Anime & Manga > Inuyasha
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Autore: HeartOfYoukai45    14/07/2017    1 recensioni
Il treno continuava ad andare spedito, pieno di gente, chi viaggiava per lavoro, chi di ritorno da una vacanza, e lei era li, silenziosa, con le cuffie che la rintronavano con la musica al massimo, osservava il paesaggio di Okinawa scomparire dietro di lei con sguardo vacuo, ma infondo, a lei cosa rimaneva li? La sua famiglia, certo, ma anche quel posto maledetto pieno di morte, per non contare quella testa di cazzo di Tokaro, no, il suo posto non era più ad Okinawa, doveva ricominciare, prendere un profondo respiro e girare pagina come aveva detto Sorella Madlen…lasciò una preghiera ai Kami sperando che le cose potessero andare meglio, ora che stava ricominciando
Genere: Fantasy, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Rin, Sesshoumaru, Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Quando arrivò alla fine del pozzo la prima cosa che percepì fu Pioggia.

Sottili e veloci gocce di pioggia le cadevano addosso, si lasciò scappare una bestemmia a mezza bocca, assicurandosi che le pistole non si bagnassero o peggio, che le sigarette andassero distrutte, desiderò ardentemente non aver dato retta al suo istinto, e con un grugnito che di femminile aveva ben poco iniziò ad arrampicarsi cercando appigli nelle rocce che costruivano quel maledetto pozzo sia lodata Maxim quando mi ha convinta a prendere lezioni d’arrampicata… si lodò quando con un balzo fu fuori dal luogo infernale si guardò attorno con un sopracciglio alzato in una posa scettica. Dove. Cazzo. Era. Finita?! Perché era circondata dagli alberi?! Si guardò intorno perplessa, decisa più che mai a tornarsene a casa mise un piede sul bordo del pozzo, pronta a tornare, sperava, da dove veniva. Poi sentì un urlo.

Ora, fosse stato per Arashi avrebbe ignorato la cosa, ma le parole dello spirito, mischiate a quell’urlo che, lo sapeva, era di una bambina la fecero desistere dal desiderio suicida di buttarsi dentro il pozzo. Strinse l’impugnatura della pistola nella mano sinistra e caricò, per fortuna si assicurava di ricaricarle ogni volta che aveva tempo. Si avvicinò alla fonte del grido, silenziosamente, Max le aveva insegnato come fare, muoversi leggera, cercando di non farsi vedere e nascondersi dietro ogni posto che le sembrava adatto a coprirla, non che fosse difficile, lei non era alta un metro e novanta come Max e di certo non era muscolosa come lui, e quel posto di punti nascosti ne aveva parecchi, si sporse il minimo, ed osservò schifata i tre uomini aver circondato una mocciosa, non badò agli strambi vestiti, non dopo aver visto la bambina piangere disperata, gli occhi di Arashi brillarono in modo sinistro ma nessuno lo notò. Uscì dalla boscaglia con gli occhi ridotti a due fessure. La rabbia le stava dando la testa

- ohi, pezzi di merda- sibilò a voce alta, scandendo le parole in modo che potessero essere sicuri di quello che diceva. I tre si voltarono, scocciati e sorpresi. Il più grosso, il capo, la osservò da capo a piedi con sguardo languido

Viscido, schifoso verme. Tra poco tornerai a mangiare terra come ti meriti.

- ma guardate ragazzi! Che bocconcino ci siamo trovati~- rise lui mettendo in mostra una serie di denti marci e facendo storcere la bocca alla bionda che si spostò i capelli dalla parte rasata

Poi la parola la prese uno di quegli scagnozzi- sembra proprio una bella catt- che però non riuscì a terminare la frase, preceduto da un rombo, lo scagnozzo si era ritrovato con un buco in fronte, la sua mole, fatta di grasso, si infranse sul terreno con un tonfo di flaccida carne. Il capo sgranò gli occhi, osservando prima il compagno morto, poi Arashi, ma prima che potesse dire o fare alcun che la ragazza, con uno sguardo freddo e decisamente letale, aveva sparato all’altro uomo, uccidendo pure quello. Il capo, infuriato per quell’affronto probabilmente, le caricò contro con quella che sembrava una katana urlandole contro parolacce e bestemmie. Troppo, troppo lento. Con uno scatto la bionda si era ritrovata dietro di lui e gli aveva puntato la pistola alla cute per poi sparare, del sangue le schizzò sul volto. Il corpo, ormai morto, cadde a terra

L’avevo detto che ti avrei fatto tornare a mangiare la terra ringhiò nella propria mentre, si ripulì dal sangue con un braccio, per poi girarsi verso la mocciosa che la guardava tra il grato e l’impaurito

