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Autore: Artemide5775    09/07/2017    0 recensioni
Era una fredda e buia serata di Novembre e la diciassettenne Llover Fullbuster stava passeggiando per le strade della città in cui era appena arrivata quel giorno. Una città tra tante, una di cui presto avrebbe dimenticato il nome, probabilmente. Che senso c'era a imparare il nome di un luogo che sarebbe stato solo uno tra tanti?
La Fullbuster si aprì il giacchettino bianco che indossava, ricevendo molti sguardi, alcuni maliziosi, o semplicemente curiosi, di alcuni uomini, mentre le donne la invidiavano per il suo fisico magro, slanciato e ben formoso nei punti giusti.
Lei ignorò tutti e continuò a passeggiare, lanciando un'occhiata alla schermata del suo cellulare.
11:47 p.m.
Mancavano solo tredici minuti al suo diciottesimo compleanno e lei non ne era per niente entusiasta. Diventare un vampiro...
Non odiava i suoi per esserlo, ma non ci teneva neanche tanto ad imitarli. Però, se non lo sarebbe diventata, poteva scegliere.
Vampira o umana?
Genere: Fantasy, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Altri, Gray Fullbuster, Lluvia, Natsu/Lucy
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Saga Vampire - Gruvia/Nuova generazione'
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Importante: È il continuo di "Vampire 1" e "Vampire 2" perciò ne sconsiglio la lettura senza aver letto queste due One-shot prima. Sono presenti i figli della Nalu, Gruvia e Gerza della mia storia "Tragedie passate e future" che si trova su Wattpad, però questa Os può essere letta anche senza conoscere la mia long.

Vampire 3
 

Naver




Il tempo vola in un attimo.

Qualche anno prima sei una neo-vampira e la neo-ragazza di un vampiro, qualche annetto dopo ti ritrovi ad essere una neo-mamma di due fantastici gemelli.
Ma andiamo con calma.

Che é successo dopo che Lluvia é diventata un vampiro?

Beh, il tutto si può riassumere abbastanza brevemente, o perlomeno credo che sia un racconto breve.

Gray e Lluvia andarono a vivere da lui nella magione Fullbuster senza che i genitori di lei lo scoprissero, o almeno lo scoprirono un anno e mezzo dopo e non gli fece neanche tanto effetto (erano degli idioti che se ne fregavano altamente della loro unica figlia), lei continuò il liceo e iniziò pure l'Università con Erza.

Peccato che questa troncò i suoi studi a metà del primo anno quando scoprì di aspettare un figlio. In genere, per i vampiri era molto difficile avere dei bambini, c'erano coppie che aspettavano secoli senza mai averne. Erza e Gerard volevano un figlio da oltre duecento anni ed erano stati finalmente premiati: il loro bambino era in salute e pieno di vita.

Lluvia, ben presto, vedendo la sua amica strafelice con il suo pargoletto, cominciò a parlare di figli, lasciando di stucco il suo ragazzo. In quel periodo, i due stavano insieme da poco meno di due anni e sembrava davvero andare tutto a gonfie vele e Gray non voleva rovinare tutto.

Sapeva bene che la sua ragazza, a volte, poteva essere davvero impaziente, perciò non voleva farle aspettare due secoli, o più, con la speranza di avere un bambino. Aveva sentito un sacco di coppie di vampiri che si erano sgretolate così.

Trovò un modo molto semplice per distrarla: un matrimonio. Il loro matrimonio. Non che le chiese di sposarla solo per zittirla riguardo al bambino... beh, anche per quello, ma non solo. Le aveva fatto quella grande proposta soprattutto perché ci pensava già da mesi. In fondo, si conoscevano da oltre tre anni e il loro rapporto era perfetto.

Ci volle anche meno di quanto sperassero. Dopo appena qualche mese dalle nozze, i due scoprirono che la vampira azzurra era incinta. Non di un solo bambino, ma due. Un maschio e una femmina.

Nacquero in un freddo autunno piovoso, molto simile al primo incontro dei loro genitori. I nomi che la Lluvia neo-mamma e Gray il neo-papà scelsero furono proprio ispirati al tempo atmosferico: Rain e Llover.

I due bambini crebbero cambiando spesso città, ma non potero mai arrabbiarsi con i loro genitori che furono sempre al loro fianco. Vissero come degli umani, o perlomeno fino a quando non arrivò il momento. Quale? Beh, quello in cui si sarebbero trasformati in vampiri o sarebbero rimasti umani. Era normale per i figli di vampiri che ciò capitasse, tuttavia, per due persone che avevano sempre vissuto da umani, il ritrovarsi, un giorno, un mostro succhiasangue, era un gran shock.

E da qui inizia la nostra vera storia.

Era una fredda e buia serata di Novembre e la diciassettenne Llover Fullbuster stava passeggiando per le strade della città in cui era appena arrivata quel giorno. Una città tra tante, una di cui presto avrebbe dimenticato il nome, probabilmente. Che senso c'era a imparare il nome di un luogo che sarebbe stato solo uno tra tanti?

La Fullbuster si aprì il giacchettino bianco che indossava, ricevendo molti sguardi, alcuni maliziosi, o semplicemente curiosi, di alcuni uomini, mentre le donne la invidiavano per il suo fisico magro, slanciato e ben formoso nei punti giusti.

Lei ignorò tutti e continuò a passeggiare, lanciando un'occhiata alla schermata del suo cellulare.

11:47 p.m.

Mancavano solo tredici minuti al suo diciottesimo compleanno e lei non ne era per niente entusiasta. Diventare un vampiro...

Non odiava i suoi per esserlo, ma non ci teneva neanche tanto ad imitarli. Però, se non lo sarebbe diventata, poteva scegliere.

Vampira o umana?

