Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |      
Autore: Shilene    08/07/2017    2 recensioni
"Sarah,​ ​giusto?”,​ ​alzi​ ​il​ ​capo​ ​mentre​ ​Isak​ ​rimane​ ​fermo​ ​in mezzo​ ​al​ ​marciapiede,​ ​gli​ ​occhi​ ​illuminati​ ​come​ ​lucciole
nel​ ​pieno​ ​freddo​ ​dell’autunno​ ​con​ ​le​ ​foglie​ ​dorate​ ​che scendono​ ​lentamente​ ​dagli​ ​alberi,​ ​e​ ​mentre​ ​lo​ ​guardi​ ​con un​ ​ennesimo​ ​conato​ ​bloccato​ ​in​ ​gola,​ ​il​ ​biondo​ ​piega​ ​la testa​ ​di​ ​lato,​ ​le​ ​mani​ ​seppellite​ ​nella​ ​sua​ ​felpa​ ​grigia​ ​e reprimendo​ ​una​ ​risata​ ​con​ ​uno​ ​sbuffo,​ ​dice:​ ​“Non​ ​sprecare una​ ​notte​ ​piangendo​ ​mentre​ ​potresti​ ​riempire​ ​una giornata​ ​di​ ​pioggia​ ​con​ ​candidi​ ​sorrisi.”
XXX
A chi, come me, crede ancora nei colpi di fulmine, negli incontri casuali, nelle parole che ti cambiano la vita, negli abbracci di chi veramente rimane, nei sorrisi troppo buoni tanto rari in un mondo che cade a pezzi come questo.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Titolo: Crying in the Club.
Genere: Romantico, malinconico.
Rating: Verde.
Wordcount: 846 parole.
Note: Questa è la prima storia che pubblico su questo sito, vi prego di essere clementi e vi chiedo scusa se riscontrerete degli errori di battitura. Volevo dedicare questa one-shots a chi, come me, crede ancora nei colpi di fulmine, negli incontri casuali, nelle parole che ti cambiano la vita, negli abbracci di chi veramente rimane, nei sorrisi troppo buoni tanto rari in un mondo che cade a pezzi come questo. Smetto di blaterare e vi lascio al capitolo, lol, spero vi piaccia!

 

 

“A me stessa, che cerca costantemente

di vedere il buono nelle persone.

A me stessa, che ha capito che lo spirito

è forte ma la carne è debole.”

 

Piangi in mezzo al pub, gli occhi rossi e lucidi, cremisi da far paura, lacrimanti come salici piangenti, la musica troppo alta nelle orecchie stremate, la testa che comincia a fare male, le calze a rete sudate sulla pelle, il vestito troppo stretto, troppo aderente, troppo trasparente in mezzo a corpi sudati che ballano, dimenando i loro fianchi, pensieri annebbiati dall’alcol, alcol che scorre prepotente nella tua gola accompagnata dagli schiamazzi di ubriachi che ti incitano a spingerti sempre più a fondo. Occhi indiscreti che si posano sul tuo corpo, immune ma troppo debole; occhi affamati di leccornie private, di carne vergine solo per essere violata.

“Ti va di bere ancora?”, distogli lo sguardo dalle unghie laccate di nero, osservando il bicchierino di vodka porto da un ragazzo; non sai dire se lo conosci o se frequenta il tuo stesso quartiere -e infondo sai che se fosse stato il tuo ex ragazzo lo avresti riconosciuto- ma la mente annebbiata ti gioca orrendi vuoti di memoria.

