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Autore: A b y s s    02/07/2017    3 recensioni
|La fiction partecipa al contest ideato da Celyoa per il gruppo di scrittori|
[Dal testo]
"Cos'hai fatto per meritarti tutto questo?"
La risposta era una sola: niente.
Nel caldo tepore marittimo di Atene, la Morte prende con sé gli uomini buoni, sottostando ad anime crudeli.
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Grecia/Heracles Karpusi, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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[La fiction partecipa al contest ideato da --- per il gruppo di scrittori]
Autore: _Abyss_
Titolo: Γνῶθι σεαυτόν
Fandom scelto: Axis Power Hetalia
Personaggi principali: Grecia/Heracles Karpusi, Sorpresa
Genere: Triste, Introspettivo
Rating: Giallo
Tema: gli Eroi veri, reali, coloro che hanno dato un forte contributo nella realizzazione del nostro presente.
Note d'autore: il personaggio da me scelto non viene spesso considerato come eroe. A dir la verità, non sono nemmeno io certa che egli possa venir soprannominato così. Ma è stato un pilastro, una base solida della cultura antica che è giunta fin nella nostra società, ed è per questo che l'ho voluto utilizzare per questo tema.
Il titolo è semplicemente un aforismo utilizzato particolarmente dal personaggio scelto, colui che sapeva di non sapere: Conosci te stesso, la frase utilizzata anche nel testo, nei ricordi di Grecia.
I classicisti capiranno.
Ho deciso di utilizzare Grecia anziché Antica Grecia per un mio semplice volere (e anche perché adoro il personaggio di Heracles).


Γνῶθι σεαυτόν




Heracles incrociò lo sguardo dell'uomo, che tra le mani stringeva un piccolo contenitore. Un contenitore ripieno di morte.
Cos'hai fatto per meritarti tutto questo?
La risposta era una sola: niente. Quell'uomo aveva solo portato del bene in quella città, e nessuno gli aveva dato qualcosa in cambio. Solo morte.
Morte, morte, morte, morte.
Heracles ripeté quella parola per l'ennesima volta, senza emettere suono, solo mimandola con le labbra, calcando i movimenti che queste eseguivano.
Morte, morte, morte, morte.
C'era stata una volta in cui Heracles gli aveva detto: "Se continuerai a fare così ti uccideranno. Alla gente non piacciono le persone che fanno domande scomode." Erano davanti ad una brocca di vino, in una calda serata estiva, una chiacchierata tra amici all'ombra di un portico, nell'afa che si estendeva per le strade, sotto gli occhi degli dèi.
Quella chiacchierata, quelle frivole parole, si erano trasformate in realtà molto prima del previsto. Troppo, effettivamente.
Gnôthi seautòn. Lui spesso gli diceva questo, con quel suo sguardo acuto e profondo, mentre gli ricordava quel precetto così semplice eppure così sottovalutato. Solo uno dei suoi tanti insegnamenti, che perfino a lui, una Nazione secolare, avevano lasciato qualcosa.
Mi dispiace. Non li ho fermati.
Lo guardò mentre si avvicinava quella ciotola di morte alle labbra. Serrò i pugni, gli si seccò la gola, sbiancò in viso. Si inumidì le labbra, per poi mordersele furiosamente, un gesto distratto: una goccia di sangue gli scivolò sul mento. Avvicinò la mano, e si pulì con un gesto secco quella linea vermiglia dalla carnagione abbronzata, lasciandone una flebile traccia sull'atto. Gli occhi felini brillarono, umidi. Mi dispiace.
Socrate sollevò lo sguardo su di lui, e gli rivolse un rapido sorriso, così veloce, che Heracles pensò di esserselo immaginato.
Fu tentato di scattare e levargli quella roba dalle mani, ma era troppo tardi.
La morte era già all'opera.
Ed il grande uomo non si mosse più, pallida ombra di un eroe che mai aveva posseduto una spada.
   
 
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