Poteva sembrare stupido che lei non sapesse che fare. Il tutto però era più difficile di quanto sembrasse. Suo fratello non si sarebbe mai separato dai loro genitori, anche se il suo volere fosse stato un altro. Lei era diversa. Voleva poter scegliere senza pensare che avrebbe potuto vedere sua mamma, il suo papà e suo fratello per sempre, oppure farli assistere alla sua morte che, se sarebbe stata molto fortunata, sarebbe avvenuta a una ottantina di anni partendo da quel giorno.

L'aria era piuttosto fresca, ma non ci fece molto caso, preferendo di gran lunga il freddo, al caldo. Diede uno sguardo alla via che aveva preso. Non era sicura che fosse giusta...

Una risata malefica, parecchio buffa, la fece distrarre dalla sua ricerca. "Qualcuno sta provando a spaventare i passanti?" pensò, curiosa.

Era una tipa molto coraggiosa, testarda e orgogliosa. Molto simile al padre. Per quanto riguardava l'aspetto, aveva i lineamenti e la pallida carnagione della madre e il colore degli occhi e dei capelli del papà. Vestiva con un vestito lungo fino sotto il ginocchio, color borgogna, con uno spacco dietro che partiva a metà coscia, indossava pure una corta giacchetta bianca e degli stivali neri.

Sobria nel vestire come la mamma.
Peccato che avesse una leggera tendenza nello spogliarsi, come capitava in alcuni casi al padre.

Non pensò che fosse pericoloso o che dovesse tornare a casa, si incamminò verso la via secondaria da cui le sembrava provenisse la buffa risata. E lì lo vide: un ragazzo della sua età che era occupato a girare qualcosa dentro un pentolone nel cortine dietro una abitazione. Era biondo con dei lineamenti poco marcati che mettevano in mostra un leggero sorrisetto soddisfatto. -La pozione mi é riuscita, finalmente!- esclamò preso da ciò che stava facendo.

-Pozione?- ripeté la Fullbuster per nulla spaventata da quel tipo, ma, anzi, molto curiosa. Non aveva mai incontrato uno stregone, tuttavia, Reed gliene aveva parlato più volte. Si avvicinò al cancellato e osservò meglio le mosse del ragazzo, rapita dai suoi gesti così imbranati, ma, allo stesso tempo, sapienti. -A che serve?- domandò, facendolo sussultare.

Si udì un grido femminile. Nulla di strano se non si calcolava che fosse stato emesso dal ragazzo.

Lui si strinse il mestolo al petto, spaventato da quella voce sconosciuta che l'aveva colto in fragrante, poi glielo puntò mettendo su una faccia un po' imbronciata. -Chi sei tu?- chiese cercando di riconoscere quel volto, ma nulla. Non se la cavava tanto con i nomi, tuttavia era sicuro che una tale bellezza l'avrebbe riconosciuta.

In quel momento avrebbe preferito trovarsi in un qualche locale per poter agganciare la ragazza davanti lui, così come gli aveva insegnato suo zio Loki. Probabilmente, se ci avesse solo provato, Llover gli avrebbe assestato un pugno, o insultato, odiando i playboy.

Distratta dai suoi pensieri e ricordi di quando aveva parlato una volta con Reed dei maghi, guardò il tipo davanti a lei. -Llover- disse. In un'altra occasione l'avrebbe ignorato e sarebbe tornata a casa. Ma quella volta lei non voleva tornarci. Non voleva rendere ancora più vera la scelta che avrebbe dovuto compiere nei mesi successivi, a meno che non l'avesse avuta neanche una scelta e fosse nata per essere una vampira. Allora lo sarebbe stata e basta. Un mostro per sempre.

Lui accennò un sorriso posando il mestolo sul tavolo da giardino accanto a lui. Le porse la mano, attraverso il cancelletto e disse il suo nome. -Nash- le rivelò proprio quando le campane della mezzanotte suonarono e lei ricambiò il gesto.

Era il giorno del compleanno di Llover. Era, ormai, una diciottenne. E, aveva conosciuto la persona che le sarebbe stata fondamentale, nei mesi successivi, anche se, questo, lo ignorava.

-Una strega, eh?- accennò un sorrisetto guardando i vari "attrezzi" di Nash.

Anche lui fece lo stesso per poi tornare ad osservare Llover. -Stregone, sono un ragazzo- la corresse, non amando che molti generalizzassero gli stregoni, non usando il maschile anche quando fosse necessariamente ovvio.

-A che cosa serve quella pozione?- domandò, curiosa, ignorando le parole del ragazzo. Quel suo comportamento era un tratto ereditato dalla madre e di cui spesso non se ne rendeva conto.

-A diventare invisibili per un po'!- si entusiasmò lui andando verso il pentolone, affondando un dito e diventando invisibile.

Colpita, senza rendersene conto, rise. Anche lui fece lo stesso, anche se non si poteva vedere. Le uniche cose che si potevano vedere erano i vestiti che sembravano sospesi nell'aria. -Figo- dichiarò la mora, stranamente più leggera. Non se ne era resa conto, ma aveva smesso di pensare alle cose spiacevoli. Un messaggio da parte di suo fratello la fece, però, tornare alla cruda realtà.

Rain: Auguri Llover-nee-chan. Dove sei? Papà-san e mamma-san sono molto preoccupati.

Lo lesse velocemente per poi rimettere il cellulare in tasca. -Devi andare?- domandò il biondo, tornato normale.

Lei accennò un gesto di assenso con la testa. -Sì, ciao Nash- lo salutò uscendo dal vicolo che aveva preso.

Credeva davvero di non rivederlo più, però non fu così.

Era solo l'inizio.

***

Il giorno seguente, Nash se ne stava nella piccola serra della madre provando a concentrasi sul suo intento di scegliere le piante adatte alla nuova pozione che aveva letto su un vecchio libro trovato nella biblioteca della mamma. -Sei nervoso, fratellone?- lo distrasse, Shaolin, sua sorella minore di quindici anni.

Lui le lanciò un'occhiata, soffermandosi sulle orecchie da lupo della sorellina. -Dovresti nasconderle, mamma ha detto che avremo presto ospiti- l'avvertì, ritornando a ciò che stava facendo.

