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Autore: cin75    08/07/2017    6 recensioni
E se alla fine della 4x15, il Paradiso e Castiel non fossero arrivati in tempo?
E se Alastair invece di essere catturato e sparire in un lampo di luce, avesse avuto la possibilità di raggiungere Dean ancora in forma di spirito?
Genere: Drammatico, Slice of life, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alastair, Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione
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PRIMA PARTE

"Ed eccoci qui!” fece con voce soddisfatta il demone, mentre si avvicinava a Dean, o meglio, al suo spirito ancora non richiamato dall’incantesimo di Pamela.

“Tu non….” cercò di replicare inutilmente il cacciatore, anche se non sapeva che cosa il demone non poteva.

“Tu non puoi scappare. Non più.” gli precisò sprezzante e poi guadagnando un altro po’ di spazio tra loro. “Non da me!” sentenziò con tono vittorioso."Tu non sai quanto ho aspettato questo momento, mio caro Dean!!" affermò sogghignando maligno il demone che avanzava ancora verso di lui, così mellifluamente da sembrare muoversi a rallentatore.

Istintivamente, il cacciatore, indietreggiò a quel lento avanzare.

Sul suo volto uno stentato stoicismo.

Dentro di lui, il terrore più profondo.

Il solo pensiero di potersi ritrovare di nuovo alla mercè di Alastair, dopo esserci stato per 40 anni, all'Inferno, lo faceva rabbrividire.

 

Al contrario, le emozioni espresse dal demone di fronte a lui, non facevano altro che mostrare soddisfazione e una palese ansia di mettere in pratica quel qualcosa che già si faceva largo nella mente demoniaca.

"Tu, di nuovo anima. Io, in tutto il mio demoniaco.....splendore e potere!" rivelò estasiato, trasformando in un istante, concrete, le paure di Dean.

E così dicendo, alzò di scatto una mano verso il cacciatore che in effetti era ancora un anima e che incapace di trovare una valida via di fuga in quella situazione , si ritrovava ad imprecare mentalmente ma comunque ansioso contro quel ritardo dell'incantesimo che già avrebbe dovuto riportarlo indietro. In vita!!

A quel gesto compiuto da Alastair, Dean sentì come una forte e violenta oppressione. Come una forza che lo aveva investito e bloccato sul posto. Poi una sensazione di pressione ai polsi , lo costrinse a guardare verso il basso e con apprensione e paura , si rese conto di avere una sorta di legaccio soprannaturale che lo imprigionava.

"No! no...no...no..." balbettò in silenzio, mentre cercava di disfarsi di quella prigionia. Inutilmente.

Alzò lo sguardo per rendersi conto di quanto fosse ancora lontano da lui Alastair e con terrore si accorse che il demone era ad un solo passo da lui e gli sorrideva decisamente soddisfatto.

"No...." sibilò appena il cacciatore, incapace di muoversi e scappare.

"Allora? Dove eravamo rimasti, Dean?" fu, invece, la domanda retorica del demone, che sollevò la mano e con uno schiocco secco delle dita, portò via entrambi.

 

Un attimo dopo, Castiel, appariva in quello stesso posto, ormai vuoto.

L'angelo sentiva ancora chiaramente l'aurea del cacciatore ma che lentamente si faceva più fievole e debole, e poi, apprensivo, percepì altrettanto chiaramente anche il fetore che si era lasciato dietro il demone.

“Dean!!!!” chiamò al vuoto, decisamente preoccupato.

Osservò e studiò quel luogo, in cerca di un qualunque segno potesse aiutarlo a trovare il cacciatore. Poi, ad un certo punto, un richiamo, forte e disperato lo costrinse ad abbandonare quella ricerca e a raggiungere quell’accorato appello.

 

“Sam?!” fece non appena si materializzò nella stanza in cui un Sam decisamente sconvolto sembrava stesse ancora coccolando il corpo senza vita della medium.

“Fa’ qualcosa...per favore...fa’ qualcosa!!” sembrò implorare.

Castiel gli si avvicinò con pacatezza. Si sporse appena osservando Pamela e quella sua così placida immobilità, socchiuse appena gli occhi. Come se la stesse analizzando. Atomo per atomo. Cellula dopo cellula.

