Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: armony_93    13/06/2009    0 recensioni
Era conosciuta da tutti e ammirata da tutti. Melanine era la persona più popolare della sua scuola, ovunque si sapeva di lei e della sua bravura. Quando passava tra la gente, il silenzio era sovrano accompagnato da sguardi sognatori o indagatori, innamorati o deliziati. Tuttavia con il passare degli anni vederla girare con tenerezza tra le persone era diventato abitudine ma restava per tutti la ragazza più bella che avessero mai visto.
-*-
Era sempre silenziosa e sorrideva di rado, con sorrisi che regalava per lo più agli uccellini che si poggiavano ingenui sul cornicione della sua finestra, ma si trattava solo di sorrisi tristi e malinconici. Il suo guardaroba al contrario della sorella era composto solo da lunghe e sottili vestaglie bianche pallide, regalo di una madre che non avrebbe mai potuto vedergliele indosso. Era dolce, e affabile vedeva nella sorella la perfezione e per lei era sempre consiglio.
Genere: Romantico, Malinconico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lemon, What if? (E se ...) | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Selene Vallenari.

 

Quando Melanine si guardava allo specchio alle sue spalle compariva sempre un esile figura uguale a lei, una sua goccia d’acqua se non per i capelli mossi in ondulati boccoli che le ricadevano altrettanto morbidi sulle spalle. Selene era la sorella gemella di Melanine, uguali in tutto eccetto per la piega dei capelli. Se non fosse stato per quel piccolo dettaglio il padre nemmeno avrebbe distinto le due e di conseguenza una sorte migliore sarebbe capitata alla dolce Selene.

Come le facce di una moneta le due gemelle erano una l’opposta dell’altra. Ma non per scelta personale. Tutto era iniziato con la loro nascita.

Lucille Vallenari era una donna molto bella dalle quali le figlie avevano ripreso la maggior parte dei loro caratteri fisici. Gli occhi della donna erano l’unica cosa che la distingueva dalle figlie: essa infatti possedeva due gemme di color cobalto che avevano fatto perdere immediatamente la testa al padre delle gemelle che invaghitosi della donna durante il suo fiorente lavoro di avvocato aveva tentato di tutto per conquistarla fino a fare breccia nel cuore della donna conducendola poi felicemente all’altare. Fatto sta che l’amore tra i due adulti era molto forte fino a spingere i due a desiderare di avere un figlio. La sorte fu molto generosa con entrambi e volle concedere in dono due gemelle: Melanine e Selene. Se qualcosa concede prima o poi, presto o tardi, la natura toglie. Avvenne quindi che con la nascita di Selene, a distanza di pochi minuti da Melanine, qualcosa durante il parto andò storto con la terribile conseguenza che Lucille non avrebbe mai potuto vedere le sue bambine. Con la morte della donna, Peter, il padre di Melanine e Selene, perse completamente il senno. Il dolore fu così forte da ricercare disperatamente una via di fuga, una valvola per fuoriuscire da quel corpo già a lungo martoriato, ricadendo così sulla causa, a idea di Peter, della morte di sua moglie. Mentre la piccola Melanine venne battezzata come dono del cielo, lo stesso non si può dire di Selene che divenuta oggetto di sfogo del rancore del padre divenne come sfondo della sua vita, portandolo quasi all’idea di avere un’unica figlia.

 

Per questo motivo Selene non vedeva quasi mai la luce del sole battere sulla sua pelle ancora più pallida di quella della sorella se possibile: passava le giornate chiuse in camera a disegnare o scrivere di quel mondo che non poteva vedere se non attraverso un sottile strato di vetro trasparente. Girava per la casa come un fantasma guadagnandosi il ribrezzo di tutti maggiordomi e il disgusto del padre che piuttosto che incontrarla preferiva passare le giornate perso nel suo lavoro anche senza tornare a casa per giorni interi.

Tuttavia la ragazza non provava rancore verso nessuno, sin da piccola si era guadagnata il disprezzo di tutti coloro che follemente le attribuivano la colpa per la perdita della donna più bella e dolce del mondo. Era sempre silenziosa e sorrideva di rado, con sorrisi che regalava per lo più agli uccellini che si poggiavano ingenui sul cornicione della sua finestra, ma si trattava solo di sorrisi tristi e malinconici. Il suo guardaroba al contrario della sorella era composto solo da lunghe e sottili vestaglie bianche pallide, regalo di una madre che non avrebbe mai potuto vedergliele indosso. Era dolce, e affabile vedeva nella sorella la perfezione e per lei era sempre consiglio. Riteneva realmente che la colpa di quel doloroso decesso fosse la sua e se ne vergognava, pativa e credeva quel ribrezzo nei suoi riguardi giusto e dovuto dato la crudeltà che la sua nascita aveva comportato.

Incideva con passo silenzioso e lento soprattutto di notte per correre nell’ala opposta dell’enorme villa moderna con la speranza di trovare la sorella sveglia.

Questa la accoglieva sempre con indifferenza, per lei come per gli altri la presenza di quel indifeso fantasma diafano non contava poi molto se non come sfogo per la sua rabbia o per lodarsi dei complimenti che nei giorni riceveva. Parlava delle nuove amicizie, dei fugaci amori, del rispetto degli adulti e del piacere di vivere. Sembrava che la sua voce, come mille campanellini cantasse le gesta di una vita meravigliosa e Selene sembrava viverla attraverso la voce della gemella. Era tutto perfetto nei suoi racconti e l’amore che la gente rivolgeva alla sorella era qualcosa per la ragazza di estraneo. Era ingenua e terribilmente dolce. Amava sua sorella e anche suo padre. Amava la vita che le era stata rubata e amava il mondo per quello che era.

Era contenta che la colpa fosse stata la sua piuttosto che della sorella e passava tutta la notte, anche quando Melanine si addormentava a guardarla dormire per chiedersi poi quale fosse la differenza tra loro due. Si trascinava spaventata allo specchio, con la paura di scorgervi chissà quale mostro invece la ragazza che vi si rifletteva era Melanine con i capelli mossi e un’espressione docile, nessuna fierezza ne spavalderia. Ingenuità e malinconia formavano la sua maschera.

Così docile allungava una mano spaventata che quell’esile ragazza ad un solo movimento si sarebbe trasformata nell’assassina di sua madre, quella ricopiava i suoi gesti timorosi senza cambiare in altro sfiorando la fredda superficie. Ed era lì che piangeva, lì che le lacrime le solcavano le guance chiedendosi quale ingiustizia aveva commesso per dover sopportare un simile dolore. Fuggiva dalle proteste delle sorella di dover dormire e restava giorni senza uscire ricordandosi solo alle fusa della sua gattina di dover mangiare o bere.

Selene era fragile, troppo fragile.

 

“Vedevo il disgusto dipinto sugli occhi di mio padre ogni volta che il suo sguardo ricadeva sul mio volto scarno. Ero frastornata perché ogni sguardo accusatorio era per me una pugnalata al petto. Eppure lo amavo, lo amavo come un padre o forse anche di più. Lo amavo perché lo avevo ferito e gli avevo conficcato un coltello nel cuore con la mia nascita, lo amavo perché mi illudevo che sotto il cumulo del suo rancore c’era ancora una scintilla. Lo amavo perché anche se mi aveva tolto tutto, mi aveva lasciato quello spiraglio che io chiamavo vita, senza togliermela come io avevo creduto che sarebbe stato meglio…”

 

Continua…

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: armony_93