Lui e la sorella erano i figli nati dalla relazione tra un licantropo e una strega. Nash aveva ereditato i poteri magici della mamma, mentre la sorella quelli del papà.

-Nash, Shaolin...?- la loro mamma si avvicinò a loro mettendo entrambe le braccia sui fianchi. -Vi ho cercato dappertutto!- era visibilmente arrabbiata. -Ora verrà un vecchio amico mio e di papà, rendetevi presentabili- asserì, severa.

-Luuuce!- la chiamò il marito, addolcendo lo sguardo della moglie, anche se di poco.

-Parlo anche con te, Natsu! Mettiti i vestiti nuovi che ti ho preso ieri!- gli gridò, ignorando qualunque cosa lui stesse cercando di dirle.

I due fratelli si guardarono, sorridendo a quella scenetta divertente. -Certo, mamma- annuì il biondo rimandando i suoi progetti da stregone.

-Ma mamma!- obbiettò la sorella, mettendo il muso e accentuando così la somiglianza con il loro papà. -Non mi piace quel vestitino! Preferisco rimanere così- obbiettò allargando le braccia, mettendo così in evidenza i pantaloni verde militare e la t-shirt rossa e gialla che indossava quel giorno.

Lucy si passò una mano sul volto, esausta. Perché non poteva avere una bimba come le altre che amava i vestiti, il trucco e le cose romantiche? -Dai, su, vestiti- disse solamente. -E rimetti dentro quelle orecchie. Dubito che i figli dei nostri ospiti abbiano mai visto un licantropo- aggiunse per poi ritornare sui suoi passi.

-Non dire: te lo avevo detto!- borbottò la rosa, lamentosa.

Nash sorrise, divertito. -Te lo avevo detto- disse.

La sorellina andò chissà dove e lo lasciò solo. Decise di cambiarsi, sperando che quegli ospiti se ne andassero presto.

***

Per tutti i vampiri che volevano vivere nel mondo umano fingendo di essere tali, era necessario avere delle conoscenze per i vari documenti e tutto quello che serviva per non essere scoperti. Poi, per chi aveva figli e non poteva permettersi di essere chiamato "papà o mamma" da un ragazzino, mostrando apparentemente una giovane età, troppo giovane per avere un figlio di una certa età, c'erano degli intrugli che mostravano, a tutti gli umani, per alcuni mesi, l'età che i vampiri volevano mostrare di avere.

Il problema era che non potevano usare più di una volta quel tipo di pozione su certe persone, perché rischiavano di causare dei problemi a livello celebrale se qualche umano, per più di cinque mesi, fosse stato sotto il controllo dell'intruglio.

E questo era il motivo principale per cui i Fullbuster si trasferivano fin troppo spesso. Gray conosceva un licantropo, Natsu, con cui spesso si scontrava e bisticciava, ma in fondo erano ottimi amici e si fidava di lui. Fortunatamente, si era sposato con Lucy, una strega che aveva conosciuto attraverso la fidanzata di un suo amico e membro del branco. Da quasi due decenni Lucy lo aiutava a creare identità per lui e la sua famiglia, nonché preparava lei stessa la pozione dell'apparente cambio d'età.

Quasi sempre gliela spediva, ma quella volta, trovandosi nella loro città, Lluvia gli aveva proposto di andarli a trovare, siccome l'ultima volta che si erano visti era stato quando Lluvia era diventata una vampira e le serviva un anello solare che evitasse che si bruciasse al contatto col sole.

Da allora era stato solo Gray, due o tre volte, nei due decenni successivi, ad andare a trovare i Dragneel. In più, dall'ultima volta che ci era stato, erano passati almeno tre anni.

I gemelli Fullbuster non erano molto felici all'idea di andare a trovare degli amici dei genitori proprio il giorno del loro diciottesimo compleanno, ma, non avendo amici, a parte il figlio di Gerard e Erza che si trovava molto lontano da loro, avrebbero comunque passato una serata abbastanza noiosa e in famiglia. -Un licantropo e una strega, eh? E vanno d'accordo?- domandò Llover seduta nel sedile posteriore accanto al fratello.

Rain scrollò le spalle, tenendo su il suo solito sguardo malinconico. Era un bel ragazzo dagli occhi color pece, i capelli blu scuro e la pelle candida della madre. Vestiva sempre di nero e sorrideva di rado. Lluvia diceva che sembrava lei prima di incontrare loro padre, ma Llover non ci credeva tanto. Era difficile immaginare la sua mamma in quelle stesse condizioni, soprattutto con il suo carattere allegro, anche se impacciata e un po' timida, a volte.

-Lucy-san e Natsu-san sono davvero simpatici- raccontò Lluvia, felice, guadagnandosi un'occhiata della figlia. "No, impossibile che mamma fosse depressa come Rain", concluse la mora, sicura.

-Lluvia, li hai visti solo una volta- le fece notare Gray, non capendo bene come facesse la moglie a trovare simpatiche due persone che aveva incontrato vent'anni prima e con cui erano stati appena due giorni.

-Lluvia e Lucy-san si sono sentite al telefono- spiegò la donna. -É davvero una buona amica- asserì. "Fin quando sta lontana da Gray-sama", pensò la donna.

"Mamma ha un'amica a distanza... strano che non ce ne parli, conoscendola." pensava Llover davvero annoiata, facendo slittare il suo sguardo sulla strada che stavano percorrendo. "Reed aveva promesso che mi avrebbe portata da qualche parte" ricordò, facendo una smorfia. Reed era il figlio di Gerard e Erza, nonché l'unico amico dei gemelli, in particolare di Llover.

