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Autore: bambolinarossa98    13/07/2017    6 recensioni
REVISIONATA IL 07/07/2018
🌟 Iniziativa: Questa storia partecipa alla challenge "Notte di Tanabata" a cura di Fanwriter.it
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Appuntamento... ancora non poteva credere che Ladybug avesse accettato di incontrarlo per la rievocazione della festa giapponese di Tanabata organizzata a Parigi.
Respirò a fondo e si guardò intorno, cercandola con lo sguardo: si erano messi d'accordo per incontrarsi come Ladybug e Chat Noir, quindi entrambi avrebbero indossato una maschera. Per riconoscersi avevano deciso di usare dei cappelli: lui nero, lei rosso a pois.
Ma era in ritardo e Adrien iniziava ad essere nervoso. Camminava avanti e indietro davanti l'entrata della via, dove erano state allestite le bancarelle, facendosi mille film mentali su quello che sarebbe successo quella sera... o che sarebbe potuto succedere.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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REVISIONATA IL 07/07/2018




🌟 Iniziativa: Questa storia partecipa alla challenge "Notte di Tanabata" a cura di Fanwriter.it
🌟 Numero Parole: 3.050
🌟 Prompt 21: A sta aspettando B all'ingresso del festival ma quest'ultim@ è in ritardo ­+ Bonus 26: Fuochi d'artificio + Bonus 41: Invito a ballare




Adrien si specchiò nel finestrino di una macchina, aggiustandosi il cappello e la maschera nera che indossava, per nulla all'altezza dell'originale ma elegante quanto bastava. Aveva cambiato outfit proprio per quell'occasione, indossando una camicia e un paio di jeans: un look sobrio ma adatto all'appuntamento.
Appuntamento... ancora non poteva credere che Ladybug avesse accettato di incontrarlo per la rievocazione della festa giapponese di Tanabata organizzata a Parigi.
Respirò a fondo e si guardò intorno, cercandola con lo sguardo: si erano messi d'accordo per incontrarsi come Ladybug e Chat Noir, quindi entrambi avrebbero indossato una maschera. Per riconoscersi avevano deciso di usare dei cappelli: lui nero, lei rosso a pois.
Ma era in ritardo e Adrien iniziava ad essere nervoso. Camminava avanti e indietro davanti l'entrata della via, dove erano state allestite le bancarelle, facendosi mille film mentali su quello che sarebbe successo quella sera... o che sarebbe potuto succedere.
Si appoggiò ad un muretto e sospirò, imponendosi la calma: sarebbe arrivata, era solo questione di tempo.


"Io continuo a pensare che non sia una buona idea" bisbigliò Tikki, seduta sullo schermo del computer di Marinette, mentre la ragazza girava per la stanza alla ricerca del cappello e, al contempo, parlava al telefono con Alya.
"Te l'ho detto, Alya, non posso venire: ho già un altro impegno" disse la ragazza, frugando sotto il letto "Sì, è importantissimo e non posso proprio mancare. Anzi, sono già in ritardo" spiegò, salendo sulla sedia e vagando con la mano sull'armadio, alla cieca. "Ok, prometto che poi ti dico cos'è ma ora non posso. Ti prego, Alya" supplicò, scendendo con un balzo e correndo da una parte all'altra della stanza.
"Ok, d'accordo. Ciao" Marinette chiuse la chiamata e gettò il telefono sul letto.
"Marinette, sei sicura di quello che fai?" le chiese Tikki, incerta.
"A dire il vero no, ma non me la sono sentita di rifiutare" sospirò lei, frugando nei cassetti.
Quando Chat le aveva chiesto di vedersi per la festa del Tanabata che si sarebbe tenuta in città, era stata ferma sul proposito di dire no... ma poi lui aveva insistito, tirando fuori un sacco di idee su come celare la loro identità, e gli era sembrato così disperato che non era riuscita proprio a deluderlo.
Le aveva anche fatto gli occhioni da gattino... e lei non riusciva a resistere agli occhioni da gattino!
"Trovato!" esultò, tirando il cappello fuori dallo zaino. Lo sistemò sui capelli e indossò la maschera, per poi rimirarsi allo specchio: aveva indossato una maglia bianca con le maniche pendenti, con un sottile fiocco sotto il seno che le stringeva la vita, e dei semplici jeans azzurri. Tutto sommato stava bene.
"Come ti sembro?" chiese, voltandosi verso Tikki.
"Assolutamente incantevole" rispose lei, volandole intorno. Marinette sorrise.
"Bene. Allora andiamo che sono già in ritardo" disse, indossando la solita borsa a tracolla nel quale mise il cellullare e Tikki.