Poi si drizzò di nuovo e tolse ogni speranza al più giovane dei Winchester.

“Mi dispiace. Ma non posso fare più niente per lei.” affermò con calma.

“Cosa?...cosa?? Perchè…..”

“La sua anima è già in Paradiso, nel suo Paradiso.” rispose l’angelo che ritrovandosi lo sguardo spaesato e interrogativo del ragazzo, ritenne di dover dare altre informazioni. “Se la sua anima fosse stata ancora qui, avrei potuto aiutarla. Ma una volta che l’anima ha raggiunto la sua ultima meta, niente più è possibile. Almeno che altri non siano gli ordini!” concluse criptico. E Sam collegò immediatamente quell’ultima affermazione al fatto che solo se il Paradiso voleva qualcuno o se l’Inferno acconsentiva ad un accordo, si poteva ignorare quel muro che c’era tra vita e morte.

E Dean ne era l’esempio.

Cavolo! Anche lui ne era l’esempio, dopo il patto di Dean.

“Ma come faccio adesso io a….” e dicendo questo, guardò terrorizzato il corpo ancora addormentato di suo fratello sul letto accanto a quello in cui aveva adagiato l’amica medium prima che spirasse. “Ho provato a risvegliarlo. Non ci sono riuscito. Non ci sono riuscito!!!” ripetè sempre più allarmato, alzandosi dal letto di Pamela e avvicinandosi a quello di Dean. “Forse...forse...solo chi ha pronunciato l’incantesimo può mettervi fine.” riflettè preoccupato. “ Ma se Pamela ora...ora è...”

“No!” lo fermò l’angelo.

“No, cosa?!”

“L’incantesimo non può essere fermato solo da chi lo ha pronunciato!”

“E allora?!” lo incitò a spiegarsi, Sam.

“E’ qualcos’altro che lo blocca e lo tiene in questo stato!”

“Cosa? Cosa lo blocca, Castiel?!” fece quasi aggredendolo.

“Per mettere fine all’incantesimo, l’anima che deve essere richiamata al proprio corpo deve trovarsi sulla Terra!”

“Ok! Dean era con me in quell’obitorio. Perchè quando Pamela ci ha richiamati, solo io sono rientrato nel mio corpo?!”

“Pamela ha richiamato prima te, bisognosa di aiuto. Ma non deve aver avuto il tempo di richiamare anche Dean e ...”

“E quindi? Cosa ...”

“L’anima di tuo fratello non è più sulla Terra!” disse senza mezzi termini. Quasi con impassibilità, Castiel.

“Ma cosa...stai dicendo?!” si ritrovò a balbettare Sam. “Dean non è….non può essere...”

“Vedi, Sam.” volle spiegare , l’angelo. “Il piano del Paradiso era che dovevamo costringere Alastair a venir fuori da quell’edificio. Lui lo ha fatto, quando gli avete impedito di spezzare il sigillo. Avremmo dovuto raggiungerlo prima che...”

“Prima che?”

“Prima che lui raggiungesse Dean.” affermò amareggiato.

“Lui ha...lui...”

“Quando sono arrivato, Dean non c’era. O meglio la sua anima, il suo spirito non c’erano. Come non c’era più presenza di Alastair.”

“Oddio!! Oddio, Castiel.” esclamò con orrore e paura Sam, stringendosi la testa tra le mani in un chiaro gesto di disperazione. “Dobbiamo trovarlo. Dobbiamo capire dove può aver portato Dean. Tu non sai chi è Alastair e cosa gli ha fatto o cosa può fargli!!” fece Sam decisamente nel panico.

Castiel si drizzò appena dalla sua posizione fastidiosamente rilassata. “So benissimo chi e cosa fa Alastair e il suo trascorso con Dean e so dove possono essere ora!” affermò con pacata preoccupazione.

“Dove?!” chiese agitato Sam, mentre prendeva al volo il suo giacchetto, pronto a partire non appena l’angelo gli avesse fornito un luogo.

“Dove un demone e un anima sua prigioniera possono entrare senza problemi!” affermò come se avesse appena pronunciato un macabro indovinello.