Avere degli amici per lunghi periodi era difficile per loro, soprattutto cambiando città ogni un paio di mesi. Reed, essendo diventato un vampiro, era l'unico che poteva capirli e riuscire a comunicare con loro. Anche se aveva lo stesso corpo di quando aveva diciotto anni, in verità ne aveva venti. Erano cresciuti insieme fino a che, quando Llover aveva cinque anni, Erza si era trasferita col marito ad Eldis, la città dove esso lavorava. Da allora la Fullbuster lo vedeva solo un paio di volte all'anno.

-Scendete. Siamo arrivati- dichiarò il capo famiglia appostando la macchina davanti una casa piuttosto antica e grande. Una vera villa. Infatti, Lucy Dragneel era l'ultima strega purosangue della sua famiglia. Essa era piuttosto nobile e ricca, tant'è che a lei e suo marito non serviva neanche lavorare.

-Non é cambiata proprio!- dichiarò Lluvia mettendo una mano sulla schiena del figlio per poi sorridergli. -Su Rain-kun, sarà divertente- gli assicurò.

Lui si limitò a guardarla, scettico. -Mh... Finiamola in fretta- si limitò a dire invece la figlia. -É pur sempre il nostro compleanno. Potremmo andare in un locale... O qualcosa del genere.-

Il padre, protettivo com'era, la guardò non d'accordo. Rain si limitò a tacere, non amava le feste. -Se Llover-chan vuole andarci dopo, va bene, vero Gray-sama?- chiese la moglie al marito.

Gray digrignò i denti, non d'accordo. Chiuse la macchina e bussò, mentre la ex Lockser mise una mano su ognuna delle schiene dei figli, sorridente. Dopo appena qualche attimo, una cameriera venne ad aprire, subito seguita da Lucy Dragneel che salutò prima Gray con un gesto della mano e qualche parola di cortesia e poi si avvicinò agli altri tre. -Da quanto tempo, Lluvia!- esclamò. -Questi sono i gemelli di cui mi hai mandato le foto? Oh, sono cresciuti tantissimo!- dichiarò sorridendo ad entrambi. -Llover e Rain, giusto?- chiese ai due.

Loro rimasero in silenzio. Rain era annoiato, mentre Llover era irritata. "Finialmola in fretta, per favore!"

-Sì, sono loro- rispose la vampira. -Scusali, é il loro compleanno e vorrebbero divertirsi- spiegò.

Lucy capì. -Oh, allora si spiega tutto- disse annuendo. -Ho un figlio della loro età. É normale che vogliano fare cose da ragazzi.-

La cameriera si ritirò e la padrona di casa li fece accomodare in un salone piuttosto modesto in confronto al resto della casa. Abbastanza grande con un lungo e spazioso divano beige e un tavolino in legno bianco davanti. Alcuni scaffali che contenevano un numero discreto di libri, mentre in un mobile dalle vetrine trasparenti si trovavano diversi pezzi unici tra libri, antiquariato e quant'altro.

Lluvia cominciò a parlare con l'amica e nel frattempo Llover sentì il padre borbottare qualcosa come: -Davvero sono diventate così amiche?-
Sembrava un po' geloso, a parte con loro e, in rare occasioni, ormai, con Erza, non era abituato a condividere la moglie con altri.

-Ghiacciolo perverito!- un signore con la cravatta allacciata male fece la sua comparsa da una stanza adiacente, seguito da una ragazza dai capelli rosa e un ragazzo biondo.

Gray lo guardò sorridendo in modo strano. -Che sta succedendo?- si ritrovò a chiedere Llover al fratello gemello che, nel frattempo, si era seduto estraniandosi dal mondo. -Oh, maddai. Alza il sedere e aiutami a capire che cosa sta succedendo!- esclamò prendendo il cellulare di lui e infilandolo nel reggiseno. La giacchetta della ragazza era sparita chissà dove... O l'avrebbe messo lì.

-Stanno per fare una rissa, come ogni volta che si vedono!- la ragazza dai corti capelli rosa si avvicinò a loro. -Ohi! Io sono Shaolin. Vogliamo fare una rissa anche noi?- domandò, entusiasta all'idea.

-Eh?- la Fullbuster strabuzzò gli occhi.

-Shaolin!- la rimproverò il biondo. -Non fare come papà.- Si passò una mano tra i capelli chiari, esausto. -Scusate la mia sorellina, é troppo... Vivace- mormorò.

Solo allora, guardandolo meglio, lei se ne accorse: era lo stesso ragazzo incontrato a mezzanotte, circa. -Nash...? La strega?-

Lui sembrò non riconoscerla subito. Non era bravo con le facce e i nomi proprio come suo padre. -Mh...? Aspetta, strega? Io sono uno stregone!- si lamentò. Non amava che gli altri non usassero il maschile. -Ci siamo visti da qualche parte, comunque?- La guardò meglio. Gli sembrava di averla già vista...

-Ci siamo incontrati solo diciassette ore fa... Davvero sei così idiota da non ricordarti di me?- replicò lei, seria.

-Llover-nee-chan, lo conosci?- Rain si incuriosì. Era un po' geloso della gemella.

-Sì, è una strega che ho incontrato a mezzanotte. Ironico, pensandoci, non è l'ora delle streghe?- pensò ad alta voce la ragazza. Era qualcosa di troppo spassoso prendere per i fondelli quel biondino. E poi, aveva il materiale per continuare per molto ancora. Soprattutto con quelle strane magliette con delle strambe stelle sopra.

Nash sbuffò. -Non sei affatto divertente!-

-Tu vuoi combattere con me?!- la ragazzina di quindici anni si sedette sulle ginocchia di Rain, cercando di convincerlo visto che era l'unico che non stava facendo nulla.

-Come...?- il ragazzo dai capelli blu scuro era perplesso. -Oh, io non...-

Llover si girò verso la rosa e il blu. -Tua sorella è molto precoce. Sembra che voglia far qualcosa di spinto con mio fratello- dichiarò.

Il Dragneel si girò velocemente, sconvolto. Appena vide i due vicini, si buttò subito per dividerli finendo con la testa sulle ginocchia di Rain e fece cadere a gambe all'aria la sua sorellina.