Venti minuti. Ladybug era in ritardo di venti minuti. Adrien iniziò a temere che le fosse successo qualcosa o che forse avesse avuto un contrattempo o che era stata trattenuta: non sapeva che cosa facesse nella vita di tutti i giorni e, di conseguenza, non conosceva i suoi impegni.
"Calmati, si farà viva" cercò di tranquillizzarlo Plagg, nascosto nella tasca della sua camicia.
"Facile parlare per te" mormorò lui: Adrien non era solo preoccupato per il ritardo della ragazza, ma anche ansioso di incontrarla, emozionato per quell'opportunità e nervoso per quello che sarebbe successo. Sentiva il cuore esplodere tanto batteva veloce.
Insomma, un cinquantenne nel pieno di un infarto si sarebbe sentito meglio.
"Invece di pensare a deprimerti, guarda chi sta arrivando" commentò il Kwami, indicando seccamente alla sua destra. Adrien vi gettò un occhio e sobbalzò quando vide una ragazza con indosso un cappello rosso a pois neri dirigersi verso di lui. Si drizzò di scattò, sentendo il cuore a mille mentre la osservava avvicinarsi, incantato.
"Scusa il ritardo" ansimò lei, fermandosi davanti a lui "Ma non riuscivo a trovare il cappello, poi un'amica mi ha chiamata e sono dovuta uscire stando attenta che i miei non mi vedessero conciata in questo modo..." spiegò, poggiando le mano alle ginocchia, riprendendo fiato.
"N-non fa nulla... temevo solo che ti fosse successo qualcosa" rispose lui.
"Beh, entriamo?" domandò lei, aggiustandosi la borsa e incamminandosi.
"Sì" rispose Adrien, seguendola, pensando che, dopotutto, era valsa la pena di rinunciare ad andarci con Nino per incontrarla.

