Fumetti/Cartoni americani > Pucca
Segui la storia  |       
Autore: Joy B Cheshire    10/07/2017    1 recensioni
E se Pucca dopo 4 anni a Tokyo incontrasse un fantasma dal passato?
Rating arancione per linguaggio, scene di violenza e si vedrà se aggiungo altro
Questa è una songfic, i diritti delle canzoni citate in questi capitoli vanno ai rispettivi proprietari.
Genere: Fantasy, Sentimentale, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Garu, Pucca
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Giovedì, il giorno più bello della settimana per Pucca, perché aveva materie semplici e la maggior parte delle volte la giornata scorreva liscia. Ma quel giovedì si sentiva particolarmente felice, perché aveva saputo che la classe di Ryoichi era a un corso di orientamento per l’università, e quindi non lo avrebbe visto per tutto il giorno. Erano passati alcuni giorni da quando aveva avuto il suo accordo con Garu e dopo la canzone che aveva cantato la sera del karaoke si era volatilizzato per poi non dare notizie fino a quel momento. “Chissà che gli è preso?” pensò Pucca mentre camminava lungo il corridoio verso la sua classe in largo anticipo, “Perché chiedermi di vederlo e poi sparire all’improvviso come… be’, come un ninja? E poi perché diavolo avrà cominciato a chiamarmi ‘Hime’? Seriamente che problemi ha? *sigh*Speriamo che almeno mantenga la sua promessa di non farmi più stalking…” non ebbe neanche il tempo di finire di pensarci che passando davanti alla classe dell’ultimo anno della sua sezione sentì un insegnante che diceva: «Ragazzi, ho un annuncio da farvi: da oggi avremo con noi un nuovo studente. Prego si alzi e si presenti alla classe.» Pucca si fermò, incuriosita dal fatto che ci fosse un nuovo studente tese l’orecchio e sentì una voce maschile che le suonò molto familiare «Ohayo gozaimasu minna.» Quando lo sentì spiò dal vetro della porta chi si era alzato e un brivido le corse dietro la schiena quando lo vide che pronunciava il suo nome in tono calmo e quasi gentile: «Mi chiamo Jikashido Garuji, spero di trovarmi bene con voi.»

L’insegnante a quel punto disse che poteva sedersi e così fece. Pucca non riusciva a distogliere lo sguardo dal ragazzo moro seduto in seconda fila urlando nella sua testa: “COSA CI FA LUI QUI?” finché quest’ultimo non si girò nella sua direzione offrendole un sorriso che la fece arrossire e scostare di scatto dalla porta in modo che non potesse vederla. Poi iniziò a camminare a passo più svelto verso la sua classe sentendo le guance in fiamme. Pensò: “Perché lui è qui? Perché si è girato verso di me? Da quando il suo cognome è Jikashido? Ma soprattutto, perché il mio cuore sta battendo così forte dopo averlo visto?!” Una parte di lei non voleva sapere la risposta all’ultima domanda. Le stava montando dentro una rabbia mai vista “Non faccio più stalking, un corno!” pensò stizzita. Durante la giornata cercò di prestare ascolto alle lezioni, ma invano. Ogni 10 minuti il suo pensiero ritornava alla classe affianco e al ninja bruno al suo interno.

A pranzo decise di mangiare gli onigiri e noodle saltati del suo bento con Yomi in cortile, nonostante il freddo, e chiacchierare un po’. Fece finta di non aver saputo dell’arrivo di un nuovo studente nella classe accanto, ma a un certo punto Yomi le chiese: «Hai saputo l’ultima novità?»

«Di che parli?» fece lei sentendosi all’improvviso diventare molto tesa e cercando in tutti i modi di dissimulare.

«Di che parlo?! Dello strafigo nuovo della classe affianco. Non l’hai visto?» fece l’altra in tono esuberante.

«Ehm.. no! Non l’ho visto, Yomi. Me lo descriveresti? Così magari lo riconosco se lo vedo… un momento… HAI DETTO STRAFIGO? TU?!» Pucca spalancò gli occhi. Yomi era la tipica ragazza sicura di sé, punk e un po’ maschiaccio della quale si innamoravano in molti (nella squadra di basket ad esempio, dove era l’unica femmina a giocare ed era anche più brava di molti suoi compagni), ma che difficilmente si prendeva una cotta per via di suoi particolari standard esageratamente elevati. Non si era mai sbilanciata nel dire che un ragazzo era “strafigo”, salvo nel caso di qualche cantante rock.