Con gran sorpresa di tutti, Llover scoppiò a ridere e questo non succedeva mai.

-Come sei di buon umore, Llover-chan- mormorò Lluvia, sorridendo.

Rain spinse via Nash, non abituato al contatto fisico, a parte gli abbracci della madre. -Ahi- si lamentò Nash, alzandosi.

-Nash, dovresti non assalire mio fratello, non ama essere toccato. In verità nessuno in famiglia è un gran amante di abbracci, a parte nostra madre... ma lei è l'eccezione alla regola.- La mora gli si avvicinò con un leggero sorrisetto stampato in volto e le braccia incrociate al petto.

-Potevi dirlo prima...- mormorò il ragazzo passandosi una mano tra tra i capelli. -Mamma ha detto che vi siete appena trasferiti qui, perciò: benvenuta- il ragazzo le tese una mano.

Llover gliela strinse. -È interessante qui, ma mai quanto la tua maglia con una stella che alza i pollici e dice "Evviva le stelle", è gialla e dietro ha un arcobaleno. Ma dove le compri?-

Nash si guardò la maglia per poi grattarsi la nuca, un po' imbarazzato. -Me le compra mam...- fu fermato dalla signora Dragneel.

-Non dire bugie, Nash! Sei tu che te e compri e poi le fai modificare per renderle ancora più stramboidi. Non incolpare me, ho buon gusto- disse la donna per poi tornare alla sua conversazione con la signora Fullbuster.

-Hem... Facciamo finta che non abbia nulla- preferì il biondo.

-Assolutamente no. Tua mamma che ti dà dello stramboide resterà sempre nella mia testa- Llover sorrise, ancora. Seppur non se lo sarebbe mai aspettato, si stava seriamente divertendo.

***

I giorni trascorsero tranquillamente. Llover trovò un part-time in un minimarket e passò molto tempo lì. In verità, non ne aveva bisogno. Suo padre aveva molto denaro in tasca che gli era stato lasciato dai suoi genitori.

A lei, però, poco importava. Voleva semplicemente stare lontano da sua madre e le sue stranezze. Suo padre passava il tempo ad allenarsi o a prendersi a pugni con Natsu e perciò sua mamma dedicava fin troppe attenzioni ai suoi unici figli.

Erano i momenti in cui avrebbe tanto desiderato avere un fratello, o una sorellina, più piccolo. Così, almeno, se la sarebbe scrollata di dosso. Infondo, lei era come suo padre, fingeva di essere infastidita dalle attenzioni di Lluvia, ma le voleva anche lei. Mai lo avrebbe ammesso e sempre sarebbe fuggita da esse.

-Ancora a lavorare?- Nash entrò in quel momento nel piccolo negozio e prese alcune confezioni di patatine, tarallucci e un pacco da sei di lattine di tè ai frutti di bosco.

-E tu ancora con quelle?- indicò le lattine. -È ovvio che tu non abbia mai avuto una ragazza anche se hai diciasette anni. Con quelle nessuna ti prenderebbe sul serio. Perfino con la Coca-Cola saresti più ragazzo e meno ragazzina amante di Barbie- gli disse, seria per poi far slittare lo sguardo sul maglione rosa del ragazzo. -Okay, forse seriamente sei un amante di Barbie. Mi rimangio tutto, non avrai mai nessuna speranza di trovare una ragazza, a meno che non sia un'ingenua bambina. Ma ti avverto che sarebbe pedofilia e scatterebbero le manette- aveva detto tutto ciò con una faccia seria e una voce glaciale.

Il povero Dragneel strabuzzò gli occhi. -Eh? M... ma...! Non sono quel genere di ragazzo!- esclamò, sinceramente preoccupato che qualcuno avrebbe potuto fraintendere. Girò la testa verso un'anziana che lò guardò male ed uscì dal negozio insieme alla nipote di appena qualche anno con una barbie in mano. -Fantastico... ora quella donna crede che io sia un pedofilo...-

Llover incurvò le labbra in un sorriso e gli posò una mano sulla spalla. -Ti offro i tarallucci, anche se li mangerò quasi tutti io, come sempre. Oh, porto anche i gelati- lo avvertì guardando l'orario. -Tra poco verrà Kamila e io potrò andarmene. Aspetti cinque minuti?- domandò andando dietro la cassa e facendogli il conto.

Lui annuì. -Certo. Dove vuoi andare?-

-Non ne ho idea. Facciamo nel tuo furgoncino in cima alla solita collina a mangiare e parlare. Stasera si dovrebbero vedere bene le stelle- ideò mettendo tutto in una busta.

-Praticamente il nostro solito piano quando non abbiamo nulla da fare- notò Nash, ridacchiando e prendendo la busta che la mora gli stava porgendo. -Ti aspetto nel furgoncino- detto ciò, uscì ed entrò nel proprio veicolo.

Non ci volle molto che la Fullbuster fosse sostituita da Kamila, una sua collega del part-time. "Alla fine, per i mio compleanno, Reed non venne. Non m'ha neanche mandato una lettera o altro... Neppure un Sms. Un po' ci sono rimasta male. È praticamente il mio amico più caro..." pensò per poi scuotere la testa e posarvi sopra una mano. No, non ci doveva pensare.

Alla fine non s'era ancora trasformata e stava cominciando a pensare che non sarebbe mai successo. Suo fratello era già un vampiro, ciò significava che fosse lei quella che aveva la possibilità di essere umana?

Sospirò. Ma che andava pensando?

Prese le sue cose, più i gelati, e uscì dal negozio. -Era ora, pensavo di diventare vecchio qui. Mi immagini da vecchio con una maglia con una stella dalla lunga barba, che se la tocca e che dice: "i giovani sono davvero bricconcelli". Sarebbe epica- disse Nash mentre la mora entrò silenziosamente in macchina e cominciò a mangiare un gelato.

