppiò a ridere per l'ennesima volta quella giornata. Stava così spensierata, felice. Il suo amico le era mancato così tanto che il pensiero del suo ex non le aveva toccato neanche una volta la mente. -Yah! Yukii.- cercò di pulirsi ma continuò a sporcarsi di più provocando le risate della ragazza. -Dah, sta fermo. Faccio io.- prese un fazzolettino che bagnò con un po' d'acqua e lo strofinò sulla guancia. -Ecco. Ora sei a posto.- gettò il fazzolettino e tornò dal ragazzo. -Bene, ma ora che si fa?- -Non saprei... Avevo pensato di vedere un film più tardi, ma ora non saprei.- -Torniamo a casa? Io avrei un po' di sonno... potremmo riposarci un po' e poi passiamo una serata tranquilla e vediamo sto film. Mh?- -Sisi, mi va benissimo.- I due ragazzi si incamminarono verso casa e quando arrivarono al giardino si salutarono per andare uno alla propria casa. -Allora a più tardi?- -Certo, ci vediamo più tardi.- il ragazzo le si avvicinò e la salutò con un bacio sulla guancia. La ragazza si diresse poi verso casa, non senza essersi girata nuovamente e aver salutato un'altra volta jimin. -Buon pomeriggio.- disse entrando in casa con uno sbadiglio. -Ciao tesoro, dove sei stata?- -Mhmh, Jimin mi ha svegliata presto stamattina e siamo stati in giro fino ad ora. Più tardi vedremo un film.- -Capito.- sorrise la madre. -Vederti felice mi fa star bene tesoro. Ora magari vatti a riposare così non ti addormenterai più tardi.- -Ciao mà.. chiamami tra poco, non vorrei fare tutto un tiro fino a domani.- -Va bene, buon riposo amore.- Andò in camera e si gettò sul letto. Non ebbe neanche il tempo di pensare a quella giornata che subito si addormentò. Si risvegliò dopo un paio d'ore o forse più. Sentiva un senso di oppressione e quando si svegliò ne capì il motivo: si ritrovò tra le braccia del ragazzo con la propria testa posata sul suo petto. Alzò il viso e vide che stava dormendo, chissà da quanto stava lì. Sorrise vedendo il viso addormentato di Jimin, spostò lentamente il braccio per non svegliarlo e portò una mano sul suo viso che iniziò delicatamente ad accarezzare con le dita. Dopo poco il ragazzo aprì un po' gli occhi. -Ehi...- sussurò lei. -..ehi...Che fai?- sussurò lui con voce impastata ancora dal sonno. -Accarezzo il tuo viso..? Hai dei tratti così belli...- in quel preciso momento passo il dito sulle labbra del ragazzo, che tempestivamente bloccò con una mano e ci lasciò un bacio, poi lasciò che continuasse il suo percorso. La ragazza arrossì un po'. -Che hai oggi? Sei strano, sembra come se qualcosa ti affliggese..- -Dimenticavo che, nonostante il tempo passato, sei l'unica davvero in grado di capirmi.- -Perciò c'è qualcosa che ti tormenta?- -Forse si, forse no. Dimmelo tu.- -Sì.- continuava ad accarezzargli il volto quando il ragazzo le prese la mano e la spostò sul suo petto. Il cuore gli batteva forte. -Secondo te cosa può essere?- la ragazza scosse la testa. -Non ne ho idea.- il ragazzo le lasciò la mano. -Niente, lascia stare.. sono sciocchezze. Ora che ne dici di guardare quel film?- yuki annuì distrattamente, la sua mente era ormai altrove. Prepararono degli snack da mangiare durante il film ed aggiustarono poi il resto. Si rimisero sul letto, le loro schiene appoggiate alla spalliera del letto e il braccio di lui intorno alla schiena di lei. Lui sembrava ancora teso. Guardavano il film in silenzio e concentrati. -Sai Jimin,- parlò all'improvviso lei. -Ti devo ringraziare. Questi giorni con te sono stati fantastici.- la ragazza rivolse lo sguardo al ragazzo. -Già... sembra quasi di essere tornati al bei vecchi tempi.- anche lui la guardò. Anche gli istanti seguiti furono silenziosi ma c'erano sguardi intensi che sembravano riempire quel silenzio. Jimin si avvicinò alla ragazza, le spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e poi le accarezzò una guancia. Ora sembrava che fosse la ragazza quella ad essersi congelata. Jimin le accarezzo lo zigomo con il pollice mentre spostò le altre dita sotto l'orecchio. Si avvicinò lentamente al suo viso, ormai erano a pochi millimetri di distanza. Yuki non sapeva cosa fare. Il telefono squillò. Jimin chiuse gli occhi e scosse la testa, tolse la mano dal viso della ragazza e si spostò. La ragazza prese il cellulare ma chiuse la chiamata. C'erano altre chiamate perse. -Chi era?