Yomi arrossì leggermente e disse in tono allegro: «Che c’è? È carino…. comunque è alto coi capelli bruni e lunghi fino alle spalle. È molto atletico e agile all’apparenza e ha un’aria misteriosa da cavaliere oscuro. Sai che bell’acquisto sarebbe per la squadra di basket?»

«Non credo che entrerebbe nella squadra di basket…» disse Pucca prima di rendersi conto di quello che stava dicendo.

«Davvero? E come lo sai? Non mi dirai che lo conosci?» chiese l’altra insospettita.

Si affrettò a correggersi presa alla sprovvista: «Uhm, NO! Infatti non lo conosco! Solo che… ehm… da come me lo hai descritto,… ecco sembra un tipo solitario. Quindi… uhm… penso che non sceglierebbe uno sport di squadra nel caso.» le sembrò la scusa più campata in aria che potesse inventarsi, ma per fortuna Yomi non ci fece caso. A un certo punto le disse  tutta eccitata di guardare verso la palestra esclamando:  «Eccolo là! Lo vedi?»

Lo vide eccome, era impossibile non notare un ragazzo così alto e vestito di scuro poggiato contro la parete bianca esterna della palestra. Se ne stava lì con le cuffiette nelle orecchie a guardare un punto indefinito alla sua destra mentre i capelli gli ondeggiavano leggermente al vento.

«Non so te, Pucca, ma per me l’uniforme scolastica gli dà un aspetto più elegante, quasi nobile. Gli sta bene come a pochi altri ragazzi.» fece Yomi con le stelline negli occhi.

Pucca non lo avrebbe mai detto ad alta voce in quel momento, ma concordava a pieno con quello che diceva l’amica. “Chi l’avrebbe detto che in uniforme scolastica potesse essere così figo?... Ma cosa penso?! No-no-no-no-no! Pucca, datti una calmata! Non puoi permettergli di farti soffrire ancora. Anche se ti sembrava pentito, sta di fatto che non ha mantenuto la sua promessa!” Stizzita e arrossendo leggermente, sbuffò e prendendo il telefono per far finta di controllare i messaggi disse: «Se lo dici tu... non mi sembra tutto questo granché...»

Yomi la guardò sorpresa e ribatté: «Certo che hai gusti più complicati dei miei, eh! Bisognerebbe avere dei mochi negli occhi per non vedere quanto è figo!»

«Vuoi farti sentire da tutto il cortile, BAKA!» cercò di zittirla a bassa voce non accorgendosi che una figura si era avvicinata a loro due, finché quest'ultima non si rivolse alle due ragazze: «Scusate se vi disturbo.» entrambe si girarono di scatto e videro il ragazzo di cui stavano parlando fino a pochi secondi prima che rivolgeva loro un sorriso cordiale. Riprese: «Non ho potuto fare a meno di notare che voi siete nella mia stessa sezione. Sono venuto a presentarmi: Jakishido Garuji-desu.» disse chinando il capo rispettoso. Aggiunse, risollevandosi per guardarle negli occhi e passandosi una mano tra i capelli per spostare quelli davanti agli occhi: «Ditemi: chi sono le bellissime ragazze con cui ho il piacere di parlare oggi?»

Vedendo che la sua povera amica Yomi era diventata di un bel rosso ciliegia ed era andata completamente in brodo di giuggiole, al punto da riuscire a malapena a spiccicare qualche suono, Pucca corse ai ripari fingendo un sorriso a fare le presentazioni, cercando di nascondere la rabbia che le stava montando dentro non solo per la sua presenza a scuola, ma anche per l'evidente gusto che provava nel metterla in difficoltà: «Ehm, non fare caso alla mia amica, oggi si sente poco bene... eheh... comunque io mi chiamo Goh-Rong Pucca e lei invece è la mia amica Nakajima Yomi.» poi le diede una gomitata per farla svegliare dal coma e quest'ultima, anche se imbarazzatissima, capì. Così chinarono la testa simultaneamente dicendo: «Piacere di conoscerti.»