-Ne avrai ancora per molto? Preferisco essere il più lontano possibile dal mio posto di lavoro siccome ho finito per oggi.- Llover aprì la bocca di Nash e ci mise dentro un cetriolino sott'aceto. -Sembri una donna incinta. Li adori tantissimo- disse guardandolo masticare sorridendo. "Questa cosa che lui adori cetriolini sembra avere un doppiosenso..."

Ingoiò. -Non ci posso far nulla. Sono la vita.-

-Se lo dici tu- lasciò stare la ragazza per poi mettergli un altro cetriolino in bocca.

-Come va con tuo fratello? Sa gestire l'essere un vampiro?-

-Mh...- Lover guardò fuori dal finestrino ammirando la notte che finalmente era scesa. -Diciamo.-

Il biondo si accigliò. -"Diciamo"?-

-Non è un tipo di molte parole proprio come me. Non mi dice cosa gli sta succedendo. Non ha ancora ucciso nessuno, perciò credo che vada bene- raccontò rimanendo composta e leccando il suo gelato alla vaniglia con scaglie di cioccolato bianco.

-Siete tutti così chiacchieroni, eh- mormorò ironicamente il Dragneel. -A parte tua madre, lei è una sorta di luce nella tua casa.-

Llover fece una smorfia. -Dicendo così sembri innamorato di mia mamma. Il ciò è disgustoso. Tanto disgustoso. Poi, ti avverto che se solo ti avvicini con strane intenzioni, mio padre ti squarta. È geloso. Pure mio fratello si unirebbe allo squartamento siccome vuole tanto bene a nostra madre. Non ti conviene indirizzare il tuo feticismo per le vecchie verso mia mamma- lo avvisò mantenendo un'espressione neutra.

-Che? Seria? Ma tua mamma ha l'aspetto di una nostra coetan...- si bloccò a causa di uno sguardo glaciale da parte di lei. -Cioè...! Hem.... intendevo che lei è l'unica simpatica nella tua famigli...- si bloccò di nuovo, redendosi conto di quello che stava dicendo. -No... Cioè...-

Llover inarcò un sopracciglio. -Meglio se lasci stare prima di dire cose peggiori.-

-Ma...! Hem... sì, è meglio...- concordò e si fermò sulla collina da cui si vedeva tutta la loro città. -Arrivati. Ora strafoghiamoci come porchi!-

-Se diventi un suino, poi non entrerai nel costume da strega che ti sei comprato- gli fece notare mangiando un secondo gelato e spogliandosi, senza volerlo, della giacca nera che indossava quel giorno.

-È un vestito da stregone per la fiera della magia di quest'anno!- disse lui per poi sbuffare.

-È una vestaglia blu- ricordò la ragazza.

-È un abito importante!- ribatté il biondo.

-È uguale alla vestaglia blu che mia mamma ha comprato nel negozietto di vestiti cinesi sotto casa.-

Nash sbuffò e mangiò un cetriolino Guardò le stelle per poi notare due cose nere che si stava muovendo velocemente saltando. Lo fece notare alla mora e lei lanciò un'occhiata dove il Dragneel stava indicando. Sbatté le palpebre, sorpresa. Si alzò velocemente e spinse il diciassettenne proprio un attimo prima che qualcosa atterrasse, dov'erano loro prima, e creasse un buco nel terreno.

-Ma che cavolo?! I miei cetriolini!- esclamò il ragazzo con una faccia sconvolta.

Un tipo dai lunghi capelli rossi, legati in una coda bassa, riuscì ad atterrare un secondo ragazzo dalla chioma verde e gli mise delle doppie manette in ferro.

-Reed?- Llover si alzò guardandolo attentamente. Non riusciva a credere ai suoi occhi. Era proprio lì. Non lo vedeva da tanto... Era cambiato.

Il rosso si voltò verso di lei, anche lui sorpreso di vederla. -Llover...?-

-Nash- parlò il biondo beccandosi un'occhiataccia da parte di Llover e un semplice sguardo da parte del Fernandez. Beh, il Dragneel si sentuva escluso dai due, non contando il prigioniero sconosciuto.

In quei pochi attimi, Llover s'era spogliata del vestito bordeaux che indossava, rimandendo in costume da bagno nero e viola a due pezzi. Infatti, a causa della sua tendenza a spogliarsi presa dal padre, preferiva non mettere alcun intimo ma bikini. Per lei era meglio essere presa per una pazza che andava in giro in costume da bagno in qualunque stagione, invece di un'esibizionista che girava in intimo per le strade. Per quanto fosse assurdo, c'era differenza.

Lo sguardo del rosso tornò subito verso la Fullbuster. -Ti sei trasferita qui, ora?- domandò facendo dei passi verso di lei. La guardò un attimo nei suoi occhi scuri per poi togliersi la giacca e coprire lei con essa. Non era facile far cadere l'occhio sulle suo forme, ma in qualche modo ci riuscì. Sapeva bene dove stesse... In verità, era ben attento a ricevere informazioni di questo tipo per essere sicuro che stesse bene.

Lei distolse gli occhi e un leggero rossore si fece spazio sulle sue gote. Era così pallida che risaltava leggermente, anche se minimo. -Avevi promesso che saresti venuto per il mio compleanno- gli ricordò.

-Ho avuto degli impegni. Mi dispiace per non poter essere venuto- si scusò il ragazzo appena arrivato.

-Che smielati... Bleah- commentò il verde facendo una faccia disgustata.
Reed lo stese con un colpo d'elsa facendogli perdere i sensi.

La mora non fece una piega, al contrario Nash si nascose dietro di lei, intimorito a morte dal rosso. -È un amico, giusto?- le sussurrò all'orecchio.

-È un mio amico d'infanzia- rispose la mora alzando gli occhi color pece verso la figura del Fernandez. -Quali erano questi impegni?- domandò incrociando le braccia al petto.

Nash era un po' sorpreso. La stava ancora conoscendo, ma sentiva che lei era ferita. Non gli sembrava una cosa possibile visto che in genere cercava di far finta d'essere di ghiaccio.