"Quindi... che cosa fai di solito?" buttò li Adrien, camminando di fianco a lei per la strada illuminata dalle luci.
"Quello che fanno tutti, immagino" rispose Marinettw, vaga.
"La gente fa un sacco di cose" le fece notare lui.
"Appunto" rispose la ragazza, sorridendo. Anche lui sorrise, capendo che lei non aveva intenzione di rispondere a quel genere di domande sulla propria vita privata.
"Ok, allora facciamo così" propose "Ci facciamo una domanda a testa e, se non sfocia nella vita privata, possiamo rispondere. Che ne dici?"
Marinette sembrò pensarci su per qualche secondo: "Uhm... ok" acconsentì "Comincia tu."
"Allora... uhm... che genere di film ti piacciono?" chiese.
"Hm... direi di azione, ma anche le storie d'amore non mi dispiacciono" rispose lei "Ora tocca a me: cibo preferito?"
"Croissant" rispose lui, sicuro "O, almeno, tutto ciò che è dolce" aggiunse.
"Non si direbbe" rispose lei, adocchiando il suo fisico asciutto.
"Lo so, mi mantengo bene" rispose il ragazzo, battendosi una mano sugli addominali "Vuoi verificare?" chiese, ammiccando.
"No, grazie" rispose gentilmente lei, divertita.
"Ok, allora... frutto preferito?"
"Mirtilli. Colore preferito?".
"Rosso" rispose lui, sporgendosi verso di lei. Marinette lo allontanò, poggiando un dito sulla sua fronte, oramai abituata ai suoi flirt.
"Tocca a te" disse.
"Puoi dirmi quanti anni hai?" domandò.
"Uhm... no, penso di non poterlo fare" rispose "Cambia domanda."
"Va bene" acconsentì lui, un po' deluso "Come si chiama il tuo Kwami?"
Marinette sembrò sorpresa "Tikki" rispose "Il tuo?"
Adrien aveva appena aperto bocca che una testolina nera spuntò dalla tasca della sua camicia. "Plagg, per servirla" si presentò lui, facendo un inchino.
"Plagg!" lo ammonì il ragazzo, ricacciandolo dentro con l'indice "Non in mezzo a tutta questa gente!" bisbigliò. Marinette ridacchiò.
"Beh, questa è la mia" disse, alzando la borsa ed aprendola con uno scatto. Adrien dovette sporgersi per vedere il piccolo Kwami rosso all'interno, che lo salutò con un cenno della mano prima che la ragazza la richiudesse.
"Carina. Il mio è antipatico" commentò.
"Ti ho sentito!" esclamò Plagg; Marinette rise.
"Uh, guarda!" esclamò all'improvviso Adrien "Takoyaki! Vieni" la prese per mano e la portò verso lo stand "Li ho assaggiati, una volta: sono deliziosi!"
"Oh, io non li ho mai provati" rispose lei, adocchiando gli spiedini di polpette di polipo.
"Beh, in questo caso dobbiamo rimediare" aggiunse lui, sgusciando tra la folla per comprarli. Cinque minuti dopo stavano riemergendo con una scatola di takoyaki caldi; Adrien si guardò intorno "Vieni, da questa parte" la guidò verso un lato della strada e da lì sul ponte della Senna, dove i centinaia di lucchetti chiusi sulla rete scintillavano al chiarore della luna. Una volta soli, lontano dalla festa, fecero uscire i loro Kwami che si posarono sulla ringhiera accettando di buon grado il takoyaki che veniva loro offerto.
"Questa roba è deliziosa!" esclamò Marinette.
"Concordo" replicò Tikki entusiasta.
"Non avete mai provato il Camembert" commentò Plagg, saccente.
"Oh, credimi, l'ho fatto" rispose Marinette, disgustata. Adrien e Tikki ridacchiarono ma, mentre lei tornò a mangiare la sua polpetta, il ragazzo alzò gli occhi al cielo: le stelle brillavano nel firmamento dando uno scorcio della Via Lattea e, in lontananza, si potevano ammirare due stelle vicine, estremamente luminose.
"Guarda" disse, all'improvviso, indicandole. Marinette alzò gli occhi.
"Vega e Altair" rispose.
"Conosci la loro storia?" domandò lui.
"I due giovani promessi sposi che si innamorarono follemente al punto da trascurare i loro doveri e far infuriare l'Imperatore del Cielo..." annuì lei.
"...che li separò sulle due sponde del Fiume Celeste. Poi, impietosito dalle lacrime di Vega, permise ai due di vedersi una volta all'anno, il settimo giorno del settimo mese" finì Adrien, senza distogliere lo sguardo dal cielo.
"È così triste" mormorò la ragazza, guardando le due stelle brillare. Adrien si voltò verso di lei, osservando il suo profilo seminascosto dalla maschera completamente rossa.
"Un po' come noi, che ci possiamo incontrare solo quando siamo trasformati" fece notare. Marinette abbassò leggermente gli occhi.
"Beh, è il nostro destino" rispose lei "Finché le nostre identità resteranno nascoste, nessuno dei nostri cari sarà in pericolo."
"Non ti fidi di me?" chiese Adrien.
"Non mi fido di nessuno, su questo" ribatté lei, decisa "E non dovresti nemmeno tu" aggiunse, guardandolo negli occhi.
"Io però di te mi fido" rispose lui, serio.
Si guardarono in silenzio mentre Tikki spostava gli occhi da una all'altro, preoccupata, e Plagg continuava a mangiare indifferente.
Marinette poggiò le braccia sulla ringhiera, fissandolo curiosa: "Come puoi fidarti di qualcuno che non conosci?" domandò "Non sai chi ci sia sotto questa maschera, potrei essere chiunque, potrei fare qualunque cosa... potrei non piacerti" aggiunse. Adrien s'irrigidì ripensando agli effetti che la trasformazione aveva su di lui, di come il suo carattere cambiasse diventando più sciolto e aperto. Sicuramente, valeva la stessa cosa per Ladybug: lui la vedeva forte, coraggiosa e piena di risorse... ma come era davvero nella realtà?
Dopotutto era di quello che si era innamorato: del suo essere semplicemente... lei.