Quando rialzarono il capo lo videro sorridere e avvicinarsi. Al che Pucca pensò: "Ecco, ora manderà a puttane la copertura facendo qualcosa a me... oh Dio ti prego: fa che non decida di fare qualcosa di stupido davanti a Yomi!" Ma Garu, nonostante sembrasse intenzionato ad andare da lei, al contrario deviò verso Yomi, che era alla sua destra, le prese una mano e ridacchiando leggermente fece un lieve baciamano e con voce intensa disse guardando dritto negli occhi la ragazza punk di fronte a lui: «Il piacere è tutto mio...» e mentre Yomi stava morendo affogata nell'imbarazzo lui rubò qualche occhiata a Pucca, che continuava a fissare la scena come se fosse appena crollato un lampadario sui due, mostrandole un sorrisetto di sfida che sembrava dire: 'La tua faccia è impagabile in questo momento.'

Stizzita come non mai allora prese la mano della sua amica e la trascinò via prima che la situazione imbarazzante degenerasse dicendo: «Beh, Jakishido-senpai, perdonaci, ma i club di basket e quello di canto ci chiamano... Mata aimashou.» (A presto). Per tutta risposta Garu fece semplicemente un sorriso e un cenno con la mano prima di allontanarsi nella direzione opposta.

"Oh mio Dio, perché a me?! È come se la sua stessa esistenza sia stata pensata per farmi andare fuori di testa! Come se la vita stressante che ho non fosse già abbastanza!" Yomi sembrò riprendersi e Pucca ne approfittò per chiederle: «Ma si può sapere che cosa combini?! Vuoi che nel giro di secondi la scuola intera sappia che hai una cotta? Ricomponiti! Pensa solo a quello che succederebbe se i tuoi compagni di squadra lo sapessero!»

«Ahhh.... non puoi capire, Pucca, uno così lo incontri una volta nella vita!!»

"Sì, e sotto sotto speri di non incontrarlo più..." Pensò la brunetta sentendosi salire un groppo in gola e le gote diventare sempre più calde. Tuttavia provò a fare un bel respiro per aiutare la sua amica che sembrava aver perso la ragione: «Lo so che può sembrare affascinante, un gentiluomo o quello che vuoi, ma quel tipo non mi piace...» Yomi la guardò con fare sospetto: «Cosa ha che non va? Non sarà mica che sei gelosa? Piace anche a te non è vero??»

Rossa come un peperone Pucca spalancò gli occhi e si affrettò a ribattere: «Ma sei impazzita? Un bellimbusto come quello?! Sembra la versione spocchiosa e pervertita di Ryoichi-senpai.»

«Ma hai sempre detto che Ryoichi detiene il primato mondiale in quel campo...» rispose lei un po' confusa.

«Appunto...» rispose in tono seccato Pucca. Prima che Yomi potesse continuare la conversazione la campanella suonò segnalando l'inizio delle attività extracurricolari. «Sarà meglio che vada. Il professor Hyosuke non accetterà un ritardo dalla sua cantante migliore. Ci vediamo domani, Yomi.»

"Perché? Perché mi sento così arrabbiata nei confronti di Yomi? Non è che ha ragione? Sono gelosa di Garu?! No, non di nuovo non potrei sopportare di innamorarmi di lui di nuovo! No no no no!" Pensò Pucca mentre si avvicinava all'auditorium dove si svolgeva di solito l'attività canora. "Aspetta ma questa voce... e questa musica... IO LA CONOSCO!" Si mise a correre verso la porta e la aprì trovandosi davanti qualcosa che non avrebbe mai pensato di vedere.

I risk everything if it’s for you
I whisper into the night
Telling me it’s not my time and don’t give up
I’ve never stood up before this time
Down is not the way we go
I feel a chance so I know that I can't give in

Non credeva ai suoi occhi: Garu stava cantando, in mezzo al palco, da solo accompagnandosi con una chitarra, proprio The Beginning degli One Ok Rock. L'unico gruppo "metal" che Yomi le aveva introdotto che la faceva impazzire.


So stand up, stand up (Just gotta keep on running)
Wake up, wake up (Just tell me how I can)
Never give up
These moments of beauty drive me insane

Just tell me why baby
They might call me crazy
For saying I’ll fight until there is no more
Forget how we felt about each other
It’s time to get over
Blinded I can’t see the end
So where do I begin?

Beh, forse era vero che voleva proteggerla, anche se il solo pensiero la faceva avvampare per l'imbarazzo. Nonostante ciò non poteva dimenticare che lui si era introdotto nella SUA scuola e ci aveva provato con la SUA migliore amica.