-Ho avuto una sorella di recente e poi mi sono state assegnate numerose missioni una dopo l'altra.- L'espressione di Reed mutò leggermente, addolcendosi, come anche quella di Llover.

-Mamma aveva detto che i tuoi genitori ci stavano provando, ma non sapevo che ci fossero riusciti...- sussurrò la Fullbuster, sorpresa. -Sono felice che sia nata. Sta bene?-

Il rosso annuì. -È completamente in salute, anche se non vuole mai dormire.-

Llover sorrise di cuore, facendo battere più volte le palpebre del biondo, sconvolto. Sorrideva qualche volta, ma mai così. Guardò Reed. Era solo un amico d'infanzia per lei?

Alla fine il Fernandez se ne andò con il verde, lasciandoli da soli. Avrebbe riportato il progioniero ad Eldis e poi si sarebbe preso un piccolo periodo di pausa per tornare da Llover, visto che non aveva potuto esserci per il suo compleanno. Però, questo suo piano non glielo aveva rivelato. Voleva che fosse una sorpresa.

***

Il giorno dopo, Llover e Nash erano seduti in una caffetteria a studiare. Visto che il biondo aveva problemi con la matematica, lei gliela stava spiegando. Si dava il caso che la ragazza studiasse quasi sempre da sola a casa, non volendo imparare in una scuola dove non avrebbe neanche potuto finire due semestri senza doversi trasferire prima.

-Mh, ma quel Reed è solo un amico per te?- le domandò il biondo tra un'espressione e l'altra.

In quelle poche settimane che la stava frequentando come amica, credeva di essersi preso una leggera cotta per lei, però, quando l'aveva vista col rosso, non s'era sentito geloso o altro. Semplicemente preoccupato se lei fosse ricambiata o meno e se, perciò, soffrisse o no.

Probabilmente aveva creduto di essersi preso una sbadanta perché non era abituato a frequentare delle ragazze tenendo un rapporto così stretto, per di più in poco tempo.

Llover lo fissò, sorpresa, e poi posò la testa su una mano e guardò fuori. Aveva su un'espressione così... Era quella la faccia di una persona innamorata?

Probabilmente ogni persona ne aveva una diversa. Ma gli occhi... Oh, gli occhi non mentivano mai. Avevano una luce inconfondibile. Lui era ancora troppo giovane e privo di esperienze amorose, o sennò avrebbe notato il lucchichio nelle gemme color pece della Fullbuster.

-Io... Non lo so- sussurrò a bassa voce la ragazza.

-Ciò vuol dire che potrebbe essere qualcosa di più per te- capì il ragazzo. -Wow, anche i polaretti si innamorano! Poamaretti! Poamanti... P... po... mh, polove! Po love love- borbottava il biondo, canticchiando. -Potrei inventare una canzone sui polaretti innamorati, ho del buon materiale, soprattutto un polaretto innamorato, no?-

Gli occhi della mora si allargarono, sorpresi dallo sentire un qualcosa che neanche aveva mai osato ripetere a voce. -N...non è così!- esitò un attimo prima di negare.

-È così, invece!- ribatté il Dragneel, notando che le guance di lei erano leggermente diventate più rosse.

-Nash...- lo sguardo di lei lo stava supplicando di tacere.

Non riusciva a capirla. Perché si comportava così?

-Io sono umana- mormorò lei non incontrando lo sguardo dell'altro.

-Embè? Cosa c'è che non va in questo?- Lui era confuso.

-Reed è un vampiro.-

Lui la fissò non capendo finché non mise insieme il puzzle. -Per stare insieme dovresti farti trasformare!- esclamò facendo girare alcune persone verso di loro.

Lei gli mise un dito davanti alla bocca. -Sssh, non siamo soli. Usciamo fuori.- E così fecero.

Camminando, Nash si sentì male per la sua amica. -Non hai mai pensato di dichiararti o qualcosa del genere?-

-Non sono innamorata- Llover aveva di nuovo un'espressione neutra, accompagnata da piccoli attimi in cui i suoi occhi si perdevano nel vuoto, malinconici. -E poi, per lui sono sempre stata come una sorella minore. Una persona da proteggere.-

-Ecco perché fai il ghiacciolo! Vuoi che ti veda forte e ti sposi- pensò ad alta voce il Dragneel.

-Non è questo il motivo del mio comportamento.-

-E allora perché cerchi di essere fredda anche se non lo sei?-

-Perché...- la mora si bloccò un attimo. -Una volta andai a trovarlo ad Eldis. Fummo attaccati da un licantropo che non riusciva a controllarsi. Lui si mise davanti a me. Da allora ha una grande cicatrice che gli ricorda quel giorno. Anche io ho la mia, seppur non è fisica. Non voglio che continui a proteggermi- raccontò fermandosi un attimo. -Non voglio essere una sorellina da proteggere.-

-Quanto sei testarda, ecco perché tua mamma racconta alla mia che sei la copia sputata del tuo papà.- Nash incrociò le braccia dietro la testa. -Non vuoi dirgli che lo ami perché non vuoi essere protetta? Per favore, mia sorella non è affatto sveglia, ma sono sicuro che capirebbe che le tue sono solo un mucchio di cavolate.- "No, Shaolin non lo capirebbe" pensò il Dragneel. -Poi, per il fatto che tu sei umana e lui un vampiro, altre scuse. Anche tua madre era umana prima di stare con tuo padre e ora non lo è più. Quando lo vedi, dichiarati e basta.- "Faccio bene a leggere i romanzi rosa di mia mamma."

Llover lo guardò, sorpresa. Non era da lui andare dritto al punto e sputare la verità con un'atteggiamento tanto sicuro. -Hai bevuto qualcosa?-

-Eh? Solo un frullato alla fragola e menta. Perché?- le domandò il biondo, perplesso.