Il giaccone di Sam scivolò via dalle mani del giovane cacciatore, afflosciandosi mollemente a terra. Gli occhi di Sam erano spauriti e fissi in quelli blu dell’angelo. Le sue mani tremarono impercettibilmente. Il suo cuore pulsò all’impazzata per interminabili minuti. Il suo intero corpo sembrò gelarsi sul posto dopo che Castiel ebbe pronunciato quelle parole.

Sam deglutì l’amaro che gli aveva improvvisamente inondato la bocca.


“All’Inferno?” quasi sussurrò sperando che l’angelo lo correggesse.

“All’Inferno!” confermò invece, Castiel.

 

*******

 

Un grido straziante di dolore si propagò nell’intera cella e anche oltre, quando il rasoio di Alastair lacerò, ancora e a fondo, l’addome , già straziato, di Dean.

Il cacciatore , o in verità il suo spirito, era legato per i polsi e per le caviglie su quello che poteva sembrare un altare sacrificale. E onestamente , Dean, in quel momento si sentiva solo quello: una vittima sacrificale.

Dopo che Alastair aveva schioccato le dita, si era ritrovato in quel posto così familiare. Legato in quel modo. Lo stesso modo in cui era stato legato per infiniti trent’anni. A subire quel male atroce, insopportabile e senza fine , senza avere la possibilità di difendersi, di evitarlo o solo ...morire e basta.

Ma nemmeno questo gli era concesso. Non era un uomo in carne ed ossa. Quello scempio non avrebbe avuto fine molto presto. E il terrore che ciò che successe la prima volta potesse succedere ancora, a volte, faceva più male degli oggetti che Alastair usava per torturarlo, per trafiggerlo, per sfregiarlo e sfinirlo definitivamente.

Dean era di nuovo un anima, o spirito, o essenza o qualsiasi altra stronzata metafisica fosse in quel momento e di nuovo aveva accanto a lui Alastair che lo stava martoriando, torturando, smembrando nei modi più assurdi e con i tempi più lenti che potesse. E quel bastardo se la stava godendo. Si godeva ogni suo grido, ogni suo lamento, ogni fiotto di sangue che di tanto in tanto gli sporcava il viso sempre sorridente e soddisfatto.

“Allora, Dean!!?” chiese il demone, prendendosi un po’ di pausa da quel suo divertente gioco e mentre si ripuliva le mani sporche di sangue. “Ti stai divertendo?” fece ironico. “Perchè io mi sto divertendo un mondo a giocare di nuovo all’allegro chirurgo con te!!!” lo provocò ancora, indicando le povere viscere esposte del cacciatore.

Dean, nonostante il dolore e lo strazio che sentiva in tutto il corpo, provò a regolare il suo respiro, a mandare giù il sangue che gli riempiva disgustosamente la bocca.

“Fottiti….Alastair!!” riuscì a biascicare. “Sai già..dove….dove te lo puoi..infilare….il tuo..il tuo divertimento!”

“Magnifico!!” esclamò per tutta risposta il demone. “A quanto pare, sei rimasto quello di sempre. Testardo e poco cooperativo.”

“Che vuoi farci….vizio di famiglia!” sussurrò a malapena.

“Già! Ricordo bene.” riferendosi anche al ricordo della perseveranza di John. “Ma vedi, mio caro Dean….” fece il demone , che nel frattempo aveva lasciato il suo rasoio e si era armato di una sorta di lama ondulata, i cui due lati erano seghettati e su la cui punta c’era una sorta di uncino. “...questa volta, la cosa è differente.”

“ Ah sì??!!” cercò di rispondergli Dean, cercando di nascondere il terrore nel vedere quell’arma e pensare solo al dolore che avrebbe provato.

“Certo!!” convenne Alastair avvicinandosi di nuovo al suo prigioniero. “Questa volta niente piano di Lucifero. Niente sigilli da spezzare. Niente Lilith. Niente di niente. Questa volta ci sono solo io che ho una gran voglia di farti a pezzi, mille pezzi. Per poi rimetterti insieme e disintegrarti ancora per tutto il tempo che voglio fin che non mi verrai a noia e credimi….” fece sibilando appena, mentre si avvicinava all’orecchio di Dean. “...io sono uno che si annoia molto difficilmente!!” e in quello stesso momento , la lama affondò nel fianco di Dean che non potè resistere e gridò. Di dolore, di disperazione, di paura.