- Lei gli lanciò uno sguardo. -Perché ti ha chiamata?- -Non lo so, non ho risposto. E non mi va di rispondergli.- lui annuì e le accarezzo la schiena. -Sai qual è la cosa che mi da più fastidio?!- si girò di scatto lei, il ragazzo le fece un cenno per farla continuare. -È che in questi giorni sono stata così bene senza di lui! Non lo avevo pensato neanche una volta. E poi? Cosa succede? Mi chiama dopo che è stato lui a lasciarmi. Io.. io- sentiva gli occhi lucidi e si coprì il volto con le mani. -No no.. Non fare così.- La strinse al suo petto consolandola. -Non merita le tue lacrime e non merita che tu stia male per lui. È solo uno stupido ad averti lasciata. E non sa cosa si perde... troverai quello giusto prima o poi...- la dondolava lentamente e le passava una mano tra i capelli. Posò il viso sulla sua testa e inalò il suo odore, gli sarebbe mancato. Lei si accoccolò al suo petto fin quando non si calmó. Il film passò in secondo piano. La ragazza si addormento, questa volta consapevole, tra le braccia del ragazzo. La mattina dopo fu la madre a svegliarla, Jimin, al contrario del pomeriggio precedente, non stava più a fianco a lei nel letto. Si strofinò gli occhi e guardò la madre. -Non voglio ritornare in città.- -Tesoro, devi. Hai gli esami e tutto il resto. Ci saranno altre occasioni per poter stare insieme.- la madre si avvicinò al letto e ci si sedette. -Si ma.. sono venuta qui per poter stare con te visto che non ci vediamo mai. Ed invece non abbiamo potuto trascorrere un po' di tempo insieme...- -Oh tesoro mio... ma ancora non l'hai capito?- le rivolse il sorriso tipico di una che ne sa tante. -Capire cosa?- -Sei ancora così ingenua... forse riuscirai a capirlo un giorno, spero quando non sarà troppo tardi.- le tirò degli schiaffetti sulle gambe. -Su forza, ora alzati però. Tra poco devi prendere il treno.- si alzò dal letto e lasciò la camera. La figlia aveva uno sguardo perplesso sul volto. -Capire cosa?!- chiese a se stessa. Si alzò dal letto e si preparò velocemente, non voleva perdere il treno. La madre la accompagnò alla stazione e la abbracciò forte forte prima che lei salisse sul treno. -Buon viaggio tesoro mio. E mi raccomando, fatti sentire presto.- Yuki le lanciò un bacio volante per poi salire sul treno, da dove iniziò salutarla. Se pur la città non fosse troppo distante dal suo paesino natale, c'era un tempo completamente diverso. Sembrava come se la città fosse in grado di capire il suo umore e far si che di conseguenza ci fosse un tipo di tempo al posto di un altro, e per quanto la pioggia le piacesse, non era esattamente ciò che l'avrebbe aiutata a tirarsi su di morale. Arrivò a casa evitando per un pelo l'acquazzone, entrò velocemente nell'appartamento e per poco non scivolò sul un foglio vicino all'ingresso. Posò i borsoni e si chinò per prenderlo. Era una specie di lettera risalente al giorno prima , riconobbe subito la calligrafia. "Yuki, ti provo a chiamare inutilmente. Perché non rispondi? Volevo dirti che sono solo uno stupido e non avrei mai dovuto lasciarti andare via così... perdonami per favore, se lo farai, credimi, non te ne pentirai. Sono passato più volte anche da casa, ma anche qui inutilmente. Fortunatamente poi la tua vicina mi ha avvisato che eri partita e che probabilmente saresti tornata domani. Domani ritornerò, ho bisogno di parlarti. Questa volta non sbaglierò." La ragazza si accasciò a terra, non sapeva che fare... sentiva le lacrime agli occhi ma non doveva piangere, non voleva piangere, non avrebbe seguito l'esempio della pioggio, non quella volta. Aveva riletto la lettera più e più volte, incapace di farsene un'idea. Aveva pensato anche di chiamare la madre... ma si erano lasciate da poco, o magari Jimin..... le mancava già. Invece tutto ciò che