"Come fai a saperlo?" domandò lui "Adesso non siamo trasformati e tu mi sembri la stessa di sempre" fece notare.
"Tu no" rispose lei, sorprendendolo "Sei più tranquillo del solito, stasera, oserei dire quasi... timido".
Adrien si sentì arrossire.
"A dire il vero ti ho sempre immaginato così come ti vedo di solito: il classico fighetto che fa battute orribili e pessimi flirt" ridacchiò lei. Il ragazzo abbozzò un sorriso.
"Beh, non sono così nella realtà... anzi, il contrario" rispose "Quindi devo dedurre che tu non sia la stessa ragazza che vola da un tetto all'altro di Parigi imitando Spider Man" commentò.
"Oh, cielo, no" rispose lei, guardando davanti a sé divertita "Sono un attentato alla mia stessa vita con i piedi per terra, figurarsi volando per i cieli di Parigi."
"Addirittura!" rise il ragazzo.
"Giuro, sono un'imbranata patentata" esclamò "Davanti ai ragazzi anche peggio" aggiunse, parlando al plurale di proposito.
"Eppure con me non sembra tu abbia problemi... e non hai ancora tentato il suicidio cadendo nei tuoi stessi piedi" constatò. La ragazza alzò la testa al cielo, raddrizzandosi.
"È perché ti conosco" rispose "E sei mio amico: davanti a qualcun'altro inizerei a blaterare senza sosta, sparando parole a caso e probabilmente senza alcun senso logico" spiegò, ricordando le numerose figuracce fatte con Adrien.
Dal canto suo, i pensieri del ragazzo andarono subito a Marinette pensando a come si comportasse quelle poche volte in cui parlava con lui e abbozzò un sorriso: "Mi ricordi un'amica" disse.
"Ah, si?" domandò lei, distrattamente.
"Anche lei ogni tanto si impappina quando mi parla... non ho mai pensato che potesse essere un fatto di timidezza" rimuginò.
"Beh, di solito è così... almeno per me è così" rispose lei "Ma ognuno ha i suoi motivi e, non conoscendo la tua amica, non saprei dirti."
"Beh, lei di solito con gli altri riesce a parlare... almeno da quello che ho visto" continuò.  on sapeva perché stava vertendo il discorso su Marinette ma, più ci pensava, più si rendeva conto di quanto poco sapesse di lei. E poi il suo comportamento lo aveva sempre incuriosito. "Una volta le ho parlato anche come Chat Noir e non mi sembrava avesse problemi."
Marinette si ritrovò a ridacchiare "Non hai pensato che forse ha una cotta per te?" domandò, senza pensarci: dopotutto, se lei si comportava in quel modo con Adrien era perché le piaceva... ok, ne era innamorata persa, ma quella era un altra storia.
Adrien si voltò di scatto verso di lei, sgranando gli occhi.
"Cosa?!" chiese.
Marinette lo guardò, sorpresa. "Beh, se è timida solo con te io credo che sia la spiegazione più razionale" spiegò, alzando le spalle "Sai, in genere quando ad una ragazza piace un ragazzo è naturale che si comporti così. Non ci hai mai pensato?" chiese.
Adrien tornò a guardare davanti a sé. "No" mormorò. Fu come se, d'un tratto, gli si fosse aperto un mondo davanti: sapeva delle numerose ammiratrici che aveva anche a scuola, più che altro per il modo abbastanza palese con cui lo dimostravano, ma Marinette... non se lo sarebbe mai aspettato. Non aveva mai fatto nulla che potesse dargli qualche indizio, a parte i discorsi incoerenti in sua presenza, e l'aveva sempre vista come una semplice amica. Questo avrebbe reso il loro rapporto diverso? Beh, lei non sapeva che lui sapeva, quindi... forse avrebbe potuto fingere che fosse tutto normale: in fin dei conti ci doveva essere un motivo se lei non aveva mai detto nulla.
"Ti sei incantato?" domandò la ragazza, sventolandogli la mano davanti al viso, facendolo sussultare.
"Cosa? No!" rispose, raddrizzandosi. Meglio accantonare Marinette e la sua presunta cotta, per quella sera, non poteva pensare ad un'altra ragazza mentre era con Ladybug. "Allora, mia Lady, cosa intende fare stasera?" domandò, voltandosi completamente verso di lei con fare malizioso.
"Ora sei decisamente più Chat" annuì lei, divertita, facendolo sorridere.
"Che ne dice... di un ballo?" domandò il ragazzo, porgendole la mano.
"Ma non c'è la musica" rispose lei, alzando un sopracciglio.
"E che problema c'è?" insisté Adrien, sorridendo incoraggiante. Marinette esitò, infine poggiò la propria mano sul palmo aperto di lui.
"Vediamo cosa sai fare, Kitty" lo provocò.
Adrien la portò delicatamente verso di sé, poggiando la mano sul fianco e stringendo l'altra, muovendo insieme a lei qualche passo incerto di valzer. Senza musica e con solo lui a guidarla, Marinette si trovò decisamente impacciata faticando a tenere il passo di quel ballo improvvisato. Tuttavia, al ragazzo non sembrò dispiacere quella discontinuità nel valzer che oramai non si poteva più chiamare tale, gli bastava averla accanto, anche solo per guardarla osservare i propri piedi onde evitare di calpestare i suoi.
"Ti manderò all'ospedale con le stampelle" borbottò lei quando, dopo una giravolta, incespicò nei propri piedi rischiando farli cadere entrambi a terra se non si fosse aggrappata alle sue spalle. Adrien rise.
"Nessun problema, se ci sarai tu a farmi da infermiera" ammiccò. Marinette stava per ribattere quando, dalle luci della festa, si levò la melodia di un pianoforte seguita da una voce di donna che cantava una canzone in giapponese. Entrambi guardarono in quella direzione prima che il ragazzo sorridesse.
"Adesso abbiamo la musica" notò, rimettendoli in posizione.