E nell’angolo più nascosto della sua mente gridava disperato il nome di Sam e lo supplicava di aiutarlo, di salvarlo. Esattamente come la prima volta che le catene e gli uncini dell’Inferno lacerarono la carne della sua anima.

 

*******

 

“Andiamo, Castiel!!” fece sull’orlo dell’esasperazione Sam, mentre vagava come un felino in gabbia, nella stanza da cui non era più uscito e su cui, su uno dei letti, era gentilmente adagiato, il corpo di Pamela. “Hai già salvato Dean!” gli fece presente. “Che cosa ti impedisce di oltrepassare le porte dell’Inferno e andare a riprendertelo di nuovo??!” continuò come se avesse chiesto solo un semplice favore.

“Sam, non è così semplice!!”

“Sì, che lo è. Spieghi le tue ali, scendi laggiù e riporti indietro mio fratello in modo che io possa eseguire l’incantesimo!” asserì con decisione.

“Non è così semplice!” ripetè con aria colpevole l’angelo.

“Perchè?!” insistette furioso il giovane cacciatore.

“Mesi fa, quando salvai Dean, c’erano degli ordini ben precisi. Ordini provenienti dai piani più alti del Paradiso.”

“E cosa? Ora, dato che Dean non serve più, il tuo Paradiso può lasciarlo nelle mani di Alastair?!” lo accusò furente. “Ora, che ….”

“Nessuno dice che Dean non serve più!” lo corresse Castiel. “Io non permetterei mai che...”

“ALLORA SALVALO!!!!” gridò con gli occhi lucidi dalla rabbia e dalla paura di perdere suo fratello.

 

Per un attimo silenzio tra i due. Sam voleva cercare di riprendere il controllo del suo corpo e delle sue emozioni. L’angelo, voleva dare tempo al ragazzo di riacquistare la sua lucidità. Per quanto fosse possibile in quella situazione.

Fu Sam a parlare per primo dopo quel momentaneo silenzio.

“Castiel, è Dean, E’ mio fratello. Io ho solo lui. Ho sempre avuto solo lui e so che solo lui mi resterà accanto sempre.” iniziò quasi timidamente, a dire, Sam. “Dean mi ha fatto da padre quando nostro padre era costantemente fuori a caccia. Era lui che mi metteva a letto la sera o mi ci rimetteva pazientemente, come farebbe una madre, quando avevo gli incubi. Lui mi ha cresciuto e mi ha insegnato ogni cosa che so sulla vita e sulla caccia.” continuò, perorando le sue ragioni. “ So di essere un casino, di esserlo sempre stato e che la cosa non cambierà in futuro e so anche che Dean sarà l’unico che non mi volterà mai le spalle nonostante quello che riuscirò a combinare. Questo io lo so!” affermò con decisione mentre l’angelo ascoltava ogni parola e sembrava scrutare nel suo cuore per rendersi conto se quelle parole fossero vere.

Lo erano!!

“Dean ha venduto la sua anima per me, per salvarmi la vita. E nonostante io abbia provato in tutti i modi a riportarlo indietro, a fare qualsiasi cosa, ad offrirmi ad ogni incrocio con ogni patto possibile, non ci sono riuscito. Non sono riuscito a riportalo a me e...e non sapere quello che stava passando laggiù, mi straziava in una maniera indicibile.” e dicendo questo, con movenze lente e stanche, andò a sedersi su una sedia accanto al tavolo. Alzò lo sguardo verso l’angelo che continuava a scrutarlo, per la prima volta, mostrando compassione. Amichevole compassione.

“Qualche tempo fa, dopo che Anna ha riavuto la sua grazia, Dean ha trovato il coraggio di confessarmi ciò che Alastair gli aveva fatto all’Inferno e ciò che lui stesso aveva fatto. Era distrutto, era...disperato e lo è stato per giorni e credo che , anche se lo nasconde o prova a nasconderlo, lo sia ancora e lo sarà sempre.”

“Sam...” provò ad intervenire l’angelo.