fece fu starsene lì, a terra, a rileggere quella lettera. Non sapeva quanto tempo fosse passato, ore, minuti, o magari solo secondi. Ma il campanello suonò. Sapeva che era lui, l'aveva avvisata. "Domani ritornerò. Ho bisogno di parlarti." e ancora "Questa volta non sbaglierò." Posò la testa sul muro dietro di lei, magari se non fosse andata a rispondere avrebbe pensato che non era ancora tornata e sarebbe andata via. Ma il campanello insisteva, non smetteva di suonare. Si alzò da terra, prima o poi avrebbe dovuto affrontarlo. Fuori ancora diluviava. Si avvicinò alla porta e piano piano la aprì. Si ritrovò un ragazzo a testa china, bagnato dalla testa ai piedi. La stava aspettando. -Jimin..? Che ci f...- il ragazzo alzò la testa e non la fece finire di parlare. -Sei andata via senza salutarmi...- si passò una mano tra i capelli bagnati. -Non sei rimasto a dormire da me e.. e... Non potevo venirti a svegliare...- abbassò la testa. -Davvero pensavi che ti avrei fatto andare via senza prima salutarti?- allungò la mano verso quella della ragazza e le strinse il mignolo con il proprio. Lei guardò la scena e fece spallucce. -Ancora non capisci?- -Capire cosa?? Non fate altro che ripetermelo tutti..- -Yuki.... sei il mio Unmei no akai ito.- detto ciò il ragazzo tirò la ragazza a se per poi portare la mano sulla sua guancia. Avvicinò il viso al suo, sfiorò leggermente il proprio naso con quello di Yuki e poi finalmente la baciò. Il bacio che era tanto agoniato da entrambi era finalmente arrivato. Il ragazzo si separò dal bacio e posò la fronte di quella della ragazza, che di fatto non gli aveva detto niente.- -Jimin, il mio Unmei no akai ito.- sorrise dicendolo. Si sporse in avanti e questa volta fu lei a baciare lui. I mignoli intrecciati ed entrambi esposti alla pioggia che li bagnava, e che si, era stata davvero in grado di tirarle su il morale. "Wei era un uomo che, rimasto orfano di entrambi i genitori in tenera età, desiderava sposarsi e avere una grande famiglia; nonostante i suoi sforzi era giunto all'età adulta senza essere riuscito a trovare una donna che volesse diventare sua moglie. Durante un viaggio Wei incontrò, sui gradini di un tempio, un anziano appoggiato con la schiena a un sacco che stava consultando un libro. Wei chiese all'uomo cosa stesse leggendo; l'anziano rispose di essere il Dio dei matrimoni e, dopo aver guardato il libro, disse a Wei che sua moglie ora era una bimba di tre anni e che avrebbe dovuto attendere altri quattordici anni prima di conoscerla. Wei, deluso dalla risposta, chiese cosa contenesse il sacco; l'uomo rispose che lì dentro c'era del filo rosso che serviva per legare i piedi di mariti e mogli. Quel filo è invisibile e impossibile da tagliare, per cui una volta che due persone sono legate tra loro saranno destinate a sposarsi indipendentemente dai loro comportamenti o dagli eventi che vivranno. Queste parole non convinsero Wei che, per sentirsi libero di scegliere da solo la donna da sposare, ordinò al suo servo di uccidere la bambina destinata a diventare sua moglie. Il servo pugnalò la bambina ma non la uccise: riuscì soltanto a ferirla alla testa e Wei, dopo quegli eventi, continuò la sua solita vita alla ricerca della moglie. Quattordici anni dopo Wei, ancora celibe, conobbe una bellissima ragazza diciassettenne proveniente da una famiglia agiata e si sposò con lei. La ragazza portava sempre una pezzuola sulla fronte e Wei, dopo molti anni, le chiese per quale motivo non se la togliesse nemmeno per lavarsi. La donna, in lacrime, raccontò che quando aveva tre anni fu accoltellata da un uomo e che le rimase una cicatrice sulla fronte; per vergogna la nascondeva con la pezzuola. A quelle parole Wei, ricordandosi dell'incontro con il Dio dei matrimoni e dell'ordine che dette al suo servo, confidò alla donna di essere stato lui a tentare di ucciderla. Una volta che Wei e la moglie furono a conoscenza della storia si amarono più di prima e vissero sereni e felici."
   
 
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