-Oggi non indossi una maglia con delle strane stelle e dai consigli seri e intelligenti. Non è normale- gli rispose sinceramente la mora.

Nash chiuse la bocca e gonfiò leggermente le guance. -Mi sento offeso da quello che hai detto e anche Boss Stella- il ragazzo si girò mostrandole il retro della maglia che indossava quel giorno. C'era una stella con un completo elegante da mafioso compreso di cappello e sigaro. Per rendere tutto più strambo? Aveva i pollici alzati in segno di approvazione.

-La tua famiglia davvero non ti ha ancora diseredato a causa delle tue maglie?- Llover si posò una mano sulla testa per poi scuoterla. Gli stava per ripetere che non avrebbe mai trovato una ragazza così, poi guardò i suoi dolci occhi verdi e non ce la fece. Lo abbracciò.

-Non mi hai mai abbracciato...! Stai bene? Stai morendo?!- Nash era molto sconvolto dal gesto della mora. -E poi, ho un padre e una sorella che ululano e scodinzolano. Per punizione mamma dice loro di mettersi accuccia e non distruggere casa... Io sono tra i più normali.-

-Siete messi proprio bene allora... Beh, parlo io con mia mamma. Lei è una delle persone più strambe al mondo- la Fullbuster sospirò.

-Che hai deciso?-

-Diciamo che mi farò trasportare per una volta. Mh, ho sentito che ad Eldis ci sono alcuni stregoni, dovresti farci un salto. Se tutto va bene, potremmo anche fare un appuntamento romantico a quattro come nei romanzi che leggi, o fumetti, o manga... Leggi davvero tanto, pensandoci- la ragazza accennò un sorriso.

-Eldis? Qual è il tuo piano?- Nash era parecchio confuso, adorabilmente confuso.

-Vedrai.- La mora si rivestì della sua giacca e, dopo averlo salutato con un gesto della mano, tornò a casa. Avrebbe dovuto attendere poco, se lo sentiva.

***

Passarono tre giorni da quella conversazione con Nash e la Fullbuster si sentiva pronta. Era umana e aveva deciso cosa fare della sua vita. La sua amicizia con Nash s'era rivelata fondamentale per dare una svolta al futuro della giovane.

Guardò il cielo costellato di stelle e la luna al suo apice. Era una notte bellissima. Lanciò uno sguardo al buco accanto a sé e si lasciò sfuggire un sorriso mentre ne sfiorava il bordo.

-Stai aspettando qualcuno?- Una voce maschile le fece portare gli occhi scuri da tutt'altra parte.

-Sì. Prima sì. Ora non più. Sono passati quattro giorni, pensavo di sbagliarmi e che non saresti tornato- rivelò tornando a guardare il cielo.

-Non avresti dovuto aspettarmi- le disse mentre si avvicinava verso di lei.

Lei congiuse le gambe e le posò contro il petto, stringendole. -Perché?-

-Sarei potuto non venire- le fece notare il rosso sedendosi accanto a lei.

-Se io ho preso da mio padre il carattere, tu hai una tendenza per complicarti la vita presa dal tuo- gli fece notare. Con lui era molto più aperta ed emotiva, anche se provava sempre a non esserlo.

Il Fernandez accennò un sorriso divertito. -No, non sei cambiata.-

-Credevi davvero che qualche città noiosa e la depressione di Rain potessero cancellare l'unico pizzico di umorismo che tengo? Già ne ho poco, se cancello anche quello finisce che divento davvero un ghiacciolo- mormorò. "Era da tanto che non parlavo così... di solito cerco di essere seria e neutra, ma con lui non ci riesco mai. Mi apro come una serratura quando si usa la giusta chiave. Sono più simile a mia madre di quanto voglia ammetterlo."

-Non riuscirai mai ad essere noiosa. Soprattutto se parliamo di DNA e consideriamo l'altro tuo genitore- le ricordò il vampiro, stringendole la mano.

Le guance di lei si tinsero appena appena di rosso. -Vero...-

-Quella valigia dietro di te, a che ti serve?- domandò il rosso facendola girare.

-Oh, pensavo di stare un po' lontano dai miei. Ho scoperto di avere la possibilità di essere umana e voglio vedere se fa per me. Sono umana, ma lo voglio continuare ad essere? Per ora ho ancora qualche dubbio, ma vedrò- raccontò posando la testa sulla spalla di lui.

-Potresti passare ad Eldis. Non è un brutto posto- provò a convincerla il ragazzo.

-Ci ho pensato già. Sarà il luogo in cui andrò. È da un po' che non mi tieni tra i piedi, no? Recuperemo il tempo perso stando insieme per tutto il viaggio e magari anche lì- disse, cercando di contenere la sua gioia, peccato che il piccolo sorrisso che aveva stampato sul volto dicesse il contrario.

-Non mi dispiace affatto. Per più tempo resti, più felice puoi farmi- anche lui si lasciò andare a un sorriso.

Llover lo avrebbe voluto baciare e magari anche dichiararsi, ma si trattenne.

Aveva già un piano. Sarebbe stata lì ad Eldis per un bel po', avrebbe mostrato a se stessa e a lui che poteva proteggersi da sola e che perciò non era una bambina. Loro erano alla pari, lei non era uma principessina da proteggere. E se lui l'avesse ricambiata... Si sarebbe fatta trasformare in vampira e sarebbe rimasta con lui per sempre.

Questa era la sua scelta.

Però, se non l'avesse ricambiata, avrebbe vissuto come umana. Era grazie a Nash che aveva trovato quella soluzione. L'aveva davvero aiutata.

E, senza saperlo, era diventato uno dei suoi amici, nonché quello che  con tante stupide maglie, romanzi smielati e molte chiacchiere l'aveva portata verso un futuro migliore di quanto previsto.

"Grazie Nash. Spero che tu possa innamorarti ed essere felice. Se non ti avessi ascoltato, ora non potrei neanche passare questi bei momenti con l'uomo che amo da una vita."

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