*

Con le note delicate della canzone a guidarli, riuscirono ad improvvisare un ballo che stupì Marinette per la sua perfezione: riusciva a seguire i passi del ragazzo ispirandosi alla musica, senza bisogno di fare attenzione ai loro piedi, e quindi avendo tutto il tempo di guardarlo negli occhi mentre la faceva volteggiare per il ponte della Senna adorno di lucchetti, simbolo di amore per le molte coppie che li avevano chiusi per poi gettare le chiavi nel fiume.
La canzone, sebbene la maggior parte delle parole fossero in giapponese, lingua che nessuno dei due conosceva, conteneva alcune parole inglesi che Marinette riuscí a distinguere e tradurre, come Come back to me, che le fece scorrere un brivido lungo la schiena. L'intera melodia era basata su un ritmo dolce e forte allo stesso tempo, una di quelle canzoni che poteva senza dubbio essere presa per una moderna canzone d'amore.
L'avrebbe cercata, una volta tornata a casa, insieme alla traduzione: le piaceva troppo quella melodia.
Tra un passo e una giravolta, si allontanavano e si avvicinavano, a volte lentamente, altre più velocemente, seguendo il ritmo di quelle parole che faceva loro da sottofondo. Ad ogni passo erano più vicini, i loro respirsi più accelerati e i loro movimenti più trascurati, ma non per questo imperfetti, troppo impegnati a guardarsi negli occhi: verde nell'azzurro, come un cristallo di giada incastonato in uno zaffiro. Un contrasto perfetto, una combinazione magnifica. Non esisteva niente all'infuori degli occhi dell'altro.
Accompagnando le ultime note, i due ragazzi si avvicinarono girando lentamente su se stessi al centro del ponte, le mani intrecciate e i visi che quasi si sfioravano.
Adrien si piegò su di lei, gli occhi socchiusi, le labbra pericolosamente vicine alle sue e lei non si tirò indietro restando immobile, aspettando quel contatto che non arrivò mai.
Proprio quando le loro labbra erano ad un millimetro, che quasi si sfioravano mescolando i loro respiri, il rumore di un'esplosione li fece sussultare e ritirarsi di scatto; alzando gli occhi, videro una miriade di puntini colorati che si dissolvevano nel cielo buio.
"I f-fuochi d'artificio" bisbigliò Adrien, voltandosi, imbarazzato e un po' deluso: era andato vicinissimo al baciare la sua Ladybug, se non fosse stato per i fuochi che li avevano interrotti.
Si avvicinarono di nuovo alla ringhiera, raggiungendo i rispettivi Kwami che si godevano lo spettacolo dando loro le spalle. Marinette, però, era poco concentrata sulle esplosioni colorate che lambivano il cielo: aveva quasi baciato Chat. Era stata tanto così dal baciare il suo migliore amico e compagno di avventure e la cosa non le dispiaceva minimamente: per un attimo aveva quasi sperato in quel contatto.
Strizzò gli occhi con forza, imponendo la calma al proprio cuore che aveva iniziato a battere furiosamente: che cosa significava? Che avesse iniziato a provare qualcosa per Chat? E Adrien? Amava ancora lui, ne era sicura... ma allora cos'era stato quel momento?
Strinse le mani sulla ringhiera, continuando a tenere lo sguardo fisso sul cielo e lo spettacolo che esso offriva.
Quando i fuochi finirono, con l'ultimo più grande e spettacolare degli altri, i due ragazzi ripresero i propri Kwami, sul punto di addormentarsi, e tornarono nella via di bancarelle che si andava sfollando, separandosi all'uscita.
"Grazie per essere venuta" disse Adrien "Mi ha fatto piacere passare del tempo con te."
Marinette sorrise "Anche a me" rispose "Il che è tutto dire" aggiunse, facendolo ridacchiare.
"Allora, ci vediamo alla prossima" salutò lui, indeciso su cosa fare.
"Alla prossima" annuì lei, si voltò e fece per andarsene... poi ci ripensò e tornò sui suoi passi. Adrien aveva appena fatto in tempo a voltarsi che Marinette lo affiancò, si alzò sulle punte aggrappandosi alla sua spalla e gli scoccò un bacio sulla guancia. "Buonanotte, Kitty" salutò, divertita, prima di correre a casa.
Adrien, dopo un secondo di sbigottimento, si portò una mano alla guancia ancora incredulo. Guardò la ragazza correre via e sorrise: "Buonanotte, mia Lady."








*la canzone usata è "Missing You" di "Kana Noshino."
   
 
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