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Autore: SaWi    13/06/2009    5 recensioni
"Subaru non lo aveva mai visto così; mai gli era capitato di poter scorgere quel corpo così disteso e assopito [...]."
Questa piccola one-shot è una storia riconducibile alla mia altra one-shot intitolata "Him", anche perchè l'universo in cui si trovano per me è lo stesso.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Seishiro Sakurazuka, Subaru Sumeragi
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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One-shot ancora più brutta di "Him" [quanta autostima ho...]. Ma, abbiate pietà, non so nemmeno perchè posto certe cose...! ._.
Se mai sopravviverete, al finale della storia vi sono un po' di spiegazioni su come mi è uscita fuori questa "cosa".
Ah, lo so, è cortina :P







Sleepy



“Seishiro-san, le ho porta—”
Il giovane s’interruppe bruscamente, portandosi una mano alla bocca per tacere. L’uomo che aveva appena chiamato, Seishiro, dormiva indisturbato sul letto della stanza. Subaru era entrato nella camera per portargli la colazione -poiché così gli era stato richiesto- ma pensava che l’uomo fosse sveglio. Non si aspettava di trovarlo... così.
Giaceva supino sul comodo letto a due piazze, il corpo semicoperto da delle lenzuola bianche, che ricoprivano gli arti inferiori e parte del suo torso. Il resto del copro era invece scoperto, illuminato da dei tenui raggi solari, filtrati dalle tende della finestra lì accanto. Il petto scolpito si alzava e abbassava tranquillo, e l’espressione del volto era serena e rilassata.
Subaru non lo aveva mai visto così; mai gli era capitato di poter scorgere quel corpo così disteso e assopito. Solitamente, era l’uomo che lo osservava, mentre lui dormiva.
Il giovane arrossì al pensiero, e al flusso di ricordi che lo accompagnarono.
Però, non distolse lo sguardo dallo spettacolo che gli si presentava davanti, un’immagine magnifica ai suoi occhi, quasi ultraterrena, a tal punto da non voler battere le palpebre. Non voleva che quell’illusone svanisse.

Dopo molto tempo di indecisione, Subaru, ritto poco distante dal letto e con la mano ancora posata sulla sua bocca, decise di avvicinarsi all’uomo, attento a non far rumore.
Passo dopo passo, felpato come un gatto, giunse ai piedi del letto, trattenendo il respiro e pregando che il battito del suo cuore non lo tradisse. Con estrema calma posò il vassoio con la colazione sul comodino lì accanto, e sempre con flemmatici movimenti si sedette sul bordo del letto, senza sfiorare l’uomo.
Contemplò il volto dell’addormentato, ancora stupito da quello che i suoi occhi gli mostravano: tranquillità e serenità e dolcezza.
Forse, era veramente un’illusione.
Quell’uomo aveva sempre la stessa espressione, imperscrutabile e misteriosa, quasi enigmatica.
Impenetrabile.
Insomma, era come se indossasse una maschera. Oppure, era pura recitazione.
Subaru non lo sapeva, ma era certo che la felicità sul volto dell’uomo era vera.

Allungò una mano titubate verso il viso del più grande.
Piano, piano... Sembrava che la sua mano non lo raggiungesse mai; ma finalmente percepì la pelle dell’altro, morbida e calda al tatto. Carezzò quella guancia, sorridendo dolcemente al volto addormentato.
E poi, non seppe come -e mai lo saprà- si ritrovò disteso supino sul letto, una mano bloccata contro il materasso; e, dettaglio più importante, con l’uomo che lo sovrastava con il suo corpo.
“Buongiorno, Subaru-kun.” disse quello, con il solito tono misurato e calmo, perfetto. Persino da appena sveglio era impeccabile.
“Bu—buongiorno, Seishiro-san...” fu la risposta incerta ed agitata del ragazzo che, naturalmente, arrossì. Ma non avrebbe potuto evitarlo. Era impossibile impedire al suo sangue di affluire al suo volto, non sotto quello sguardo penetrante, e non dopo che la voce suadente e calda dell’uomo si era fatta spazio vibrante nei suoi timpani.
Incapace di aggiungere altro, tacque, attendendo che l’uomo parlasse, o comunque che si spostasse... o che facesse qualunque altra cosa.
Ma quello, invece, continuò a fissarlo, con malizia crescente.
Subaru degludì.
“Le avevo portato la colazione...” esordì incerto, sviando lo sguardo da quello dell’altro. “Pero poi mi so—”
“Shh...”
Le labbra dell’uomo calarono inattese sulle sue, così che la frase morì in un dolce mugolio. Subaru, dapprima estremamente sorpreso dal comportamento dell’uomo, si lasciò presto andare, godendo di quell’umido contatto.
La bocca dell’altro giocò con la sua, e la morse e vi danzò, sempre dolce, sempre passionale.
I respiri si mescolarono caldi e l’odore dell’uomo pervase il ragazzo, che si lasciò affondare nel soffice cuscino; si lasciò carezzare e saggiare, restituendo il suo piacere all’amato.