Accetti troppo sbronza per ragionare un altro shottino, trascinando con te il biondo che ti sorride, forse come un illuso, ma mostrando uno sguardo sereno, genuino, ma soprattutto troppo lucido, troppo cosciente, troppo consapevole. Ti soffermi sull’angolo buio della stanza dove dei pazzi ballano sui tavoli, da soli e in cerca di attenzione e forse provi pena per tutta quella tristezza che covano dentro. Senti gli occhi pizzicare dopo aver spalancato la porta in metallo mentre aria fresca, pulita e non sporca e soffocante viene a contatto col tuo viso privo di trucco e riempie i polmoni di ossigeno; non senti il biondo dietro di te -in realtà non riesci neanche a sentire i tuoi pensieri e la tua razionalità, ma non te ne fai peso- e in cuor tuo sospiri di sollievo, scartando la malsana idea che fosse un maniaco.

Ti spalmi sul muretto vicino al locale, stanca e distrutta, strizzando gli occhi per il forte odore appena porti la vodka alla pesca vicino alle labbra, prima di lasciarti scappare un’imprecazione nella tua lingua nativa appena vedi il biondo di prima sfilarti il bicchiere dalle mani e lanciarlo contro un cartellone pubblicitario, infrangendolo.

“Che diavolo ti passa per la mente, razza di deficiente?” Urli portando le mani nei capelli biondi, mentre spintoni dalle spalle il ragazzo, che si gira veloce verso di te, afferrandoti il viso con le mani, soffiando sul tuo viso i suoi respiri calmi, mentre avverti le guance scaldarsi sotto le sue mani bollenti.

“Nessun deficiente, mi chiamo Isak.” Mormora portando una ciocca dei tuoi capelli dietro l’orecchio, mentre con il  battito accellerato, sussurri un “okay” poco udibile.

Isak annuisce, sollevando un angolo della bocca e facendo spuntare una fossetta sulla sua guancia. I suoi capelli sono ricci e sparati da tutte le parti, gli occhi castani ti fissano negli occhi, mentre il suo pomo d’Adamo continua a salire e scendere, mentre deglutisce in modo rumoroso.

Si allontana di poco da te, cacciando il suo alito dal tuo viso mentre si passa una mano tra i ciuffi biondi. “Ora ti piegherai a 90° su quei cespugli e cercherai di vomitare. E non obbiettare, ti prego, lo faccio per il tuo bene.”

Alzi il capo al cielo, annuendo ancora diffidente e trascinandoti con diverse tremolii alla pianta più vicina, ti chini, non curandoti di assumere una posizione decente, sapendo -sentendo nel profondo- che Isak non ti guarderà.

Ti scendono delle lacrime dal dolore intestinale, mentre con una mano che stringe il ginocchio, cominci a vomitare, sentendo lo stomaco svuotarsi e un orribile gusto di acido propagarsi in gola; sussulti in un primo momento in cui senti due mani portarti indietro i capelli.

Sollevi la testa stordita, portando una mano alle labbra e sputacchiando della saliva, mentre il biondo si sfila il suo cappotto, e con gesto stizzito afferra il telefono dalla tasca di quest’ultimo, leggendo un messaggio con un cipiglio in volto, prima di gemere in evidente disaccordo.

“Devo scappare da mio fratello ora, ti accompagno a casa magari o…?”

Scuoti la testa lentamente, per poi rivolgergli un piccolo sorriso sghembo. “Vivo con la mia coinquilina qui vicino, tranquillo, la chiamo per dirle che arrivo.” Il biondo annuisce, per poi incamminarsi verso la strada buia quando abbassi la testa sulla tua borsa bianca, cercando disperatamente il cellulare.

“Sarah, giusto?”, in un primo momento ti chiedi come faccia a conoscere il tuo nome ma alzi comunque il capo mentre Isak rimane fermo in mezzo al marciapiede, gli occhi illuminati come lucciole nel pieno freddo dell’autunno con le foglie dorate che scendono lentamente dagli alberi, e mentre lo guardi con un ennesimo conato bloccato in gola, il biondo piega la testa di lato, le mani seppellite nella sua felpa grigia e reprimendo una risata con uno sbuffo, dice: “Non sprecare una notte piangendo mentre potresti riempire una giornata con candidi sorrisi.”

   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Shilene