Say another word, I can’t hear you
The silence between us
Is starting to be louder than the word we scream
I take this chance that I make you mine
Taking in the fears I know, and knowing what I can barely say

So stand up, stand up (Just gotta keep on running)
Wake up, wake up (Just tell me how I can)
Never give up
These moments of beauty makes me somber

Garu dal canto suo credeva fermamente in ogni parola di quella canzone, stava veramente lottando per lei con tutte le sue forze e niente e nessuno lo avrebbe fermato

.Just give me a reason
To keep my heart beating
Don’t worry it’s safe right here in my arms
Crying it's time to save the weaker
Reaching for something
So blinded I can’t see the end

Look how far we’ve made it
The pain I can’t escape it
Remember a time when I was on the outs and had nowhere to go
I know now that, no matter how I start I have to play my part
All the way through
So where do I begin?

 

Pucca non ce la faceva più doveva chiedergli che cosa ci facesse Lui qui.



This hand I've held tightly
To keep it close to me
I can't let it slip through these fingers I'll hold on
It's away with those old days back when I had nothing or no one to lose
I do now

«Ehi, PseudoTaka-San, che fine hanno fatto gli altri OOR? E non avevi più barba all'ultimo concerto?» Garu alzò la testa di scatto e vide Pucca in piedi sulla terza gradinata con un'espressione maliziosa che cercava invano di mascherare la furia che le stava per far esplodere una vena sulla tempia. Lui con un sorrisetto fece l'ultimo accordo cantando:

It finally begins

 «Allora, GARUJI, che ci fai al club di canto? Non dovresti essere in un angolo del cortile a far finta che non ti importi nulla della vita?»

«Hoh-Hoh! Mi hai preso per un emo del cazzo, per caso?» ribattè lui ridacchiando.

Lei furente e senza potersi più trattenere sbottò: «No, caro mio, ti ho preso per un bugiardo traditore! Ti avevo chiesto di smettere di fare lo stalker e di lasciarmi vivere la mia vita senza dover affrontare per forza il fatto che Garu il ninja è tornato nella mia esistenza. E invece no! Indovina un po’ dove ti ritrovo? Nel mio stesso fottutissimo corridoio! Ora spero che tu abbia una spiegazione per tutto ciò, perché per quanto mi riguarda solo per questo potrei spedirti in orbita con un pugno! E sai che ne sarei capace...»

Garu ingoiò a fatica allargandosi il colletto della divisa scolastica e chiese: «Ehm, è così grave avermi nella tua vita? Wow e io che mi illudevo che ciò che mi avevi detto l'altro giorno fosse vero: ‘ti darò un'altra occasione’ hai detto, ‘ti perdonerò’ hai detto. Ma quanto sono stato idiota! E la vuoi sapere un'altra cosa? Non sono in questa scuola per te, ragazzina egocentrica che non sei altro!»

Pucca spalancò gli occhi e riuscì a balbettare solo: «C-Cosa?»

«Proprio così! Che tu ci creda o no, “Garu il ninja” ha bisogno di un diploma per poi trovare un lavoro decente. E la tua scuola è la migliore nel circondario.» disse lui.

Pucca non sapeva cosa dire sulle prime. Poi chiese: «Però tu mi hai pedinata per un sacco di tempo, sapevi sicuramente quale fosse la mia scuola!»

Garu sorrideva, non sapendo se ridere o mandarla a quel paese, e disse: «Ed è qui che ti sbagli. Non sapevo che tu venissi in questa scuola! La mattina ti osservavo solo fino a un certo momento, perché allo stesso orario in cui tu ti muovi di solito di casa per andare a scuola io dovevo andare dall'altra parte della città per un impegno.»

Pucca non sapeva più cosa pensare. Lui non la stava seguendo?! Viveva anche lui come i normali liceali?

«Vedo che non abbiamo più niente da dire, eh? Io ho solo una domanda: perché sei venuta qui se non c'è nessuno?» riprese lui con aria a metà tra il curioso e il trionfante.

Lei alzò lo sguardo verso di lui e rispose: «Oh, oggi non c'era lezione con il club. Il professore ha mandato una email ieri sera, dicendo che ha avuto problemi familiari e che quindi ha spostato a domani. Sono venuta qui perché… avevo voglia di stare un po’ per conto mio… a pensare…» detto ciò spostò lo sguardo sul libro di spartiti che aveva in mano con fare triste.