“Ma la questione, Castiel, è che io, adesso, so cosa sta passando mio fratello. Cosa , Alastair , gli sta facendo. Il dolore che sta provando. Lo strazio a cui è sottoposto. Per l’amor di Dio, tu sei un angelo. Dovresti avere compassione. Il tuo Paradiso dovrebbe avere pietà. Ti prego, ti supplico...aiutami. Aiuta Dean!” e quest’ultima supplica era talmente pregna di disperazione che il groppo in gola che gli salì pronunciando il nome del fratello, gli impedì di dire altro.

 

Castiel lo fissò ancora per un po’, leggendo nei suoi occhi la sincerità più assoluta, come assoluta era l’apprensione per la vita del fratello.

L’angelo alzò gli occhi al cielo e a Sam parve come se stesse comunicando con qualcuno perché ogni tanto, Castiel, socchiudeva appena gli occhi, celando il blu delle sue iridi.

Poi ad un certo punto, tornò a guardare il giovane cacciatore.

“Castiel?!” lo richiamò Sam, da quella specie di trance.

“Prepara la tua amica per una degna sepoltura. Non andartene da qui. Resta in questa stanza. Io tornerò presto.” disse senza troppa inflessione.

“Ma cosa...”

“Salveremo tuo fratello!” disse e un secondo dopo davanti a Sam non c’era più nessuno.

 

***********

 

Il dolore che sentiva in tutto il corpo, perfino nel punto più nascosto della sua mente, struggeva Dean, in modo indefinibile.

Credeva di esserci abituato. Non era la prima volta che era in quella situazione. Cavolo!! C’era stato per trent’anni. Qualcosa in più, che cosa poteva cambiare.

Ma cambiava. E tanto.

Il dolore, la sofferenza, lo strazio, il modo in cui Alastair lo colpiva, il modo in cui le sue armi gli laceravano lentamente la pelle , la carne, i muscoli, fino ad arrivare alle ossa, era sempre diverso. Era sempre più doloroso.

Non voleva gridare. Non voleva dare soddisfazione a quel bastardo infernale. Ma non ci riusciva. Non resisteva. Gridare lo aiutava.

Paradossalmente, gridare, lo aiutava a resistere.

Paradossalmente, resistere, rendeva Alastair più ispirato nell’andare avanti a torturarlo.

Fin quando, il demone non sembrò avere una idea che parve estasiarlo.

“Vediamo se così riusciamo a divertirci di più, Dean.” e si allontanò appena da lui.

Si girò di spalle.

Con gli occhi appannati dalle lacrime e dal sangue, Dean riuscì a distinguere alcuni movimenti compiuti dal demone. Udì delle parole, pronunciate in una strana lingua. Forse un incantesimo.


Poi tutto fu chiaro.

Poi tutto sprofondò ancora nella più bassa agonia.

 

Davanti a lui non c’era più Alastair ma una persona ben diversa. Quei lineamenti. Quel profilo così familiare, quella voce così familiare.

No. Non poteva essere. Non poteva essere lui.

Non poteva essere Sam. Il suo Sammy.

 

“Sammy ??”

“Che ne dici? Ti piace il mio nuovo vestito?!” esclamò soddisfatto il demone in quella sua nuova versione.

“No..no...no...” si disperava cercando di distogliere lo sguardo, ma inutilmente visto che quel “nuovo” Alastair lo costringeva, afferrandolo per il mento, a guardarlo.

“Vediamo come si evolverà il nostro gioco ora che sarò io a condurre il gioco!” fece soddisfatto il demone.

Ma Dean non vedeva più Alastair, ma Sam, il suo fratellino, mentre la sua carne veniva di nuovo torturata, tagliata, bruciata. Era Sam che vedeva affondare ogni tipo di lama nel suo corpo. Era Sam che sentiva ridere soddisfatto ogni volta che lui gridava di dolore. Era il volto di Sam che vedeva illuminarsi di appagamento ad ogni sua sofferenza.

Quello scempio fisico e non , Dean, non seppe e mai avrebbe potuto sapere per quanto tempo andò avanti. Tutto quello che stava accadendo era troppo. Troppo il dolore. Troppa la sopportazione. Troppa la sofferenza. Troppo vedere Sammy infliggergli quel dolore e quella sofferenza, pur sapendo che non era il suo Sammy.

Ma per un attimo pregò con ogni sua forza che tutto avesse fine. Definitivamente. Una volta per tutte.

E forse , inaspettatamente, parve che quel suo insano desiderio di morte, stesse per essere esaudito.