Questo, finché non vi fu un’intrusione.
“Meooow!!!”
Un gatto, dal lucido pelo corvino, soffiò infuriato saltando sul letto.
La pelliccia ritta, così come la coda, e gli occhi ametista puntati contro Seishiro, erano la dimostrazione del suo odio per l’uomo.
Con uno scatto, si lanciò contro l’uomo, che però, schivò abilmente il colpo.
“Ka—Kamui-chan!” esclamò Subaru allarmato, mettendosi a sedere facendo leva sui gomiti.
Seishiro, invece, non batté ciglio, e volse lo sguardo al gatto, che ricambiò con odio la sua occhiata.
Il felino partì per un secondo attacco.
Si lanciò contro l’uomo... ma Subaru lo afferrò al volo, temendo per la sua incolumità. Lo sguardo di Seishiro era veramente allarmante. Avrebbe sicuramente ucciso il piccolo animale.
“Calmo, calmo.” Il ragazzo sussurrò dolce al micio, stringendolo a sé per calmarlo. Il felino, ottenuto ciò che desiderava -perché si, quel gatto desiderava solo le coccole di Subaru tutte per sé- si tranquillizzò, e cominciò a fare le fusa, strusciandosi languidamente contro il ragazzo. Ogni tanto, però, gettava occhiatacce all’altro uomo. Quello, però, lo fissava impassibile.
Subaru si preoccupò.
E la sua preoccupazione crebbe quando l’uomo, senza una parola, si alzò dal letto.
Fece il giro del suddetto, finché non si trovò accanto a Subaru e al gatto.
Afferrò il felino per la collottola, senza curarsi delle sue proteste, dei suoi miagolii e degli artigli che minacciavano di squartargli un braccio; e senza preoccuparsi dello sguardo timoroso della sua metà.
“Emh... Seishiro-san...?” domandò Subaru, spaventato dal comportamento dell’altro.
Seishiro non lo ascoltò minimamente.
Invece, camminò verso la porta della camera, arrivò alla soglia, e... lanciò il gatto fuori della porta, chiudendola prima che quello potesse rientrare.
Poi si volò verso il ragazzo ancora seduto sul letto.
“E ora, Subaru-kun...”
E si avviò verso il giovane per riprendere da dove era stato interrotto.




• The End •











Allora...
Beh, oddio, *muore*
Questo è quello che viene fuori dopo essermi depressa per l’ennesima volta per leggere X tankobon 16 e finale tankobon 17 u_ù [e dopo aver sentito Prelude 12/21 degli AFI]. MA è anche quello che accade se si comincia a chiamare il proprio gatto “Kamui-chan” [a volte anche Fuu-chan, ma sono dettagli u_ù]

Lo so, lo ammetto, e ne vado orgogliosa [ma de che? e_e] sono malata xD
Ma non posso farci nulla, queste one-shot sono il mio modo per rilassarmi dalla continua e perenne tristezza/depressione/angoscia/oscurità/e-qualsiasi-altra-cosa-che-possa-essere-collegata-anche-lontanamente-con-la-morte che quelle quattro vecchie e puzzolenti megere, meglio conosciute come CLAMP, mi fanno soffrire.
L’unico mio terrore, proprio perché queste storie sono come uno “scappare dalla realtà”, è che i personaggi diventino OOC O_O’. Ma non so proprio come comportarmi, specialmente con Seishiro!
Ora, seriamente parlando, dubito che quello stronzo adorabile uomo avrebbe mai fatto l’amore [ma nemmeno sesso] con Subaru. Almeno credo è_è. E ho anche dei dubbi sulle reazioni di Subaru...! [potremmo parlare di ciò per anni.]
Posso solamente affermare che questo sarebbe quel che avrei desiderato per loro, smielata quanto vi pare, ma pur sempre un finale felice. Amo anche io i finali drammatici, ma con loro non ce la faccio T_T [sto scrivendo una angst con loro due, ma mi piange il cuore...]

Nonostante ciò, vi prego di commentare! Così, in quando povera malata a cui piace scrivere, posso migliorarmi, anche se sono un caso disperato XD

PS: per quanto concerne la forma e la sintassi, le tante “e” di congiunzione messe vicino sono volute, dopo essermi letta “Earthsea” di Ursula K. Le Guin, mi è presa la fissa [la scrittrice le usa molto, e devo ammettere che mi piace, da un ritmo incalzante e... non so.]

   
 
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