Garu non sapeva perché lei fosse triste, ma cercò di farla reagire dicendo così: «Posso raccontarti una storiella divertente se vuoi...

She's an Extraordinary girl

In an ordinary world

And she can’t seem to get away

 

He lacks the courage in his mind

Like a child left behind

Like a pet left in the rain

 

She's all alone again

Wiping the tears from her eyes

Some days he feels like dying

She gets so sick of crying

 

Cantate in tono canzonatorio, queste strofe fecero scattare Pucca in piedi che, mentre si faceva strada a grandi falcate verso il palco, disse: «Ah, è così, eh? Credi forse che mi sia messa a piangermi addosso tutto il tempo solo perché non ci sei stato?!» poi mettendo piede sul palco aggiunse: «Beh sappi una cosa:

You know the bed feels warmer

Sleeping here alone

You know I dream in color

And do the things I want

A questa strofa entrambi arrossirono vistosamente ma lei continuò facendo finta di nulla.

You think you got the best of me

Think you had the last laugh

Bet you think that everything good is gone

Think you left me broken down

Think that I'd come running back

Baby you don't know me, cause you're dead wrong

Garu pensò: “Ha reagito piuttosto bene rispetto a come pensavo. Credevo mi avrebbe aperto in due la testa con la sola forza delle mani.” Cominciò ad accompagnarla con la chitarra.

What doesn't kill you makes you stronger

Stand a little taller

Doesn't mean I'm lonely when I'm alone

What doesn't kill you makes a fighter

Footsteps even lighter

Doesn't mean I'm over cause you're gone

What doesn't kill you makes you stronger, stronger

Just me, myself and I

Un po' gli faceva male sentirla dire questo e dopo aver sentito:

What doesn't kill you makes you stronger

Stand a little taller

Doesn't mean I'm lonely when I'm alone

S’intromise cantando:

But you didn't have to cut me off

Make out like it never happened and that we were nothing

And I don't even need your love

But you treat me like a stranger and that feels so rough

No you didn't have to stoop so low

Have your friends collect your records and then change your number

I guess that I don't need that though

Now you're just somebody that I used to know

Now you're just somebody that I used to know

Garu si fermò di colpo quando vide che Pucca lo guardava con un’espressione furiosa, ma che aveva allo stesso tempo due occhi che sembravano sul punto di scoppiare in pianto. Prima che lei avesse tempo per riprendere a sfidarlo a colpi di strofe, sentirono qualcuno applaudire. Si voltarono di scatto simultaneamente e videro che in cima alle scale dell'auditorium c'era il professor Hyosuke. «*Ahahahah* Bravi! Bravissimi! Non credo di aver avuto due ragazzi così portati per il canto per  molto, moltissimo tempo.»

«Hyosuke-sensei! Come mai si trova qui? Non aveva avuto un contrattempo molto importante?» chiese Pucca esterrefatta. Il professore, che nel frattempo aveva iniziato a scendere le gradinate per raggiungere il palco, con un'espressione stupita e gioviale rispose: «Oh giusto! Scusatemi ragazzi se oggi non è stato possibile fare lezione, ma mia moglie stamattina ha partorito e non volevo abbandonarla in un momento così delicato. Sono venuto qui solo per prendere alcuni compiti da correggere che mi porterò in ospedale per starle accanto. Poi però sentendo le vostre voci in auditorium ho voluto passare a controllare e non credo di aver mai visto due ragazzi talentuosi come voi. Ma, Goh Rong-chan, non credo di conoscere il tuo amico.»

Pucca si ritrovò un po' spiazzata e balbettò una risposta: «Oh, um... non siamo esattamente amici... ci siamo conosciuti oggi, le presento Jakishido Garuji, nuovo alunno della terza classe.»

Garu fece un inchino rispettoso e aggiunse: «Sono onorato di conoscervi.» Hyosuke rispose: «Il piacere è tutto mio.» Poi rivolgendosi ad entrambi aggiunse: «Ho una proposta interessante da fare a tutti e due, ma siccome ora devo scappare da mia moglie e non sarò disponibile fino alla settimana prossima, manderò un'email a Goh Rong-chan, e lei ti informerà appena possibile. Intesi Jakishido-kun?»