Qualcuno si avvicinò a quell’Alastair che non era più Alastair.

“Cosa c’è?!” disse mentre tirava via dallo stomaco di Dean, come se niente fosse, una lama completamente sporca del sangue del cacciatore , che grugnì di dolore e riprese a respirare affannosamente a causa del dolore che comunque persisteva. “Quanto tempo abbiamo?” chiese seccato e ascoltò quello che il messaggero gli sussurrò in un orecchio.

Il demone gettò con un gesto stizzito l’arma che aveva in mano sul piccolo tavolo che aveva accanto.

“Peccato!!” esclamò palesemente contrariato. “A quanto pare devo esaudire il tuo desiderio, Dean Winchester.” e fece cenno ad un suo sottomesso di prendergli qualcosa su un tavolo più lontano.

Dean non riuscì a rispondergli, troppo esausto. Troppo confuso dall’immagine di colui che gli stava parlando e che sapeva non essere reale.

Alastair prese tra le mani uno strano pugnale. La sua lama non era piatta ma circolare. Era quasi un punteruolo.

Dean si ritrovò istintivamente a stringere i pugni già pronto a sopportare l’ennesimo dolore. Alastair notò il gesto e ci tenne a spiegare al suo prigioniero quello che stava per succedere, quasi come fosse un atto di pietà. Gli mostrò il pugnale , rigirandoselo tra le dita e di tanto in tanto facendolo vibrare talmente vicino al viso di Dean che quasi poteva toccarlo.

“Questa che vedi, si chiama Misericordia.” disse indicando la lama. “O almeno è così che l’hanno chiamata dei patetici umani troppo romantici o troppo lacrimosi. La usavano sui campi di guerra per finire i soldati che non si sarebbero salvati da una morte certa e dolorosamente lenta. Qui da noi….” fece ancora provocando Dean con la punta dell’arma, avvicinandola pericolosamente agli occhi o al centro della gola o sotto il mento. “…..la chiamiamo la Fine. Perché è l’unica arma che può mettere fine definitivamente all’esistenza di un anima. E indovina un po’, ragazzo?!” fece retorico, mentre Dean si arrendeva definitivamente a quello che sembrava essere il suo imminente destino. “E’ arrivato il tuo turno.”

Il demone, ancora con le sembianze di Sam, afferrò saldamente l’arma tra le due mani, pronto a sferrare l’ultimo colpo. Ma prima decise di fare un cambiamento.

“Questo colpo me lo godrò fino in fondo!” e così dicendo , riprese le sue sembianze, non sapendo, che facendo una cosa del genere, Dean, si sentì quasi graziato.

 

Morire per mano di Sam, anche sapendo che non era Sam, era comunque un sollievo.

Sarebbe morto, questo sì. Ma almeno, l’ultima immagine che avrebbe visto non sarebbe stata l’immagine di suo fratello che lo infilzava sorridendo.

Alastair alzò le braccia al cielo, pronto ad affondare. Dean chiuse istintivamente gli occhi e strinse le mani a pugno, pronto a scomparire per sempre.

 

Poi, all’improvviso, un lampo. Un frastuono diverso dal fragore e le urla dell’Inferno.

Subito dopo, grida concitate. Imprecazioni contro Dio e il Paradiso. Rumori di lotta e combattimento.

Poi, silenzio. Per quanto nell’Inferno potesse esserci silenzio.

 

Dean aprì piano gli occhi. Cercò di mettere a fuoco, anche se con difficoltà, la figura che lo sovrastava e che lo richiamava con apprensione.

Lo riconobbe.

I capelli costantemente scompigliati. L’espressione perennemente perplessa. Quella cravatta regolarmente al contrario.

Quell’assurdo trench!!!

“Tu?”

“Andiamo, Dean!” fece con calma la voce di Castiel, mentre poggiava la sua mano sul quel punto della spalla su cui già aveva impresso la sua impronta la prima volta che lo aveva salvato dalla dannazione eterna. “Ti riporto da tuo fratello!”


Un attimo dopo, l’angelo , per la seconda volta, volava via dall’Inferno più atroce, con, protetta tra le mani e le sue ali angeliche, l’anima sfinita di Dean Winchester.

 

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