- mi spieghi che cazzo ci facevi qui co sta pioggia?- chiese la bionda, perché si, stava ancora piovendo, ma a lei non importava più di tanto

- Rin…Rin si è persa… Jaken la stava sorvegliando e Rin si era allontanata per cogliere dei fiori, poi però Jaken è scomparso e Rin non l’ha più visto...- gemette la piccola scoppiando a piangere, di nuovo, Arashi si lasciò sfuggire uno sbuffo e le scompigliò la testa

- se hai un posto dove stare qui in giro ti ci porto- la rassicurò, il volto della bambina parve illuminarsi

- davvero la signorina aiuterebbe Rin?!- chiese con le lacrime agli occhi dalla gioia strappando un sorriso divertito alla bionda che annuì sorridendole dolcemente mi mancano i bambini della casa famiglia constatò, quando sarebbe tornata a casa l’avrebbe chiamati e avrebbe fatto una chiacchierata con tutti, tanto avrebbe comunque chiamato per chiedere alla madre superiora se conosceva qualcosa riguardo quei  portali…

- grazie Onee-chan! – sorrise gioiosa la piccola, si stupì di quel nomignolo, per rendersi conto che la cosa che avrebbe dovuto stupirla doveva essere che non era inorridita quando l’aveva vista ammazzare quei tre figli di puttana.

-c’è il villaggio di Kaede-Sama poco lontano da qui! Li Rin sarà al sicuro finché Sesshomaru-sama non la verrà a prendere!- disse tutta convinta la piccola, afferrando la ragazza per un dito ed iniziando a tirarla verso il fantomatico Villaggio, osservò qualche attimo la bambina camminare e cercare di tirarla nel mentre, era fradicia e probabilmente stava morendo di freddo, con uno sbuffo, la ragazza strappò la mano dalla presa della piccola e si tolse la giacca di pelle nera, era bagnata certo, ma un minimo l’avrebbe tenuta al caldo

-tieni- fece lapidaria, infilandole la giacca, le stava enorme, le mani della bambina arrivavano a malapena al suo gomito, ma almeno sarebbe stata un po’ più al caldo – così eviterai di prenderti un coccolone-

-ma cosi Onee-chan non avrà di che coprirsi!- ribatté preoccupata la piccola, Arashi le scompigliò di nuovo i capelli

- il mio nome è Arashi, mocciosa- disse tranquilla camminandole affianco, non si sarebbe ammalata per così poco, e anche se fosse stato, almeno la piccola sarebbe stata bene. Appena arrivarono fuori dalla foresta, videro quello che effettivamente era un villaggio, con le case di legno e il fiume che scorreva affianco. Ok. Era chiaro: non era più nel suo mondo. Afferrò la bambina e fece un salto indietro stringendo la pistola che aveva messo apposto, schivando il colpo diretto alla sua testa, osservò il suo assalitore puntandogli la pistola contro, sgranò impercettibilmente gli occhi, i capelli bianchi e gli occhi gialli; e due orecchie da cane belle in vista

-TU?!- gridarono all’unisono

-tzè! lo sapevo che una come te non poteva essere umana! Chi di manda maledetta?!- urlò l’Hanyou

- vedo che non mi ero sbagliata su di te- sibilò osservando le orecchie del ragazzo, aveva ragione, era un mezzo demone.

-perché ti porti appresso quella ragazzina?!- ringhiò di nuovo il cane.

- rilassati orecchie-da-cane- gli impose lasciando la bambina – l’ho incontrata e si era persa, mi ci ha portato lei qui-

- Inuyasha che cosa…-un’altra voce, più lontana fece distrarre i due, Arashi osservò la figura femminile avanzare sotto la pioggia tenendosi sopra la testa un ombrello

-Ryuga-chan?!- squittì la ragazza, non era l’unica ad essere stupita, Arashi fissava Kagome stupita

- Higurashi?- chiese poi

-come…come hai fatto ad arrivare fin qui?- chiese la moretta, la bionda si portò la mano libera, quella che non impugnava la pistola, sopra la spalla, indicando con il pollice un punto indefinito

- c’è un cazzo di portale a forma di fottutissimo pozzo nella foresta. Ecco da dove cazzo sono arrivata- sibilò per niente divertita, si era ritrovata zuppa in meno di due secondi, ed era certa che le si vedesse perfettamente l’intimo sotto la maglietta grigia. La mora annuì per poi guardare l’arma come se fosse un alieno