«Hai, sensei.» fu la sua risposta. «Ottimo! Ora vi prego di scusarmi, ma ho una bambina da accudire. Arrivederci a entrambi.» e detto ciò il professore iniziò ad affrettarsi verso l'uscita. Pucca allora lo salutò a gran voce: «Arrivederci, sensei! E congratulazioni!» Egli si girò prima di andarsene mostrando un sorriso raggiante e, dopo aver fatto un cenno di saluto con la mano, uscì.

Pucca si girò a guardare Garu che stava rimettendo a posto la chitarra nella custodia. C'era aria di tensione tra i due e anche un leggero imbarazzo. Alzando lo sguardo il ragazzo disse: «Beh, allora ci vediamo domani suppongo.» e si avviò verso l'uscita con un'espressione fredda sul volto. Pucca, non sapendo bene come comportarsi, all'inizio rimase ferma sul palco. Ma quando lo vide arrivare a metà platea lo rincorse e gli afferrò un polso dicendo: «Aspetta!» lui si voltò a guardarla con evidente stupore in volto e chiese: «Che c'è?»

Avvampando come un peperone aggiunse: «Io, ecco... v-volevo scusarmi per... essere saltata a delle conclusioni affrettate. Q-quindi, um, volevo chiederti se...» Lo sguardo di Garu si addolcì e pensò: "Ahah, è inutile non riesco ad avercela con una ragazza così tenera." Poi mise una mano sulla testa della ragazza e le chiese mostrandole un sorriso gentile: «Ti va di studiare in biblioteca insieme? Immagino avrai altre domande da farmi a questo punto.» Il cuore di Pucca saltò un battito e lei non era sicura di volersi chiedere perché fosse successo. Cercò di ricacciare indietro le sensazioni che stavano riaffiorando dopo tanto tempo e rispose nel tono più convincente che riuscì a fare: «Ok. Ma non qui. Non voglio che girino voci su me e te. Già mi sono fatta un nome per svariati motivi qui dentro, non voglio che Ryoichi-senpai e Yomi-chan inizino a dare escandescenze.»

«Ryoichi-senpai sarebbe?» chiese lui sospettoso. «È una lunga storia... Vieni con me, conosco una biblioteca che fa al caso nostro. Tra l'altro è anche vicina a casa mia quindi posso passare a prendere i libri che mi mancano.» e detto ciò si avviarono verso l'uscita.

Durante il tragitto ci fu per lo più silenzio tra i due. Pucca si sentiva molto confusa, riguardo i suoi sentimenti e riguardo tutta la faccenda in sé. Garu piaceva a Yomi, lei non poteva rivelarle chi lui fosse e si sentiva con le mani legate. Il ninja dal canto suo si sentiva un po' ferito da quello che si erano detti cantando prima, ma quando guardò la ragazza accanto a lui con le guance rosse che guardava imbarazzata da un'altra parte non poté trattenere un sorriso e una lieve risatina che subito fece scattare lei:  «Che c'è?»

«Ah, niente. Ho solo ripensato a una cosa divertente.» disse il re della dissimulazione. Ovviamente la brunetta non se la bevve: «Come no...»

«Ehi,- disse dandole un pizzicotto sulla guancia- non posso farci nulla se sei terribilmente tenera.» aggiunse arrossendo lievemente. Pucca sgranò gli occhi mettendosi una mano sulla guancia un po' dolorante. Poi scuotendo la testa, come per scacciare dei pensieri inappropriati, disse indicando la biblioteca pubblica: «*tsk* Siamo arrivati, baka.»

 

Angolo d'autrice:

Salve a tutti,

ebbene sì: sono ancora viva. Mi dispiace di non aver aggiornato questa storia tanto frequentemente come avrei voluto e soprattutto di averci messo così tanto ad aggiungere questo quarto capitolo. Ho avuto molte cose a cui pensare e tante idee confuse su questa fic e allo stesso tempo me ne venivano tante altre per altre storie che non volevo buttare nel dimenticatoio. Ma ora ho ritrovato la vena Un

 creativa e cercherò di pubblicarvi capitoli più spesso.

bacio da Wonderland

Joy the Bloody Cheshire

PS: ho deciso di cambiare nome

 

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > Pucca / Vai alla pagina dell'autore: Joy B Cheshire