- quella è una pistola?! Tu hai una pistola?!- chiese scioccata

- ne ho due in realtà- rispose tranquilla alzando la maglia quel poco perché si vedesse l’impugnatura, perché si, era l’unico posto plausibile nasconderla ai lati del reggiseno, nessuno l’avrebbe notate e lei sarebbe stata pronta a difendersi

- Arashi-Onee-chan ha accompagnato Rin qui! Arashi-Onee-chan ha difeso Rin da dei briganti! Li ha colpiti con quella strana arma!- la difese prontamente Rin che era tremendamente tenera e buffa con sul faccino un espressione determinata e la giacca di pelle gigantesca. Calarono attimi di silenzio

- capisco…- fece Kagome mischiando le parole alla pioggia che ancora cadeva– comunque venite, piove ancora e se rimanete fuori rischierete di prendervi un malanno- suggerì guidandole verso il ponte, Arashi annuì silenziosamente, ignorando le occhiate diffidenti che le rivolgeva il ragazzo-cane

- orecchie-da-cane, se vuoi dirmi qualcosa basta che apri la bocca ed usi le corde vocali, lo sai?- chiese aspra camminando poco dietro la piccola Rin

- il mio nome è Inuyasha Dannata, non Orecchie-da-cane!- sibilò in risposta il mezzo demone; Arashi scrollò le spalle, fissandolo con sufficienza

- ed il mio nome è Arashi, Orecchie-da-cane- sibilò con un ghigno di scherno in volto, sentì davanti a se Kagome ridere e il botolo ringhiare piano.

Quando arrivarono ad una capanna, Kagome entrò, seguita da Rin ed Inuyasha, infine entrò lei, si guardò intorno un po’ spaesata
- vedo che siete tornati- una voce anziana, incrinata dall’età parlò per la prima volta, Arashi si voltò ed osservò l’anziana donna seduta sul futon, i lunghi capelli grigi erano legati in una coda bassa, portava una benda all’occhio destro, e la fissava con tranquillità, nonostante i vestiti a dir poco strambi per quell’epoca.

Due ore dopo, i panni bagnati della ragazza e della bambina erano ad asciugare diligentemente sopra uno stendino improvvisato e sistemati vicino al fuoco, con sommo fastidio della ragazza, però, ora le toccava indossare uno di quei kimono da notte, ricordava vagamente si chiamassero yukata.

- quindi anche tu vieni da oltre il pozzo- chiese conferma, la giovane donna dai capelli castana, era arrivata poco dopo di loro, accompagnata da un monaco che già aveva fermato dal toccarle il culo, puntandogli la pistola alla testa e minacciandolo, ed un cucciolo di demone volpe. Arashi si limitò ad annuire

- non sembri giapponese però…- fece il monaco

- già, volevo chiedertelo da stamattina in realtà ma mi sono scordata- ridacchiò colpevole Kagome – da dove vieni?-

- da casa mia- sviò la domanda la bionda giocando con il pacchetto di sigarette, si alzò in silenzio e si sistemò vicino alla finestrella e se ne accese una. Era sempre così, lei non sapeva da dove veniva, non l’aveva mai saputo e quando iniziava a pensarci si innervosiva e finiva per finirsi un pacchetto da venti.

- ho detto qualcosa che non dovevo?- chiese piano Kagome, guardandola dispiaciuta

- ho solo voglia di fumare- la tranquillizzò

- non ti fa bene fumare…- la riproverò Kagome, rinvigorita, la bionda si girò verso di lei, tenendo in mano la cicca fumata per metà e che ancora rilasciava fumo, a decorarle il viso un ghigno strafottente e divertito

- me l’hanno detto in tanti~ ma ho ancora il pacchetto in mano~- ghignò divertita, ignorando lo sguardo disgustato dei due demoni a cui dava fastidio l’odore della sigaretta.
 
La foresta era calma, forse fin troppo, il rumore che si udiva era solo la pioggia sottile e veloce, e lo schiacciarsi di alcune foglie, ma non era continuo, come se qualcuno saltasse da una parte all’altra nella foresta, una linea bianca passò velocemente, tra gli alberi, il viso dai tratti nobili veniva bagnato dalla pioggia, ma non sembrava farci caso, correva ad ampie falcate, cosi ampie da sembrare balzi; gli occhi gialli brillavano d’ira ed i capelli bianchi erano zuppi. L’odore di sangue umano, attutito dalla pioggia lo fece bloccare e correre ancora più veloce. Si trovò davanti tre cadaveri, briganti forse, con un singolare buco nella fronte. Alzò lo sguardo verso est, dove sapeva si trovasse il villaggio di quell’idiota di Inuyasha. Un ringhio gutturale gli salì alla gola mentre il sole sorgeva, quella sarebbe stata la volta buona che l’avrebbe ucciso.
   
 
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